Pane ed educazione per la Terra Santa: le sfide dei salesiani

da Avvenire

Domenica, 18 Agosto 2019

Essere dei buoni cristiani e onesti cittadini è stato uno dei richiami più forti di san Giovanni Bosco ponendo un occhio di riguardo all’importanza di educare i giovani e a cercare di garantire, anche ai più disagiati, un futuro che coniughi dignità, riscatto e speranza. A questo mandato del fondatore della Società di San Francesco di Sales restano fedeli anche oggi in Terra Santa i suoi figli, i salesiani, un drappello di valorosi religiosi dai 30 ai 90 anni di età, molti dei quali di origine italiana. Una presenza che risale al 1891 e che è confermata da opere simbolo, collocate spesso ai margini del “muro della discordia” che divide israeliani e palestinesi. Fra le più conosciute la cantina di Cremisan, da cui ogni anno escono 180mila bottiglie, tra cui pregiati brandy e creme di limoncello, vendute, nonostante gli alti costi di spedizione, in tutto il mondo e che, sorta nel 1885, ancora oggi consente la produzione del “vino” da Messa per cattolici e ortodossi; e poi il forno di Betlemme, il più antico della città, rimasto aperto anche durante i periodi di coprifuoco durante l’intifada, che da anni riesce a distribuire gratuitamente il pane a cento famiglie bisognose e a sfornarne 15 di tipo diverso per i palati più variegati.

Si tratta di realtà e “patrimoni di carità” che hanno permesso negli anni alla Famiglia religiosa di autosostenersi e così assicurare, di riflesso, la sopravvivenza di importanti avamposti educativi in questa terra. Basti pensare agli oratori, alle parrocchie e alle scuole professionali o al prestigioso istituto universitario di Ratisbonne a Gerusalemme dove molti salesiani in formazione soggiornano per lunghi periodi «per approfondire le radici teologiche e bibliche del rapporto tra giudaismo e cristianesimo », ci rivela il 31enne egiziano Edward Gobran. Ad essi si aggiunge il liceo di indirizzo tecnologico di Nazareth, ritenuto dallo stesso governo israeliano per il suo livello di istruzione un istituto di eccellenza. «Il nostro obiettivo – racconta Adele Amato a capo del Planning and development office dell’ispettoria salesiana del Medio Oriente – è quello di vigilare sulla trasparenza dei donatori, riservando la massima attenzione alla gestione delle risorse e alla sostenibilità. Il nostro sogno? Liberare il più possibile i nostri padri da ruoli amministrativi per restituirli alla loro vocazione delle origini: educare i giovani». Una prospettiva che trova d’accordo l’attuale superiore dell’ispettoria salesiana del Medio Oriente, che comprende oltre a Israele, Palestina, il Libano, l’Egitto, la Siria e solo fino a pochi anni fa l’Iran e composta da una settantina di religiosi. Spiega il venezuelano don Alejandro José Leòn Mendoza: «Il fine ultimo è proprio questo: coinvolgere sempre più le forze laiche attraverso un progetto di accom- pagnamento e formazione».

Tra i progetti infatti messi in cantiere dai missionari salesiani, nel corso di questi anni in accordo con il patriarcato latino di Gerusalemme, vi è la trattativa, «incominciata più di vent’anni fa», tiene a precisare don Alejandro, per la cessione in leasing di una parte dei terreni di Beitjemal, la casa fondata dal salesiano don Antonio Belloni che si estende su 103 ettari lungo le colline della Giudea, a 30 chilometri da Gerusalemme. Gli appezzamenti sono destinati dal piano regolatore della vicina città di Beit Shemesh ad aree edificabili per l’espansione del centro urbano. Una vicenda quest’ultima salita agli onori delle cronache in Italia per la ricostruzione dei fatti distorta e affrettata fornita da un articolo del marzo scorso su “L’Espresso” che trasformava questi eroici figli di Don Bosco in “palazzinari di Terra Santa”. «La realtà dei fatti è molto diversa – sottolinea don Alejandro José Leòn Mendoza – . La cessione in leasingconsentirebbe alla nostra Congregazione di poter contare su introiti che permetterebbero di realizzare una serie di attività a beneficio dell’intero territorio e delle minoranze cristiane, a partire dal sostegno alle opere del patriarcato di Gerusalemme, destinatario della metà dei ricavi». E aggiunge un particolare: «Potremmo così rilanciare strutture come Cremisan su cui si potrebbe avviare una ristrutturazione capace di trasformare il complesso in una casa di formazione permanente per lo studio della Bibbia e della spiritualità salesiana». E a colpire della vasta casa di Bejtgmal, che in passato è stata un’ex scuola agricola, è il silenzio che la circonda con i suoi uliveti secolari. Ma anche la storia che vi si respira: la tradizione vuole che qui riposi, in un sepolcro, il corpo del martire Stefano. Sempre tra queste mura ha prestato il suo ministero il coadiutore salesiano Simon Srugi, oggi venerabile e ricordato tuttora per la sua assistenza medica ai poveri.

