Rosario con il Vescovo tutte le date

Alle chiacchiere e alle “lotte” non si risponde rincarando la dose polemica, ma aumentando preghiera e digiuno. Ribadendo l’affetto e la vicinanza spirituale al Papa, il vescovo Massimo, al termine del Pontificale dell’8 settembre in Ghiara, ha pronunciato con forza le parole che qui pubblichiamo.

Per tutte queste ragioni, volendo dare un piccolo esempio, io stesso reciterò il santo Rosario una sera al mese, con tutti i fedeli che vorranno unirsi a me. Ci incontreremo presso la Cappella del Vescovado. Dopo la preghiera, al posto della cena digiunerò insieme a chi vorrà fermarsi: prenderemo un po’ di riso bollito ascoltando delle letture che ci accompagnino nel silenzio. Il costo della cena lo verseremo per gli alluvionati del Kerala. Desidererei che ogni parrocchia, nei limiti del possibile, offrisse per i suoi fedeli qualcosa di simile.
Preghiamo tutti con fiducia filiale nel Signore e con sincero pentimento: “Risparmia Signore il tuo popolo!” Il grido di tutta la Chiesa salga a Dio, ben sapendo che dalla luminosità e dalla trasparenza del Corpo ecclesiale verrà un grande beneficio anche per il cammino di tutti gli uomini nel mondo.

+ Massimo Camisasca

Mercoledì 19 settembre, nella cappellina del vescovado (via Vittorio Veneto 8, Reggio) alle ore 20 con la partecipazione al digiuno, così come proposto da monsignor Camisasca al termine della Messa dell’8 settembre, si tiene il primo Rosario. Sotto le altre date.

  • 17 ottobre
  • 28 novembre
  • 19 dicembre
  • 23 gennaio
  • 20 febbraio
  • 20 marzo
  • 17 aprile
  • 15 maggio

laliberta.info

Guastalla, giornata di spiritualità per ministri

Sabato 22 settembre, all’Oratorio Don Bosco in Guastalla (via Pegolotti), “giornata di spiritualità” per tutti i ministri (lettori, accoliti, ministri della santa Comunione) ripetendo la giornata di Marola per coloro che non hanno potuto essere presenti in giugno.

Pubblichiamo di seguito il programma dell’incontro, comunicato con una lettera da monsignor Francesco Marmiroli:

ore 9.15: recita delle Lodi e prima meditazione sul vangelo di Giovanni;

ore 10.45, nella chiesa ai Servi, esposizione del Santissimo Sacramento e tempo di adorazione personale;

ore 11.45: Rosario e Benedizione eucaristica;

ore 12.30: pranzo; per la prenotazione del pranzo occorre scrivere via e-mail all’indirizzo francemarmi@gmail.com.

ore 14.30: recita dell’Ora media e seconda meditazione sul vangelo di Giovanni;

ore 16: santa Messa presieduta don Daniele Moretto, nuovo vicario episcopale per i ministeri.

Il contributo di partecipazione è regolato come già altre volte: 20 euro per chi si ferma a pranzo; 5 euro per chi non partecipa al pranzo ma vuole contribuire all’ospitalità e ai sussidi predisposti.

Poiché il sabato a Guastalla è giorno di mercato, per parcheggiare si consiglia di percorrere la circonvallazione per raggiungere i parcheggi lungo la circonvallazione o il parcheggio “Ragazzi del Po” a fianco dell’argine nord.

laliberta.info

Il rapporto. L’Onu: ogni 5 secondi muore un bambino nel mondo

Bimbi in cerca di cibo in un campo profughi di Rohingya nel Bangladesh (Ansa)

Bimbi in cerca di cibo in un campo profughi di Rohingya nel Bangladesh (Ansa)

