Vaticano, nasce il Patto Cattolico Globale sulla famiglia

La famiglia alla luce della Dottrina sociale della Chiesa, sarà al centro del Patto Globale avviato dalla Santa Sede

Un programma condiviso di azioni per promuovere la famiglia alla luce della Dottrina sociale della Chiesa. Questo si propone di essere il Patto Cattolico Globale sulla Famiglia, progetto avviato in questi giorni e in occasione dell’Anno “Famiglia Amoris Laetitia” indetto da Papa Francesco. A promuoverlo sono il Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita (DLFV) e la Pontificia Accademia delle Scienze Sociali (PASS), con la collaborazione del CISF (Centro Internazionale Studi Famiglia).

Al centro del progetto ci saranno – secondo il comunicato diffuso oggi – le Università cattoliche di tutto il mondo attraverso i rispettivi Centri Studi e Ricerche sulla famiglia che raccoglieranno materiale di studio sulla rilevanza culturale e antropologica della famiglia, con particolare riguardo per le relazioni familiari, il valore sociale della famiglia e le buone pratiche di politica familiare a livello internazionale.

I lavori del Patto saranno presentati nell’ambito di un evento conclusivo, prima dell’Incontro Mondiale delle Famiglie previsto nel giugno 2022.
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LA FAMIGLIA NELL’ARTE Una semplicità mai banale

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Osservatore Romano

La pittura di Jan Knap è solo in apparenza semplice. Oggi semplicità fa pensare a banalità. Le opere di Knap, quando si studiano e si approfondisce anche la conoscenza dell’artista stesso, da apparentemente elementari, diventano intellettualmente impegnative. Angioletti con tanto di ali, bambini dai dolci visi, ambienti domestici da casa delle bambole, questi particolari occupano la pittura di Knap. Può sembrare anacronistica, vista la ruvidezza dei linguaggi della maggior parte degli artisti contemporanei. Può sembrare sdolcinata, sentimentalista, in conflitto con la schizofrenia della nostra umanità, può addirittura scandalizzare per la mitezza delle sue figure, eppure non è niente di tutto questo. Dietro alle composizioni idilliache, si celano ricerche filosofiche, teologiche, antropologiche. Allievo del più grande artista contemporaneo, Gerhard Richter, da lui apprende l’uso e le potenzialità dei colori, ma non lo imita, non ne segue i codici espressionisti astratti, anzi se ne discosta sviluppando la sua cifra stilistica che vede dominante l’elemento del sacro nella proposta cristiana cattolica (Knap studia filosofia e teologia a Roma dal 1982 al 1984).

L’iconografia della Sacra Famiglia non nasce da spinte emotive fideistiche, da devozionismi gratuiti, nasce dallo studio del Vangelo, dall’individuazione di quella “luce” che solo chi indaga il Vangelo seriamente riesce a cogliere e della quale non potrà più fare a meno. L’identità di Knap si rivela entrando nelle stanze dei suoi quadri, sedendosi ai tavoli apparecchiati, spiando da finestre di luce la quotidianità della famiglia che è sacra, tanto quanto lo è la famiglia stessa.

Una quotidianità che nelle opere di Knap diventa mistica, spazio dove far posto a Dio, sul divano, la sera prima di addormentarsi, la mattina al risveglio. Papa Francesco richiama la bellezza della quotidianità: accettare in silenzio la fragilità dell’altro, saper chiedere scusa e perdono, avere gesti di dolcezza, mostrando al coniuge la propria bontà concretamente «In ogni famiglia ci sono problemi» ma ci sono sempre tre parole che vengono in soccorso: «Permesso, per non essere invadenti, grazie, per aiutarci reciprocamente, e scusa. Dire scusa, poi, prima che finisca la giornata» per evitare «le guerre fredde del giorno dopo» (Angelus 27/12/2020).

Con queste parole entriamo nell’opera di Knap dal titolo La sacra famiglia.