«Il nostro essere in questo angolo di Israele in pieno contesto ebraico – racconta il direttore della struttura, il salesiano Gianmaria Gianazza, classe 1943 con una specializzazione in lingua e letteratura araba sui manoscritti cristiani all’Università dei gesuiti di San Giuseppe a Beirut e allievo proprio in queste discipline del gesuita Peter Hans Kolvenbach– consente di far sperimentare ai pellegrini in visita un’autentica catechesi essenziale sul cristianesimo grazie alla bellezza del paesaggio». Un “vendita” dei terreni che potrà dare un po’ di ossigeno e fiato per «rimettere in sesto le nostre opere che necessitano di interventi urgenti come l’oratorio, il centro giovanile, il nostro museo dei presepi ma anche le aule scolastiche», osserva il salesiano originario di Aleppo, don Bashir Souccar, direttore della scuola tecnica di Betlemme frequentata da 180 ragazzi al mattino e altrettanti nel pomeriggio.

Fra i luoghi e presidi formativi c’è quello di Nazareth con le sue scuole, frequentate da circa 400 studenti (in maggioranza musulmani), tra primaria e secondaria con l’indirizzo tecnologico (considerato un trampolino di lancio a chi si diploma per accedere alle più prestigiose università di Israele, in particolare alle facoltà di ingegneria) assieme all’oratorio. «In ogni contatto diretto con i giovani – osserva il direttore di quest’opera il veneto don Lorenzo Saggiotto – cerchiamo di investire molto sui valori umani sulle orme di quanto ci ha trasmesso il nostro fondatore Don Bosco». Un impegno educativo nel solco della recente Dichiarazione sulla fratellanza umana e sulla convivenza comune di Abu Dhabi firmata nel febbraio scorso da papa Francesco e dal grande imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyib. È il clima di accoglienza che si respira proprio tra le ampie navate della Basilica dedicata a Gesù Adolescente a Nazareth.Un luogo “molto salesiano” anche nella sua simbologia: non distante dall’ambone e dall’altare campeggia una bella icona di stile bizantino che ritrae Gesù con al suo fianco quasi a “guidarlo” il giovane salesiano san Domenico Savio. «Un luogo di culto – annota don Saggiotto – che rappresenta un punto di riferimento per la vita comune non solo dei cattolici che sono una minoranza ma anche per i cristiani delle varie confessioni. Tutti qui si sentono figli della “stessa” parrocchia». Un segno quasi profetico che ha soprattutto il sapore della testimonianza. Simile alla frase ispirata da Don Bosco che questo piccolo e variegato “esercito” di preti porta incisa sul retro di una semplice croce metallica che indossano quotidianamente: «Studia di farti amare». «È proprio così – è la riflessione dell’economo ispettoriale e direttore della cantina, il veneziano don Pietro Bianchi –. Vogliamo stare in mezzo ai ragazzi e alla gente del luogo avendo a cuore il loro sviluppo e il loro futuro nella terra di Gesù».

