Venerdì della Misericordia. Papa Francesco visita casa per detenute con figli piccoli

Avvenire

Papa Francesco ha lasciato a sorpresa il Vaticano, questo pomeriggio, per andare in visita alla “Casa di Leda”, in Via Kenya, all’Eur, la prima casa protetta istituita in Italia per ospitare le mamme detenute con i loro bambini. Bergoglio è stato accolto con grande stupore dalle mamme, dai loro piccoli e dal personale in servizio. Francesco ha avuto modo di scambiare alcune parole con le mamme e con i ragazzi in servizio presso la Casa; ha giocato con i bambini, offrendo loro in dono delle grandi uova di Pasqua, accolte con grande gioia dai bambini, che lo hann invitato a fare merenda con loro.

NOVARA È piemontese l’uomo più longevo d’Italia, spegne 110 candeline

L’uomo più longevo d’Italia compie 110 anni. Lorenzo Berzero spegne oggi 110 candeline: è l’uomo più anziano del Piemonte e assieme a un coetaneo di Desenzano del Garda detiene anche il primato di uomo più longevo d’Italia. Il suo segreto lo racconta lui stesso: «Mangiare, bere e tirare il fiato». Lezione di vita, che puntualmente dispensa a tutti quelli che gli fanno visita e che, incuriositi, gli chiedono il segreto della sua longevità. E pensare che nel lontano 1950 fu investito da un camion a Quinto Vercellese e ricevette persino l’estrema unzione dal parroco. Nato il 2 marzo 1908 a San Germano Vercellese, dopo aver lavorato per alcuni anni come “cavalant” (conducente di cavalli) quando ancora non esistevano le macchine agricole, nel 1955 si trasferì a Vercelli e venne assunto da una cooperativa. Dal 1998 abita a Novara e, in particolare, da alcuni anni è ospite della casa di riposo San Francesco, dove sta bene e riceve le visite quotidiane della figlia Maria Teresa e dei nipoti e dove non si nega mai alle visite istituzionali come quella del sindaco o delle maschere del carnevale novarese.

corriere.it

Giovani, itinerario pasquale

Tre incontri in Cattedrale con il Vescovo

Da La Libertà del 21 febbraio

Quest’anno sarà un vero itinerario pasquale per i giovani, tant’è vero che dei tre incontri con il Vescovo in Cattedrale, due cadono in Quaresima – il 9 e il 16 marzo – mentre l’ultimo, il 13 aprile, è in pieno tempo di Pasqua. Tre venerdì sera non genericamente per “giovani”, ma per una fascia di età che il Servizio per la Pastorale Giovanile e il Servizio Vocazioni, sostenitori del percorso, hanno specificato con chiarezza anche sugli inviti: 19-30 anni. E gli adolescenti? – domanderà qualcuno. Per i 14-19enni e i loro educatori sono in corso degli incontri per gruppi di unità pastorali e l’appuntamento da non perdere sarà la Gmg diocesana del 25 marzo, domenica delle Palme: avremo presto occasione di riprendere il discorso su queste pagine.

Tornando al trittico 2018, “è una formula che si rinnova nella continuità”, spiega il vescovo Massimo Camisasca, presentandoci il calendario. “La continuità è data dal luogo, la Cattedrale, e dal fatto che l’iniziativa è presa dal Vescovo, anche se non sarà sempre e solo il Vescovo a parlare. Un altro elemento di continuità è che si torna esplicitamente a una riflessione sui testi del Vangelo, come è stato per i primi anni. Quest’anno – spiega il pastore – saranno tre testi del vangelo di Giovanni, quello che, almeno per me, è il vangelo più esistenziale, più profondo, in cui c’è una sovrapposizione continua tra incarnazione e salvezza. Saranno tre sere in cui impareremo a pregare assieme, ad ascoltare, a lasciarci interrogare. E vogliamo aiutare anche la crescita dei percorsi che stiamo vivendo nelle nostre comunità”.

