Il Vangelo. Il Signore libera l’uomo da tutto ciò che lo imprigiona

IV Domenica Tempo ordinario
Anno B

In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafàrnao,] insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.
Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.

Ed erano stupiti del suo insegnamento. Lo stupore, esperienza felice e rara che ci sorprende e scardina gli schemi, che si inserisce come una lama di libertà in tutto ciò che ci rinchiudeva e ci fa respirare meglio man mano che entra aria nuova e si dilatano gli orizzonti.
Salviamo almeno lo stupore davanti al Vangelo, che è guardare Gesù e ascoltarlo, ma «attonitis auribus» (Regola di san Benedetto) con orecchio incantato, stupito, con occhio meravigliato; guardando come innamorati e ascoltando come bambini, pronti a meravigliarci, perché sentiamo parole che toccano il centro della vita e lo liberano.
I quattro pescatori che chiama di lì a poco, non sono pronti, non sono preparati alla novità, come non lo siamo noi. Ma hanno un vantaggio: sono affascinati dal giovane rabbi, sono sorpresi, come per un innamoramento improvviso, per un’estasi che sopraggiunge.
Gesù insegnava come uno che ha autorità. Autorevoli sono soltanto le parole di chi è amico della vita; Gesù ha autorità perché non è mai contro l’uomo ma sempre in favore dell’uomo. Autorevoli sono soltanto le parole di chi è credibile, perché dice ciò che è ed è ciò che dice; quando il messaggero e il messaggio coincidono. Così per noi, se non vogliamo essere scribi che nessuno ascolta, testimoni che non convincono nessuno, è importante dire il Vangelo, perché un seme che fruttifica senza che tu sappia come, ma più ancora farlo, diventarlo. E spesso i testimoni silenziosi sono i più efficaci ed autorevoli. «Sono sempre i pensieri che avanzano con passo di colomba quelli che cambiano il mondo»(Camus).
C’era là un uomo posseduto da uno spirito impuro, prigioniero di qualcosa più forte di lui. Ed ecco che Gesù interviene: non parla di liberazione, libera; con pronuncia discorsi su Dio o spiegazioni circa il male, ma si immerge come guarigione nella vita ferita e mostra che «il Vangelo non è un sistema di pensiero, o una morale, ma una sconvolgente liberazione» (G. Vannucci).
Mostra che Dio è il liberatore, che combatte contro tutto ciò che imprigiona l’uomo.
I demoni se ne accorgono: che c’è fra noi e te Gesù di Nazaret? Sei venuto a rovinarci? Sì, Gesù è venuto a rovinare tutto ciò che rovina l’uomo, a demolire prigioni; a portare spada e fuoco contro tutto ciò che non è amore. A rovinare il regno degli idoli che divorano il cuore dell’uomo: denaro, successo, potere, egoismi.
Contro di loro Gesù pronuncia due sole parole: taci, esci da lui.
Tace e se ne va questo mondo sbagliato; va in rovina, come aveva sognato Isaia, perché nasca un mondo altro. Vanno in rovina le spade e diventano falci; vanno in rovina le lance e diventano aratri. Si spezza la conchiglia, ma appare la perla.
(Letture: Deuteronomio 18,15-20; Salmo 94; 1 Corinzi 7,32-35; Marco 1,21-28).

da Avvenire

Giovani. Solitudine, preghiera, fatica… pellegrinaggio, il viaggio che ti cambia

Solitudine, preghiera, fatica... pellegrinaggio, il viaggio che ti cambia

Camminare insieme per fermarsi e “fare un passo indietro” per guardare avanti: è in questa formula solo apparentemente contradditoria il significato più profondo dei cammini che i giovani italiani vivranno lungo tutta la Penisola prima di raggiungere Roma per l’incontro con papa Francesco l’11 e 12 agosto prossimi.

Il lavoro di preparazione a questi appuntamenti è partito da tempo nelle diocesi, un impegno che il Servizio nazionale per la pastorale giovanile ha deciso di “mettere in rete” convocando ieri e oggi alla Fraterna Domus di Sacrofano (Roma) i responsabili delle pastorali giovanili di tutta Italia. In 350 hanno risposto all’invito prendendo parte alla “Fiera dei cammini”, che in due giorni offre un prezioso laboratorio di condivisione e di riflessione sul senso dei pellegrinaggi in programma per l’estate nell’anno del Sinodo dei giovani. «Un’occasione per continuare a prendersi cura dei giovani senza false speranze ma con più coraggio, costruendo legami importanti fuori e dentro la Chiesa», ha notato don Michele Falabretti, responsabile del Servizio nazionale che ieri ha aperto la Fiera.

