Lettera del Parroco don Daniele dall’Alta Val Badia


Cari amici oggi ho potuto celebrare la Messa nella chiesina che ricorda decine di giovani italiani morti al fronte nel 1916, costruita presso il Rifugio Scotoni in Alta Val Badia, con i miei amici Aiolesi e i loro figli piccoli e grandi. Era oggi la festa di Santa Marta, che ha avuto la fortuna di ospitare Gesù in casa sua e di sentirsi richiamare affettuosamente dal Maestro che la parte migliore della ospitalità, dell’amicizia è l’ascolto attento dell’altro.
Con le nostre Suore dette di Betania festeggeremo questo segreto dell’amicizia la sera di mercoledì 7 agosto in Santa Teresa. Alle 18.30 con la Messa di orario e poi cena coi sapori del Kerala.
Domani, 30 luglio, sarà il primo anniversario di don Fabrizio Crotti, che, abbiamo ricirdato nella Messa in Santo Stefano il 21 luglio scorso, ha saputo coltivare amicizia e ospitalità come a Betania, oltre che essere tra noi il primo che si metteva in ascolto attento di Gesù. Domani sera, alle 21, nella chiesa di Fazzano, suo paese natale, sarà celebrata la Messa. I parrocchiani che sono a casa sono invitati ad unirsi al ricordo dei familiari.
Segnalo per chi, come i nostri educatori, ha attinto spesso al capolavoro del Piccolo Principe proprio per parlare di amicizia, che il 31 luglio ricorre il 75mo della morte dell’autore Antoine de Saint-Exupery. Una occasione per riprendere in mano il suo poetico libro per non disimparare a vedere con il cuore.
Un caro saluto a tutti, d. Daniele

ONU 30 luglio: Giornata internazionale contro la tratta di esseri umani

Onu-Italia

La tratta di esseri umani è un crimine che vede uomini, donne e bambini vittime di gravi forme di sfruttamento, tra le quali il lavoro forzato e lo sfruttamento sessuale. L’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) stima che 21 milioni di persone siano vittime del lavoro forzato, qui ricomprese anche le vittime di sfruttamento sessuale. Questo fenomeno riguarda tutti i paesi, siano essi paesi di origine, di transito o di destinazione delle vittime. Secondo il rapporto sul traffico di esseri umani dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine (UNODC), quasi un terzo delle vittime sono minori. Inoltre, il 71% del totale è costituito da donne e bambine. Nel 2010, l’Assemblea Generale ha adottato un Piano Globale d’Azione per la lotta alla tratta di esseri umani e ha esortato i governi di tutti i paesi a intraprendere azioni coordinate e coerenti per sconfiggere questa piaga.

Il dialogo fra religioni “fondamentale” per la pace in Pakistan

AsiaNews

(Kamran Chaudhry) L’arcivescovo di Lahore apre i lavori del seminario “Armonia interreligiosa, necessità sociale”. Il dialogo “aiuta ad annullare la violenza, la Chiesa apprezza la bellezza della diversità e non cerca la conversione di nessuno”. — La spiritualità del dialogo “aiuta ad annullare i confronti violenti. La nostra è una società divisa fra religioni e sette sin dagli anni Ottanta, ma noi non vogliamo convertire nessuno.

I CENTENARI IN ITALIA

In dieci anni (2009-2019) i centenari sono passati da 11 mila a oltre 14 mila, quelli di 105 anni e oltre sono più che raddoppiati, da 472 a 1.112, con un incremento del 136%. I supercentenari vivi al 1° gennaio 2019 sono 21, raddoppiati rispetto al 2009 quando se ne contavano 10. Lo si evince dal rapporto ‘Cent’anni e non sentirli’ pubblicato dall’Istat.

Al 1° gennaio 2019 sono 14.456 le persone residenti in Italia che hanno compiuto i 100 anni di età, donne nell’84% dei casi. Tra i centenari, 1.112 hanno raggiunto e superato i 105 anni di età al 1° gennaio 2019. L’87% è di sesso femminile. Dei 125 individui che tra il 2009 e il 2019 hanno raggiunto e superato i 110 anni di età, il 93% è costituito da donne, a conferma di una predominanza femminile nelle età estreme della popolazione.

Nel panorama europeo l’Italia, insieme alla Francia, detiene il record del numero di ultracentenari. Al 1° gennaio 2019 i centenari residenti in Italia sono 14.456 (84% donne) ma tra loro non c’è più nessuno nato nel XIX secolo. Negli ultimi 10 anni, dopo una costante crescita fino al 2015 (anno di massimo storico con oltre 19 mila individui), la popolazione super longeva ha avuto una riduzione dovuta in larga misura a un effetto strutturale: l’ingresso di coorti di popolazione – ovvero i nati in un determinato anno – poco numerose perché costituite dai nati in corrispondenza del primo conflitto mondiale. È verosimile ipotizzare che il calo si protrarrà fino a quando subentreranno i nati negli anni del primo dopoguerra, più numerosi della coorte precedente.

