La visione di un film per chi ha tra i 20 e i 34 anni è soprattutto un’occasione di socialità e divertimento, ma anche di crescita culturale e intellettuale

da Avvenire

(Fotogramma)

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Che rapporto esiste tra i Millennials e il cinema? Ovvero tra i giovani di una generazione smart, a tal punto legati alle nuove tecnologie da meritarsi, secondo alcuni scienziati sociali, l’appellativo di “nativi digitali” e una forma d’arte, di spettacolo e di intrattenimento di gran lunga più “anziana” di loro? Di questo tema si è occupato ilRapporto Cinema 2018, promosso dalla Fondazione Ente dello Spettacolo, nella sezione “I Millennials: presente e futuro del cinema” (curata da Alessandro Rosina, Fabio Introini, Emiliano Sironi sui dati di una indagine realizzata dall’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo su un campione di 2045 rispondenti di età compresa tra i 20 e i 34 anni, ndr). Nell’odierna società ipermediale la “Settima Arte” si trova ad affrontare una cruciale sfida. Da un lato si assiste al diffondersi di piattaforme, devices mobili, sistemi di home entertaiment che moltiplicano forme, tempi e luoghi della fruizione, portandola sempre più al di fuori delle sale individualizzandola e rendendola compatibile con le temporalità frammentate dei pubblici contemporanei. Dall’altro il cinema ha in sé una forte componente sociale. Ma quali sono i gusti e le abitudini dei Millennials riguardo al consumo di film e, in particolare, alla sua modalità per antonomasia, ovvero la visione “in sala”? Cosa ostacola maggiormente, nella loro esperienza, la frequenza alle sale di proiezione e cosa, invece, potrebbe favorirla maggiormente? Come si immaginano il futuro del cinema?

Il primo dato che colpisce è il significativo “delta” che si osserva tra il notevole interesse che i Millennials hanno per i film e la frequenza delle sale cinematografiche che, pur non essendo affatto residuale, non appare congruente con la passione che i giovani manifestano nei confronti delle pellicole cinematografiche. Nove giovani su 10 affermano, infatti, di vedere almeno un film alla settimana; circa un giovane su due ne guarda, nello stesso arco di tempo, più di uno, mentre gli heavy viewers, cioè coloro che ne guardano uno al giorno sono più di un decimo del campione (12,6%). Tuttavia una quota molto alta di giovani (81,4%) dichiara di recarsi in un cinema meno di una volta al mese.

In ogni caso, circa un giovane su cinque (18,6%) vi si reca più di una volta al mese. Quando si tratta di “andare al cinema” due Millennials su tre (66,3%) preferiscono il multiplex, più “anonimo” ma ricco di servizi. Non è affatto trascurabile quel 33,7% di giovani che accordano le loro preferenze alle piccole sale, in cui si respira un’atmosfera più familiare. Rispetto ai tempi sociali, la frequenza alle sale non si concentra nei week end ma si distribuisce in maniera analoga tra fine settimana (41,5%) e serate infrasettimanali (46,1%). Infine, circa un quarto del campione (26%) afferma di intensificare la visione al cinema durante le feste comandate. Osservando le preferenze accordate ai generi, l’esperienza-cinema sembra essere per i Millennials soprattutto un’occasione di intrattenimento ed evasione. I generi che raccolgono i maggiori consensi sono, infatti, la commedia (21,5%), il thriller (17,5%) e il fantasy (14,5%). Del resto, coerentemente con questo dato, secondo il 37% dei rispondenti, andare al cinema è un’occasione per vivere con altri un momento di intrattenimento, mentre per il 23,5% è soprattutto un’occasione di divertimento.

Recarsi in sala significa, allora, anzitutto premiare la socialità, dato che può essere letto come congruente alla preferenza accordata ai multiplex, vere e proprie facilities del divertimento, in grado di offrire, con la loro dotazione di negozi e ristoranti, veri e propri “pacchetti” di evasione in cui la visione del cinema è una tra le tante componenti. Non manca, tuttavia, chi considera la frequenza delle sale come forma di consumo “alto” e impegnato, soprattutto tra i laureati, tra gli studenti e gli studenti lavoratori.