«Il pellegrinaggio è un viaggio che si intraprende perché si desidera cambiare qualcosa», ha notato nel suo intervento Paolo Giulietti, vescovo ausiliare di Perugia-Città della Pieve, e autentico “veterano” dei pellegrinaggi. In particolare, secondo il presule, sono sette «le dinamiche del pellegrinaggio che generano il vero cambiamento. Prima di tutto il distacco: è necessario entrare in uno spazio, un tempo e un modo di vivere diversi da quelli quotidiani. Poi la fatica – ha aggiunto Giulietti –, che mette dinanzi alla verità di se stessi. Terzo, la solitudine, che è l’indispensabile terreno del cammino interiore. Quarto: gli altri, perché sul cammino si scopre la possibilità di scorgere in ogni volto una presenza amica. Poi la meraviglia, che nasce dalla possibilità di fermarsi a guardare. Senza dimenticare la tradizione – ha notato ancora il presule –: il pellegrino comprende di non essere il primo né l’ultimo a compiere quel cammino. Infine la preghiera: nel cammino, come successo a Emmaus, il Signore viene incontro alla ricerca dell’uomo. E questo aiuta i giovani a riscoprire Dio nella loro vita».

Camminare, quindi, è anche occasione per «vivere un profondo discernimento personale, è un’esperienza vocazionale », come sottolineato da don Michele Gianola, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale delle vocazioni, intervenuto ieri a Sacrofano. Don Gionatan De Marco, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale del tempo libero, turismo e sport, ha espresso da parte sua l’auspicio che «i cammini della prossima estate possano trasformarsi in esperienze educative da vivere durante tutto l’anno e da continuare a valorizzare anche dopo l’incontro con il Papa».

L’intervento di Paolo Piacentini, del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e presidente di Federtrek, ha permesso di cogliere l’importanza della proposta estiva della Chiesa italiana anche al di fuori dei confini ecclesiali. «Camminando – ha sottolineato Piacentini, che ha ricordato l’impegno del Ministero proprio nella mappatura dei cammini italiani attraverso un atlante onnline – è possibile cambiare l’uomo e il mondo: camminare è il gesto più semplice, che ci permette di riconnetterci con noi stessi e di riscoprire un patrimonio spesso sconosciuto». La serata è stata animata dalla proiezione del docufilm Le energie invisibili di Luca Contieri, che ha vissuto un pellegrinaggio tra Milano e Roma. Stamattina i lavori proseguiranno con i laboratori in vista delle esperienze estive e le conclusioni di don Michele Falabretti. © RIPRODUZIONE RISERVATA Un momento della “Fiera dei cammini” a Sacrofano (Siciliani)

da Avvenire

Stati Uniti. A Yale sale in cattedra la «felicità»: è boom di iscrizioni

L'università di Yale è stata fondata nel 1701 a New Haven nel Connecticut

L’università di Yale è stata fondata nel 1701 a New Haven nel Connecticut

Il 12 gennaio 2018, a pochi minuti dall’apertura della registrazione per il corso di “Psychology and the Good Life” a Yale, circa 300 persone si erano iscritte. In tre giorni erano diventate 600 e dopo ancora due giorni 1.200, circa un quarto degli studenti dell’università iscritti al triennio. Il corso, tenuto dalla professoressa di psicologia, Laurie Santos, insegna agli studenti come vivere meglio ed essere felici attraverso due lezioni a settimana.

Quello che interessa a Santos è il fatto che un corso come il suo ha la potenzialità per “cambiare la cultura dell’intera università”, sostenendo che è così amato perché alle scuole superiori gli studenti hanno messo in secondo piano la felicità per riuscire ad essere ammessi a una delle scuole più prestigiose degli Stati Uniti. Un rapporto del 2013 del Yale College Council mostrava come più della metà degli studenti del triennio (l’undergraduate program) avessero fatto ricorso a un aiuto psicologico offerto dalla scuola.
Da tempo gli studenti di Yale chiedono alla facoltà un corso di “happiness”, ma nessuno si immaginava questi numeri, scrive il New York Times in un articolo. Si tratta infatti del corso con il maggior numero di
studenti in 317 anni di storia di Yale. Il precedente record era del corso di “Psychology and the Law” che nel 1992 raggiunse 1.050 studenti. In media a Yale i corsi non superano mai i 600 iscritti. Un corso con oltre 1.000 studenti richiede aule più grandi e un corpo di assistenti enorme: ne sono stati assunti in
tutto 24 per quello di Santos.