La maggior parte dei centenari risiede nel Nord Italia. Tra quelli di oltre 105 anni, 338 risiedono nel Nord-ovest, 225 nel Nord-est, 207 al Centro, 230 al Sud e 112 nelle Isole. La regione con il rapporto più alto tra semi-supercentenari e il totale della popolazione residente alla stessa data è la Liguria (3,3 per 100 mila), seguita da Friuli-Venezia Giulia (3,0 per 100 mila) e Molise (2,6 per 100 mila). La Lombardia, nonostante abbia il maggior numero di semi-supercentenari in valore assoluto (201), presenta un rapporto tra popolazione di 105 anni e oltre e quella totale residente pari a 2 per 100 mila, in linea con il dato nazionale (1,9 per 100 mila). La distribuzione regionale cambia analizzando il rapporto tra la popolazione semi-supercentenaria e la popolazione residente di 80 anni e più: con circa 36 persone di 105 anni e oltre ogni 100 mila residenti con più di 79 anni il Friuli-Venezia Giulia si posiziona al primo posto.

tratto da ansa


Una coppia di anziani si ripara dai raggi del sole con un ombrello.

La semina del profeta. Papa Francesco e la Chiesa del futuro


Settimana news
«La Chiesa è stanca, nell’Europa del benessere e in America. La nostra cultura è invecchiata, le nostre Chiese sono grandi, le nostre case religiose sono vuote e l’apparato burocratico della Chiesa lievita, i nostri riti e i nostri abiti sono pomposi. […] Noi ci troviamo lì come il giovane ricco che triste se ne andò via quando Gesù lo chiamò per farlo diventare suo discepolo», disse il cardinale Carlo Maria Martini, pochi giorni prima di morire, a padre Georg Sporschill. Ed aggiunse: «La Chiesa è rimasta indietro di duecento anni. Come mai non si scuote? Abbiamo paura? Paura invece di coraggio?». Pessimismo, amarezza e delusione si intrecciavano – in quello che è stato definito il suo testamento spirituale – per le tante occasioni perse e le grandi questioni ancora aperte.

Ma poi, a riaccendere la speranza di una Chiesa viva, al passo con i tempi, è arrivato dalla fine del mondo Jorge Maria Bergoglio, anche lui gesuita come Martini. Bergoglio ha scelto il nome di Francesco, il santo poverello di Assisi, e sin dall’inizio del suo pontificato, anche tramite gesti, fatti e parole, ha cercato di svecchiare l’Istituzione, combattendo il clericalismo, la burocrazia, e chi diceva «si è sempre fatto così». Oltre a dismettere certi antiquati simboli esteriori del potere papale: dalla croce d’oro agli eccessivi paramenti sacri, l’atto più significativo è stato quello di tenere per sé solo il titolo di Vescovo di Roma, un segnale di umiltà ma anche di straordinaria apertura per la riconciliazione con le altre chiese cristiane.

Un cambiamento che non è stato accettato da tutti, specie tra i settori più retrivi della Chiesa, del mondo politico e finanziario. Il giornalista e vaticanista Marco Politi nel suo ultimo libro La solitudine di Francesco. Un papa profetico. Una chiesa in tempesta (Laterza, 2019), scrive: «Nel cattolicesimo è in corso una guerra sotterranea per mettere Francesco, il pontefice riformatore, con le spalle al muro. Preti, blogger e cardinali conducono un’opera sistematica di delegittimazione e, mese dopo mese, si va compattando un fronte conservatore con notevole forza organizzativa e mediatica. Debole, invece, è la mobilitazione dei sostenitori della linea riformatrice di Francesco: vescovi e cardinali si affacciano poco sulla scena per difendere il papa e appoggiare gli obiettivi di cambiamento». Si tratta di un’affermazione condivisibile, anche se guardando meglio tra gli scaffali delle librerie e biblioteche si possono trovare libri (preziosi) come La semina del profeta di fratel MichaelDavide e Andrés Torres Queiruga per comprendere che un’altra Chiesa è possibile.

Per Andrés Torres Queiruga, teologo e docente di Filosofia della religione all’Università di Santiago de Compostela, l’avvento di Papa Francesco ha rappresentato: «La conferma di un rinnovamento indispensabile e che si attendeva da alcuni secoli». L’obiettivo di Papa Francesco – continua Queiruga – non è quello di convocare il terzo Concilio Vaticano, ma attuare il secondo per «liberarne le potenzialità e rendere fecondi i semi che allora agitarono il cuore della Chiesa ed aprirono le porte all’attenzione verso il mondo».