Ogni 5 secondi muore un bambino sotto i 15 anni (6,3 milioni nel 2017), lo scrive il nuovo rapporto UNICEF/OMS/UN/Banca Mondiale. Il numero di bambini che muoiono sotto i 5 anni è diminuito fortemente dai 12,6 milioni del 1990 ai 5,4 milioni del 2017. Nel 2017, 2,5 milioni di neonati sono morti nel loro
primo mese di vita.
Secondo le nuove stime sulla mortalità lanciate dall’UNICEF, dall’OMS, dalla Divisione delle Nazioni Unite per la Popolazione e dal Gruppo della Banca Mondiale, nel 2017 sono morti circa 6,3 milioni di bambini sotto i 15 anni, uno ogni 5 secondi, spesso per cause prevenibili. La maggior parte di queste morti – 5,4 milioni – avvengono nei primi 5 anni di vita, e circa la metà sono di neonati.
A livello mondiale, nel 2017, la metà di tutte le morti sotto i 5 anni è avvenuta in Africa Subsahariana
, e un altro 30% in Asia Meridionale. In Africa Subsahariana, un bambino su 13 è morto prima del suo quinto compleanno. Nei paesi ad alto reddito, questo numero era di uno su 185. “Senza un’azione immediata, entro il 2030 moriranno 56 milioni di bambini sotto i 5 anni – la metà dei quali neonati”, ha dichiarato
Laurence Chandy, Direttore dei Dati, Ricerca e Politiche dell’UNICEF. “Dal 1990 abbiamo compiuto notevoli progressi per salvare i bambini, ma in milioni stanno ancora morendo a causa delle circostanze e del luogo in cui nascono. Con soluzioni semplici come medicine, acqua pulita, energia elettrica e vaccini, possiamo cambiare questa realtà per ogni bambino”.

Le malattie curabili

La maggior parte dei bambini sotto i 5 anni muore per cause prevenibili o curabili come complicazioni
durante la nascita, polmonite, diarrea, sepsi neonatale e malaria. A confronto, gli infortuni diventano sempre più causa di morte tra i bambini fra i 5 e i 14 anni, soprattutto per annegamento e incidenti stradali. Anche in questo gruppo di età esistono differenze a livello regionale: un bambino proveniente dall’Africa Subsahariana ha un rischio di morte 15 volte maggiore che in Europa. Per i bambini, ovunque nel mondo, il periodo più a rischio è il primo mese di vita. Nel 2017, 2,5 milioni di neonati sono morti nel loro primo mese di vita. Un bambino nato in Africa Subsahariana o in Asia Meridionale aveva una probabilità nove volte maggiore di morire nel primo mese di vita rispetto a un bambino nato in un paese ad alto reddito. I progressi per salvare le vite di neonati sono stati più lenti rispetto a quelli per gli altri bambini sotto i 5 anni dal 1990. Restano forti differenze anche all’interno dei singoli Paesi: i tassi di mortalità sotto i 5 anni fra i bambini nelle aree rurali sono, in media, del 50% più alti rispetto a quelli delle aree urbane. Inoltre, coloro che sono nati da madri non istruite hanno una probabilità oltre due volte maggiore di morire prima di compiere cinque anni rispetto a quelli nati da madri con un’istruzione di livello secondario o superiore.

La situazione in Italia

In Italia il tasso di mortalità sotto i 5 anni nel 1990 era di 10 morti ogni 1.000 nati vivi, mentre nel 2017 è calato a 3 morti ogni 1.000 nati vivi. Nel 1990, nel nostro Paese, il tasso di mortalità sotto un anno era di 8 morti ogni 1.000 nati vivi, mentre nel 2017 è calato a 3. Nel 1990 il tasso di mortalità neonatale nel 1990 era di 6 morti ogni 1.000 nati vivi, mentre nel 2017 è calato a 2.

Avvenire

Passioni e sfide dei nostri ragazzi

I ragazzi che sfidano la morte e troppo spesso restano uccisi ci chiamano in causa. Come se, volendo mostrare a tutti l’ultima impresa da loro compiuta, scalare un centro commerciale, lanciarsi nel vuoto, attraversare i binari della ferrovia, ci chiedessero di essere visti, conosciuti, considerati. Dietro il più temerario degli autoscatti e sotto l’apparente vanagloria di certi gesti estremi, si nasconde una domanda drammatica: io sono qui? E tu, dimmi, dove sei? Per sentirsi accettati questi giovani hanno bisogno di un riscontro collettivo che non trovano né in casa, né a scuola, né in famiglia. Allora ricorrono ai social: senza i selfie scattati insieme agli amici e subito diffusi in Rete, alcuni forse non riuscirebbero neppure a vivere. Cercano un pubblico. In un mondo dove sembra esistere soltanto quello che risulta illuminato dalla luce dei riflettori, pretendono un posto.

Lo fanno anche molte persone più grandi, quasi non gli bastasse la realtà e avessero bisogno di una sua espansione, a volte consapevolmente illusoria. Così ecco la proliferazione dei diari pubblici, delle dirette in tempo reale per documentare fatti privati come, ad esempio, una festa di compleanno, un viaggio, un acquisto, una semplice emozione. Vengono esposte, dopo essere state scansionate, vecchie fotografie ricavate dagli album personali per mettere in vetrina una perduta infanzia, una smarrita gioventù, senza calcolare l’effetto patetico di tali esibizioni, forse segretamente invocandolo.