CALDO: OGGI IL PICCO, DA DOMANI PIOGGE E CALO TEMPERATURE

Ansa

ZANZARE FANNO 725MILA MORTI L’ANNO, OGGI E’ ‘MOSQUITO DAY’ Durerà fino a domani l’ondata di calore sull’Italia. Oggi il picco, con 36-37 gradi in Umbria, Toscana e Puglia. Poi è previsto un calo delle temperature a partire dal Nord. Dengue, febbre gialla, zika e la ‘big killer’ malaria: tante le malattie trasmesse dalle zanzare, che causano 750mila morti l’anno. Oggi è il ‘World Mosquito Day’, per attirare l’attenzione sui rischi

HONG KONG, OGGI LA MANIFESTAZIONE DEGLI STUDENTI

ansa

TWITTER E FB BLOCCANO CENTINAIA DI ACCOUNT CINESI Una nuova manifestazione è prevista oggi a Hong Kong, che stavolta coinvolgerà gli studenti delle scuole superiori. Twitter e Facebook intanto bloccano la propaganda cinese contro le proteste: i due social hanno sospeso centinaia di falsi account originati in Cina che avevano come obiettivo quello di minare la legittimità delle proteste.

GOVERNO, OGGI LE COMUNICAZIONI DI CONTE AL SENATO

DI MAIO: SALVINI HA COMBINATO DISASTRO, PAROLA A MATTARELLA Oggi giornata chiave per la crisi di Governo. Alle 14:30 la conferenza dei capigruppo, poi alle 15 le comunicazioni di Conte al Senato. Dopo l’intervento del premier comincerà il dibattito e si potrebbe arrivare al voto sulle risoluzioni. Conte potrebbe però giocare d’anticipo e annunciare direttamente la sua intenzione di dimettersi. Di Maio si affida a Mattarela, affermando che Salvini ha “combinato un disastro” e che un governo con Renzi, Lotti e Boschi è solo una “bufala della Lega”

ansa

La legge di bilancio dietro la crisi (e le tre strade del Pd)

Pubblichiamo questa riflessione di Giorgio Tonini, consigliere provinciale a Trento e presidente del gruppo del Partito Democratico del Trentino. Senatore dal 2001 al 2018, Tonini è stato vicepresidente del gruppo del Partito democratico in Senato, presidente della Commissione Bilancio e membro della segreteria nazionale del Pd.

E’ stato presidente nazionale della Fuci, sindacalista della Cisl, coordinatore politico dei Cristiano sociali e dirigente dei Democratici di Sinistra.

Il suo articolo, comparso sul sito di Libertà Eguale, un’associazione di cultura politica nata nel 1999 per opera di riformisti provenienti dalle più diverse esperienze nell’ambito del centrosinistra italiano.

La decisione di Matteo Salvini di porre fine, dopo appena un anno e mezzo, all’esperienza di governo della Lega col Movimento Cinquestelle, ha aperto davanti all’Italia uno dei passaggi più drammatici della sua storia. La ragione alla base della decisione del leader della Lega è chiara come il sole e non ha nulla a che vedere con l’alta velocità ferroviaria. La mozione grillina sulla Torino-Lione, bocciata in Senato, era inoffensiva e rappresentava nei fatti una resa di Di Maio e compagni al partito trasversale e largamente maggioritario a favore del tav.

Salvini non vuole assumersi la responsabilità della prossima legge di bilancio

No, la verità è un’altra: Salvini ha aperto la crisi perché non vuole e non può assumersi la responsabilità della prossima legge di bilancio. Come deve avergli spiegato il fido Giorgetti, che non a caso è stato il primo a parlare di crisi di governo, la legge di bilancio è strutturalmente incompatibile con l’escalation di promesse della quale il leader leghista si è reso protagonista negli ultimi mesi. Dunque Salvini si è trovato dinanzi ad una scelta ineludibile: o fare la legge di bilancio, o continuare con la sua propaganda. E ha scelto la propaganda.

Non si tratta di dietrologia maliziosa, ma di aritmetica elementare. In un contesto economico in bilico tra stagnazione e recessione, la prossima legge di bilancio deve trovare, solo per il 2020, 23 miliardi per evitare che scatti la clausola di salvaguardia dell’aumento delle aliquote IVA. Un punto e mezzo di pil solo per cominciare. Con altre spese obbligatorie si sale subito a 30. Poi arriva il conto delle promesse ripetute in tutte le piazze (e le spiagge) d’Italia: a cominciare dalla “flat tax” e dalla “pensionabilità” del bonus Renzi (i famosi 80 euro). Mal contati fanno quasi 50 miliardi. Salvini vorrebbe finanziarli in deficit, ma Giorgetti gli ha spiegato che l’Europa non ce lo permetterebbe mai. E se anche lo facesse, sarebbero i mercati a punirci, facendo salire lo spread a livelli insostenibili.

