Carità e Missioni sotto lo stesso Ente

Ristrutturazione degli Uffici: due decreti firmati dal vescovo Massimo ridefiniscono l’assetto amministrativo di Caritas e Centro Missionario

La riforma della Diocesi continua anche in piena estate e oggi sfoglia un’altra pagina densa di significato. Non solo Caritas e Centro Missionario, dal prossimo autunno, condivideranno lo stesso tetto, in via Vittorio Veneto 6 a Reggio Emilia, ma già da ora fanno capo allo stesso ente, ribattezzato “Compagnia del SS. Sacramento – Caritas Reggiana – Missioni Diocesane” e guidato dal Commissario-Priore monsignor Alberto Nicelli, Vicario generale.

Le novità sono contenute in due decreti firmati a fine giugno dal vescovo Massimo Camisasca e riprodotti integralmente in questa pagina. Il primo assegna alla Compagnia del SS. Sacramento (con la modifica di denominazione di cui sopra), da lungo tempo ente gestore della Caritas reggiano-guastallese, anche il Centro Missionario Diocesano (Cmd). Si stabilisce tra l’altro che alla Compagnia dovranno confluire tutti i finanziamenti, le liberalità e comunque i lasciti aventi per causale “Missioni Diocesane” e che a breve sarà predisposto un nuovo Statuto del Cmd. Il secondo provvedimento del Vescovo designa poi la figura del Commissario-Priore della Compagnia del SS. Sacramento nella persona di monsignor Nicelli, che succede così a don Romano Zanni.

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Tre concerti al Centro di Spiritualità

A partire dall’11 luglio, al Centro Diocesano di Spiritualità di Marola, l’Istituto diocesano di Musica e Liturgia propone “Risonanze della Parola”: tre serate, tutte alle ore 21, nel Chiostro del Centro Diocesano di Spiritualità e in caso di maltempo nella adiacente Badia romanica

Ad aprire il ciclo di concerti sarà “Maria vergine del Silenzio” con la voce recitante di Marina Coli accompagnata da Loredana Bigi (soprano) Benedetta Polimeni (flauto) e Nadia Torreggiani (pianoforte). Nel corso della serata, che inizia alle ore 21, saranno proposti testi letterari e poetici dedicati alla Beata Vergine Maria.

Mercoledì 1° agosto secondo appuntamento con “Stola e Grembiule“: meditazione spirituale su testi di monsignor Tonino Bello a cura di Lucia Spreafico (voce recitante), Giovanni Mareggini (flauto) e Edoardo Ponzi (percussioni).

Ultimo appuntamento in cartellone mercoledì 22 agosto:Guardia, quando avrà fine la Notte?” ovvero il profeta Isaia nella versione di Guido Ceronetti. Antonio Burani (voce recitante) sarà accompagnato da Patrizia Filippi (flauto) e Giorgio Genta (chitarra).

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FESTA DELLA MADONNA DEL CARMINE Santo Stefano, 15 luglio

Preghiera della Novena da lunedì 9 a sabato 14 luglio nella Messa feriale delle 19

Messa alle 11 di domenica 15 luglio per l’Unità pastorale, presieduta da monsignor Adriano Caprioli
(sospese le Messe delle 10 in Santo Stefano e delle 11.15 in Cattedrale)

Alle 18.30 Preghiera dell’Akathistos  e Vespri solenni

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La forza della Chiesa è la fede, non i suoi «mezzi» Commento al Vangelo Domenica 15 Luglio 2018

XV Domenica – Tempo ordinario
Anno B

di Ermes Ronchi da Avvenire

In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro». Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demoni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.

