Buona Pasqua… La fiducia aveva senso

Le feste pasquali non hanno certo il fascino del Natale, che colora le nostre città di luci e vetrine e le riempie di persone sorridenti e indaffarate. Per cogliere il sapore della Pasqua dobbiamo andare invece fuori dalla città. È la festa della campagna, della natura che risorge dopo la morte del lungo inverno. I suoi colori non sono il luccichio dei neon artificiali, ma il verde prorompente della primavera e l’arcobaleno sgargiante degli alberi in fiori.
Solo nella natura, fuori dalla città, possiamo ritrovare il senso di una festa che non smette di turbarci. Gesù interpreta il folle destino che gli è riservato proprio con una immagine tratta dall’esperienza del contadino: se il chicco di grano caduto in terra non muore rimane solo, se invece muore produce molto frutto.
È quella parole muore che ci inquieta e non si lascia in pace. Quell’esperienza drammatica che tentiamo in ogni modo di nascondere alla vista. Quell’epilogo naturale che continuiamo a ritenere una tragica fatalità, come se capitasse solo ad alcuni. È la morte che ci fa paura e ci spaventa ancor prima di arrivare, quando inizia a tracciare sul nostro volto i segni dell’età, che invano tentiamo di occultare nella grottesca smania di un’eterna giovinezza.
La Pasqua vuol dire fare i conti con la morte e con le sue sorelle, la sofferenza, la fragilità, la paura. Che armi abbiamo per combattere questi mostri? Fuggire? Negarli? Fingere che non esistano? Considerarli degli intrusi e tentare di cacciarli via? Vivere spassandosela, finché dura?
L’esperienza di Gesù ci racconta di un’altra possibilità: la fiducia. Gesù si fida di dell’uomo giusto che è diventato, anche se per mantenere la sua integrità, in un mondo di menzogne, il prezzo sarà alto. Gesù si fida del Padre e della missione che ha da compiere e decide di andare fino in fondo. Gesù si fida anche dei suoi discepoli, pur sapendo che uno lo tradirà, un altro negherà di conoscerlo e tutti fuggiranno. Eppure si fida anche di questi e a loro dedica il suo ultimo istante di umana condivisione: quella cena che le comunità cristiane di tutto il mondo continuano a celebrare come il segno della sua presenza.
Gesù si fida, e il sepolcro vuoto la mattina di Pasqua ci dice che quella fiducia aveva senso. Ma solo quando arriviamo lì, davanti a quella tomba eternamente vuota, con in mano gli unguenti per ungere un cadavere che non c’è più, sentiamo il grigiore dell’inverno scaldarsi al sole della primavera che tutto fa risorgere. Buona Pasqua.

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