Un olio su tela del 1994, pieno di candore e sapienza familiare potremmo dire. Nostalgico di quelle famiglie che vivono nel nostro immaginario. Scorgiamo una classicità nella composizione che trasuda contemporaneità nell’uso di colori e luce che si riflette su una bianchissima tovaglia in contrasto con il grigio delle pareti. Pareti spoglie, prive di arredi eccetto una stilizzata croce. Sono Giuseppe e Maria col Bambino, hanno l’aureola infatti, ma sono allo stesso tempo tutti i Giuseppe e Maria di oggi che portano la croce o la appendono al muro come guida. La fede dei membri di una famiglia non si misura dal numero di immagini sacre presenti in casa o dalla quantità di riunioni settimanali alle quali partecipa, ma è nella vita di famiglia praticata e pensata secondo il Vangelo di Gesù.

Torniamo però alla concretezza delle pareti di casa: ci viene in mente un passaggio profetico di Papa Francesco in Amoris laetitia: «La mancanza di un’abitazione dignitosa o adeguata porta spesso a rimandare la formalizzazione di una relazione. … “La famiglia ha il diritto a un’abitazione decente, adatta e proporzionata al numero dei membri, in un ambiente che provveda i servizi di base per la vita della famiglia e della comunità”. Una famiglia e una casa sono due cose che si richiamano a vicenda» (44). La casa è importante nella pittura di Jan Knap forse perché, costretto a fuggire dalla Cecoslovacchia del blocco sovietico, si ritrova esule tra Europa e Usa. Quasi un nomade, Jan inserisce nei suoi quadri delle case silenziose, scene di vita familiare intime, finestre con vista su giardini rilassanti, per accedere a questo bisogno di luce.

Giuseppe e Maria, nell’opera che stiamo osservando, sono genitori che non hanno paura di parlare di Dio e con Dio, ambiscono all’Eden (la mela e gli angeli seduti alla mensa lo ricordano) sono genitori che nella limpidezza dei loro sguardi, i vestiti senza inutili orpelli, la compostezza dei loro corpi, i capelli in ordine, simboli di umiltà come valore, non come sottomissione bigotta, ci dicono la bellezza della famiglia nella semplicità della fede. Ecco la ricchezza e la forza di questo quadro. Grida quanto è bella la famiglia che crede. Il Papa ci accompagna con tenerezza: «L’educazione dei figli dev’essere caratterizzata da un percorso di trasmissione della fede, che è reso difficile dallo stile di vita attuale, dagli orari di lavoro, dalla complessità del mondo di oggi, in cui molti, per sopravvivere, sostengono ritmi frenetici. Ciò nonostante, la famiglia deve continuare ad essere il luogo dove si insegna a cogliere le ragioni e la bellezza della fede, a pregare e a servire il prossimo. Questo inizia con il Battesimo, nel quale, come diceva sant’Agostino, le madri che portano i propri figli “cooperano al parto santo”. …La fede è dono di Dio, ricevuto nel Battesimo, e non è il risultato di un’azione umana, però i genitori sono strumento di Dio per la sua maturazione e il suo sviluppo». Perciò «è bello quando le mamme insegnano ai figli piccoli a mandare un bacio a Gesù o alla Vergine. Quanta tenerezza c’è in quel gesto! In quel momento il cuore dei bambini si trasforma in spazio di preghiera» (Amoris laetitia, 287).

La tavola è il luogo della riunione familiare, in cui si racconta e si interpreta la realtà. Così si svela la vita alla luce del vangelo, le parole scambiate ai pasti sono una quotidiana scuola di vita tra genitori e figli. Come va con quel collega insopportabile? Come facciamo con quel compagno di scuola fastidioso? Come andranno le cose nel mondo dopo le notizie ascoltate in tv? Le risposte, se nascono dal vangelo, diventano il catechismo familiare. Immerso nella vita vera.

La sacra famiglia di Knap è composta da tanti quadri in uno solo. Ogni personaggio potrebbe essere quadro a se stante. Ogni particolare si traduce in una molteplicità di visioni nell’unicità dell’essere famiglia. Il padre, con l’angioletto che richiama il sogno di Giuseppe, sembra dormire ad occhi aperti. In effetti è assente rispetto a quello che sta succedendo dall’altra parte del tavolo, rispettando alla perfezione l’iconografia classica di un Giuseppe che si fa da parte perché è solo un custode. Protagonisti sono Maria e Dio. È nella fede, guardando l’angelo, che Giuseppe comprende il suo ruolo e riesce a portarlo avanti nonostante le difficoltà. Quanti genitori e sposi fanno fatica a prendere decisioni, a fare le scelte giuste davanti agli ostacoli che la vita getta loro davanti!

