Inclusività e diversità: anche uno pneumatico può fare cultura

L’autunno di New York fa cadere l’ultima foglia. Alice è nera. Anche il Bianconiglio di bianco non ha nulla. E sono neri tutti gli abitanti del Paese delle Meraviglie. L’ultima idea del Calendario più famoso del mondo regala una fiaba nella fiaba. Racconta che la bellezza ha un colore solo, per dimostrare alla fine che non ha nessun colore. E mostra il lato più crudo dell’estetica contemporanea: non è più la perfezione la protagonista, ma i nuovi canoni dell’inclusività e della diversità. Ancora senza nudo, ancora una svolta, per una volta con gli uomini oltre alle donne a segnare i mesi e il tempo che cambia. Così la trasformazione del Calendario Pirelli, “The Cal” come è aristocraticamente chiamato dalla ristretta cerchia di chi può accedervi, è ormai completata. E dentro ha tutta la filosofia su cui poggia l’idea che anche uno pneumatico può fare cultura, partorendo ogni anno da 54 stagioni e 45 edizioni a questa parte, un oggetto di culto e di arte fotografica che amplifica il nome del marchio anche lontano dall’asfalto, dalle frenate e dalle piste di Formula 1.

La Duchessa reale ha dunque il volto intenso e irresistibile di Whoopy Goldberg. Il boia è femmina e ha le fattezze di una ancora affascinantissima Naomi Campbell. La regina di cuori quelle ambigue della drag queen RuPaul. Il fotografo Tim Walker, scelto per scattare questa edizione, ha voluto un cast “all black”, all’insegna della diversità. Tra i 18 volti che ha messo davanti alla sua macchina fotografica, accomunati dall’essere tutti neri, ha voluto non solo modelli e modelle, ma anche personaggi del mondo dello spettacolo e attivisti per i diritti umani, in un progetto che, in 28 scatti con scenografie e costumi da sogno, è diventato (anche) un forte messaggio politico. «Non c’è niente di più magico di un mondo che tutti possono interpretare in modo diverso, come quello di Alice. Nella tradizione di Pirelli non ci sono confini e discriminazioni e siamo felici di lanciare un messaggio del genere in un periodo di contraddizione come quello attuale», dice il ceo di Pirelli, Marco Tronchetti Provera.

Stravolgere, sorprendere, interpretare: così il coniglio da bianco diventa nero, e nere sono le rose rosse della Regina di Cuori. Anche il Paese delle Meraviglie non è un luogo spensierato, ma come il mondo reale ha i suoi pericoli e i suoi misteri. Lewis Carroll, l’autore della favola, forse non avrebbe gradito: «Non credo invece che avrebbe avuto da obiettare. O comunque non ne sarebbe stato sorpreso – commenta Robert Douglas Fairhurst, professore di letteratura inglese ad Oxford -. Infatti i suoi personaggi bisticciano su molte cose, dalle crostate al significato delle battute di spirito, ma il colore della pelle non è tra queste».

Da sempre la forza del Calendario è stata quella di assorbire le tendenze senza scadere nella volgarità, e la cruda giocosità dell’edizione 2018 lo conferma: «Noi pensiamo che la società si basi su una struttura
familiare, che poi magari si sviluppa in maniera diversa. Ma esiste sempre un senso del dovere che si trasforma in dovere sociale, nel quale l’emulazione è il motore per le nuove generazioni. Purtroppo viviamo in un mondo in cui viene invece spesso alimentata l’invidia, aziende come la nostra hanno il dovere di diffondere un modello educativo diverso. Abbiamo il privilegio di aver raggiunto degli obbiettivi, ma anche il dovere di trasformare quel privilegio in una partecipazione culturale». Nessuna connotazione politica, precisa Tronchetti, «anche se un calendario del genere può sembrare un messaggio: questo Cal prescinde dal momento, l’idea di presentarlo nell’America di Trump è nata prima che lui diventasse presidente. Poi la società si evolve e la diversità è diventata un tema attuale. Diciamo così, allora: Naomi Campbell ha fatto primo il calendario a 16 anni, questo dimostra che non abbiamo mai visto la diversità come una barriera. E
così non sarà mai».