La “doccia gelata” e le tre strade del Pd

Dunque, se non vogliamo uscire dall’euro e dall’Europa, che ci costerebbe come una guerra, c’è una sola via d’uscita dalla trappola populista nella quale Salvini ha cacciato se stesso, la Lega, il governo e l’Italia: andare a votare subito, incassare i risultati, in termini di consenso elettorale, della propaganda di questi mesi e far fare poi, dopo il voto, al paese, con la manovra di bilancio, la doccia gelata del brusco ritorno alla realtà.

La strategia di Salvini ha dunque una sua cinica lucidità. E mette il suo unico vero avversario, il Partito democratico, dinanzi ad una scelta di inedita difficoltà. Il Pd ha davanti a sé tre strade, una più difficile dell’altra, fra le quali scegliere quella da imboccare.

1- Il voto subito

La prima, la più piana e diritta, è quella di accettare la sfida di Salvini e non opporsi quindi all’ipotesi di andare a votare subito, tra ottobre e novembre. La sconfitta sarebbe altamente probabile, ma il Pd si rafforzerebbe come principale partito di opposizione, unica vera alternativa possibile alla Lega. E tuttavia, Salvini si troverebbe la strada spianata, e potrebbe avanzare senza trovare alcuna vera resistenza, verso la conquista non solo di Palazzo Chigi, ma anche del Quirinale. Roma, in asse inedito con Mosca, diverrebbe la capitale dell’antieuropeismo e forse della post-democrazia…

2- Il patto di legislatura

La seconda strada, quella più ripida e tortuosa, ma anche ambiziosa, è rispondere alla sfida di Salvini con il lancio di un patto di legislatura col M5S, fondato su due pilastri: il no all’arroganza cinica del leader leghista, arrivata fino all’invocazione dei “pieni poteri”; e il sì ad una linea di cambiamento coraggioso, ma dialogico e costruttivo, in Europa, linea ben rappresentata dal ministro Moavero e in definitiva seguita anche dal ministro Tria e dallo stesso Conte. Si potrebbe riassumerla nella costruzione di un asse Roma-Parigi, orientato a spingere Berlino su una linea di politica economica più espansiva, anche attraverso l’istituzione, sul modello americano, di nuovi strumenti di governo federale dell’economia, finalizzati a sostenere la crescita e l’occupazione attraverso gli investimenti nelle infrastrutture, nelle politiche ambientali, nella ricerca e nella formazione superiore. Il punto debole di questa seconda strada, apparentemente affascinante, è la scommessa sulla capacità del M5S di compiere un gigantesco salto di qualità. Nonostante il segnale molto positivo giunto da Strasburgo, col voto di fiducia dei grillini alla presidente Ursula von der Leyen, è tutto da vedere che ce ne siano i tempi e le condizioni.

3- Il governo della paura

Il rischio è che la ricerca della seconda strada porti in realtà alla terza, a mio modo di vedere la più pericolosa: un governo della paura, politicamente fragile e che finirebbe per collaborare involontariamente con Salvini, togliendogli le castagne dal fuoco, ossia facendo la manovra, coi relativi costi in termini di impopolarità, e lasciandogli la propaganda. Per poi tornare comunque presto al voto, che il leader leghista affronterebbe nelle condizioni tattiche per lui migliori.

Scegliere quale strada imboccare, per il Pd, è dunque una grande e grave responsabilità. Per poter affrontare un passaggio così difficile, è bene tenere bene a mente un vincolo e un’opportunità. Il vincolo è l’unità e la solidarietà interna al partito. Uniti e solidali possiamo farcela, divisi siamo perduti e con noi è perduto il paese. L’opportunità, o meglio si direbbe la risorsa, è l’equilibrio e la saggezza del presidente Mattarella, attorno al quale il Pd unito farebbe bene a stringersi.

fonte: Adista

Regaliamoci, in questo periodo di fine Agosto che tante nubi addensa sul nostro tempo di uomini, un momento di sguardo libero, di sguardo di speranza luminosa

Sappiamo che il dolore c’è, che esiste, che pervicacemente rimane nelle vite degli uomini. Ma oggi, nel centro dell’estate, concediamoci la speranza che ci fa dire con Umberto Saba: «tutto si muove lietamente, come / tutto fosse di esistere felice».