“L’idea – si inserisce don Carlo Pagliari, direttore del Servizio diocesano per la Pastorale Giovanile – è proprio quella di sostenere i cammini quotidiani. Io e don Alessandro Ravazzini in questi mesi ci siamo resi disponibili a incontrare i gruppi di 19-30enni che si trovano abitualmente nelle loro comunità; là dove non si radunano, cerchiamo di portare lo stimolo affinché possa nascere in parrocchia una proposta adatta a loro, con la speranza che altri giovani esplicitino il loro desiderio di sperimentare qualcosa di nutriente per se stessi. Questa attenzione ci viene richiamata anche dal Sinodo di ottobre, che ci chiede valutare le nostre prassi educative specialmente nella fase più ‘vocazionale’, che è proprio quella a cui ci rivolgiamo”.
In Cattedrale, concretamente, verrà proposto un momento di ascolto del Vangelo; “sarà un incontro nella preghiera, non di preghiera”, precisa il Vescovo. Le serate saranno preparate e animate musicalmente ogni volta da gruppi giovanili diversi – l’Azione Cattolica Giovani diocesana e le unità pastorali di Sant’Ilario-Calerno e di Novellara – e verteranno su tre dei sette segni del vangelo di Giovanni, da cui il titolo “Segni di qualcosa di più”: le nozze di Cana, la guarigione del paralitico e la risurrezione di Lazzaro.

 

Ecco gli appuntamenti di cui prendere nota, tutti nella Cattedrale con inizio alle 20.45:
9 marzo – “Riempite di acqua le giare” (Gv 2,1-12), con meditazione del Vescovo;
16 marzo – “Vuoi guarire?” (Gv 5, 1-18), con meditazione del Vescovo;
13 aprile – “Togliete la pietra” (Gv 11,1-44), con meditazione di don Carlo Pagliari.

La Cattedrale sarà aperta dalle ore 20 per le confessioni; nella prima serata, quella del 9 marzo, lo sarà fino a mezzanotte, essendo la data inserita nell’iniziativa “24 ore per il Signore” promossa anche quest’anno dal Papa. Alle 20.45 si inizierà con un salmo o con un canto, poi verrà letto il brano del vangelo a tema, quindi per circa venti minuti sarà il Vescovo, o don Carlo il 13 aprile, a trarre degli spunti dalla Scrittura per offrirli ai giovani; momenti per il silenzio come per gli interventi e le domande saranno gestiti dal gruppo che avrà preparato la serata.

“Poi, prima di prolungare fraternamente l’incontro in uno stile di amicizia nel cortile del vescovado, con tè caldo e biscotti – dice don Pagliari – ci piacerebbe finire il momento in Cattedrale con alcuni minuti in un linguaggio diverso, facendoci aiutare da Daniele Castellari: potrà essere un frammento di letteratura, una poesia o il testo di una canzone… per ‘chiudere aprendo’ in modo evocativo”.
Ai partecipanti è suggerito di portare con sé quaderno e Bibbia; in Duomo sarà anche distribuito un piccolo strumento con cui tornare a casa, proprio perché la logica, sottolinea ancora don Carlo, non è organizzare un evento fine a stesso, ma proporre un incontro che si inserisca in un cammino, per chi già lo stia seguendo, o possa costituire l’inizio di un percorso nuovo, da continuare poi nella vita quotidiana, nella propria comunità, magari in compagnia di qualche coetaneo che, prima, non si conosceva.
Lo scopo? Aiutare i giovani a capire che non sono soli nel cammino e possono trovare in Gesù un modello umano di vita piena.