La bellezza mascherata che splende sul Calendario Pirelli, a fianco di quella di attrici come Lupita Nyong’o e della modella sudsudanese-australiana Duckie Thot, va ben oltre la pura estetica. È fatta dell’impegno per i diritti delle donne della gambiana Jaha Dukureh, vittima e sopravvissuta alle mutilazioni genitali femminili, e della lotta femminista e per la libertà dell’identità sessuale dell’attivista, avvocatessa e modella britannica Adwoa Aboah. «Volevo parlare di Alice nel nostro mondo – racconta Tim Walker – perché la ruota del tempo gira e tutto cambia, diventando una nuova storia da raccontare».

avvenire

Razzismo, pallacanestro e un autobus da non perdere

Solo a citare l’episodio vengono i brividi, poi rabbia e indignazione. Era la sera del 1 dicembre 1955 a Montgomery, Alabama, quando Rosa Parks, quarantaduenne sarta di ritorno dal lavoro, venne bruscamente invitata dall’autista dell’autobus su cui viaggiava a lasciare il suo posto a sedere. Non per cederlo a un anziano, una donna incinta o un diversamente abile. No. Fu invitata a farlo perché il colore della sua pelle non le permetteva di poter sedere lì. Al suo cortese, ma dignitosamente fermo, rifiuto l’autista richiese l’intervento della polizia e Rosa fu arrestata e incarcerata per aver violato le norme cittadine che obbligavano le persone di colore a cedere il posto a sedere ai bianchi, qualora nel settore a loro riservato, non ve ne fossero stati di disponibili. Dal giorno successivo partì una lunga e, alla fine, vittoriosa battaglia che cambiò la storia dei diritti civili. Tuttavia i rigurgiti di ignoranza, violenza, sopruso non muoiono mai del tutto.
Nel novembre del 2017 a Torino (eh, sì proprio la mia città, mica l’Alabama) su un autobus del mattino pieno di studenti, un signore sulla sessantina (che dunque apriva i suoi occhi sul mondo proprio mentre Rosa Parks veniva arrestata) ha preso a calci una ragazzina di colore insultandola nel solito modo idiota e qualunquista. La ragazzina in questione si chiama Giulia e gioca a basket, peraltro molto bene. Giulia è sconvolta, fortunatamente si confida con le sue compagne di squadra. È proprio il presidente della sua società sportiva ad accompagnarla a denunciare il fatto. Poche ore dopo, la nazionale femminile di basket, lo sport del cuore e del futuro di Giulia, gioca una partita valida per le qualificazioni ai Campionati Europei del 2019. Coach Marco Crespi fa esordire Olbis Futo Andrè, pivot di grande talento, nata il giorno di Natale del 1998 vicino a Bologna. È una ragazza italiana di colore, che veste, con orgoglio ed emozione, la maglia azzurra. Lei risponde alla fiducia con un’ottima partita, segna 12 punti e prende 12 rimbalzi, l’Italia (anche grazie a lei) vince, ma questo è un dettaglio. Perché coach Crespi decide, a match concluso, di mandare «una carezza a Giulia», dedicandole proprio quell’esordio vincente. Anzi, fa di più: pubblica una fotografia dove metà del suo viso (Marco Crespi di bianco non ha solo la pelle, ma anche una lunga barba!) si dissolve nella metà del viso di Olbis Andrè. È un gesto simbolico, certo, ma è un modo di non tacere, di schierarsi, di far sentire la propria opinione.
Essere Commissari Tecnici di una nazionale (ho avuto, fra Finlandia e Italia, l’onore di ricoprire quel ruolo per 11 anni) significa parlare a migliaia di ragazzi che ti seguono, che ti ascoltano, che giudicano ogni tuo gesto e per i quali sei un modello di riferimento. È una responsabilità meravigliosamente grande e, forse, non è per tutti. Spesso viene più facile non schierarsi, non esprimersi, pensare solo alla prestazione, certi che solo da quella si sarà giudicati. No, non è così. E lo dico con ancora più forza a poche ore di distanza da una, a suo modo, storica mancata qualificazione ai Mondiali nello sport più amato nel Paese. Essere Commissari Tecnici comporta la necessità di schierarsi, di definire con precisione ciò che si ritiene giusto e ciò che si ritiene sbagliato, con l’obbligo di saperlo spiegare tanto a un ragazzino del minibasket, quanto a un ottantenne che gioca nel campionato Master.
Quel volto diviso a metà, che mette insieme la barba bianca di Coach Crespi e la pelle nera di una ragazza diciannovenne, è un capolavoro di intelligenza e di bellezza. Complimenti a lui e alla Federbasket, che hanno regalato una lezione indimenticabile a tutti noi che avremmo potuto essere passeggeri dell’autobus di Giulia. Quello di Rosa Parks è tutt’ora esposto all’Henry Ford Museum a Dearborn, nel Michigan, ma tanti autobus proprio come quello, passano continuamente sotto al nostro naso. Troppo spesso facciamo finta di non vederli, aspettando risposte da qualcun altro.
Bertolt Brecht, in una splendida poesia che si intitola A chi esita, racconta di coloro che preferiscono continuare a maledire l’oscurità piuttosto che accendere una candela e che, di fronte alle difficoltà, agli errori, alle menzogne, alle forze che scemano si domandano su chi possiamo ancora contare. Non aspettarti nessuna risposta oltre la tua, chiude il poeta, proprio come ha fatto un coach che, in un attimo, è diventato un Maestro. Già, proprio con la M maiuscola.

avvenire

Ebraismo. Addio al rabbino Laras, campione del dialogo ebraico-cristiano

Si è spento il rabbino Giuseppe Laras, 82 anni, figura chiave, assieme al cardinale Carlo Maria Martini, del dialogo ebraico-cristiano a Milano e in Italia. Laras è stato tra l’altro rabbino capo della comunità ebraica di Milano e presidente dell’Assemblea Rabbinica Italiana.

