Ecco il governo di Letta: sono 21 i ministri

sono 21 i ministri

Alle 17.15 il presidente del Consiglio incaricato Enrico Letta – dopo aver sciolto la riserva – è apparso nella sala stampa del Quirinale per presentare la sua lista dei ministri. Il giuramento si terrà domenica alle 11.30. Ecco l’elenco dei 21 ministri che compongono la squadra del primo governo Letta:

Interni e Vicepremier – Angelino Alfano
Difesa – Mario Mauro
Esteri – Emma Bonino
Giustizia – Anna Maria Cancellieri
Economia – Fabrizio Saccomanni
Riforme istituzionali – Gaetano Quagliariello
Sviluppo – Flavio Zanonato
Infrastrutture – Maurizio Lupi
Politiche Agricole – Nunzia Di Girolamo
Istruzione, Università e ricerca – Maria Chiara Carrozza
Salute – Beatrice Lorenzin
Lavoro e Politiche sociali – Enrico Giovannini
Ambiente – Andrea Orlando
Beni culturali e Turismo- Massimo Brai
Coesione territoriale – Carlo Trigilia
Politiche comunitarie – Anna Maria Bernini
Affari regionali, sport e turismo – Graziano Delrio
Pari opportunità, sport, politiche giovanili – Iosefa Idem
Rapporti con il Parlamento – Dario Franceschini
Integrazione – Cecile Kyenge
Pubblica Amministrazione- Giampiero D’Alia

“Abbiamo costituito un governo fatto da una squadra coesa e fortemente determinata a risolvere i problemi del Paese. Una squadra basata sulle competenze, sul ringiovanimento, e può vantare un record nella presenza femminile che per quello che mi riguarda è una delle più grandi soddisfazioni”. Lo ha detto il presidente del Consiglio in caricato, Enrico Letta, dopo aver letto al Quirinale la lista dei ministri del suo governo.

“Il governo Letta lavori in grande coesione e rispetto reciproco”. È questo l’auspicio espresso da Giorgio Napolitano. “Ora questo governo dovrà lavorare insieme, senza conflittualità pregiudiziali e con reciproco
rispetto per dare una risposta e le giuste soluzioni ai problemi del Paese, con spirito di assoluta e indispensabile coesione”. Il capo dello Stato ha ringraziato Letta e le forze che sosterranno la maggioranza di questo governo “frutto dello sforzo paziente e tenace del premier e dei leader delle forze politiche che, nonostante tutte le difficoltà incontrate, hanno mostrato disponibilità con un supplemento di volontà e collaborazione”.

 avvenire.it

Napolitano: incarico a Bersani

“Si apre oggi una fase decisiva per dare all’Italia un nuovo governo sulla base dei risultati elettorali”: così ha esordito il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al termine dell’incontro con Pier Luigi Bersani. “L’incarico che sto per dare è il primo passo di un cammino per il raggiungimento dell’obiettivo” che deve portare “al più presto” alla nascita di un esecutivo per una “normale e piena attività legislativa”.

“Ho conferito, in continuità con eloquenti precedenti, all’onorevole Bersani l’incarico di verificare un sostegno parlamentare certo, a un governo che abbia la fiducia delle Camere” ha detto il presidente.

“Reagisco a certe affermazioni infondatamente polemiche” su “presunte lentezze italiane”, ha affermato Napolitano che ha sottolineato come si proceda con “ponderatezza” e con “equilibrio” e nei tempi regolari considerando che per formare il nuovo governo Israele ci ha messo ad esempio 55 giorni.

Con l’occasione il presidente della Repubblica ha ricordato che non è trascorso ancora un mese dal voto e che da una settimana si sono insediate le Camere e si è “complimentato” per l’elezione ieri, degli uffici di presidenza di Camera e Senato

“Mi metterò al lavoro certamente con un primo necessario riferimento alle forze parlamentari che chiederò di incontrare senza dimenticare il dialogo, il colloquio con i soggetti sociali. Inizierò da subito” ha detto Pier Luigi Bersani.

“Cercherò di corrispondere l’incarico nel solco delle parole di Napolitano e cioé l’avvio di una legislatura che abbia un governo in condizioni di generare il cambiamento necessario” afferma Bersani.

“Mi prendo il tempo necessario, è una situazione difficile” ha risposto ai giornalisti che al Quirinale gli chiedevano se prevedesse tempi lunghi per le sue consultazioni.

Un governo in grado di avviare “un percorso di riforma che sia in grado di realizzare quello non è stato fatto qui e cioé aspetti rilevanti di riforme costituzionali e politico-elettorale.

ansapolitica.partecipa

Appunti per il Governo che verrà. Il fisco e gli ultimi

La politica fiscale è uno dei temi cruciali di o­gni dibattito elettorale, a maggior ragione og­gi, in Italia. Le questioni più importanti al centro dell’attenzione sono quelle del peso complessivo dell’imposizione fiscale collegata al perimetro ot­timale del settore pubblico nell’economia, dell’e­terno ritorno all’idea di una ‘patrimoniale’ e del­la scelta complessiva della strategia di imposizio­ne tra le varie possibili poste (consumi, lavoro, ric­chezza, ecc.). Per dare un concreto contributo al­la riflessione in corso, oltre ogni smania propa­gandistica, crediamo sia utile ricordare alcuni e­lementi di contesto che, anche e soprattutto in questa fase, rendono la lotta alle diseguaglianze e la promozione degli ‘ultimi’ la via più efficace e razionale per accrescere in misura maggiore pos­sibile il bene comune. Elementi che aiutano a comprendere meglio la ratio del principio costi­tuzionale (e morale) della progressività fiscale.