 

È bello che nel mezzo della nostra estate giunga, attesa, la festa dell’Assunta.

È bello perché una festa religiosa, mariana, materna fa da perno al tempo del riposo e dello svago, della tregua e del ritmo lento. L’estate, la bellezza della natura nel suo slancio, della sua forza e grandezza, incontrano la festa dell’Assunta. La stagione celebra la vita, l’uomo si ferma nel mezzo di agosto e gode della festa: festa di un destino personale che diviene meta per tutti. La vita continua, la vita ha un fine, la vita è eterna.

C’è una luce che la natura ci regala in questi giorni, sia nel cielo notturno (le famose stelle cadenti di san Lorenzo), sia nella luce del giorno. Ci è facile, in questi momenti, immaginare «la donna vestita di sole» di cui parla l’Apocalisse, ricordando però che oggi noi celebriamo soprattutto una donna umile, piccola, resa grande dalla potenza dell’amore di Dio, come canta il Magnificat che sta al centro del Vangelo di oggi.

Oggi celebriamo la luce e la vita che scardinano dolore e morte, limite e fragilità.

Sono immagini che mi hanno rimandato a una poesia di Umberto Saba, Principio d’estate, tratta dalla sezioneUltime cose del Canzoniere:

Dolore, dove sei? Qui non ti vedo;
ogni apparenza t’è contraria. Il sole

indora la città, brilla nel mare.

D’ogni sorta veicoli alla riva
portano in giro qualcosa o qualcuno.
Tutto si muove lietamente, come
tutto fosse di esistere felice.

Regaliamoci, in questo ferragosto che tante nubi addensa sul nostro tempo di uomini, un momento di sguardo libero, di sguardo di speranza luminosa: che siamo al mare, in montagna, in città, a casa nostra. Guardiamo questo nostro giorno con la domanda: «Dolore, dove sei?».

Sappiamo che il dolore c’è, che esiste, che pervicacemente rimane nelle vite degli uomini. Ma oggi, nel centro dell’estate, concediamoci la speranza che ci fa dire: «tutto si muove lietamente, come / tutto fosse di esistere felice».

Maria, l’Assunta, ci aiuti a ricordare che la vita è chiamata a superare il dolore; che «ogni apparenza t’è contraria».

Che bello se potessimo cantare: «il sole / indora la città, brilla nel mare».

Che bello se per un attimo potessimo godere della luce di questa nostra giornata e sentire tutta la forza della vita che si innalza al cielo.

in vinonuovo.it

 

Prestiamo attenzione a non perseguire un clima esistenziale, ecclesiale pacifico ma ‘freddo’ come la morte e a non rifuggire un clima di divisione ‘infuocata’ ma vitale?

Cari lettori, in un tempo di crisi e di frammentazione, difficile da analizzare e, almeno per ora, apparentemente impossibile da sintetizzare, la meditazione personale delle letture domenicali fa spesso risuonare in noi più domande che risposte. Ma, nel momento in cui abbiamo il coraggio di condividere tali domande, scopriamo che esse, oltre ad evidenziare le differenze che ci caratterizzano, sono spesso molto simili, se non identiche, a quelle che risuonano negli altri. Pensiamo perciò che possa essere utile proporvi di sostare un attimo in compagnia di queste domande soltanto, nella speranza che, a vostra volta, vogliate qui condividere quelle che risuoneranno in voi dalla meditazione personale sulle stesse letture. In tal modo, potremmo forse ritrovare le tracce per ricucire le singole differenze e tessere nuovamente, su basi bibliche, quell’universalità, quella ‘cattolicità’ della fede che oggi molti invocano…