“È mancato un grande Maestro, una Guida per la nostra Comunità della quale è stato per 25 anni Rabbino Capo”, informa online la testata ebraica milanese Mosaico. “Figura di altissimo spessore culturale e umano, Rav Giuseppe Laras ha segnato un`epoca dell`ebraismo milanese e italiano, ma non solo. Ha dato impulso al Dialogo interreligioso con sincerità e coraggio; ha divulgato i valori e il Pensiero ebraico diventando un punto di riferimento costante, per la sua levatura intellettuale e spirituale». Dopo una cerimonia di commiato, il rabbino verrà sepolto in Israele.

avvenire

L’iniziativa. Domenica la prima Giornata mondiale dei poveri

«Non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità». Si apre con questo passo della prima lettera di Giovanni il messaggio del Papa per la prima Giornata mondiale dei poveri che si celebrerà domenica. Una novità voluta dal Papa alla fine del Giubileo della misericordia come «richiamo alla coscienza credente» del fatto che «condividere con i poveri ci permette di comprendere il Vangelo nella sua verità più profonda», ovvero che «i poveri non sono un problema: sono una risorsa a cui attingere per accogliere e vivere l’essenza del Vangelo».

Il Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, organizzatore dell’evento, in un comunicato rilanciato dalla Radio Vaticana riferisce che domenica 4.000 tra bisognosi, persone meno abbienti e poveri accompagnati dal personale delle associazioni di volontariato provenienti non solo da Roma e dal Lazio, ma anche da diverse diocesi del mondo (Parigi, Lione, Nantes, Angers, Beauvais, Varsavia, Cracovia, Solsona, Malines-Bruxelles e Lussemburgo…) raggiungeranno la Basilica di San Pietro per partecipare alle Messa celebrata dal Papa alle 10.

Terminata la Messa, 1.500 di loro saranno ospitati in Aula Paolo VI per un pranzo festivo insieme a Francesco. Animeranno questo momento la Banda della Gendarmeria Vaticana e il coro “Le Dolci Note”, composto da bambini dai 5 ai 14 anni. Gli altri 2.500 ospiti saranno invece trasferiti presso mense, seminari e collegi cattolici di Roma (Pontificio Collegio Nordamericano, Collegio Apostolico Leoniano, Mense del Circolo San Pietro, Mensa Caritas Roma, Comunità di Sant’Egidio, Pontificio Seminario Romano Minore, Pontificio Ateneo Regina Apostolorum) per partecipare anche loro ad un pranzo di festa.

I poveri saranno serviti da 40 diaconi della diocesi di Roma e da circa 150 volontari provenienti dalle parrocchie di altre diocesi. Il menù che il ristorante “Al Pioppeto” di Sergio Dussin servirà nell’Aula Paolo VI sarà composto da gnocchetti sardi padellati con pomodoro, olive e formaggio Collina Veneta, bocconcini di vitello con verdure, polenta e broccoli di Bassano, tiramisù alla veneta, acqua, aranciata e caffè.

Il dicastero per la Promozione della nuova evangelizzazione, guidato dall’arcivescovo Rino Fisichella, si è rivolto ad alcuni movimenti e associazioni – Caritas, Comunità di Sant’Egidio, Ordine di Malta, Nuovi Orizzonti, Comunità Giovanni XXIII, Associazione Fratello 2016, Opere Antoniane di Roma, Acli di Roma, Gruppi vincenziani di volontariato e altri – per coinvolgere poveri ed emarginati. Tra le iniziative in preparazione alla Giornata anche il Presidio sanitario solidale in piazza Pio XII (è stato aperto lunedì scorso e rimane attivo fino a domenica, dalle 9 alle 16). In questa area medica saranno effettuate gratuitamente, per tutti coloro che lo richiederanno, analisi cliniche, visite mediche specialistiche di cardiologia, di dermatologia, di infettivologia, di ginecologia e di andrologia.

avvenire

La preghiera è silenzio, è imparare a dire “Padre”, è farsi piccoli. Pregare non è parlare con Dio come pappagalli. La Messa non è uno spettacolo. Andiamo all’incontro vivo con Gesù, non a un museo