Non è quindi l’assenza di interesse per i film in quanto tali a spiegare la frequenza non particolarmente elevata delle sale. Aggiungiamo, anzi, che i Millennials, nativi digitali che vivono di interattività, sono ben lungi dal ritenere la visione di film come forma di consumo passivizzante quindi più compatibile con un pubblico older. Nemmeno la percezione di una bassa qualità dell’offerta incide in maniera significativa (lo fa molto/abbastanza solo sul 15% dei rispondenti). I fattori che i giovani indicano come deterrente sono per lo più “strutturali” e hanno anzitutto a che fare con il costo degli spettacoli, valutato come molto/abbastanza importante nel distogliere da questa forma di consumo dai due terzi del campione. Il 22% circa sottolinea, invece, come deterrente la mancanza di un adeguato numero di sale sul territorio, e una percentuale identica la scomodità degli orari di programmazione. Cosa dire invece rispetto alla “concorrenza” esercitata da modalità fruitive altre e dalla escalation, nel consumo e nell’immaginario collettivo, delle serie TV? In effetti la possibilità di una fruizione domestica, magari impreziosita da tv set a schermo gigante e sistemi audio dolby-surround, è indicata come valida alternativa alla sala da circa il 45% dei rispondenti.

Anche la possibilità di vedere e scaricare film dalla rete è indicata dal 30% dei Millennials come fattore disincentivante. Se a questo aggiungiamo i dati relativi a ciò che i Millennials premiano maggiormente nellaexperience di visione filmica, vale a dire la possibilità di una fruizione on demand (35,5%) possiamo affermare che, in effetti, la multi-fruibilità sembrerebbe, almeno apparentemente, fare concorrenza alle sale. Allo stesso tempo possiamo considerare questo dato come incoraggiante non solo perché denota comunque interesse per le pellicole, ma perché si tratta comunque di forme di consumo potenzialmente sinergiche con la stessa visione in sala, proprio come la partecipazione a un concerto musicale può trarre giovamento dal consumo multicanale della “musica liquida”. Rispetto alle serie TV, per quanto anch’esse molto amate dai giovani, non sembrano per il momento “insidiare” in maniera particolare il consumo di cinema: la quota di chi guarda più serie rispetto ai film (34,1%) è assai simile a a chi dichiara esattamente il contrario (30,5%).

Per concludere, è interessante osservare cosa pensino i Millennials rispetto al futuro del cinema. Il 36% circa immagina che l’andare al cinema sarà sempre più un’esperienza di nicchia, che potrà avvalersi di un sistema di offerta centrato prevalentemente sulle piccole sale. All’opposto, il 60% circa dei rispondenti ritiene che il sistema delle sale sarà monopolizzato da mega teatri che ospiteranno prevalentemente grandi produzioni di tipo spettacolare. Il 47% pensa che in futuro non ci saranno più sale, piccole o grandi che siano, perché i film verranno fruiti in contesti domestici iper-tecnologici, che offriranno esperienze di visione analoghe a quelle provate in sala. Infine, il 59% immagina che la visione di film si sposterà, sempre a danno delle sale, su device mobili come smartphone e tablet. A ben vedere, le proiezioni dei giovani lasciano ampio futuro alle sale, siano esse grandi colossi multiplex o piccoli luoghi per pubblici di nicchia.

Se dunque andare al cinema per i Millennials costituisce soprattutto un’occasione di socialità e di divertimento, che premia l’aspetto spettacolare ed emotivo delle pellicole e privilegia luoghi capaci di coniugare serate piacevoli a fruizione ad elevato tasso di tecnologie e comfort, non manca chi considera il cinema anche un’importante occasione di crescita culturale e intellettuale. Con strategie di offerta che sappiano coniugare incentivi economici e sinergie tra piccole e grandi sale, il cinema può avere ancora molto da dire, anzi, da far vedere.

