Reggio Emilia, festa per il nuovo parroco don Luca Grassi

Reggio Emilia, festa in Sant’Agostino per il nuovo parroco don Luca Grassi
Nelle foto: Don Luca con i ragazzi della Cresima; 

DON LUCA GRASSI
– Parroco di Sant’Agostino in Città
e nell’Unità Pastorale n.1/A “Santi Crisanto e Daria” in Reggio Emilia,
delle parrocchie cittadine di San Giovanni Ev. in Santo Stefano, Santissimo Salvatore in Santa Teresa e San Zenone V. e M. in San Zenone.
– Moderatore, nella stessa Unità pastorale, anche delle parrocchie cittadine della Cattedrale e diSan Prospero.
Fino ad ora Sacerdote “Fidei Donum” in Brasile.

Al suo fianco lavorerà come vicario don Gionatan Giordani. Solenne concelebrazione eucaristica che il vescovo venerdì alle ore 20.30

REGGIO EMILIA – La parrocchia cittadina di Sant’Agostino, in centro storico, è pronta ad accogliere il nuovo parroco don Luca Grassi. Prende il posto di don Guido Mortari, che per 54 anni ha rappresentato un punto di riferimento per l’intera comunità. Con don Luca farà il suo ingresso il vicario parrocchiale don Gionatan Giordani, ordinato sacerdote nel 2014, assistente spirituale della Caritas Reggiana.
L’ingresso avverrà durante la solenne concelebrazione eucaristica che il vescovo Massimo presiederà venerdì alle ore 20.30 nella chiesa di Sant’Agostino.

Per don Grassi, classe 1973, ordinato sacerdote dal vescovo Adriano Caprioli il 14 maggio 2005, si tratta di un ritorno in Sant’Agostino. Per un biennio, durante gli studi in Seminario per prepararsi al sacerdozio, ha prestato servizio pastorale nella parrocchia cittadina seguendo in particolare gli adolescenti che la domenica di Pentecoste 2005 furono cresimati dal vescovo Paolo Gibertini. Nominato vicario parrocchiale a Regina Pacis dal 2005 e assistente scout reparti Reggio 2-S.Agostino e Reggio 4-Regina Pacis, don Luca ha compiuto nel 2014 gli studi in Terra Santa per poi recarsi in Brasile come missionario diocesano“Fidei donum” a Pintadas in Brasile.

tratto da reggionline.com

La veglia di preghiera e i mandati missionari Sabato alle 21 in Cattedrale

Con la Veglia della Giornata Missionaria Mondiale che quest’anno, sabato 19 ottobre alle ore 21, sarà celebrata in Cattedrale con il mandato del vescovo Massimo a don Gabriele Burani e don Gabriele Carlotti, inizia ufficialmente una nuova tappa del cammino missionario della Diocesi di Reggio Emilia-Guastalla.

Dopo più di 54 anni di presenza in Brasile, nella Diocesi di Ruy Barbosa nella area del Nord-Est (dove rimarrà comunque una permanenza rappresentata dalla Casa della Carità e da alcuni laici) si aprirà il nuovo fronte nello Stato di Amazzonia su richiesta della Chiesa della Regione Pan-Amazzonica stessa, richiesta accolta anche da Papa Francesco che ha indetto per il mese di ottobre 2019 anche un Sinodo speciale per tutta l’area della foresta più grande del pianeta.

I due missionari reggiani, entrambi con alle spalle una significativa esperienza missionaria in Brasile, nella Diocesi di Ruy Barbosa, partiranno alla volta della Diocesi di Alto Solimöes che si trova al confine tra Brasile, Colombia e Perù.
La Diocesi ha sede a Tabatinga ed è composta da 8 parrocchie in una estensione de 131.614,48 kmq, poco meno della metà dell’Italia.

laliberta.info

Come è possibile «pregare sempre»? Commento al Vangelo Domenica 20 Ottobre 2019

di Ermes Ronchi

Avvenire

XXIX Domenica
Tempo ordinario – Anno C

In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: «In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. […] 

Disse poi una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai. Questi sempre e mai, parole infinite e definitive, sembrano una missione impossibile. Eppure qualcuno c’è riuscito: «Alla fine della sua vita frate Francesco non pregava più, era diventato preghiera» (Tommaso da Celano). Ma come è possibile lavorare, incontrare, studiare, mangiare, dormire e nello stesso tempo pregare? Dobbiamo capire: pregare non significa dire preghiere; pregare sempre non vuol dire ripetere formule senza smettere mai. Gesù stesso ci ha messo in guardia: «Quando pregate non moltiplicate parole, il Padre sa…» (Mt 6,7). Un maestro spirituale dei monaci antichi, Evagrio il Pontico, ci assicura: «Non compiacerti nel numero dei salmi che hai recitato: esso getta un velo sul tuo cuore. Vale di più una sola parola nell’intimità, che mille stando lontano». Intimità: pregare alle volte è solo sentire una voce misteriosa che ci sussurra all’orecchio: io ti amo, io ti amo, io ti amo. E tentare di rispondere. Pregare è come voler bene, c’è sempre tempo per voler bene: se ami qualcuno, lo ami giorno e notte, senza smettere mai. Basta solo che ne evochi il nome e il volto, e da te qualcosa si mette in viaggio verso quella persona. Così è con Dio: pensi a lui, lo chiami, e da te qualcosa si mette in viaggio all’indirizzo dell’eterno: «Il desiderio prega sempre, anche se la lingua tace. Se tu desideri sempre, tu preghi sempre» (sant’Agostino). Il tuo desiderio di preghiera è già preghiera, non occorre star sempre a pensarci. La donna incinta, anche se non pensa in continuazione alla creatura che vive in lei, diventa sempre più madre a ogni battito del cuore. Il Vangelo ci porta poi a scuola di preghiera da una vedova, una bella figura di donna, forte e dignitosa, anonima e indimenticabile, indomita davanti al sopruso. C’era un giudice corrotto. E una vedova si recava ogni giorno da lui e gli chiedeva: fammi giustizia contro il mio avversario! Una donna che non si arrende ci rivela che la preghiera è un no gridato al «così vanno le cose», è il primo vagito di una storia neonata: la preghiera cambia il mondo cambiandoci il cuore. Qui Dio non è rappresentato dal giudice della parabola, lo incontriamo invece nella povera vedova, che è carne di Dio in cui grida la fame di giustizia. Perché pregare? È come chiedere: perché respirare? Per vivere! Alla fine pregare è facile come respirare. «Respirate sempre Cristo», ultima perla dell’abate Antonio ai suoi monaci, perché è attorno a noi. «In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo» (At 17,28). Allora la preghiera è facile come il respiro, semplice e vitale come respirare l’aria stessa di Dio.
(Letture: Esodo 17,8-13; Salmo 120; 2 Timoteo 3,14-4,2; Luca 18,1-8)

