XV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B) Foglietto Letture Salmo 15 Luglio 2018

XV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico: Verde

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Per mezzo dei suoi messaggeri, Dio ha preparato l’umanità, nel corso di una lunga storia, alla venuta di suo Figlio e alla rivelazione della salvezza da lui portata. Partendo dal popolo di Israele, il suo amore redentore doveva estendersi a tutti gli uomini. È il motivo per cui Gesù ha chiamato i Dodici a formare il nucleo del popolo definitivo di Dio e li ha fatti suoi collaboratori. Sono stati incaricati di vincere il potere del male, di guarire e di salvare gli uomini che avessero creduto al loro messaggio.
Solo una piccola parte del popolo di Israele ha creduto in Gesù e in quelli che egli ha mandato. Dopo la sua risurrezione, Gesù ha di nuovo mandato i suo discepoli e accresciuto la loro missione e i loro poteri. Da allora gli inviati di Dio si recano presso tutti i popoli per offrire agli uomini il perdono di Dio e la vita nuova.
Ma non vi è che una piccola parte dell’umanità che ha sentito l’offerta divina e ha trovato la fede nell’amore di Dio e nella sua salvezza. Oggi che sono state smascherate le ideologie moderne del razionalismo e del nazionalismo, del fascismo e del socialismo, che si sono rivelate false dottrine di salvezza, si è operata una nuova apertura per il Vangelo presso molti popoli e molti uomini. E noi cristiani siamo tenuti, in modo nuovo, a portare la nostra testimonianza al nostro prossimo: per mezzo della nostra preghiera e del nostro impegno personale. Da questa testimonianza dipende non solo l’avvenire dell’umanità, ma anche quello della comunità ecclesiale ed il destino di ogni cristiano.


Commento (testo) di don Fabrizio Crotti: XV domenica T.O. Anno B

Il rifiuto oppostogli nella sua patria spinge Gesù ad  intensificare il suo ministero. Il gruppo dei dodici(3.13-19) viene inviato di fatto.

Le istruzioni concernenti l’equipaggiamento per il viaggio presentano, nella redazione di Mc,unitamente alla radicalità presente anche negli altri testi sinottici, una specie di duplice attenuazione. Il v. 8 dà il comando di non portare nulla:niente pane, niente bisaccia,niente denaro. A questo “niente”fa eccezione il bastone. Il testo si rivela un pò impacciato:”non prendete nulla se non il bastone soltanto”; il traduttore ha aiutato il testo:”ordinò loro che, oltre il bastone, non prendessero nulla”.

Nella tradizione di Mt(10,10)  e Lc(9,3), il bastone è semplicemente vietato. Un caso parallelo è quello dei calzari concessi in Mc 6,9 e proibiti in Mt 10,10;LC 9,1-6. Nelle due concessioni del bastone e dei calzari si deve vedere un adattamento per mantenere possibile l’applicazione delle regole di Gesù. I viaggi che si allungano oltre i rapidi passaggi da un villaggio all’altro della Palestina il bastone ed i calzari sono necessari. Queste correzioni ci testimoniano che la radicalità delle indicazioni per la missione viene rispettata ed è presentata come un punto di riferimento insuperabile, almeno nella globalità del loro orientamento.

Il discorso diretto contiene due regole che trattano del come reagire alle reazioni di fronte alla missione.

La prima si riferisce al caso positivo dell’accoglienza in casa. Se si dà questa circostanza,allora si deve rimanere in quella casa per tutto il tempo in cui si rimane nella città. La regola sembra vietare trasferimenti alla ricerca di un maggior conforto presso famiglie più ricche, che accolgono in secondo momento il messaggio.

La seconda regola riguarda il caso di rifiuto di un’intera città. Il missionario deve avere il coraggio(non sempre facile)di dichiarare finita la possibilità di evangelizzazione in quel posto. Non ci si deve ostinare, sembra, in tentativi improduttivi e contrari all’urgenza della predicazione, che contrassegna tutto il clima di questo invio. Piuttosto, nell’andarsene, si deve compiere un gesto significativo di distacco.

Lo scuotere la polvere è il gesto compiuto dall’israelita al ritorno da viaggi in paesi pagani, per togliere l’impurità che probabilmente si era attaccata agli abiti, soprattutto ai calzari, e così rendere impura anche la terra di Israele.