Accordo Cei-Cattolica. 25.796 parrocchie assicurate contro le catastrofi

25.796 parrocchie assicurate contro le catastrofi

È di fatto il primo schema di protezione assicurativa nazionale contro i rischi catastrofali. Un’alleanza unica nel suo genere, quella firmata da Cattolica Assicurazioni con la Conferenza episcopale italiana, che proteggerà da dai rischi terremoto, alluvione e inondazione – in modo uniforme e su tutto il territorio – le 25.796 parrocchie delle 225 diocesi italiane. Una polizza che interessa il complesso delle opere edili e quindi chiesa, campanile e canonica intercomunicante. «In un Paese a forte rischio ambientale, idrogeologico e sismico come l’Italia – spiega l’amministratore delegato della compagnia, Alberto Minali – l’operazione assume anche un valore sociale e culturale di cui siamo particolarmente orgogliosi perché tutela un patrimonio che rappresenta l’identità stessa del Paese».

L’idea di assicurare contro le catastrofi naturali tutte le parrocchie italiane è nata all’indomani dei terribili eventi sismici che nel 2016 hanno colpito il Centro Italia, provocando il crollo di edifici religiosi di inestimabile pregio. Simbolo di quella catastrofe fu purtroppo il crollo della Basilica di San Benedetto a Norcia. Secondo dati Ania (aggiornati a maggio 2017), 6 dei 10 più costosi terremoti che si sono verificati in Europa tra il 1970 e il 2016 sono avvenuti in Italia. E il 78% delle abitazioni italiane è esposta a rischio alto o medio/alto tra terremoto e idrogeologico. Nonostante questo quadro, c’è una bassissima penetrazione di prodotti assicurativi catastrofali. Oggi appena il 2,5% delle abitazioni private è assicurato contro i rischi di terremoto e alluvione.

E guardando agli edifici religiosi, solo a seguito dell’ultimo terremoto tra Umbria e Marche, le chiese danneggiate sono state più di mille, un terzo delle quali è tuttora inagibile. Per il presidente di Cattolica Assicurazioni, Paolo Bedoni, «l’accordo è frutto del lavoro di squadra compiuto dalle Direzioni tecniche e dalla Business Unit Enti Religiosi e Non Profit, strumento fortemente voluto dalla compagnia per meglio interpretare i bisogni della Chiesa Italiana, un mondo al quale, per storia, identità e competenza, siamo tradizionalmente legati».

L’iniziativa, aggiunge l’amministratore delegato, rientra pienamente nel solco del piano strategico 2018-2020 del Gruppo e «valorizza la proposta distintiva di Cattolica nell’innovazione di soluzioni assicurative, soprattutto rivolte al settore degli Enti Religiosi e Non Profit».

La definizione di una copertura di tale portata ha richiesto un lavoro di analisi per la definizione corretta del rischio ed ha coinvolto i principali player della riassicurazione mondiale. In caso di calamità, Cattolica Assicurazioni attiverà il suo corpo peritale specializzato, mettendo a disposizione in maniera rapida e puntuale i fondi per la ricostruzione. «Dal punto di vista industriale – sostiene la compagnia – si tratta di una pietra miliare per l’industria assicurativa italiana».

Pellegrinaggio ecumenico. L’Unitalsi alla scuola della Santa Famiglia

Il patriarca Tawadros II e il vescovo Lino Fumagalli nell'incontro durante il pellegrinaggio Unitalsi

Il patriarca Tawadros II e il vescovo Lino Fumagalli nell’incontro durante il pellegrinaggio Unitalsi

da Avvenire

Da Betlemme al Cairo per costruire ponti di pace con lo sguardo rivolto all’incontro ecumenico del 7 luglio, dove papa Francesco ha riunito a Bari i leader delle Chiese e delle comunità cristiane del Medio Oriente per la «giornata di riflessione e preghiera» per la pace nella regione. L’Unitalsi inaugura il nuovo itinerario sui passi della fuga in Egitto della Santa Famiglia sotto la giuda del vescovo di Viterbo, Lino Fumagalli, e del vescovo copto ortodosso di Roma, Anba Barnaba El Soriani, che hanno accompagnato nella terra delle piramidi un gruppo di fedeli nei giorni scorsi.