In generale i corsi di psicologia positiva sono molto popolari nelle università americane. Ad Harvard sono 900 le persone che si sono iscritte a “Positive Psychology” nel 2006. Santos sostiene che l’unica differenza rispetto a questi corsi è che il suo si focalizza anche sulle teorie legate ai cambiamenti di comportamento per migliorare le prestazioni, diminuire lo stress e stabilire uno stile di vita positivo.

da Avvenire

Giornata della Memoria. S’aggira ancora il fumo di Auschwitz

da Avvenire

La capacità di Liliana Segre di coinvolgere nella narrazione dell’orrore ogni sorta di uditorio ci dice come la pedagogia della memoria abbia bisogno di emozioni forti più che di rigorosi ragionamenti e analisi didattiche.Liliana Segre racconta il dramma di una ragazzina di 13 anni coinvolta suo malgrado in una storia che non ha niente a che vedere con la preadolescenza, che ti costringe ascoltandola a entrare nei panni di chi realmente ha sofferto la deportazione, la morte, l’annichilimento.

Non c’è retorica, non c’è celebrazione. Solo la nuda narrazione che permette a chiunque di identificarsi con questa piccola ebrea che lotta per la sua sopravvivenza. Non sono numeri, non sono cifre, ma unicamente la traccia umana di chi ha attraversato il nulla ed è riuscito a riemergerne. I giovani hanno bisogno di incontrare persone, educatori e testimoni che sanno comunicare la loro passione, che sanno trasformare la memoria in un conflitto aperto con il presente per creare un discrimine con l’orrore che si annida ancora attorno a noi e che magari fra trent’anni o quaranta, o cinquanta verrà chiamato col suo vero nome.

Nella Giornata della Memoria dobbiamo avere il coraggio di fuggire dalla pura e semplice celebrazione e concentrarci su come il fumo di Auschwitz si aggiri ancora nella nostra storia, nelle nostre città, nelle nostre relazioni. Indignarsi per i crimini nazisti deve servire per liberarci sempre di più della violenza contro i bambini, contro le donne, contro i profughi stranieri, contro chi è troppo debole per poter far sentire la propria voce. Che la giornata della memoria ci aiuti ad aprire gli occhi sulle nuove forme di orrore. Forse in questo modo ci potrebbe essere una vera possibilità di onorare chi l’orrore l’ha subito fino al sacrificio estremo.

Martirio. Beati il vescovo di Orano e i monaci di Tibhirine uccisi in Algeria

I monaci rapiti e uccisi a Tibhirine

I monaci rapiti e uccisi a Tibhirine

da Avvenire

La Chiesa avrà presto una nuova santa, 23 nuovi beati e due nuovi venerabili. Il via libera alla pubblicazione dei relativi decreti è stata data dal Papa al cardinale Angelo Amato prefetto della Congregazione delle cause dei santi ricevuto ieri, 26 gennaio. La Chiesa avrà dunque una nuova santa spagnola Nazaria Ignazia March Mesa, fondatrice della Congregazione delle Suore Misioneras Cruzadas de la Iglesia (Madrid 10 gennaio 1889 – Buenos Aires Argentina 6 luglio 1943).

La tomba del vescovo di Orano

La tomba del vescovo di Orano

I martiri di Algeria

A spiccare nell’elenco diffuso oggi, 27 gennaio, sono in particolare i nomi dei martiri di Algeria. Sono il vescovo di Orano Pietro Claverie, dell’Ordine dei frati predicatori (domenicani), e altri 18 tra religiosi e religiose uccisi in odio alla fede nel paese nordafricano nell’arco di due anni: dal 1994 al 1996. L’uccisione del vescovo di Orano, avvenuta il 1 agosto 1996 si pone al termine di una lunga scia di sangue che era iniziata due anni prima. All’interno di essa si colloca anche il rapimento e l’uccisione dei sette monaci di Tibhirine. Un cammano di fondamentalisti li sequestrò nella notte tra il 26 e il 27 marzo 1996. Erano tutti di nazionalità francese e proprio con la Francia i sequestratori aprirono una trattativa che non portò a nulla. Il 21 maggio successivo viene annunciata la loro uccisione e nove giorni dopo vennero fatte ritrovare le teste mozzate dei sette religiosi.