Durante il momento di presentazione delle tre serate giovani 2018, avvenuto nella sala Giovanni Paolo II del palazzo vescovile, il Centro diocesano Comunicazioni sociali ha girato un VIDEO.
E a mo’ di invito a partecipare agli incontri in Duomo, e a diffonderne la conoscenza tra i 19-30enni, concludiamo con queste parole improvvisate dal Vescovo davanti alla telecamera: “Tutte le mattine mi chiedo: ma io conosco veramente Gesù? Queste tre serate in Cattedrale sono un’occasione per conoscerlo, non dall’esterno, come si può conoscere su un libro di storia, ma dall’interno, intrattenendo un rapporto con Lui. Aiutati dal vangelo di Giovanni pregheremo assieme, canteremo assieme, ci ascolteremo un po’ l’un l’altro, è una grande e bella occasione, soprattutto per chi non lo conosce, e siamo in tanti”.
Quale migliore spot?

laliberta.info

Vaticano. Papa Francesco visiterà il Consiglio ecumenico delle Chiese a Ginevra

Papa Francesco «ha in animo di visitare il Consiglio Ecumenico delle Chiese a Ginevra in occasione del 70° anniversario della sua fondazione». Lo ha detto il direttore della Sala stampa della Santa Sede, Greg Burke, confermando le notizie provenienti nei giorni scorsi dalla Svizzera.

«La visita – ha aggiunto il portavoce vaticano – avrà luogo giovedì 21 giugno e sarà – ha precisato Burke nel corso della Conferenza stampa di presentazione delle iniziative per le celebrazioni del 70° anniversario del Consiglio – un pellegrinaggio ecumenico come quello effettuato dal Papa a Lund in Svezia nel 2016».

Alla conferenza stampa prendono parte il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani e il reverendo Olav Fykse Tveit, segretario generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese.

I primordi dell’organismo risalgono al 1937, ma solo dopo la II Guerra mondiale esso ebbe un’effettiva fondazione (1948). Attualmente consta di 349 membri di tutte le principali tradizioni cristiane, in gran parte protestanti, anglicane e ortodosse. La Chiesa Cattolica partecipa come «osservatrice», mentre è membro a pieno titolo della commissione “Fede e costituzione”.

Nel corso della Conferenza stampa è stato detto che il programma del viaggio del Papa sarà pubblicato prossimamente. Ma il cardinale Koch ha anticipato che Francesco vedrà il presidente della Conferenza episcopale svizzera, visiterà la sede del Consiglio e celebrerà la Messa per la comunità cattolica locale.

Il reverendo Fykse Tveit ha anche aggiunto che il Pontefice «si rivolgerà al Comitato centrale. Pregheremo insieme e ci riuniremo nel centro ecumenico. Vedremo anche di trovare il modo per raccontare tutto questo in diversi modi attraverso i media: per far partecipare non solo coloro che saranno presenti fisicamente, ma anche gli altri, i quali potranno così vedere ed ascoltare ciò che questa visita significa per il Consiglio ecumenico delle chiese e per tutto il movimento ecumenico».

Secondo il segretario del Consiglio la visita è «una affermazione molto forte da parte di papa Francesco e della Chiesa cattolica romana del fatto che stiamo in realtà lavorando insieme. Ma non stiamo solo lavorando – ha aggiunto -. Allo stesso tempo, stiamo pregando e operando insieme. E questo sarà il tema della visita del Papa. Penso che sia una riaffermazione di qualcosa che è cresciuto nel corso di molti anni, a livello istituzionale, attraverso il “joint working group” e una rappresentanza all’interno delle nostre commissioni; con una presenza nel nostro lavoro».

L’intensa «e fruttuosa» collaborazione è stata confermata anche dal cardinale Koch, che rispondendo a una domanda ha anche spiegato perché la Chiesa cattolica non è membro dell’organismo, ma solo osservatrice. «Giovanni Paolo II l’ha spiegato molto bene – ha ricordato -. Il Papa in particolare ha una responsabilità particolare per l’unità dei cristiani, lo stesso ministero petrino è un ministero per l’unità. Per questo la collaborazione è più importante della questione dell’essere membro o no». C’è poi, ha aggiunto, «una questione di numeri». «La Chiesa Cattolica è la Chiesa più grande» e in pratica, ha fatto intendere il porporato, non può essere assimilata a comunità più piccole come se si fosse in un Parlamento.