Un viaggio inedito per l’associazione che sceglie in questo modo di offrire la propria testimonianza lasciando una traccia concreta sul cammino verso la piena unità sollecitato da Bergoglio. «È un’occasione per pregare assieme, condividere la gioia di essere cristiani e l’impegno di una testimonianza coerente – commenta Fumagalli –. Il ramoscello di cui parla Ezechiele è proprio questo camminare assieme per realizzare il bene comune e seminare i germi del Regno di Dio. Come diceva papa Benedetto XVI, la nostra fede, più che per proselitismo, si diffonde per attrazione e una comunità unita attrae, crea stupore e meraviglia». «È la prima volta che mi trovo a guidare un pellegrinaggio del genere ed è un’esperienza molto forte – racconta Anba Barnaba – perché il tema della fuga in Egitto è estremamente sentito da noi egiziani. Conoscevo l’Unitalsi di nome, ma ora ne ho fatto esperienza e ho intenzione di entrarne a farne parte».

La prima parte del pellegrinaggio, guidato dalla delegata nazionale Unitalsi Preziosa Terrinoni e dall’assistente ecclesiastico don Gianni Toni, è in Terra Santa e ha avuto al centro l’incontro con l’ausiliare del patriarcato latino di Gerusalemme, il vescovo Giacinto Boulos Marcuzzo, che sfida la diffidenza dei fedeli occidentali (sempre meno numerosi in Terra Santa) rassicurando i pellegrini riuniti nella sede del patriarcato: «Non abbiate paura perché il titolo onorifico più alto nel mondo arabo è quello di “pellegrino”. Una persona che cerca Dio non sarà mai violata. Fatevi ambasciatori di pace e, tornando a casa, testimoniate questa realtà». Il percorso dei volontari Unitalsi si snoda tra i luoghi «in cui la storia aiuta la fede», per usare le parole di don Toni, autore di una recente guida sui luoghi della Terra Santa edita da Shalom edizioni. I pellegrini giungono alla Basilica del Santo Sepolcro passando per le tappe della Via Crucis e la chiesa di Sant’Anna. Al termine di una breve celebrazione eucaristica, la visita si conclude al Muro del pianto.

Il passaggio nei luoghi cari all’Egitto cristiano, registra un’accoglienza inaspettata sia da parte delle autorità civili sia da quelle religiose. Il dispositivo di sicurezza messo in campo dal governo egiziano è imponente e il viaggio procede senza intoppi. La Messa della domenica è presieduta da monsignor Fumagalli all’interno del Seminario cattolico del Cairo alla presenza del patriarca copto cattolico Ibrahim Isaac Sidrak, di Barnaba Anba e del nunzio apostolico al Cairo, l’arcivescovo Bruno Musarò. Nel segno del dialogo anche il “papa” copto ortodosso, il patriarca Tawadros II, non rinuncia ad incontrare i pellegrini accompagnati dal direttore dell’ente del turismo egiziano, Ahmed Yousef, dall’ambasciatore italiano al Cairo, Giampaolo Cantini, e dal direttore dell’Istituto di cultura italiano in Egitto, Paolo Sabbatini. «Il ricordo della visita di papa Francesco in Egitto, che incontrerò prossimamente, è ancora vivo nella nostra memoria. Siete benvenuti non solo nella nostra terra, ma anche nel nostro cuore – è il saluto del patriarca di Alessandria –. Il vostro viaggio ha illuminato l’Egitto».

Chiude il viaggio un evento significativo: la prima Messa in rito latino celebrata da un presule cattolico, il vescovo Fumagalli, all’interno di un monastero copto-ortodosso, Deir el-Sorian, nel complesso desertico di Wadi el-Natrun, a circa cento chilometri a Nord del Cairo, la terra degli eremiti e la culla del monachesimo egiziano.

