Il Papa: il matrimonio immagine di Dio

​80mila fedeli in piazza San Pietro; Bergoglio ha salutato i bambini e molti gruppi di presenti. La catechesi sull’alleanza tra uomo e donna come alleanza di Dio con noi. Il saluto ai terremotati dell’Aquila.
Cari fratelli e sorelle, buongiorno.

Oggi concludiamo il ciclo di catechesi sui Sacramenti parlando del Matrimonio. Questo Sacramento ci conduce nel cuore del disegno di Dio, che è un disegno di alleanza col suo popolo, con tutti noi, un disegno di comunione. All’inizio del libro della Genesi, il primo libro della Bibbia, a coronamento del racconto della creazione si dice: «Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò … Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un’unica carne» (Gen 1,27; 2,24). L’immagine di Dio è la coppia matrimoniale: l’uomo e la donna; non soltanto l’uomo, non soltanto la donna, ma tutti e due. Questa è l’immagine di Dio: l’amore, l’alleanza di Dio con noi è rappresentata in quell’alleanza fra l’uomo e la donna. E questo è molto bello! Siamo creati per amare, come riflesso di Dio e del suo amore. E nell’unione coniugale l’uomo e la donna realizzano questa vocazione nel segno della reciprocità e della comunione di vita piena e definitiva.

1. Quando un uomo e una donna celebrano il sacramento del Matrimonio, Dio, per così dire, si “rispecchia” in essi, imprime in loro i propri lineamenti e il carattere indelebile del suo amore. Il matrimonio è l’icona dell’amore di Dio per noi. Anche Dio, infatti, è comunione: le tre Persone del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo vivono da sempre e per sempre in unità perfetta. Ed è proprio questo il mistero del Matrimonio: Dio fa dei due sposi una sola esistenza. La Bibbia usa un’espressione forte e dice «un’unica carne», tanto intima è l’unione tra l’uomo e la donna nel matrimonio. Ed è proprio questo il mistero del matrimonio: l’amore di Dio che si rispecchia nella coppia che decide di vivere insieme. Per questo l’uomo lascia la sua casa, la casa dei suoi genitori e va a vivere con sua moglie e si unisce tanto fortemente a lei che i due diventano – dice la Bibbia – una sola carne. Ma voi, sposi, vi ricordate di questo? Siete consapevoli del grande regalo che il Signore vi ha fatto? Il vero “regalo di nozze” è questo! Nella vostra unione c’è il riflesso della Santissima Trinità, e con la grazia di Cristo voi siete un’icona viva e credibile di Dio e del suo amore.

2. San Paolo, nella Lettera agli Efesini, mette in risalto che negli sposi cristiani si riflette un mistero grande: il rapporto instaurato da Cristo con la Chiesa, un rapporto nuziale (cfr Ef 5,21-33). La Chiesa è la sposa di Cristo. Questo è il rapporto. Questo significa che il Matrimonio risponde a una vocazione specifica e deve essere considerato come una consacrazione (cfr Gaudium et spes, 48; Familiaris consortio, 56). E’ una consacrazione: l’uomo e la donna sono consacrati nel loro amore. Gli sposi infatti, in forza del Sacramento, vengono investiti di una vera e propria missione, perché possano rendere visibile, a partire dalle cose semplici, ordinarie, l’amore con cui Cristo ama la sua Chiesa, continuando a donare la vita per lei, nella fedeltà e nel servizio.

3. E’ davvero un disegno stupendo quello che è insito nel sacramento del Matrimonio! E si attua nella semplicità e anche nella fragilità della condizione umana. Sappiamo bene quante difficoltà e prove conosce la vita di due sposi… L’importante è mantenere vivo il legame con Dio, che è alla base del legame coniugale. E il vero legame è sempre con il Signore. Quando la famiglia prega, il legame si mantiene. Quando lo sposo prega per la sposa e la sposa prega per lo sposo, quel legame diviene forte; uno prega per l’altro. È vero che nella vita matrimoniale ci sono tante difficoltà, tante; che il lavoro, che i soldi non bastano, che i bambini hanno problemi. Tante difficoltà. E tante volte il marito e la moglie diventano un po’ nervosi e litigano fra loro. Litigano, è così, sempre si litiga nel matrimonio, alcune volte volano anche i piatti. Ma non dobbiamo diventare tristi per questo, la condizione umana è così. E il segreto è che l’amore è più forte del momento nel quale si litiga e per questo io consiglio agli sposi sempre: non finire la giornata nella quale avete abbiate litigato senza fare la pace. Sempre! E per fare la pace non è necessario chiamare le Nazioni Unite che vengano a casa a fare la pace. E’ sufficiente un piccolo gesto, una carezza, ma ciao! E a domani! E domani si comincia un’altra volta. E questa è la vita, portarla avanti così, portarla avanti con il coraggio di voler viverla insieme. E questo è grande, è bello! E’ una cosa bellissima la vita matrimoniale e dobbiamo custodirla sempre, custodire i figli.