Prese a mandarli a due a due. Ogni volta che Dio ti chiama, ti mette in viaggio. Viene ad alzarti dalla tua vita installata, accende obiettivi nuovi, apre sentieri.
A due a due e non ad uno ad uno. Il primo annuncio che i Dodici portano è senza parole, è l’andare insieme, l’uno al fianco dell’altro, unendo le forze.
Ordinò loro di non prendere nient’altro che un bastone. Solo un bastone a sorreggere il passo e un amico a sorreggere il cuore. Un bastone per appoggiarvi la stanchezza, un amico per appoggiarvi il bisogno di comunione.
Né pane, né sacca, né denaro nella cintura; e ordinò di non portare due tuniche. Partono senza nulla di superfluo, anzi senza neppure il necessario. Decisivi non sono i mezzi, decisive non solo le cose, ma la fede che «solo l’amore crea» (san Massimiliano Kolbe).
Come se Gesù dicesse ai suoi: Voi vivrete di fiducia: fiducia in Dio, che non farà mancare nulla, e fiducia negli uomini, che apriranno le loro case. «Bagaglio leggero impone il viaggio e cuore fiducioso. Domani non so se qualcuno aprirà la porta ma confido nel tesoro d’amore disseminato per strade e città, mani e sorrisi che aprono case e ristorano cuori…» (M. Marcolini).
Gesù ci vuole tutti nomadi d’amore: gente che non confida nel conto in banca o nel mattone ma nel tesoro disseminato in tutti i paesi e città: mani e sorrisi che aprono porte e ristorano cuori. La leggerezza del nomade è la sua ricchezza, lo porta verso gli altri e gli permette di riceverne i doni, di essere accolto come ospite.
Mi provoca, mi mette con le spalle al muro la povertà di mezzi degli inviati. Vanno bene i pescatori del lago di Galilea, va bene anche un bovaro come il profeta Amos. E nessuno di noi ha meno di loro. Nessuno può dire io sono troppo piccolo per poter diventare testimone del Vangelo, troppo povero, non ho mezzi o cultura.
E allora vado bene anch’io, perché il discepolo annuncia con la sua vita: il mio segreto non è in me, è oltre me, oltre le cose.
La forza della Chiesa, oggi come allora, non sta nei numeri o nelle risorse o nei mass media, ma risiede nel cuore del discepolo: «L’annunciatore deve essere infinitamente piccolo, solo così l’annuncio sarà infinitamente grande» (G. Vannucci).
Sorprende che Gesù insista più sulle modalità dell’annuncio, che non sui contenuti di esso. E proclamarono che la gente si convertisse, ungevano con olio molti infermi e li guarivano. La conversione: vedere il mondo in altra luce, salpare verso cieli nuovi e terre nuove, una nuova architettura del mondo e di rapporti umani.
Che è già iniziata. Le loro mani sui malati annunciano appunto che Dio è già qui. È vicino a te con amore. È qui e guarisce la vita.
(Letture: Amos 7,12-15; Salmo 84; Efesini 1,3-14; Marco 6,7-13)

Il coraggio della pace va cantato e usato ora

lettera e risposta ad Avvenire

Gentile direttore,
lei è molto attento a quanto i lettori le scrivono, ma la immagino anche molto impegnato. Perciò sarò breve: una foto e una canzone a confronto. La foto è quella di papa Francesco e del patriarca Bartolomeo che di lì a pochi giorni sarebbero andati insieme in Egitto. Lei la scelse per l’apertura di prima pagina di “Avvenire” del 19 aprile 2017 e la corredò con il titolo «Il coraggio della pace». Me la mandò un amico, Daniele, su Facebook e mi scrisse scherzosamente: «Fatti pagare i diritti d’autore». Risposi: «Ahà. Vedo: c’è un titolo in prima pagina come (forse) la mia “Il Coraggio della Pace”, la canzone scritta per svago, denuncia e magari, a volte, profezia. il testo, lo sai, è del febbraio 2007. Daniele: chi mandiamo dal Papa a dirglielo?». In effetti, il Papa usò proprio questa espressione in Terra Santa nel 2014, ma chissà quanti altri lo hanno fatto nel corso dei secoli! Intuire anzitempo e scrivere qualcosa senza plagio, saprei spiegarmelo. Ma avere qui sotto un suo breve commento, allargherebbe la mente. La saluto cordialmente
Enzo Cianci

Che cosa posso dire se non che, proprio ora e proprio qui, abbiamo bisogno di sempre più persone – ricorro alle sue parole, gentile Enzo Cianci – che “usino” il loro coraggio per fare pace? Come? Scuotendo le coscienze alla scuola dei Papi e di questo amato papa Francesco, mettendo insieme parole e musica proprio come fa lei, spendendo vita e intelligenza come fanno tanti, rinunciando a usare in qualunque modo le proprie mani e braccia per uccidere. Anche solo tenendole conserte davanti alla disumanità e all’ingiustizia. Pura e semplice profezia in atto: senza presunzione, con dedizione.

Giornale Radio dalla Radio Vaticana del 13 luglio 2018

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