Thailandia. Il sorriso dei «cinghialotti»: fuori dalla grotta più forti e pazienti

da Avvenire

La squadra dei "Cinghiali selvaggi" affronta i giornalisti di tutto il mondo (Ansa)

La squadra dei “Cinghiali selvaggi” affronta i giornalisti di tutto il mondo (Ansa)

Sorridenti, mentre raccontavano i 18 giorni di paura passati nella grotta inondata di Tham Luang in Thailandia, i 12 “cinghialotti” della squadra di calcio Wild Boars (Cinghiali selvaggi) e il loro allenatore si sono presentati oggi per la prima volta in pubblico. Dopo otto giorni di ricovero seguiti al loro ormai leggendario salvataggio ora stanno bene. Con addosso le magliette del loro team, i ragazzi – tutti tra gli 11 e i 16 anni – e l’allenatore 25enne si sono presentati davanti alle telecamere di tutto il mondo, facendo il tradizionale «wai», con cui si dimostra anche rispetto.

Il ringraziamento. I ragazzi mostrano l'immagine di Saman Gunan, il sub morto per salvarli (Ansa)

Il ringraziamento. I ragazzi mostrano l’immagine di Saman Gunan, il sub morto per salvarli (Ansa)

«Ho detto a tutti di continuare a combattere, di non disperare», ha raccontato uno dei giovani, descrivendo come il gruppo ha lottato per sopravvivere quei giorni. Prima di essere trovati dalla squadra internazionale di salvataggio, coordinata dai Navy Seal thailandesi, che li ha poi riportati in superficie, i cinghialotti hanno passato 9 giorni al buio.

L'allenatore, Ekkapol Janthawong, a sinistra, racconta la terribile esperienza (Ansa)

L’allenatore, Ekkapol Janthawong, a sinistra, racconta la terribile esperienza (Ansa)

Il gruppo aveva programmato di esplorare il complesso di Tham Luang dopo l’allenamento, lo scorso 23 giugno, ma un nubifragio, frequente nella stagione delle piogge, ha inondato la grotta intrappolandoli. Il gruppo ha provato a farsi strada da solo verso l’esterno, ma invano. «Abbiamo iniziato a scavare le pareti – ha raccontato l’allenatore ed ex monaco buddista, Ekkapol Chantawong – non volevamo aspettare fino a che le autorità ci trovassero».

L'emozione è forte (Ansa)

L’emozione è forte (Ansa)

Secondo i dottori, i piccoli calciatori e il loro allenatore sono in buone condizioni fisiche e mentali e hanno recuperato in media 3 chili ognuno. La conferenza stampa è stata controllata in modo severo: un team di psicologi aveva valutato in anticipo le domande per decidere quali potevano o meno essere poste ai ragazzi da un moderatore, in diretta tv.

Il mini campetto di calcio realizzato all'ospedale dove sono stati ricoverati i 'cinghialotti', mostrato alla conferenza stampa (Ansa)

Il mini campetto di calcio realizzato all’ospedale dove sono stati ricoverati i “cinghialotti”, mostrato alla conferenza stampa (Ansa)

«Non sappiamo quali ferite i ragazzi portino nei loro cuori», ha dichiarato il ministro della Giustizia thailandese Tawatchai Thaikaew, che ha chiesto di rispettare la privacy dei giovani per paura che l’attenzione dei media possa avere effetti negativi sulla salute psichica del gruppo. I medici hanno consigliato di non avere contatti con la stampa per almeno un mese, ma l’attenzione del mondo continua a essere alta e già si sta lavorando per trasformare in un film la miracolosa storia di questi ragazzini.

Un altro momento dell'incontro (Ansa)

Un altro momento dell’incontro (Ansa)

Avventuratisi a stomaco vuoto e senza cibo nell’escursione, che doveva durare appena un’ora, i ragazzi hanno vissuto solo di acqua raccolta dalla roccia. «Non avevo forza – ha continuato il più giovane dei ragazzi, Titan – ho provato a non pensare al cibo per non avere più fame».