Spostiamo lo sguardo su Maria. Anche lei è quadro a sé. È “Madonna col Bambino”. Sfogliano o giocano con un libro, un chiarissimo richiamo e omaggio all’iconografia cinquecentesca, riletta nell’oggi. Maria, con quel bambino biondo, quasi botticelliano, sfoglia le bianche pagine di un libro da scrivere, che rivelerà la storia della vera salvezza.

E poi l’angioletto con le gambine intrecciate sulla sedia e le mani al petto. Omaggia Maria regina degli angeli? È un angelo custode? Sappiamo che ogni famiglia ha una parte di sé in Cielo. Può essere il bimbo concepito che non ha visto la luce o il familiare che non c’è più, che abbiamo salutato in questa terra ma che ci resta accanto e che un giorno ritroveremo perché la risurrezione ci riporterà di nuovo tutti insieme per sempre.

A sinistra abbiamo una porta dorata, fa accedere al laboratorio di Giuseppe. Il lavoro è separato ma non è lontano dalla vita familiare. Famiglia è anche concretezza: cose da fare, giustizia da pretendere, stipendi da cercare e da utilizzare in modo intelligente, ambienti dei quali aver cura. Nessuna famiglia può pensare di vivere senza lavoro, di dipendere dai soldi degli altri, di non ricevere la giusta ricompensa.

Dalla finestra si vede il cielo azzurro, piante verdi, nuvole che portano vita. Questa famiglia è immersa in una bellezza terrena ma non solo.

Presentato il Rapporto su “Famiglia e povertà relazionale” del Family International Monitor

Una famiglia negli Stati Uniti durante le celebrazioni per il 4 luglio

Capire le criticità della famiglia sulla base della qualità delle relazioni valutando l’impatto del rapporto tra generazioni e con l’ambiente sociale. È quanto si propone il rapporto 2020 del Family International Monitor su “Famiglia e povertà relazionale”, presentato questa mattina in streaming, con gli interventi, tra gli altri di esponenti dell’Istat, della Caritas Internationalis e di monsignor Vincenzo Paglia, in qualità di Gran cancelliere del Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II.

Vatican News

La novità. Il Papa: così l’Incontro delle famiglie 2022 sarà davvero mondiale

Iniziative in tutte le diocesi del mondo, a Roma gli eventi principali. Il Papa: “Occasione provvidenziale per tante famiglie”. Il logo
Il Papa: così l'Incontro delle famiglie 2022 sarà davvero mondiale

Un Incontro mondiale con una formula inedita e multicentrica. Ecco la grande novità per l’Incontro di Roma 2022 che papa Francesco ha annunciato stamattina. Accanto alla sede principale dell’evento – che rimane certamente Roma – ci saranno tante iniziative locali nelle diocesi di tutto il mondo, analoghe a quelle che contemporaneamente si svolgeranno nella capitale italiana. Pur rimanendo infatti Roma la sede designata, ogni diocesi potrà essere centro di incontri locali per le proprie famiglie e le proprie comunità. Questo per consentire a tutti di sentirsi protagonisti, in un momento in cui è ancora difficile spostarsi per via della pandemia.

È stato papa Francesco in persona a presentare il decimo Incontro mondiale delle famiglie, che si terrà dal 22 al 26 giugno 2022, L’ha fatto con un video messaggio diffuso poco fa. «Nei precedenti Incontri – spiega il Papa – la maggior parte delle famiglie restava a casa e l’Incontro veniva percepito come una realtà distante, al più seguita in televisione, o sconosciuta alla maggior parte
delle famiglie. Questa volta, avrà una formula inedita: sarà un’opportunità della Provvidenza per realizzare un evento mondiale capace di coinvolgere tutte le famiglie che vorranno sentirsi parte della comunità ecclesiale»

Video

Ed è arrivato anche il logo dell’evento, promosso dal Dicastero laici, famiglia e vita e organizzato dalla diocesi di Roma. Il logo coloratissimo trasmette l’idea di una famiglia inclusiva, con il profilo anche di persone disabili e di anziani, incorniciate dal colonnato del Bernini.