Nel sommario che presenta l’esecuzione della missione ricevuta, si aggiunge rispetto alle parole di invio:”ungevano di olio molti infermi e li guarivano”. Accanto all’attività esorcistica, compare quella terapeutica. C’è un tratto particolare, l’uso dell’olio, che non ha riscontro nell’agire di Gesù. Potrebbe trattarsi di un nuovo adattamento alla prassi della chiesa dopo la pasqua (cfr Giac 5,14-15).

La prima lettura ha un chiaro contatto con il vangelo. Fondamentale è la situazione di vocazione e di invio vissuta tanto da Amos quanto dai dodici missionari di Gesù.

Entrambe le letture presentano l’esecuzione della missione all’interno di situazioni di conflitto, di fronte alle quali è necessario prendere una decisione personale.

La parola del profeta e degli inviati di Gesù si rivela come una parola autorevole che si impone anche nei casi di opposizione e di conflitto. Un elemento complementare potrebbe forse essere indicato nel fatto che siamo chiamati alla profezia e all’annuncio dei “profani”e non dei “professionisti” del sacro.

Nella seconda lettura la benedizione si rivolge a Dio,Padre del Signore nostro Gesù Cristo, per quanto ha operato in lui, riempiendo noi con una pienezza di benedizione spirituale. Si comincia considerando tutti i benefici ricevuti e li si riporta a Dio con un riferimento marcatamente trinitario: Dio Padre-Gesù Cristo benedizione spirituale.

L’operare di Dio è la realizzazione di un piano progettato prima della creazione del mondo, che ha lo scopo finale di rendere gli uomini che accolgono Gesù figli adottivi di Dio(figli nel Figlio). Nasce da questo essere figli la vocazione cristiana a una vita santa, senza macchia nella carità.

Le categorie “grazia di Dio nel suo figlio diletto” “redenzione mediante il suo sangue”, “remissione dei peccati” mostrano che il progetto del Padre non è segnato soltanto dallo sviluppo positivo dell’adozione di figli che vivano nell’amore, ma anche da un intervento (previo)di liberazione mediante il sangue di Cristo dalla schiavitù dei peccati. La ricchezza della grazia di Dio si manifesta proprio in questa abbondanza di perdono “nel Figlio diletto”.

L’abbondante riversarsi della grazia è segnato anche da un dono di rivelazione all’uomo. I cristiani conoscono infatti, prima ancora che sia compiutamente realizzato,il mistero della volontà divina che vuole rapportare a Cristo tutte le cose, facendo di lui il “capo” ricapitolante ogni realtà. Questa prospettiva finale è già presente nella coscienza dei credenti, la cui prende particolare vigore da questo dono di conoscenza.

La seconda parte della benedizione distingue due soggetti storici (noi/voi)che sono probabilmente da identificare rispettivamente con i cristiani provenienti dal giudaismo(“noi che per primi abbiamo creduto”)e coloro che giungano alla fede provenendo dal paganesimo (“in lui anche voi”).

Al secondo gruppo vengono ricordati i tre momenti dell’accesso al mistero di Cristo:l’ascolto della parola di verità, la fede nel vangelo si salvezza, il battesimo attraverso cui si riceve il suggello dello Spirito e la caparra dell’eredità.

La categoria “caparra” e il riferimento alla “completa redenzione” chiudono la pericope liturgica,che ha precedentemente sottolineato con forza la potenzialità della benedizione spirituale del Padre in Cristo, orientando decisamente lo sguardo al compimento ultimo.

Riprendendo la tradizione riattualizzata, o forse riattualizzandola egli stesso, Mc mostra essere essenziali per la missione la disponibilità personale,come del resto per Amos, la povertà dell’inviato che si rivela nell’equipaggiamento e nel continuare a rimanere nella stessa casa. Accanto a questa radicalità merita però di essere considerato il realismo con cui si è invitati a chiudere la missione dove risulti impossibile proseguire. La lettura della benedizione che apre Ef offre la possibilità di collegare il discorso dell’impegno profetico-missionario con la radicalità delle scelte personali di vita che sono indispensabili per corrispondere al “mistero della volontà del Padre” e’ però necessario integrare sapientemente esortazione all’impegno e consapevolezza del dono di essere chiamati a partecipare attivamente a questo piano.

don Fabrizio Crotti