Si torna a casa (Ansa)

Si torna a casa (Ansa)

Quella dei cinghialotti è stata un’agonia, che ha tenuto col fiato sospeso tutto il mondo, fino a quando non si sono concluse le complesse operazioni di soccorso, in cui un sub thailandese ha perso anche la vita. «Quando ho visto i soccorsi ho pensato fosse un miracolo», ha detto Adul Sam-on, 14 anni, ricordando il momento in cui due sommozzatori britannici hanno trovato il gruppo a diversi chilometri all’interno della grotta. Dopo essere stati trovati, i ragazzi hanno iniziato anche a giocare a scacchi e uno dei Navy Seal è rimasto con loro, la maggior parte del tempo. «Lo chiamavamo il re della caverna», ha ricordato il 14enne Ekkarat Wongsukchan, detto anche Bew.

Alcuni dei giovani hanno detto di aver tratto un insegnamento dalla loro disavventura; uno di loro ha promesso di «essere più attento e vivere la vita in pieno». «Questa esperienza mi ha insegnato a essere più forte e paziente», gli ha fatto eco un compagno di squadra e di avventura. Ora però è tempo di tornare a casa. E alla normalità, anche se non sarà proprio facile.

Thailandia, i ragazzi della grotta finalmente a casa

Ora stanno bene, sono tornati in forze e finalmente sono a casa. Ma quei nove giorni da soli trascorsi, prima di essere individuati, nel buio pesto e senza cibo, i ‘cinghialotti’ thailandesi recuperati dalla grotta Tham Luang li ricordano ancora. “Siamo sopravvissuti bevendo l’acqua dalla roccia”, hanno raccontato in una conferenza stampa appena dimessi dall’ospedale. E il momento del ritrovamento, ancora oggi, per loro sembra un miracolo. “Non eravamo sicuri che stesse succedendo veramente”, ha spiegato Adul Sam-on, il primo ragazzo a comunicare in inglese con i soccorritori. Con il gruppo debilitato su quella banchina asciutta dove erano rimasti confinati per 220 ore “cercando di non pensare al cibo”, rassegnati dopo aver scavato invano nella roccia sperando di trovare un’uscita, l’allenatore ha richiamato la loro attenzione a quelle che sembravano voci in lontananza. “Ci siamo fermati ad ascoltare. Ed era vero. Eravamo scioccati”, ha continuato Adul, ricordando la sorpresa nel vedere un sub britannico e non un thailandese emergere dall’acqua. L’incontro dei ragazzi con un pubblico di giornalisti, il primo dal momento del loro salvataggio, è durato circa un’ora in un contesto attentamente preparato dalle autorità thailandesi, all’interno del programma di propaganda della giunta militare ‘La Thailandia va avanti’. Un giornalista thailandese ha letto una serie di domande scelte in anticipo con la consulenza di psicologi, allo scopo “di non turbare i ragazzi”, che hanno recuperato tre chili di peso durante la degenza. In realtà, il gruppo è apparso di buon umore e capace di scherzare sulla vicenda, e l’impressione è che il governo stia già sfruttando la storia a proprio beneficio, all’insegna della riconciliazione nazionale.

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Dl benzina, ok Senato con 159 sì e 51 no

(ANSA) – ROMA, 18 LUG – L’Aula del Senato con 159 sì, 51 no e 68 astenuti approva il disegno di legge di conversione del decreto che proroga il termine di entrata in vigore degli obblighi di fatturazione elettronica per le cessioni di carburante. Ora il provvedimento passa alla Camera.

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Sequenza sismica ai piedi dell’Etna

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(ANSA) – ROMA, 19 LUG – Una sequenza sismica è in corso ai piedi dell’Etna, in provincia di Catania. Lo riporta l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv).
Tra le 22:56 di ieri e 00:22 sono state oltre dieci le scosse (considerando solo quelle di magnitudo uguale o superiore a 2) registrate nella zona, tra cui due di magnitudo 3.6 e 3.5 verso alle 23:20 circa con epicentro vicino Ragalna.
Non si segnalano al momento danni a persone o cose.

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