Altre volte io ho detto in questa Piazza una cosa che aiuta tanto la vita matrimoniale. Sono tre parole che si devono dire sempre, tre parole che devono essere nella casa: permesso, grazie, scusa. Le tre parole magiche. Permesso: per non essere invadente nella vita dei coniugi. Permesso, ma cosa ti sembra? Permesso, mi permetto. Grazie: ringraziare il coniuge; grazie per quello che hai fatto per me, grazie di questo. Quella bellezza di rendere grazie! E siccome tutti noi sbagliamo, quell’altra parola che è un po’ difficile a dirla, ma bisogna dirla: scusa. Permesso, grazie e scusa. Con queste tre parole, con la preghiera dello sposo per la sposa e viceversa, con fare la pace sempre prima che finisca la giornata, il matrimonio andrà avanti. Le tre parole magiche, la preghiera e fare la pace sempre. Che il Signore vi benedica e pregate per me. 

8 Dicembre 2013 ore 11 in Santo Stefano Anniversari di Matrimonio e di Consacrazione Religiosa

Reggio Emilia, 26 novembre 2013

A quanti celebrano il
25° – 50° – 60° e 65°
anniversario di matrimonio
e di consacrazione religiosa

Carissimi,

la Chiesa ci dona la gioia di celebrare, all’inizio dell’Avvento, la festa della Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria.

In Lei contempliamo e veneriamo la Vergine, la Sposa, la Madre, la Vedova. Le tappe fondamentali della vita umana sono in Lei mirabilmente significate.

Quale occasione più propizia per celebrare con gioia gli anniversari di matrimonio e/o di consacrazione religiosa?

Vi invitiamo pertanto domenica 8 dicembre alle ore 11 per ringraziare Dio del dono dell’amore nella condivisione della vita e chiedere, per intercessione di Maria, la perseveranza nella comunione e nella fede.

Durante la celebrazione, dopo la omelia, rinnoverete il vostro impegno con il formulario qui accluso.

Al termine, nella sala parrocchiale, ci incontreremo per un brindisi bene augurale.

In attesa di incontravi tutti, cordialmente vi salutiamo.

NOTA BENE: Vi chiediamo la cortesia di darci conferma della vostra presenza, anche lasciando semplicemente un messaggio in segreteria al n° 0522-437698 e di essere presenti almeno 10 minuti prima della celebrazione per potervi indicare dove sistemarvi.

Don Fabrizio e
Il Consiglio Pastorale

appuntamenti.settimana

PADOVA «Ecco perché non celebrerò le nozze di Belén»

Gentile direttore,

a seguito del clamore mediatico seguito alla notizia della mia possibile partecipazione al matrimonio di Belén Rodríguez e Stefano de Martino del 20 settembre prossimo, specifico quanto segue: a) Non ho mai dato per certa la mia presenza, ma ho semplicemente dato la disponibilità a don Roberto Cavazzana – parroco e amico che ha seguito il loro cammino di preparazione – di celebrare questa cerimonia al posto suo. La mia disponibilità, come ho fatto presente telefonicamente alla signora Giorgia Matteucci (organizzatrice del matrimonio) era legata a una semplice condizione: poter incontrare i due fidanzati personalmente prima del giorno del loro matrimonio. Tale richiesta, fatta nella giornata di giovedì, non ha ottenuto risposta ma solamente rimandi. Sono venute dunque a mancare le condizioni per fare in modo che un sacramento non venga triturato dal gossip. Capisco gli impegni dei futuri sposi (ai quali ho assicurato di venire incontro), ma ritengo anche serio celebrare il matrimonio con uno stile che sia uguale e rispettoso per tutti, soprattutto per quei giovani che in questi anni ho seguito nel loro percorso di fidanzamento e di matrimonio.