L’Incontro mondiale, inizialmente previsto lo scorso anno, si terrà nel 2022, in un tempo di speranza e rinascita. D’altra parte il tema scelta dal Papa – “L’amore familiare: vocazione e via di santità” .- rimanda proprio a un concetto di impegno spirituale strattamente connesso alle relazioni coniugali e familiari.

L’Incontro mondiale verrà quindi realizzato in due modalità parallele. Roma rimarrà la sede principale, Nell’aula Paolo VI si svolgeranno, da mercoledì a sabato il Festival delle famiglie e il Congresso teologico-pastorale. Mentre domenica la Messa verrà celebrata dal Papa in piazza San Pietro. Parteciperanno, in particolare, i delegati delle Conferenze episcopali e dei movimenti internazionali impegnati nella pastorale familiare.

Ma contemporaneamente, nelle singole diocesi, i vescovi potranno attivarsi a livello locale, per programmare iniziative analoghe, a partire dal tema dell’Incontro ed utilizzando i simboli che la diocesi di Roma metterà a disposizione (logo, preghiera, inno e immagini.

 

 

 

 

«Si tratta di un’occasione preziosa – ha concluso papa Francesco – per dedicarci con entusiasmo alla pastorale familiare: sposi, famiglie e pastori insieme. Coraggio, dunque, cari Pastori e care famiglie, aiutatevi a vicenda per organizzare incontri nelle diocesi e nelle parrocchie di tutti i continenti».

«Nel corso degli anni – ha poi sottolineato il cardinale Kevin Farrell, prefetto del dicastero Laici, Famiglia e Vita – questo importante appuntamento ecclesiale ha visto una partecipazione di famiglie sempre crescente. Le migliaia di persone che hanno partecipato alle edizioni più recenti, con la ricchezza delle loro lingue, culture ed esperienze, sono state un segno eloquente della bellezza della famiglia per la Chiesa e per l’intera umanità. Occorre proseguire su questa strada, cercando di coinvolgere un maggiore numero di famiglie in questa bellissima iniziativa». Anche il cardinale vicario Angelo De Donatis ha insistito sull’importanza di «cogliere un’opportunità preziosa e unica per far ripartire con rinnovato slancio missionario e creatività la pastorale familiare, a partire dalle indicazioni che ci sono state date dal Papa in Amoris Laetitia, cioè con il coinvolgimento di sposi, famiglie e pastori insieme».

Avvenire

Un Anno speciale per testimoniare l’amore familiare

Famiglia

Iniziative spirituali, pastorali e culturali per accompagnare le famiglie di fronte alle sfide del nostro tempo. A proporle è il Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita che intende così sostenere parrocchie, diocesi, università e associazioni nella celebrazione dell’Anno della “Famiglia Amoris Laetitia”, annunciato da Papa Francesco questa domenica 27 dicembre, e nell’approfondimento dell’Esortazione apostolica dedicata all’amore familiare

vaticanews

DOMANI RIAPRONO LE SCUOLE.AZZOLINA, NON SARA’ PIU’ COME PRIMA. OGGI IL MESSAGGIO DI CONTE. PAPA, SENSO DI RESPONSABILITA’

Domani riapriranno le scuole in quasi tutte le regioni d’Italia. “È un anno straordinario, ma la scuola degli anni passati non era perfetta. Non nego criticità, ma le stiamo risolvendo’, le parole della ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina. Il premier Giuseppe Conte oggi rivolgerà un messaggio a studenti, genitori, insegnanti, dirigenti e personale scolastico. Ieri sera anche il messaggio di papa Francesco: “La ripresa con senso di responsabilità”. Intanto con la riapertura si stima che l’indice di diffusione del Covid 19 potrebbe salire di circa lo 0,4.

ansa

La famiglia nucleo fondamentale della società e della Chiesa è la base anche per un nuovo futuro

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Durante questa crisi sanitaria, tutti noi abbiamo vissuto in modo totale le nostre famiglie, e, per molti, è stato bellissimo. Alla stessa maniera, è stato possibile meditare e riflettere sul senso dell’impegno e della funzione dell’associazioni familiari cattoliche. A questo proposito, rileggendo Amoris letitiaLaudato si’ e Familiaris consortio, l’invito è sempre lo stesso: la Chiesa non solo non può perdere il contatto con il “popolo” ma deve affiancarlo e accompagnarlo.