Se non riusciamo più a stare da soli o, peggio ancora, diventiamo schiavi delle opinioni altrui, perlomeno di ciò che crediamo la gente pensi di noi, allora siamo messi veramente male. Uno sfaldamento così forte tra la vera esistenza e la sua percezione – frutto marcio del nuovo sviluppo tecnologico – comporta un costo alto in termini etici, prima ancora che fisici. A pagarlo, come al solito, sono gli adolescenti, i quali vogliono scavalcare i limiti per provare se stessi. Questo è da sempre, lo sappiamo, il mestiere della giovinezza, una delle ragioni per cui nel “Re Lear”, William Shakespeare fa dire a Edgar: «Maturità è tutto!».

È un sentiero difficile, pieno di false piste che ti conducono fuori strada, scorciatoie che poi non si rivelano tali, fatto di lunghi giri oziosi, improvvisi avanzamenti, repentine marce indietro, accelerazioni e stop: una storia di tempeste e bonacce, fulmini e cieli azzurri, dichiarazioni altisonanti e drammatici bisbigli. All’inizio credi di essere tu l’artefice unico del tuo destino, col tempo comprendi che non lo sei mai stato. Ciò che diventi dipende molto da quelli che hai incontrato, persino da chi hai perso. Da coloro che ti hanno abbandonato. Gli adulti dovrebbero rispondere a questa profonda richiesta di riconoscimento da parte dei loro figli.

Come scrisse Dietrich Bonhoeffer in ‘Resistenza e resa’: «L’adolescente non è mai totalmente lì dove si trova; l’uomo invece è sempre un tutto e non sottrae nulla al presente.» Ma dove sono queste persone vere, questi individui capaci di esprimere parole legittimate dall’esperienza? In quali luoghi abitano questi modelli esemplari a cui ispirarsi, questi maestri da seguire? E come possiamo noi credere che i ragazzi siano in grado di conoscere la loro stessa passione distintiva senza l’aiuto di qualcuno che li guidi, li illumini, li spinga a realizzare progetti, compiere azioni mirate per raggiungere uno scopo?

Purtroppo, nella realtà che abbiamo sotto gli occhi, molti quindicenni trascorrono ore di fronte allo schermo, privi di qualsiasi bussola di orientamento, nel grande mare informatico dove c’è tutto e il suo contrario. Di ben altro essi avrebbero invece bisogno. Ancora una volta è stato papa Francesco a ricordarcelo, poco più di un anno fa, al Convegno della Diocesi di Roma: «I nostri ragazzi cercano in molti modi la ‘vertigine’ che li faccia sentire vivi. Dunque, diamogliela!». Se ciò non accade, la cercheranno da soli con ogni mezzo: proprio il pericolo che dovremmo scongiurare.

Avvenire

Padre Pierluigi Maccalli, originario della diocesi di Crema. Rapito in Niger un sacerdote italiano. «In mano a jihadisti».

Padre Pierluigi Maccalli (Foto per gentile concessione di Società Missioni Africane / Mesì Mesì Onlus)da Avvenire

Padre Pierluigi Maccalli (Foto per gentile concessione di Società Missioni Africane / Mesì Mesì Onlus)

“Nella notte tra lunedì 17 e martedì 18 settembre, è stato rapito da presunti jihadisti attivi nella zona, padre Pierluigi Maccalli, della Società delle Missioni Africane (Sma)”.

A dare la notizia all’agenzia Fides è stato, per primo, padre Mauro Armanino, missionario nella capitale del Niger, Niamey. “Da qualche mese la zona si trova in stato di urgenza – ha aggiunto padre Armanino – a causa di questa presenza di terroristi provenienti dal Mali e il Burkina Faso”.

PERCHÉ E COME È STATO SEQUESTRATO PADRE MACCALLI?

Quello che si sa finora è che padre Pierluigi Maccalli è “stato rapito a Gourmancè, in Niger, durante la notte da un gruppo di persone che ha fatto irruzione nella sua abitazione ed è stato portato via su una moto, hanno preso anche il suo computer, il cellulare e il computer delle suore” ha raccolto così altri dettagli sul sequestro padre Luigino Frattin, responsabile provinciale della Società missione africane di cui anche padre Maccalli fa parte.