b) La mia scelta è dunque una questione di stile, laddove per stile intendo un modo di vivere il sacerdozio che sia all’altezza di una scelta fatta per amore nove anni fa. Le migliaia di ragazzi e ragazze che ho incontrato quest’anno nelle scuole, nelle piazze e nelle chiese mi raccontano di una sete ardente di ideali forti e di gesti imbevuti di significati profondi: quasi un desiderio che l’eroico diventi quotidiano e il quotidiano diventi eroico. Io vorrei essere ricordato, semplicemente, come un prete che ha fatto di tutto per servire Dio nei poveri, al fianco dei quali mi sta chiedendo di camminare. Magari non riuscendoci appieno, ma tenendo sempre vivo il mio desiderio di provarci. Per quanto mi riguarda, non sarò dunque io a celebrare il matrimonio di Belén e Stefano. Questa decisione, presa dopo aver celebrato oggi il matrimonio di Marco e Valentina (e ieri quello di Silvia e Alberto), non giudica la scelta che i due prossimi sposi hanno fatto: don Roberto è un sacerdote capace di parlare al cuore della gente.

La mia decisione ribadisce semplicemente una convinzione: non ho la pretesa di cambiare il mondo e nemmeno di insegnare la vita a nessuno, ma cerco di comportarmi in modo che un certo tipo di mondo non cambi me. Agli sposi auguro una vita all’altezza dei loro sogni. A tutti i giovani che guardano a loro come dei modelli auguro di essere sempre protagonisti in prima persona della propria esistenza. Con una preghiera sincera e un abbraccio.

don Marco Pozza, Padova

avvenire.it

belen

Parrocchie del centro storico: Corsi per fidanzati in preparazione al matrimonio 2013

Parrocchie del centro storico

Corsi per fidanzati in preparazione al matrimonio

2013

GIovani-fidanzati

Presso la parrocchia di S.Agostino

Lunedì 14 gennaio “Il sacramento del matrimonio” rel. Diacono Grassi

Lunedì 21 gennaio “La parola di Dio fondamento del matrimonio” rel. Don Crotti

Lunedì 28 gennaio “La relazione e le sue difficoltà” rel. Dott. Soliani

Lunedì 04 febbraio “La conoscenza della fertilità” rel. Dott. Soliani

Lunedì 11 febbraio “I figli dono di Dio” rel. coniugi Cavalca

Lunedì 18 febbraio “Il dialogo nella coppia” rel. coniugi Bedogni

Lunedì 25 febbraio “I corrosivi del matrimonio, ovvero:essere buoni osservatori” diac. Grassi

 

Presso la parrocchia di S. Stefano

Lunedì 15 aprile “Il sacramento del matrimonio” rel. Diacono Grassi

Lunedì 22 aprile “La parola di Dio fondamento del matrimonio” rel. Don Crotti

Lunedì 29 aprile “La relazione e le sue difficoltà” rel. Dott. Soliani

Lunedì 6 maggio  “La conoscenza della fertilità” rel. Dott. Soliani

Lunedì 13 maggio “I figli dono di Dio” rel. coniugi Cavalca

Lunedì 20 maggio “Il dialogo nella coppia” rel. coniugi Bedogni

Lunedì 27 maggio “I corrosivi del matrimonio, ovvero:essere buoni osservatori” diac. Grassi

 

–         tutti gli incontri saranno alle ore 2: al termine di ogni corso si terrà un momento di festa e condivisione in cui verrà anche rilasciato l’attestato di partecipazione

–         le prenotazioni si fanno presso le parrocchie in cui si tengono i corsi o presso il responsabile degli stessi diacono Enrico Grassi cell. 3389805145

–         il corso è gratuito ma si può collaborare “volontariamente” con offerta al fine dello stesso!

