17 Dicembre 2017 III Domenica Avvento commento di don Fabrizio Crotti

La pericope evangelica di oggi è composta dal primo dei brani del Prologo del vangelo di Giovanni(1,1-18) in cui si fa riferimento a Giovanni battista, e dal primo episodio narrato ne “libro dei segni”, cioè la testimonianza resa da Giovanni ai sacerdoti e leviti inviati dai giudei(1,19-28). I versetti presi dal prologo sottolineano il ruolo di Giovanni nella storia della salvezza; e il  ruolo è definito a partire dal ruolo di testimone inviato.

L’oggetto della testimonianza è indicato con il simbolo della luce che, insieme con la vita, è uno dei grandi simboli giovannei.

Dal contesto del prologo appare chiaramente che “la luce” cui si fa riferimento è quella di cui si è detto:”nel Verbo era la vita e la vita era la luce degli uomini”(1,4). Più avanti si legge infatti che Giovanni fu il primo a parlare della preesistenza di Gesù e quindi a lasciar intravvedere le dimensioni trinitarie del mistero di Dio. In conseguenza di questa rilevanza, la testimonianza di Giovanni è considerata, nel quarto vangelo,come estesa a tutti gli uomini (egli venne…perchè tutti credessero per mezzo di lui).

La prima parte della testimonianza concreta per gli inviati dei giudei(1,19-21) è tutta al negativo: Giovani dichiara che cosa non è. La negazione di essere Elia si può spiegare con la concezione che vede in Elia il precursore immediato di Dio e quindi,di fatto, giungerebbe a considerare Giovanni come il messia. La decisa negazione “non sono Elia”ha perciò la funzione di fugare un tale fraintendimento.

La parte positiva della risposta (1,22-23) presenta lo steso testo di Is 40,3 incontrato in Mc 1,3. anche nel quarto vangelo abbiamo allora un accenni iniziale all’idea che la venuta di Gesù è la realizzazione della “via del Signore”.

La risposta alla domanda perché allora battezzi si mantiene sostanzialmente nel quadro delle affermazioni dei Sinottici. Essa collega l’attività di Giovanni a uno che viene dopo di lui. Nella redazione giovannea è accennato immediatamente il tema della necessità di una lettura molto più profonda della realtà:”in mezzo a voi sta uno che non conoscete”. Per ora non viene presentato il tema dello Spirito, che nel quarto vangelo, diviene oggetto del brano seguente (1,32-33) in cui appare finalmente Gesù, proclamato da Giovanni “Agnello di Dio” e “Figlio di Dio” (1,29-34).

La prima lettura presenta un accostamento interessante di due testi forti, presi ancora una volta dall’ultima parte del libro di Isaia.

La prima parte (61,1-2) è costituita dalle parole che Gesù leggerà, per introdurre la propria presentazione, nella sinagoga di Nazaret (Lc 4,16ss). Esse esprimono la consapevolezza di un personaggio che sarà consacrato dal Signore con lo Spirito Santo e si sente inviato per la evangelizzazione dei poveri. La sua venuta realizza la guarigione dei cuori spezzati, la liberazione degli schiavi, l’uscita dal carcere dei prigionieri.

Questo primo passo isaiano è poi tagliato in modo da trovare il suo apice nell’annuncio dell’”anno di misericordia del nostro Dio”. In questo modo la venuta di colui che è atteso viene ad identificarsi con il tempo della restaurazione efficace, di cui l’anno giubilare era semplicemente immagine.

Il secondo passo è incerto nella sua collocazione nel contesto del libro isaiano. La collocazione liturgica propone una delle soluzioni migliori, precisamente quella che lo collega all’inizio del cap.61 identificando in un unico personaggio i due che parlano.

Il testo è incentrato sulla gioia grande dell’evangelizzazione dei poveri. Essa è paragonabile solo all’emozione dello sposo e della sposa che si vestono per i giorno delle loro nozze. In questo modo appare sullo sfondo il team grande delle nozze: il messaggero avanza sullo sfondo dell’unione sponsale che finalmente si compie, tra Dio e il suo popolo.

L’evangelizzatore procede vestito splendidamente di salvezza e di giustizia. La terra torna germogliare in tutto il suo rigoglio, mentre giustizia e lode si impiantano, per dono dell’azione di Dio, presso tutte le genti. Il tema delle nozze, che era partito dall’evangelizzazione dei poveri, si allarga significativamente a coinvolgere anche le nazioni pagane.

La seconda lettura è la parte finale di 1Ts in cui si susseguono alcune richieste alla comunità (16-22) e una benedizione preghiera-rassicurazione che chiude di fatto la lettera.

Si inizia con tre atteggiamenti fondamentali che da sempre la chiesa ha considerato caratterizzanti il tempo d’avvento.

Anzitutto è richiesta la gioia, che è necessario vivere sempre, anche nei momenti complessi, difficili, oscuri, e non solo nelle situazioni di prosperità e benessere.

Poi si parla della preghiera incessante, senza interruzioni. E’ noto come questa raccomandazione, se presa sul serio, possa generare un’ascesi decisiva di preghiera per attuare la richiesta di questo ininterrottamente.

La terza esortazione è a ringraziare sempre. L’insieme delle tre esigenti indicazioni, è suggellata della’impegnativa dichiarazione:”questa è la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi”.

Una seconda serie di comandi (19-22) riguarda chiaramente il discernimento. Il v 20 forse andrebbe tradotto senza articolo(non disprezzate profezie) per rendere più comprensibile agli ascoltatori che non si tratta del rispetto degli antichi scritti profetici, ma il fenomeno della profezia contemporaneo ad ogni epoca ecclesiale.

La benedizione conclusiva chiede per la comunità il raggiungimento della pienezza della perfezione. L’attenzione è rivolta in modo molto forte anche ai singoli. Si parla infatti di spirito, anima e corpo, che sono le diverse dimensioni in cui è leggibile un uomo. Possiamo interpretare così:spirito = il livello in cui l’uomo è in grado di accogliere lo Spirito di Dio, anima= il livello che possiamo definire piuttosto psicologico, corpo=il livello in cui l’uomo fa esperienza di se stesso come oggetto possibile delle proprie azioni.

La preghiera inserisce anche in questo caso la “venuta del Signore nostro Gesù Cristo” che ancora una volta si unisce alla rassicurazione della fedeltà di Dio alle sue chiamate.