“Con lui c’era solo un confratello indiano che ha fatto in tempo a nascondersi”, aggiunge Frattin che spiega che il missionario si trovava in una zona, al confine con il Burkina Faso, dove “vivono poche persone e tra un insediamento e l’altro ci sono decine di chilometri”.

“Siamo in attesa che la Farnesina possa darci chiarimenti. Stanno lavorando per capire bene quale sia la situazione, ma non ci sono alcune notizie concrete al momento” ha spiegato poi padre Walter Maccalli, fratello del missionario padre Gigi Maccalli, originario della diocesi di Crema e missionario della Società missioni africane (Sma), rapito nella sua missione di Bomoanga in Niger.

Il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, si è messo in contatto con il presidente del Niger Issoufou, mentre in serata il ministro portavoce del governo ha detto che i rapitori sono venuti dal Burkina Faso.

Sulle possibili ragioni del gesto padre Walter, anch’egli missionario, non si esprime: “Sono stati realizzati ospedali e tante altre opere, ma non posso pensare che siano collegate al rapimento. Dobbiamo ancora capire come siano andate le cose”. “Ci auguriamo con tutto il cuore che possa risolversi per il meglio. Ci sono cose di fronte alle quali non possiamo fare nulla – conclude padre Gigi -, se non pregare e attendere con fiducia”.

Padre Maccalli era rientrato venerdì 7 settembre in Niger, dopo un periodo di vacanza in Italia. “Non aveva espresso particolari preoccupazioni anche se la zona è sempre più calda”, aggiunge ancora Frattin. “I sacerdoti erano comunque sempre prudenti, non uscivano mai di notte. E dopo il rapimento, abbiamo chiesto anche agli altri confratelli di spostarsi a Niamey”.

CHI È IL PRETE RAPITO IN NIGER?

La Procura di Roma nel frattempo ha aperto un’indagine per sequestro di persona a scopo di terrorismo in relazione al rapimento del sacerdote italiano avvenuto in Niger per mano di un gruppo di presunti jihadisti attivi nella zona. Il fascicolo è stato affidato al sostituto procuratore Sergio Colaiocco.

Padre Pierluigi Maccalli, originario della diocesi di Crema, già missionario in Costa d’Avorio per vari anni, si trovava nella parrocchia di Bomoanga, diocesi di Niamey in Niger. Da tempo metteva insieme evangelizzazione e promozione umana: scuole, dispensari e formazioni per i giovani contadini. Attento all’inculturazione aveva organizzato momenti di sensibilizzazione in relazione alla pratica della circoncisione delle ragazze.

Secondo alcune fonti questo suo lavoro può essere considerato uno dei moventi per il rapimento.

La Missione Cattolica dei Padri Sma si trova in zona Gourmancé (Sud-Ovest) alla frontiera con il Burkina Faso e a circa 125 chilometri dalla capitale del Niger, Niamey. Il popolo Gourmancé è interamente dedito alla agricoltura e stimato in questa regione attorno a 30 mila abitanti. La Missione è presente dagli anni ’90, e i villaggi visitati dai missionari sono più di 20, di cui 12 con piccole comunità cristiane, distanti dalla missione anche oltre 60 chilometri. La chiesa cattolica in Niger sostiene fortemente che attraverso le opere sociali cresca il regno di Dio ed è per questo che la Missione di Bomoanga ha un programma di impegno di Promozione Umana e di Sviluppo attraverso le sue cellule di base chiamate Csd (Comité de Solidarité et Developpement). La povertà è strutturale, i problemi di salute e igiene sono enormi, l’analfabetismo diffuso e la carenza di acqua e di strutture scolastiche ingenti. La mancanza di strade e di altre vie di comunicazione, anche telefoniche rendono la zona isolata e dimenticata.

Padre Pierluigi Maccalli (Foto per gentile concessione di Società Missioni Africane ' Mesì Mesì Onlus)

Padre Pierluigi Maccalli (Foto per gentile concessione di Società Missioni Africane / Mesì Mesì Onlus)

6 ottobre. Papa Francesco e i padri sinodali incontrano i giovani

Papa Francesco e i padri sinodali incontrano i giovani

Sabato 6 ottobre è previsto un incontro tra papa Francesco, giovani e padri sinodali, all’inizio
del Sinodo dedicato ai giovani (dal 3 al 28 ottobre). Lo ha annunciato il segretario generale del Sinodo dei vescovi, cardinale Lorenzo Baldisseri durante la conferenza stampa di presentazione della Costituzione apostolica di papa Francesco Episcopalis communio.