da Avvenire

Se mercanteggiamo con lui, Dio ci rovescia il tavolo. Commento al Vangelo III Domenica Quaresima Anno B

Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà». Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. […]

Gesù entra nel tempio: ed è come entrare nel centro del tempo e dello spazio, nel fulcro attorno al quale tutto ruota. Ciò che ora Gesù farà e dirà nel luogo più sacro di Israele è di capitale importanza: ne va di Dio stesso. Gesù si prepara una frusta e attraversa la spianata come un torrente impetuoso, travolgendo uomini, animali, tavoli e monete. I tavoli rovesciati, le sedie capovolte, le gabbie portate via mostrano che il capovolgimento portato da Gesù è totale.
Vendono buoi per i ricchi e colombe per i sacrifici dei poveri. Gesù rovescia tutto: è finito il tempo del sangue per dare lode a Dio. Come avevano gridato invano i profeti: io non bevo il sangue degli agnelli, io non mangio la loro carne; misericordia io voglio e non sacrifici (Os 6,6). Gesù abolisce, con il suo, ogni altro sacrificio; il sacrificio di Dio all’uomo prende il posto dei tanti sacrifici dell’uomo a Dio.
Gettò a terra il denaro, il dio denaro, l’idolo mammona, vessillo innalzato sopra ogni cosa, installato nel tempio come un re sul trono, l’eterno vitello d’oro è sparso a terra, smascherata la sua illusione.
E ai venditori di colombe disse: non fate della casa del Padre, una casa di mercato. Dio è diventato oggetto di compravendita. I furbi lo usano per guadagnarci, i devoti per guadagnarselo. Dare e avere, vendere e comprare sono modi che offendono l’amore. L’amore non si compra, non si mendica, non si impone, non si finge.
Non adoperare con Dio la legge scadente del baratto dove tu dai qualcosa a Dio perché lui dia qualcosa a te. Come quando pensiamo che andando in chiesa, compiuto un rito, accesa una candela, detta quella preghiera, fatta quell’offerta, abbiamo assolto il nostro dovere, abbiamo dato e possiamo attenderci qualche favore in cambio.
Così siamo solo dei cambiamonete, e Gesù ci rovescia il tavolo. Se crediamo di coinvolgere Dio in un gioco mercantile, dobbiamo cambiare mentalità: Dio non si compra ed è di tutti. Non si compra neanche a prezzo della moneta più pura. Dio è amore, chi lo vuole pagare va contro la sua stessa natura e lo tratta da prostituta. «Quando i profeti parlavano di prostituzione nel tempio, intendevano questo culto, tanto pio quanto offensivo di Dio» (S. Fausti): io ti do preghiere e offerte, tu mi dai lunga vita, fortuna e salute.
Casa del Padre, sua tenda non è solo l’edificio del tempio: non fate mercato della religione e della fede, ma non fate mercato dell’uomo, della vita, dei poveri, di madre terra. Ogni corpo d’uomo e di donna è divino tempio: fragile, bellissimo e infinito. E se una vita vale poco, niente comunque vale quanto una vita. Perché con un bacio Dio le ha trasmesso il suo respiro eterno.
(Letture: Esodo 20,1-17; Salmo 18; 1 Corinzi 1,22-25; Giovanni 2,13-25)

di Ermes Ronchi – Avvenire

Gmg 2018. Diventare grandi senza paura

Nei giorni scorsi è stato pubblicato il messaggio di papa Francesco per la prossima domenica delle Palme,Giornata mondiale della gioventù, che verrà celebrata nelle diocesi il 25 marzo. La riflessione di quest’anno (tradizionalmente il brano biblico accompagna il cammino di tre anni) si ferma soprattutto sull’invito dell’angelo a Maria: «Non temere, hai trovato grazia». Con il suo modo sapiente di leggere in profondità il tempo presente,papa Francesco guida i giovani a un cammino di discernimento invitandoli a superare le (molte) paure che accompagnano l’età della giovinezza.