Sul matrimonio e sulla famiglia «Io accolgo te»

Questo è il primo di una serie di articoli in cui cercherò di descrivere le implicazioni delle frasi del consenso matrimoniale sulla vita degli sposi che hanno celebrato il rito religioso, fondandomi sull’esperienza che ho della relazione matrimoniale in quanto giovane donna credente, moglie e mamma. La scelta dell’esperienza personale come chiave di lettura trova ragione nell’esigenza di ribadire che la straordinaria bellezza del matrimonio cristiano è realmente alla portata di tutti coloro che lo hanno celebrato, a patto che si comprenda quanto più possibile profondamente il patto che si è sancito davanti a Dio il giorno delle proprie nozze.

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 sposa pronuncia la formula
La sposa pronuncia la formula.

La frase riportata nel titolo è la prima della formula più nota del consenso matrimoniale: «Io, N., accolgo te, N., come mia sposa (mio sposo) e con la grazia di Cristo prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita». Nel rito romano, queste parole vengono subito dopo le cosiddette interrogazioni: le domande, alle quali gli sposi rispondono “sì”, e che assicurano la validità del patto matrimoniale, in quanto celebrato senza alcuna costrizione, in piena libertà e consapevoli del significato della decisione presa.

Una scelta, non un obbligo
A volte, però, sembra sfuggire proprio l’elemento centrale del matrimonio cristiano e cioè il fatto che sia sempre e in ogni caso una scelta, non un obbligo. Questo significa che nessuno può imporre il matrimonio cristiano ad alcun uomo o donna che abbiano una relazione stabile: in altri termini, è preferibile che una relazione stabile non sfoci nel matrimonio cristiano se i futuri coniugi non abbiano piena libertà e profonda consapevolezza dell’impegno che vanno ad assumersi prima di tutto davanti a Dio. Sono infatti fermamente convinta che ai fini della serietà e del rispetto del patto matrimoniale, sia assolutamente sufficiente e decisamente nobile l’impegno richiesto dal matrimonio civile.

Il matrimonio cristiano, invece, richiede elementi in più, riguardanti esplicitamente le conseguenze dell’adesione a Cristo della coppia che lo sceglie: non ha alcun senso celebrarlo fra chi non ha idea di cosa significhi o addirittura fra chi vi si opponga dal punto di vista religioso. Il matrimonio cristiano non può ridursi a scelta prevalentemente civile per garantire la moralità e l’impegno degli sposi; perderebbe così il suo altissimo significato religioso, che richiede di essere condiviso consapevolmente affinché vi si aderisca.

La consapevolezza nell’assumersi queste responsabilità si traduce in uno stile pratico di vita insieme per il quale quando si fanno sentire la stanchezza e la fatica, quando le condizioni sono difficili, quando il proprio marito o la propria moglie sembra “non si riconoscano più”, l’ultimo, ma davvero l’ultimo pensiero da consentirsi di coltivare dovrebbe essere quello sulla validità del matrimonio celebrato anni addietro, che non è stato solo un impegno preso fra persone, ma anche – e soprattutto – coinvolgente la potenza operante dello Spirito Santo. Pensieri del tipo «non so se ho fatto bene a sposarmi…» e simili dovrebbero essere ritenuti sterili e perciò irrilevanti e senza alcun credito a partire dal momento in cui diventa operante il sacramento del matrimonio. E anche questa, in realtà, è davvero una scelta.

Le foto di Barbara Guazzone-Barolo documentano la celebrazione di<br />
un matrimonio, quello di Elena e Andrea, a Magliano Alfieri (Cn).
Le foto di Barbara Guazzone-Barolo documentano la celebrazione di un matrimonio, quello di Elena e Andrea, a Magliano Alfieri (Cn).

Tornando all’espressione del consenso, è estremamente significativo che le prime parole che si pronunciano dopo aver detto “sì” alle interrogazioni che stabiliscono la validità dell’alleanza matrimoniale siano “Io accolgo te”. Di più: è oltremodo significativo che la prima parola sia “io”. Perché – merita di essere detto di nuovo – la decisione di contrarre matrimonio proprio con quella donna, proprio con quell’uomo è personale e lo rimane per sempre: sono io ad aver scelto di sposare mio marito con il rito cristiano e lui ha scelto di sposare me con rito cristiano. Nessun altro l’ha scelto al posto nostro, nemmeno l’altro coniuge: la scelta non è “della coppia”, ma dell’uomo e della donna che la compongono.