La cappella della guerra e della pace, Picasso

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1^ LETTURA – In quei giorni, i capi dissero al re: «Si metta a morte Geremìa, appunto perché egli scoraggia i guerrieri che sono rimasti in questa città e scoraggia tutto il popolo dicendo loro simili parole, poiché quest’uomo non cerca il benessere del popolo, ma il male». Il re Sedecìa rispose: «Ecco, egli è nelle vostre mani; il re infatti non ha poteri contro di voi». Essi allora presero Geremìa e lo gettarono nella cisterna di Malchìa, un figlio del re, la quale si trovava nell’atrio della prigione. Calarono Geremìa con corde. Nella cisterna non c’era acqua ma fango, e così Geremìa affondò nel fango. Ebed-Mèlec uscì dalla reggia e disse al re: «O re, mio signore, quegli uomini hanno agito male facendo quanto hanno fatto al profeta Geremìa, gettandolo nella cisterna. Egli morirà di fame là dentro, perché non c’è più pane nella città». Allora il re diede quest’ordine a Ebed-Mèlec, l’Etiope: «Prendi con te tre uomini di qui e tira su il profeta Geremìa dalla cisterna prima che muoia» (Ger 38, 4-6.8-10).

GILBERTO: «Geremia finisce in prigione per aver predetto la caduta di Gerusalemme come parte del piano di Dio: siamo capaci di accettare che la “Gerusalemme” che noi abbiamo in testa sia invasa e depredata, come parte del piano di Dio? O anche noi cerchiamo di mettere a tacere coloro che ci chiamano al cambiamento e al rinnovamento interiore?».

SERGIO: «Quali parole profetiche possono essere giudicate dal Potere come un male che scoraggia il benessere del popolo e chi combatte in difesa di esso? Abbiamo il coraggio di dire al Potere quanto sbagli nell’infangare, nel mettere a morte queste ‘parole’? Chi detiene il Potere ha l’umiltà di riconoscere quanto siano sbagliate alcune sue decisioni mortifere?».

SALMO – “Ho sperato, ho sperato nel Signore, / ed egli su di me si è chinato, / ha dato ascolto al mio grido. / Mi ha tratto da un pozzo di acque tumultuose, / dal fango della palude; / ha stabilito i miei piedi sulla roccia, / ha reso sicuri i miei passi. / Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo, / una lode al nostro Dio. / Molti vedranno e avranno timore / e confideranno nel Signore. / Ma io sono povero e bisognoso: / di me ha cura il Signore. / Tu sei mio aiuto e mio liberatore: / mio Dio, non tardare” (Salmo 39).

SERGIO: «Quanto siamo capaci di sperare in Dio, nonostante i suoi ritardi nell’ascoltare le nostre grida, chinarsi sui nostri poveri bisogni e tirarci fuori dal fango paludoso per curarci e farci camminare sicuri?».

GILBERTO: «La nostra speranza è nel Signore? O in uomini più o meno vicini alle nostre idee che dovrebbero avere il potere di far andare la storia nella direzione che noi immaginiamo giusta?».

2^LETTURA – “Fratelli, anche noi, circondati da tale moltitudine di testimoni, avendo deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento.
Egli, di fronte alla gioia che gli era posta dinanzi, si sottopose alla croce, disprezzando il disonore, e siede alla destra del trono di Dio. Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità dei peccatori, perché non vi stanchiate perdendovi d’animo. Non avete ancora resistito fino al sangue nella lotta contro il peccato” (Eb, 12,1-4).

GILBERTO: «Siamo capaci di vedere pesi da deporre e peccati che ci assediano anche là dove invece immaginiamo sia stata storicamente garantita la fede del passato?».

SERGIO: «Quando ci stiamo perdendo d’animo, per avere la forza di resistere e perseverare, pensiamo a quanto ha sopportato Gesù?».

VANGELO – In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto! Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera» (Lc 12,49-53).

SERGIO: «Prestiamo attenzione a non perseguire un clima esistenziale, ecclesiale pacifico ma ‘freddo’ come la morte e a non rifuggire un clima di divisione ‘infuocata’ ma vitale? Accettiamo che la buona novella ‘arda’ e faccia ardere’, anche a costo di morirne, e perciò sia divisiva, rompa le nostre relazioni familiari, sociali, politiche?».

GILBERTO: «La divisione interna della “famiglia di Dio” sembra sia pensata da Cristo come inevitabile storicamente. Sappiamo leggere in questa direzione e accettarne le condizioni il periodo storico che la Chiesa sta attraversando?».

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