Un’informazione oltre il gossip? Questione di pesi

Ma quali saranno, nel tempo della comunicazione ininterrotta, il nostro, i valori e l’importanza varia delle notizie da proporre al pubblico?

Una volta esisteva una diffusa consapevolezza culturale che sapeva distinguere il diverso peso, appunto di importanza, tra vari fatti di cui dar conto.

Diciamo pure, con una parola non bellissima, una sorta di gerarchia nel peso da attribuire a eventi e realtà di pubblico risalto. Certo, si sapeva benissimo che cronaca nera o sport o varietà erano popolari e, per i più, argomenti di maggiore interesse immediato rispetto a imprescindibili questioni, per esempio, di politica internazionale o nazionale o della stessa cultura. E per quest’ultima c’erano atteggiamenti selettivi, spesso persino fin troppo, comunque lasciando all’intrattenimento una presenza, per esempio, di minore risalto o non da prima o terza pagina. Ho un ricordo personale di circa sessant’anni fa. Ero stato, la domenica, come molto spesso allora, a vedermi la partita allo stadio. Mi ero arrampicato fin lassù, fino al gradino estremo (e più economico) di San Siro, e mi ero goduto uno spettacolo emozionante e bello, che mi dava quella felice distrazione di cui sentivo il bisogno. Ero un ragazzo. Il giorno dopo, nel cortile dei Salesiani dove studiavo, un mio compagno di classe mi prestò un giornale, un quotidiano importante, dove sulla prima pagina vedevo una foto con richiamo vistosissimo ai servizi interni. Era la foto di una partita del campionato di calcio, la stessa a cui io stesso avevo assistito contento. La cosa mi sorprese e molto: amavo lo sport, appunto, ma il rilievo che si cominciava a dagli mi sembrava decisamente fuori luogo.

«Vogliono deviarci », mi dicevo. Capisco che per i più giovani di oggi la mia sorpresa di quel tempo – peraltro allora non poco delle cose. Gran risalto, diciamo, del pop, che tra giornali e telegiornali si impone, nel segno di un’ideologia dominante e pervasiva, per cui ciò che più conta è l’apparire e piacere al più vasto pubblico generico. Tanto che si arriva a privilegiare addirittura il gossip, al punto di dedicare intere pagine di quotidiano e lunghi servizi all’interno dei tg di massimo ascolto a faccende private di personaggi come ex calciatori e loro consorti, note o notissime che siano. Ed è qui superfluo citare esempi recenti, che ognuno può riconoscere, anche chi è del tutto indifferente e rispetto ai quali la pubblica attenzione è risultata involontariamente comica, nel senso delle parole di un poeta come Giovanni Giudici: «Comico suo malgrado è il colmo del comico». Se poi ci spostiamo davanti alla tv, appunto, il gioco si fa davvero impegnativo.

L’enfasi maggiore, gossip a parte, viene riservata a innumerevoli cantanti di canzoni, in genere gratificati di iperboliche definizioni, tipo «un grande che ha cambiato la musica del Novecento», essendo ormai l’idea di musica (musica tout court, visto che l’aggettivo ‘leggera’ è sindacalmente abolito), come se non esistesse alcuna continuità nella musica contemporanea di ricerca, gerarchicamente azzerata nell’adozione del gradimento di massa come valore essenziale e riferimento di base. E io continuo a pensare a quel remoto 1962, quando, essendo appassionato di calcio e ascoltatore di amate canzonette, sapevo che la ricerca, in tutti i campi, aveva un compito alto e inestimabile. Avvertivo pacificamente il senso di una irrinunciabile presenza delle

élites nella loro utilità decisiva per la società civile. Tanto che spesso penso di realizzare un saggio dal titolo, o circa, di Élites a vantaggio del popolo. Ma, con la diffusione del qualunquismo populista, il progetto sarebbe mal visto, o addirittura ritenuto antidemocratico. Ma necessaria è una riflessione sul reale peso nella comunità umana delle cose e dei fatti, tornando a proposte nell’informazione che vadano oltre la solita superficie della cultura di massa. Soprattutto per non abbassare ulteriormente il livello di ascolto e la capacità di giudizio critico nel pubblico.

MIn un tempo di ininterrotta comunicazione, che privilegia gli interessi della massa, occorrono riflessioni che non si fermino alla superficie delle cose condivisa parrebbe assurda.

Ed era forse l’inizio di una nuova realtà della comunicazione divenuta imperante. Oggi, infatti, la gerarchia dell’informazione procede decisamente in un senso che spesso privilegia il possibile interesse di massa rispetto alla sostanza forte

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