Sulla stessa linea fratel MichaelDavide, monaco benedettino del monastero di Rhêmes Notre-Dame e dottore in Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana secondo cui: «Il tempo di Chiesa che stiamo vivendo è un tempo propizio per ritornare all’essenziale del Vangelo senza paura di perdere noi stessi». E prosegue: «In questi anni intensi, vissuti sotto la guida del vescovo di Roma, papa Francesco, la Chiesa sembra aver ritrovato la strada della nostalgia del Regno di Dio che viene, preferendolo a se stessa con le proprie abitudini mentali e di costume».

Entrambi i religiosi sono del parere che bisogna riprendere il cammino interrotto del Concilio Vaticano II e rimettere il Vangelo al centro della vita cristiana, al posto dell’Istituzione, del dogma e di una morale bigotta che vede Dio come un padre-padrone, sempre adirato e pronto a proibire o giudicare. Il Dio di papa Francesco è invece quello della misericordia, dell’amore e del perdono.

Papa Francesco non è un buonista, ma segue semplicemente il messaggio evangelico. In questi anni abbiamo visto all’opera un papa certamente umile ma anche determinato nel prendere decisioni solitarie e spesso in controtendenza con l’opinione pubblica, per esempio sul tema dell’accoglienza dei migranti. Papa Francesco ha dimostrato inoltre una notevole capacità diplomatica, ponendosi come abile mediatore nelle controversie internazionali, in particolare riguardo la Cina, ed ancora sensibilizzando sui temi ambientali e le critiche al neoliberismo e al capitalismo selvaggio.

Tutte queste mosse, ed in particolare la critica al clericalismo, hanno portato il Papa ad avere diversi nemici. Qualcuno si è addirittura spinto ad accusare il papa di «eresia», altri hanno chiesto le sue dimissioni. Per fratel MichaelDavide «siamo in presenza di tentativi che cercano di disinnescare in tutti i modi il processo di metabolizzazione del concilio Vaticano II».

Altrettanto duro è il giudizio di Andrés Torres Queiruga: «Si produce una reazione, capeggiata addirittura da cardinali, i quali in precedenza hanno esercitato il ‘dominio assoluto’ senza consentire il minimo dissenso, ma che ora gli si sono messi contro. Ciò che sorprende è che lo fanno con un ricorso al vangelo che – dal punto di vista teologicamente oggettivo e senza entrare nelle intenzioni soggettive – non posso che giudicare ‘blasfemo’ in quando strumentalizza o riduce al silenzio lo stile e le parole più centrali dello stesso Gesù, che richiamano alla fraternità e alla misericordia».

Oltre ai nemici dichiarati ed occulti, papa Francesco deve anche subire gli attacchi di chi lo giudica troppo timido nelle riforme. Purtroppo, anche se animati dalle migliori intenzioni, questi soggetti fanno solo il gioco dei conservatori. La semina del profeta affronta con lodevole coraggio alcuni temi scottanti, tra gli altri: «Il senso e la celebrazione dei sacramenti», da non vivere come un obbligo ma come un dono; «il tema del celibato e del sacerdozio», che non deve essere abolito – spiega Andrés Torres Queiruga – ma prevedere un carattere opzionale. Per fratel MichaelDavide: «Dichiarare guerra al clericalismo, esige un ripensamento coraggioso della teologia dei sacramenti, della spiritualità e della pastorale. Il primo passo consiste nel rinunciare all’idea dell’investitura, così cara a tanti sistemi di potere, primi fra tutti quelli religiosi. Questa rinuncia è la premessa necessaria per riappropriarsi dell’idea della chiamata a una discepolanza di servizio».

E poi «il sacerdozio delle donne». Andrés Torres Queiruga cita la lettera di Paolo ai Galati: “Non c’è Giudeo né Greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù” (Gal 3,28). Fratel MichaelDavide scrive che «non possiamo dimenticare che l’origine del maschilismo, che è un aspetto essenziale del clericalismo, si radica nella paura che, da sempre, la donna fa all’uomo. La capacità di generare e di accompagnare la vita in tutte le sue fasi ha creato nell’uomo – nel maschio! – un senso di inferiorità. […] Non temere le donne significa condividere con loro le decisioni». Il profeta ha seminato… e ricordando ancora le parole del cardinale Martini: «Il frutto non è garantito e non è immediato, ma se non si semina è certo che non ci sarà raccolto».

Fratel MichaelDavide e Andrés Torres Queiruga, La semina del profeta. Papa Francesco e la Chiesa del futuro, EDB, Bologna 2019. A cura di Francesco Strazzari con la postfazione di Ghislain Lafont. Recensione pubblicata in Il Popolo Veneto del 9 luglio 2019.