Le foto di Barbara Guazzone-Barolo documentano la celebrazione di<br />
un matrimonio, quello di Elena e Andrea, a Magliano Alfieri (Cn).
Le foto di Barbara Guazzone-Barolo documentano la celebrazione di un matrimonio, quello di Elena e Andrea, a Magliano Alfieri (Cn).

Nell'”io” detto all’inizio e che mi rende sposa, sposo, non c’è solo l’amore che, crescendo, ha portato a desiderare di più dallo stare insieme, di quanto non consentisse il tempo passato fino a quel momento. Ma c’è tutta la mia storia, tutto il mio essere, tutte le mie qualità, tutta la mia intelligenza, tutto il mio sentire, tutta la mia indole, tutto il mio soffrire, tutto il mio gioire; c’è tutta la vita che trova alimento dentro di me, nel cuore, nella testa, nel corpo, c’è tutto quello che mi ha reso chi sono fino a quel momento. C’è tutta me, tutto me. Niente è fuori, nulla può essere escluso. E lo stesso “tutto” è anche nel “te” rivolto alla persona scelta per sempre. Se “io” sono tutta me, “tu” sei tutto te e viceversa.

Differenze caratterizzanti gli sposi
La serietà con cui si pronunciano l'”io” e il “tu” è ulteriormente approfondita dal fatto che al momento del consenso ciascuno pronuncia il nome di battesimo proprio e dell’altra persona. Questo indica una serie di aspetti fondamentali, che però si possono riassumere nella consapevolezza che proprio io scelgo proprio te per sempre e nessun altro, perché nessun altro, nessun’altra, ha il tuo nome.

D’altro canto a me è sempre sembrato molto bello il fatto che, nel momento esatto in cui si stabilisce l’eternità dell’alleanza matrimoniale, si affermi anche la sostanziale e inevitabile diversità delle persone coinvolte. Dicendo io e tu, infatti, si dice anche di molte differenze che caratterizzano gli sposi: se ne possono dire alcune, senza pretesa di esaurirne le caratteristiche.

La prima, la più evidente, è sessuale e questo porta con sé conseguenze importanti nel modo di pensare, di sentire, di credere, di agire: l’uomo e la donna che si sposano sono diversi semplicemente perché uno è maschio e l’altra è femmina. Mi rendo conto che questo non è affatto di moda da pensare e tantomeno da dire, ma negarlo è negare la bellezza irriducibile di chi si è. Ovviamente la questione richiederebbe ulteriori approfondimenti, ma non è questo il tema del presente contributo: potrà essere affrontato in seguito, anche perché ha delle implicazioni inevitabili sulla vita concreta della coppia.

Un’altra differenza è di “storia personale”: gli sposi non sono “uguali”, né mai lo saranno, ma sperimenteranno sempre quella sensazione di lontananza che nasce dall’aver vissuto vicende personali e familiari diverse, che li hanno dotati di un differente sguardo sulle persone e sulle situazioni, di un differente modo di ragionare e sentire, di un differente metodo di assegnare le priorità e di scegliere, di un differente criterio nell’agire.

Gli sposi sono diversi anche per i “lati oscuri” del proprio carattere: nella vita insieme si fa costantemente esperienza della differenza di reazione di fronte alle vicende che accadono nel quotidiano, alle espressioni che ci si rivolge, alle persone e ai loro comportamenti. Spesso si dovranno fare i conti con tristezze e incomprensioni emerse da situazioni di cui l’altra persona non comprende affatto l’origine, oppure, a volte, di cui non si rende onestamente conto di essere causa. E questo è vero anche quando non si riuscirà a capire in profondità il motivo per cui si è stati causa di felicità per la persona che si ama.

La conseguenza immediata di tutto questo è che non ci si può sposare se non si è in grado di camminare con le proprie gambe: non si contrae il matrimonio cristiano per essere salvati dall’altra persona. Questa prerogativa è solo di Gesù Cristo: per noi, uomini e donne, è decisamente fuori portata ed è folle sia assumersene la responsabilità, sia chiedere all’altro/altra di assumerla. Tuttavia si contrae il matrimonio cristiano per accogliersi e con la grazia di Cristo promettere… Rendere nella concretezza di tutti i giorni la bellezza di questi verbi è la sfida che fa la santità del vincolo matrimoniale sancito dagli sposi e sarà questo il tema del prossimo articolo.

di Emilia Palladino – vita pastorale luglio 2012