Che cos’è la preghiera?” È la domanda centrale che papa Francesco ha rivolto ai fedeli presenti in piazza San Pietro. “Per comprendere la bellezza della celebrazione eucaristica desidero iniziare con un aspetto molto semplice: la Messa è preghiera, anzi, è la preghiera per eccellenza, la più alta, la più sublime, e nello stesso tempo la più ‘concreta’. Infatti è l’incontro d’amore con Dio mediante la sua parola e il corpo e sangue di Gesù”. Così Francesco ha aperto la sua riflessione nell’udienza generale odierna in piazza San Pietro, continuando il nuovo ciclo di catechesi sulla Messa soffermandosi sul tema “La Messa è preghiera“.

Il testo integrale della catechesi è stato pubblicato sul sito della Santa Sede.

avvenire

I santi del 16 Novembre 2017

Santa MARGHERITA DI SCOZIA   Regina e vedova – Memoria Facoltativa
Ungheria, circa 1046 – Edimburgo, Scozia, 16 novembre 1093
Figlia di Edoardo, re inglese in esilio per sfuggire all’usurpatore Canuto, Margherita nacque in Ungheria intorno al 1046. Sua madre, Agata, discendeva dal santo re magiaro Stefano. Quando aveva nove anni suo padre potè tornare sul trono; ma presto dovette fuggire ancora, questa volta in Scozia. E qui Margherita a 24 anni fu sposa del re Malcom III, d…
www.santiebeati.it/dettaglio/30000

Santa GELTRUDE (GERTRUDE) LA GRANDE   Vergine – Memoria Facoltativa
Eisleben, Germania, ca. 1256 – Monastero di Helfta, Germania, 1302
Nata nel 1256 a Eisleben, in Germania, a 5 anni venne affidata alle monache di Helfta e con loro trascorse il resto della vita. Educata nell’eccellente scuola dell’abbazia, presto rivelò un’intelligenza fuori dal comune. A 26 anni ebbe una visione nella quale si trovò di fronte a una siepe di spine. Il Signore la sollevò…
www.santiebeati.it/dettaglio/30050

Santi AGOSTINO E FELICITA   Martiri
www.santiebeati.it/dettaglio/77830

Santi LUSORE E LEUCADIO
www.santiebeati.it/dettaglio/77835

Sant’ EUCHERIO DI LIONE   Vescovo
www.santiebeati.it/dettaglio/77840

Sant’ EDMONDO RICH   Arcivescovo di Canterbury
www.santiebeati.it/dettaglio/77845

Sant’ OTMARO DI SAN GALLO   Abate
689 – 16 novembre 759
www.santiebeati.it/dettaglio/91952

Santi ELPIDIO, MARCELLO, EUSTOCHIO E COMPAGNI   Martiri
Al tempo dell’imperatore Giuliano l’Apostata, dopo aver subito vari tormenti furono condannati al fuoco e martirizzati il 26 settembre. Vennero sepolti in una tomba sul Monte Carmelo. Sono commemorati il 16 novembre….
www.santiebeati.it/dettaglio/91245

Sant’ ANIANO DI ASTI   Vescovo
V secolo
www.santiebeati.it/dettaglio/90488

Sant’ AGNESE DI ASSISI
Assisi 1197 – Assisi 1253
Tra le primissime discepole di santa Chiara, ad Assisi, ci fu la sorella minore Agnese. Aveva appena quindici anni quando nel 1212, a pochi giorni dall’apertura, bussò alla porta del conventino di San Damiano che Francesco aveva designato come casa del second’ordine. La leggenda narra dello scalpore suscitato ad Assisi dalla scelta delle due sorelle. …
www.santiebeati.it/dettaglio/90359

Beato EDOARDO OSBALDESTON   Martire
www.santiebeati.it/dettaglio/77855

Beato GHERARDO DI SERRADECONTI   Monaco camaldolese
Sec. XIV
www.santiebeati.it/dettaglio/90468

Beato SIMEONE   Abate di Cava
Cava dei Tirreni, † 16 novembre 1140
www.santiebeati.it/dettaglio/91347

Beato GIUSEPPE MARXEN   Sacerdote e martire
Worrigen, Germania, 5 agosto 1906 – Tirana, Albania, 16 novembre 1946
Don Josef Marxen, di nazionalità tedesca, si mise al servizio della Chiesa di Albania, incardinato nella diocesi di Durazzo. Per le sue origini, fu presto visto come un nemico dalla propaganda del regime comunista. Fu arrestato due volte, ma la prima venne liberato grazie all’intervento dei suoi parrocchiani. La seconda volta, invece, venne cond…
www.santiebeati.it/dettaglio/97015