Partendo proprio da queste letture, come presidente delle associazioni famigliari cattoliche in Europa (Fafce), mi sono posto una domanda: come può cambiare il nostro servizio alle famiglie, dopo una crisi sanitaria, che lascia le famiglie stesse con più incertezze sul futuro e, spesso, nell’indifferenza generale?

Più volte, nel suo insegnamento, Papa Francesco ci invita a essere vicini alle famiglie, soprattutto se fragili, anche perché nella fragilità è più facile incontrare il Signore. Essere vicini alle famiglie significa mettere concretamente al centro la famiglia, e ciò perché la famiglia è il nucleo fondamentale di ogni relazione. Il 1° giugno 2017, ricevendo la nostra federazione, ci incoraggiò moltissimo in questo senso. Interpretando il suo pensiero e quello anche dei suoi predecessori, forse si può mutuare un brocardo latino: ubi familia, ibi ecclesia et communitas.

Ebbene, questo collegamento, diretto, tra la famiglia, da una parte, e la Chiesa e la communitas dall’altra, era chiaro e indiscutibile nel periodo precedente alla rivoluzione industriale.

In quel tempo, la famiglia svolgeva una funzione principale al servizio della comunità, essendone il nucleo economico e produttivo. Era necessario non solo il lavoro della famiglia ma anche la sua capacità di assicurare, in modo autonomo e sussidiario, la sopravvivenza dell’intera comunità.

La Chiesa, attraverso i suoi pastori, era al servizio della famiglia, accompagnandola e indicando il cammino verso Dio. La Chiesa dava senso alla vita delle persone, nell’annuncio della Risurrezione, insegnando la speranza e la carità. La concretezza di Dio era così vissuta dalle famiglie, che diventavano luogo della trasmissione della fede e Chiesa esse stesse. Ma non solo, lo stesso rapporto della Chiesa con i sovrani si fondava anche su questo ruolo di servizio della Chiesa nei confronti della famiglia, tant’è che molti pastori svolgevano anche un’importante funzione d’interpreti delle esigenze delle famiglie nei confronti del sovrano.

Tuttavia, va detto che tra le famiglie e la Chiesa, oggi come allora, l’aiuto è sempre stato reciproco: le famiglie offrono le vocazioni alla Chiesa, i pastori, grazie all’accompagnamento delle famiglie, sono stimolate a rinnovare, con parole nuove, l’insegnamento della buona novella.

Con la rivoluzione industriale, la famiglia perdeva la sua centralità. Da essere centro produttivo, essa cominciò a svolgere una funzione strumentale. Il centro del sistema produttivo era infatti non tanto nelle famiglie quanto nelle fabbriche, cui le famiglie fornivano forza lavoro assicurando capitale umano di qualità.

La Chiesa, in questo contesto, doveva gestire il potere sempre più assoluto dello Stato. Laddove possibile, era, infatti, la Chiesa a suggerire, spesso, il buon senso ai governanti, da una parte, e a mantenere unita la comunità delle famiglie, dall’altra, garantendo in questo modo la pace sociale.

Nonostante le difficoltà e le contingenze, le famiglie rimasero solide e anche la Chiesa non smise mai di svolgere il suo ruolo profetico di luce nel mondo al fianco delle famiglie, che potevano sempre contare su pastori santi e capaci di non far dimenticare alle famiglie la presenza di Dio, consolandole nella speranza.

Nel recente passato, questo ruolo della Chiesa è stato più difficile da svolgere.

La ragione è semplice, le famiglie non hanno offerto più solo forza lavoro, e i suoi membri sono diventati consumatori, dando così forza non più solo allo Stato ma anche alle multinazionali e al potere finanziario.