Sinodo per l’Amazzonia, ecco cosa (e come) si è fatto finora

Cominciato il 6 ottobre, il Sinodo approderà al voto sul documento finale il 26 ottobre. Un bilancio provvisorio di questa prima metà di cammino

Il Papa con i partecipanti al Sinodo per l'Amazzonia, il 12 ottobre scorso

Il Papa con i partecipanti al Sinodo per l’Amazzonia, il 12 ottobre scorso

da Avvenire

Cominciato il 6 ottobre con la Messa di apertura, il Sinodo sull’Amazzonia è giunto alla metà del cammino. Dal fine settimana, comincerà la redazione del documento finale che sarà votato dall’Assemblea il 26 ottobre. Se un bilancio esaustivo è ancora impossibile, si può, però, fare il punto del percorso fatto finora dai 185 Padri sinodali, sei delegati fraterni, 12 invitati speciali, 25 esperti nonché 55 uditori e uditrici, tra cui 16 rappresentanti indigeni.

Di che cosa si è discusso finora?

Possiamo individuare, per semplificare, quattro grandi questioni anche se esse sono profondamente intrecciate fra loro. In primo luogo, l’impegno a una conversione ecologica per proteggere l’Amazzonia, organo vitale della casa comune. «Non è detto – hanno affermato in Aula – che ci sia un’altra Arca di Noè per salvarci dal diluvio».

Vari interventi si sono, inoltre, concentrati sul tema dell’interculturalità e dell’inculturazione.

Altro ambito centrale attiene all’azione ecclesiale. In particolare, si è parlato della necessità di garantire ai fedeli una pastorale di presenza e i sacramenti, della questione dei ministeri ordinati e non ordinati, del ruolo dei laici e delle donne nella Chiesa. Infine, da più parti è stata la necessità di un impegno sociale per tutelare i diritti umani dei popoli della regione, gravemente minacciati.

Quale clima caratterizza il dibattito?

Come ha affermato papa Francesco, il Sinodo non è un Parlamento: l’obiettivo non è prendere decisioni bensì discernere insieme. Varie voci hanno riconosciuto il clima di libertà, rispetto e unità in cui si stanno svolgendo i lavori sinodali. Anche le questioni più spinose vengono analizzate con assoluta tranquillità e grande ascolto reciproco.

In che modo si svolgono i lavori?

Le Congregazioni generali – ovvero la riunione dell’intera Assemblea – si alternano ai Circoli minori, dodici gruppi ristretti divisi per lingua (5 per lo spagnolo, 4 per il portoghese, 1 gruppo per il francese e 2 per l’italiano). Dopo la condivisione da parte di questi ultimi delle rispettive relazioni, dal fine settimana, inizierà la redazione del documento finale.

Chi scrive il documento finale?

È stata costituita un’apposita Commissione, presieduta dal Relatore generale del Sinodo, il cardinale Claudio Hummes. Ne fanno autenticamente parte il Segretario generale del Sinodo dei vescovi, il cardinale Lorenzo Baldisseri, il pro-segretario Mario Grech, e i segretari speciali: il neo-cardinale Micheal Czerny e il vescovo di Puerto Maldonado, David Martínez de Aguirre. Nella seconda Congregazione generale di lunedì, l’Assemblea ha eletto i quattro membri di propria nomina: il brasiliano Mário da Silva, vescovo di Boa Vista, il peruviano Héctor Miguel Cabrejo, arcivescovo di Trujillo e presidente del Consiglio episcopale latinoamericano (Celam), il colombiano Nelson Cardona, vescovo di San José del Guaviare, il boliviano Sergio Gualberti Calandrina, vescovo di Santa Cruz de la Sierra. Martedì, papa Francesco ha indicato gli ultimi quattro nomi: il cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna, Marcelo Sánchez Sorondo, cancelliere della Pontificia accademia per le scienze sociali, Edmundo Valenzuela, arcivescovo di Asunción, padre Rossano Sala, docente della Pontificia università salesiana.

E il resto dell’Assemblea che ruolo ha?

Una prima bozza del testo verrà presentata all’Assemblea lunedì perché quest’ultima possa modificarla con i cosiddetti “modi”. Il processo di discussione e eventuali integrazioni o correzioni dura l’intera settimana, fino alla votazione del sabato successivo. Il documento, comunque, non ha valore decisionale. È una proposta che sarà sottoposta al Pontefice il quale sceglierà se e quali spunti raccogliere nella sua esortazione post-sinodale.