Venerabile Anna-Maria Maddalena Delbrêl

Anna Maria Maddalena Delbrel

Anna Maria Maddalena Delbrel

La figura di questa laica francese Anna-Maria Maddalena Delbrêl vissuta nel secolo scorso è legata a un percorso di fede che vide questa adolescente, nata in una famiglia cattolica nel 1904, aderire alla cultura positivista, contraria ad ogni forma di religione, tanto da farle dichiarare a soli 17 anni il proprio ateismo convinto con la frase “Dio è morto”. Ma all’età di 20 anni avvenne un episodio che la porterà a cambiare radicalmente vita e prospettiva: un suo amico deciderà di entrare nei domenicani e per lei questa fu una decisione che la mise in crisi. Inizierà un percorso di conversione, che la porterà a schierarsi accanto agli ultimi e agli emarginati a Ivry-sur-Seine, un centro abitato ricco di industrie e considerato un nucleo forte del comunismo francese. Lì opererà per oltre 30 anni fino alla morte avvenuta nel 1964. Oggi il decreto che ne riconosce le virtù eroiche e la possibilità di chiamarla venerabile.

Tra i nuovi beati anche due suore italiane

Accanto ai martiri dell’Algeria, il Papa ha dato il suo benestare al riconoscimento del miracolo attribuito all’intercessione di tre venerabili, che permetterà loro di essere proclamati beati. Due sono suore italiane: Clelia Merloni, fondatrice dell’Istituto delle Apostole del Sacro Cuore di Gesù (Forlì 10 marzo 1861 – Roma 21 novembre 1930) e Maria Crocefissa dell’Amore Divino (al secolo Maria Gargani), fondatrice delle Apostole del Sacro Cuore (Morra Irpino 23 dicembre 1892 – Napoli 23 maggio 1973). Le altre due nuove beate sono la francese Alfonsa Maria Eppinger (al secolo: Elisabetta), fondatrice della Congregazione delle Suore del Santissimo Salvatore (9 settembre 1814 – 31 luglio 1867) e la laica romena Veronica Antal, dell’Ordine francescano secolare uccisa in odio alla fede il 24 agosto 1958 a Hălăuceşti (Romania).

Un venerabile italiano

Oltre al riconoscimento delle virtù eroiche della francese Delbrêl, vi è anche il decreto relativo a quelle del nuovo venerabile don Ambrosio Grittani, sacerdote diocesano e fondatore delle Oblate di San Benedetto Giuseppe Labre. Era nato a Ceglie del Campo (Bari) l’11 ottobre 1907 e morto il 30 aprile 1951 a Molfetta (Bari).

IV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B) Foglietto Letture e Salmo

28 Gennaio 2018  IV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

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Gesù inizia il suo ministero annunciando il vangelo del regno di Dio (Mc 1,15). Si ha un regno quando c’è un popolo governato da un’autorità sovrana che esercita il suo potere per mezzo della legge.
Dio è Santo ed esercita il suo dominio per mezzo della potenza dello Spirito Santo; la sua unica legge è l’amore. Vive nel regno di Dio chi, nella libertà dell’amore, si sottomette all’azione potente del suo Spirito che “è Signore e dà la vita”. Adamo ed Eva con il peccato si sono ribellati a Dio sottraendosi alla sua sovranità, ed a causa loro tutti gli uomini sono stati costituiti peccatori (Rm 5,12) per cui “giacciono sotto il potere del Maligno” (1Gv 5,15), il quale regna sull’uomo con la forza della menzogna e con la legge del peccato.
Gesù Cristo, nuovo Adamo, sottomesso al Padre con una obbedienza spinta fino alla morte di croce (Fil 2,8), ripieno di Spirito Santo e rivestito di potenza dall’alto al battesimo del Giordano, inizia la sua missione instaurando il regno di Dio con autorità. I demoni si sottomettono a lui, manifestando così che il loro potere sull’uomo ormai volge al termine e che il regno di Dio è entrato nel mondo. La parola di Gesù, al contrario di quella degli altri maestri del tempo, non tende a diffondere delle opinioni dottrinali, chiama invece gli uomini all’obbedienza a lui (1Pt 1,2) per mezzo della fede(cf. Rm 1,5; 6,16-17), la pratica dei suoi comandamenti(Gv 14,21) e la guida del suo Santo Spirito. Oggi è compito della Chiesa, cioè di ogni cristiano, far arrivare il regno di Dio ad ogni uomo su questa terra.