Tutti sappiamo che la sfrontatezza e una certa incoscienza anima i ragazzi, ma sappiamo pure che è un atteggiamento di difesa e un meccanismo di sopravvivenza; di fronte alla vita l’inesperienza genera timori e paure: «Ce la farò?». Tutti abbiamo fatto i conti con questa domanda e per tutti è arrivato il momento in cui il dubbio ci ha spinto a prendere il coraggio a quattro mani reagendo con decisione al mondo adulto: genitori, insegnanti, fratelli maggiori, educatori… chiunque è capitato a tiro nel momento giusto, ha condiviso qualche dose del nervosismo che cresceva dentro di noi.

Si sorride per le lacrime di un bambino a cui è appena sfuggito in cielo il palloncino che teneva per il filo, ma per lui è un piccolo dramma per qualcosa di perduto. Ed è l’inizio di una serie di eventi – piccoli o grandi – con cui tutti devono fare i conti: la vita sarà davvero la promessa buona che il sorriso di mamma e papà mi hanno sempre annunciato?

Questa domanda oggi chiede di essere raccolta più seriamente dagli adulti: ci sarebbe bisogno di non prendere troppo alla leggera le paure dei ragazzi liquidandole come paturnie dell’adolescenza o della giovinezza. Il rapporto Caritas 2017, pubblicato alla fine del novembre scorso, dice che per la prima volta dal dopoguerra i giovani sono oggi destinati a essere più poveri di quanti li precedono e sono in una condizione di marginalità. Non abbiamo trovato niente di meglio da fare che etichettarli: millennials, social, smart, erasmus e low cost; e ancora: sdraiati, bamboccioni, abitati dall’ospite inquietante e dunque nichilisti. Appollaiati sul ramo delle nostre certezze, li guardiamo dall’alto stupendoci delle loro paure. Ma possono dei giovani che sembrano destinati all’esclusione (sociale e lavorativa), affrontare seriamente un discernimento? Come possono conservare uno sguardo sognante su un futuro che vedono costellato di incognite e di incertezze?

Il messaggio del Papa è un grande richiamo alla responsabilità della cura che gli adulti dovrebbero recuperare nei confronti delle giovani generazioni che, prima di essere generatori di futuro, avrebbero bisogno di sentirsi accolte come si accoglie un figlio desiderato e atteso. Nel messaggio si ricorda ciò che, solo, è in grado di dissipare le paure di Maria: la certezza di essere abitata dalla grazia. Ma perché questo accada, c’è bisogno che questa grazia attraversi i nostri gesti e i nostri affetti.

Abbiamo bisogno di restituire dignità morale all’idea che diventare grandi non solo è inevitabile, ma è anche bello, anche se comporta il cambiamento di tante cose, dal corpo alle responsabilità; aspettando quel tempo in cui viene il momento di restituire, di dare, di perdere per altri.

Si è davvero adulti quando si è capaci di dono, accogliendo l’invito a stare nel mondo con passione e fiducia. Ma si restituisce solo ciò che si è ricevuto: l’angelo annuncia il dono della grazia, ma cosa ricevono davvero le nuove generazioni? Solo adulti che si fanno compagni di viaggio saranno testimoni che la grazia di Dio è ancora nelle disponibilità dei più giovani.

La giovinezza possiede uno sguardo che vede lontano, che sente nell’aria il bisogno di cambiare le cose per renderle autentiche. Anche oggi i giovani hanno questa capacità. Ma come nel racconto evangelico la loro profezia non va lasciata semplicemente libera di autoaffermarsi. Può rimanere una corsa in avanti la cui concitazione si rivela distruttiva. Per questo papa Francesco li invita al discernimento. Ma dobbiamo sperare che, insieme a loro, anche i cristiani adulti sappiano scrollarsi di dosso la predilezione per un passato non sempre edificante, la ricerca di sicurezza per i bisogni individuali senza il coraggio e la fretta di costruire un mondo nuovo. Sarà anche questo la Pasqua che ci attende e che verrà pochi giorni dopo quelle Palme in cui chiederemo ai giovani di leggere questo messaggio?

Avvenire