Primo, il terremoto della globalizzazione è pro­dotto dai divari immensi di costo del lavoro e di vita tra Paesi e dall’esistenza dell’enorme eserci­to di riserva di un miliardo di poverissimi dispo­sti a lavorare a salari da fame. È urgentissimo ac­celerare una convergenza verso l’alto di salari e tenore di vita che i meccanismi dell’economia ren­dono possibile (basti guardare alla dinamica del­le retribuzioni in alcuni Paesi modello, come la Polonia). In questo contesto migliorare le condi­zioni degli ‘ultimi’ è l’unica strada per risolvere il problema e per eliminare il rischio di corsa al ri­basso sui diritti. Secondo, gli studi sulle determinanti della soddi­sfazione di vita sono concordi nell’identificare l’impatto negativo della diseguaglianza del red­dito su salute e benessere soggettivo. E nel docu­mentare che variazioni positive di salute e di red­dito hanno impatti molto più positivi sulla soddi­sfazione di vita dei ceti più poveri e molto più li­mitati su quelli dei ceti più ricchi. La riduzione delle tasse sui redditi più bassi ha, poi, un effetto di stimolo sulla domanda molto maggiore di quel­la sui redditi più elevati. Terzo, un’altra decisione strategica riguarda la ri­partizione del peso del prelievo tra le varie poste possibili. Da questo punto di vista, è del tutto e­vidente che si dovrebbe incidere maggiormente su quelle attività che producono effetti ‘esterni’ negativi – inquinamento ambientale, inquina­mento finanziario, ludopatie… – e detassare il la­voro o il frutto del lavoro, agevolando così l’as­sunzione di manodopera e facendo crescere i red­diti. Cruciale è anche l’avvio concreto di una va­lorizzazione sul piano fiscale della famiglia e del­la famiglia con figli se vogliamo davvero che la ri­presa sia davvero anche ‘ripresa umana’. Le po­litiche fiscali possono inoltre essere utilizzate per accelerare la convergenza economica, sociale e ambientale di cui abbiamo bisogno penalizzan­do le filiere a minore qualità sociale e ambienta­le e premiando invece quelle che eccellono in que­sti campi come auspicato dalla stessa Unione Eu­ropea con la Social Business Initiative.

 Quarto, un ulteriore tema è quello della sosteni­bilità delle proposte. È, cioè, più che mai neces­sario non farsi incantare dalle sirene della dema­gogia, quelle che cantano sempre la canzone del­la pura e semplice eliminazione di una qualche tassa. Oggi nel mirino c’è ovviamente l’Imu (che pesa e pesa tanto, ma senza la quale tanti servizi erogati dagli Enti locali tornerebbero nella spira­le distruttiva che s’era avviata negli anni scorsi). Su questo piano, appare perciò assai più realisti­ca e interessante l’idea – che è già stata abbozza­ta – di riformare quella tassa sulla proprietà im­mobiliare, creando una razionale soglia di esen­zione (e aumentando l’aliquota al di sopra di es­sa) per evitare oneri eccessivi sulla vasta platea di italiani che non dispongono di elevate fonti di red­dito, ma sono proprietari di prime case (magari an­cora gravate da mutui). Ultimo, ma non meno importante, tema – il quin­to elemento di questo ragionamento – è la pro­spettiva di un grande Patto Fiscale. È stata pro­posta più volte su queste pagine. Ed è l’unica via concreta che può creare spazio per la riduzione della pressione fiscale di cui abbiamo urgente­mente bisogno per far ripartire l’economia. Come abbiamo più volte spiegato è tecnicamente pos­sibile eliminare il differenziale di evasione tra il nostro Paese e quelli del Nord Europa (e volendo eliminare gran parte dell’evasione tout court) ed è possibile farlo senza perdere consensi se ci si vincola all’utilizzo dei proventi della lotta all’eva­sione per la riduzione del prelievo su tutti.

 Non sempre benessere economico, bene comu­ne ed equità vanno di pari passo, ma le opzioni che abbiamo indicato possono seriamente contribuire a creare un circolo virtuoso in tal senso. ​

Leonardo Becchetti – avvenire.it

Le dimissioni di Monti aprono la stagione elettorale

di Marco Bellizi

Dopo le dimissioni del presidente del Consiglio italiano Mario Monti, presentate, come preannunciato, subito dopo l’approvazione della legge di stabilità, sono iniziate al Quirinale le consultazioni del presidente della Repubblica.
All’indomani delle dimissioni del Governo l’argomento cardine di tutti i ragionamenti è dunque la possibilità che Monti scelga o meno di candidarsi alle prossime elezioni politiche. Il forte impatto che una tale decisione avrà sullo scenario e sui temi della prossima campagna elettorale è già di per sè significativo dell’eredità che l’esperienza del Governo tecnico lascia al Paese. L’Italia ha infatti sperimentato un rigore che, dettato dall’urgenza della crisi, è subito diventato il segno di una moralità che si ritiene debba essere recuperata in tutti i settori della vita pubblica e nella stessa proposta elettorale. Moralità che è il presupposto e la garanzia dei pesanti sacrifici richiesti ai cittadini. È su questo tema che si gioca molto del futuro politico del Paese, in vista del quale, come ha detto questa mattina anche il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, serve mettere assieme “intelligenze, onestà e responsabilità”.

(©L’Osservatore Romano 23 dicembre 2012)