In conseguenza di ciò, purtroppo, il “consumismo” ha infettato la nostra società. Il “consumo” dei beni, come la droga, ha così confuso le persone, sempre più in difficoltà a dare senso alla propria vita. Anche la famiglia non è stata più vissuta come luogo di realizzazione della persona, persona che è diventata così più individuo.

Le nostre famiglie, anche quelle cattoliche, sono rimaste sempre più sole e fragili.

Oggi, nell’epoca della globalizzazione, la situazione è addirittura peggiorata.

Il capitalismo non cerca più nelle famiglie forza lavoro. Grazie ai processi di lavorazione meccanizzati, il sistema produttivo non ha bisogno di quel capitale umano formato solo in famiglia. Si muove e si stabilisce, fin tanto che la mano d’opera è a buon mercato, nei Paesi in via di sviluppo. Così facendo, questi Paesi saranno sempre più sfruttati, mentre le famiglie degli altri, mancando di salari dignitosi, ricorrono imprudentemente all’indebitamento, per mantenere il proprio tenore di vita.

A causa proprio di questo indebitamento sempre più alto, in quei Paesi, le famiglie, oggi, non servono neppure per generare i consumatori del domani.

Non è un caso che l’inverno demografico (peggiorato ulteriormente dalla crisi in corso) sta mettendo a repentaglio il futuro della nostra società, proprio oggi quando la famiglia, non svolgendo alcun ruolo sociale ed economico, è ritenuta non più “utile” al sistema produttivo.

È triste dirlo, ma il capitalismo considera oggi la famiglia come un ramo secco, un malato terminale.

Oramai, la grande finanza guarda alla famiglia solo perché è interessata al suo risparmio, che in alcuni paesi (come in Italia) è ingente, ed è considerato un tesoro di cui appropriarsi.

Una volta perso (con mezzi più o meno leciti) anche il risparmio, la famiglia certamente non scomparirà; non le sarà tuttavia permesso di svolgere, in modo autonomo e sussidiario, alcuna funzione economica e sociale, e sarà trattata come un qualsiasi clandestino, ai margini della società.

Prima che questo momento arrivi, occorre fermarci e riflettere sul nostro futuro e su quello delle famiglie.

Tuttavia, occorre farlo subito. Infatti, al di là di analisi sociologiche, politiche o economiche, una cosa certa è che, in questo contesto, la famiglia soffre, tra le altre cose, soprattutto di solitudine, e se la famiglia soffre, soffrono di più gli ultimi, gli emarginati. Nessuna istituzione, infatti, può aiutare, come le famiglie, i poveri, gli orfani, gli immigrati in modo continuativo e non emergenziale.

Ma non solo, se la famiglia soffre, anche la Chiesa soffre.

Senza famiglia, la Chiesa è senza gregge, e senza Chiesa, la famiglia è senza pastore.

Questo legame indissolubile si dà troppe volte per scontato, da parte sia delle famiglie sia della Chiesa. La prima ha perso la dimensione spirituale a causa della secolarizzazione, la seconda forse dimentica a volte l’odore del gregge anche a causa di difficoltà oggettive (come per es. la scarsità dei sacerdoti o la poca disponibilità delle famiglie stesse), che rendono meno facile il contatto con il popolo.

Ecco, proprio per recuperare questo legame indissolubile tra le famiglie e la Chiesa, al termine di questo lungo excursus e dopo molte riflessioni, in qualità di presidente delle associazioni familiari cattoliche in Europa, mi sento di sollevare la questione di un nuovo patto tra le famiglie e i loro pastori.

Nel 2015, a Firenze, il Santo Padre ha parlato chiaramente di cambiamento d’epoca, incoraggiando tutti noi a guardare al futuro senza paura, rimanendo uniti come popolo e confidando nel Signore che ci condurrà sulle strade del mondo.

Per raggiungere un tale obiettivo, occorre spendere la nostra vita di laici battezzati, sforzandoci di essere creativi e missionari, recuperando, in modo integrale, reciprocità e comprensione con i nostri pastori.

Penso che le famiglie cattoliche, dopo questo periodo di crisi sanitaria, abbiano acquisito una coscienza nuova della funzione necessaria e insostituibile dei pastori. Senza pastori, senza la loro guida e la loro fisica frequentazione, perfino l’Eucaristia rischia di diventare un rito, virtuale, svuotato della sua realtà e concretezza, così come anche Papa Francesco ha sottolineato lo scorso 17 aprile.