“Noi per – Unici, solidali, creativi”. Si intitola così l’incontro dei giovani con il Papa e i padri sinodali, curato dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica, in programma nel pomeriggio di sabato 6 ottobre in Aula Paolo VI, a partire dalle 17.

Nel comunicato del Sinodo dei vescovi si legge che la riunione pre-sinodale dei giovani con il Papa, del marzo scorso, “ha registrato grande partecipazione e successo” e che “il Papa desidera ora nuovamente incontrarli, insieme a tutti i padri sinodali, per ascoltarli e accogliere le loro proposte per poterne usufruire nel Documento finale del Sinodo”.

“Questo speciale incontro permette ai giovani di offrire nell’occasione esperienze concrete circa la loro vita nello studio e nel lavoro, i loro sentimenti, il loro futuro e la loro scelta vocazionale”, si legge nel comunicato, in cui si precisa che “il Papa sarà presente tutto il tempo della riunione”.

L’evento avrà come filo conduttore tante testimonianze di giovani, inframmezzate da momenti musicali e artistici, su tre temi cari ai giovani: “La ricerca della propria identità, le relazioni e la vita come servizio e donazione”.

Per partecipare all’evento occorrono i biglietti che saranno distribuiti dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica a cui tutti si potranno rivolgere (Telefono 06 69 88 41 67, Piazza Pio XII n. 3).

avvenire

Episcopalis Communio. Sinodo: ora l’ascolto del Popolo di Dio è legge

Sinodo: ora l’ascolto del Popolo di Dio è legge

Una Costituzione apostolica tutta per la sinodalità. La prassi sinodale che ha caratterizzato negli ultimi anni la modalità di celebrazione dei Sinodi dei vescovi – ordinari, straordinari, speciali – diventa ora legge universale della Chiesa. Con la nuova Costituzione apostolica Episcopalis communio, firmata da papa Francesco il 15 settembre 2108 e resa pubblica oggi, vengono così tradotti in norma tutti i passaggi del cammino sinodale per tappe di una «Chiesa costitutivamente sinodale» che «inizia ascoltando il Popolo di Dio», «prosegue ascoltando i pastori», culmina nell’ascolto del Vescovo di Roma, chiamato a pronunciarsi come «Pastore e Dottore di tutti i cristiani».

LEGGI IL TESTO COMPLETO

Se papa Francesco ha infatti portato la Chiesa sui cammini della sinodalità, scelta maturata nel solco della Tradizione in continuità con il Concilio, certamente decisiva è stata l’esperienza dei Sinodi – quello straordinario del 2014 e quello ordinario del 2015 – durante i quali si è andata precisando una prassi sinodale che ha permesso non solo di recuperare il senso di partecipazione ma anche di comprendere tale dimensione costitutiva della Chiesa. «Una Chiesa sinodale è una Chiesa dell’ascolto – aveva affermato il Papa il 10 ottobre 2015 in occasione del cinquantesimo anniversario di istituzione del Sinodo dei vescovi – l’uno in ascolto degli altri e tutti dello Spirito Santo per conoscere ciò che egli dice alla Chiese». Ed aveva indicato le tappe di questo dinamismo: «Il cammino sinodale inizia ascoltando il popolo di Dio… prosegue ascoltando i pastori… culmina nell’ascolto del Vescovo di Roma». In apertura del suo discorso aveva sostenuto che si doveva «proseguire su questa strada» perché «proprio il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio».

Nella Costituzione attuale che presenta un’ampia premessa teologica, articolata in dieci punti unita alla normativa canonica, con i suoi ventisette articoli, viene così ora resa normativamente stabile la pratica dellasinodalità come forma di cammino della Chiesa e con essa il principio che regola le tappe di questo processo: l’ascolto. Popolo di Dio, Collegio episcopale, Vescovo di Roma: l’uno in ascolto degli altri «e tutti in ascolto dello Spirito santo».
Seguendo poi le tre fasi dello svolgimento: ascolto, decisione e attuazione, i Sinodi dovranno così essere il vero risultato di una estesa consultazione dei fedeli nelle diocesi e predisporre anche l’accompagnamento nella fase attuativa. «Il Sinodo dei vescovi – scrive papa Francesco nel testo della costituzione -–deve sempre più diventare uno strumento privilegiato di ascolto del popolo di Dio». E «benché nella sua composizione si configuri come un organismo essenzialmente episcopale», non vive «separato dal resto dei fedeli», «al contrario, è uno strumento adatto a dare voce all’intero popolo di Dio». Per questo è «di grande importanza» che nella preparazione dei Sinodi «riceva una speciale attenzione la consultazione di tutte le Chiese particolari».

