L’opera del vescovo Cipriano di Cartagine manifesta un’attualità esemplare nel saper mantenere un dialogo continuo tra gli eventi e la capacità umana di cercare significati più profondi alla luce della fede in Cristo

Antonio Bonato, Cipriano di Cartagine. Un vescovo sapiente e coraggioso in tempo di persecuzione, Collana: Sophia. Episteme. Studi e ricerche, 26, Edizioni Messaggero Padova-Facoltà Teologica del Triveneto, pp. 198, € 19,00 qui con 5% sconto, ISBN 9788825057843.

L’opera del vescovo Cipriano di Cartagine – una delle figure più significative della Chiesa africana del III secolo, protagonista dell’azione pastorale nel decennio tra 248 e il 258 – manifesta un’attualità esemplare nel saper mantenere un dialogo continuo tra gli eventi e la capacità umana di cercare significati più profondi alla luce della fede in Cristo. È quanto mette in luce Antonio Bonato, presbitero vicentino, dottore e docente in scienze patristiche, nel libro Cipriano di Cartagine. Un vescovo sapiente e coraggioso in tempo di persecuzione, nuova uscita nella collana Sophia della Facoltà teologica del Triveneto in coedizione con Edizioni Messaggero Padova.

«L’interesse per la figura di Cipriano e il confronto con il trattato De mortalitate si sono imposti durante il periodo di pandemia, in cui il contagio ha colpito persone di ogni età su larga scala e ha comportato notevoli limitazioni alla libertà dei singoli, delle comunità e delle istituzioni – spiega Antonio Bonato –. L’esperienza della peste, vissuta e testimoniata dal vescovo cartaginese in questo opuscolo, mi ha offerto l’occasione per riflettere sulle cause, sui rimedi e sulle prospettive indicate dal pastore africano. Ho potuto così misurarmi con il pessimismo che ha condizionato le aspirazioni e le speranze del III secolo, e ho potuto meglio individuare l’orizzonte culturale e spirituale dei cristiani, testimoni di un’epoca di angoscia».

L’indagine di Bonato si allarga ad altri scritti di Cipriano che, nel De opere et eleemosynis, tratta della carità fraterna e della solidarietà in tempo di prova e di carestia, denunciando il pericolo di rilassamento dei costumi.

Il De habitu virginum ribadisce l’importanza della disciplina come fondamento della vita ascetica.

Nell’impegno a far ripartire la vita ecclesiale dopo lo shock delle persecuzioni di Decio, con il De lapsis, Cipriano si mostra prudente nell’affrontare lo spinoso problema degli apostati (lapsi), invitando i responsabili a riconciliarsi con Dio.

settimananews

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