Tuttavia, i nostri pastori non possono essere lasciati soli in questo difficilissimo servizio, ma dovranno essere aiutati a curare il disagio della solitudine, accompagnando le famiglie nella vicinanza, nella verità e nella speranza.

Per questo le nostre associazioni dovranno svolgere un ruolo nuovo, senza aver paura — come dice il presidente del Forum delle associazioni familiari italiano, Gianluigi De Palo — di “sporcarsi le mani” e di “lavare i piedi” delle nostre famiglie, facilitando altresì il mantenimento di quell’unità indissolubile tra famiglie e Chiesa.

di Vincenzo Bassi

Osservatore Romano

Via web il “Pellegrinaggio delle famiglie per la famiglia”

Promosso dal Rinnovamento nello Spirito Santo, l’evento è arrivato alla 13ma edizione e si svolgerà sabato prossimo, 12 settembre, per lo più in modalità virtuale. La cerimonia iniziale si terrà al Santuario di Pompei. L’evento verrà trasmesso da Tv200, e in diretta streaming sul sito web e sui canali YouTube e Facebook del RnS

“Siate gioiosi, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti”: questo passo, tratto dalla seconda Lettera di San Paolo Apostolo ai Corinzi (13,11) è il motto scelto per il 13.mo Pellegrinaggio nazionale delle famiglie per la famiglia, in programma sabato prossimo, 12 settembre. Promosso dal Rinnovamento nello Spirito Santo (RnS) in collaborazione con le Prelature di Pompei e di Loreto, l’Ufficio nazionale per la Pastorale della famiglia della Conferenza episcopale italiana e il Forum nazionale delle Associazioni familiari, e con il patrocinio del Pontificio Consiglio per la Promozione della nuova evangelizzazione, l’evento si svolgerà per lo più in modalità virtuale, con un numero limitato di fedeli presenti fisicamente, a causa delle normative anti-contagio vigenti per la pandemia da coronavirus.

Dal Santuario di Pompei

Dalle 16.30 alle 18.00, dunque, presso il Santuario di Pompei, si terrà la cerimonia di accoglienza, si ascolteranno le testimonianze, si reciterà il Rosario e avverrà il lancio dei palloncini con le preghiere dei bambini. Dalle 19.00 alle 20.30, invece, presso il Santuario di Loreto, si vivranno due “Atti di affidamento a Maria” (uno per le famiglie e l’altro per i bambini, alla vigilia del nuovo anno scolastico), la Santa Messa e la benedizione conclusiva. Tutto il pellegrinaggio sarà trasmesso in diretta su Tv2000, sul sito web del RnS e sui suoi canali YouTube e Facebook.

“Siate gioiosi, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti (2Cor 13,11)”

Il volto delle famiglie

“Il Paese – scrivono i promotori nella lettera di invito all’evento – ha bisogno di incontrare il volto gioioso e misericordioso delle nostre famiglie; il volto di un’Italia che non ha smesso di credere nel valore provvidenziale dell’amore, nell’unione feconda di un uomo e una donna, uniti nel matrimonio e benedetti dal dono dei figli”. “La soluzione alla crisi che la famiglia attraversa – si legge ancora nella missiva – è da ritrovarsi nella capacità della famiglia stessa di rigenerarsi alla luce della fede” e “niente più della preghiera provvede a questo bisogno urgente”, perché essa è “l’antidoto alle tante povertà spirituali che il Covid-19 ha generato”.

Famiglie unite nella preghiera

“Questo pellegrinaggio – aggiunge in particolare Salvatore Martinez, Presidente del RnS – riveste una particolare importanza nel tempo del coronavirus: famiglie in cammino, unite nella preghiera per la famiglia, che non si lasciano scoraggiare e vincere dal male”. “Le nostre famiglie, infatti – conclude – dinamizzate da un amore che si fa solidarietà, condivisione, sostegno reciproco, rappresentano davvero il volto di un’Italia che non ha smesso di credere e di sperare”.