In questa prima importante fase del processo consultivo, i vescovi, seguendo le indicazioni della Segreteria Generale – come disposto dalla costituzione – «sottopongono le questioni da trattare nell’assemblea sinodale» ai sacerdoti, ai diaconi e ai fedeli laici delle loro Chiese, «sia singolarmente sia associati, senza trascurare il prezioso apporto che può venire dai consacrati e dalle consacrate». Importante è «il contributo degli organismi di partecipazione della Chiesa particolare, specialmente il consiglio presbiterale e il consiglio pastorale, a partire dai quali veramente può incominciare a prendere forma una Chiesa sinodale». A questa consultazione dei fedeli segue quindi – durante la celebrazione del Sinodo – il «discernimento da parte dei pastori», uniti «nella ricerca di un consenso che scaturisce non da logiche umane, ma dalla comune obbedienza allo Spirito di Cristo. Attenti alsensus fidei del popolo di Dio – che devono saper attentamente distinguere dai flussi spesso mutevoli dell’opinione pubblica». A conclusione del Sinodo deve infine seguire anche «la fase della sua attuazione, con lo scopo di avviare in tutte le Chiese particolari la ricezione delle conclusioni sinodali». Al Sinodo possono essere chiamati non solo vescovi. E la stessa assemblea del Sinodo può svolgersi in più periodi «tra loro distinti». La stessa Segreteria Generale, nella fase post-sinodale, «promuove per la propria parte, insieme al dicastero vaticano competente, l’attuazione degli orientamenti sinodali» approvati dal Pontefice.

«Apparirà più chiaro» in questo modo che nella Chiesa c’è «una profonda comunione sia tra i pastori e i fedeli, essendo ogni ministro ordinato un battezzato tra i battezzati, costituito da Dio per pascere il suo gregge», sia tra i vescovi e il Papa che è un «vescovo tra i vescovi, chiamato al contempo – come Successore dell’apostolo Pietro – a guidare la Chiesa di Roma che presiede nell’amore tutte le Chiese. Ciò impedisce che ciascun soggetto possa sussistere senza l’altro». Proprio «incoraggiando una conversione del papato» che lo renda più fedele alle «necessità attuali dell’evangelizzazione», l’attività del Sinodo – spiega Francesco – potrà a suo modo contribuire al ristabilimento dell’unità fra tutti i cristiani».

Nell’ampia premessa del documento il Papa ricorda come Paolo VI nel 1965 – all’atto di istituire il Sinodo come «speciale consiglio permanente di sacri Pastori» – si dichiarava consapevole che esso, «col passare del tempo» poteva «essere maggiormente perfezionato». E come poi, a tale successivo sviluppo, hanno concorso, da un lato, la progressiva ricezione della dottrina conciliare sulla collegialità episcopale e, dall’altro, l’esperienza delle numerose Assemblee sinodali celebrate a partire dal 1967 (anno nel quale veniva pubblicato anche un apposito Ordo Synodi Episcoporum), fino all’ultima edizione dell’Ordo Synodi, promulgata da Benedetto XVI il 29 settembre 2006. «In questi anni – spiega papa Francesco – constatando l’efficacia dell’azione sinodale di fronte alle questioni che richiedono un intervento tempestivo e concorde dei pastori della Chiesa, è cresciuto il desiderio che il Sinodo diventi ancor più una peculiare manifestazione e un’efficace attuazione della sollecitudine dell’episcopato per tutte le Chiese».

«Per tali ragioni – chiarisce ancora il Papa nella Costituzione – fin dall’inizio del mio ministero petrino ho rivolto una speciale attenzione al Sinodo dei vescovi, fiducioso che esso potrà conoscere «ulteriori sviluppi per favorire ancora di più il dialogo e la collaborazione tra i vescovi e tra essi e il Vescovo di Roma».
A questi punti seguono i ventisette articoli dettagliati contenenti le disposizioni. Tra quelle nuove il compito della Segreteria generale di accompagnare la terza fase di attuazione e la possibilità per la stessa Segreteria di «promuovere la convocazione di una riunione pre-sinodale con la partecipazione di alcuni fedeli», ma anche la possibilità di dare carattere magisteriale, previa approvazione papale, alle proposizioni finali del Sinodo.

avvenire