A PARIGI UN BAR PER MEDITARE, CONTRO LO STRESS BASTA MEZZ’ORA

Comodi pouf neri in un ambiente piccolo e accogliente dalle pareti bianche. E’ una delle sale del ‘Bar à méditation’ aperto da circa un anno a Parigi. E’ un bar originale perché non si beve e non si mangia ma si impara a prendersi cura di se, meditando. E grazie alla meditazione , assicura lo staff del ‘bar’ ci si libera dallo stress, si impara a trasformare l’ansia e l’agitazione in benessere e soprattutto si smette di ‘ruminare’ i cattivi pensieri: il famoso mumble mumble di paperino.

L’idea della struttura è stata della psichiatra e psicoterapeutaChristine Barois che la gestisce con un team di istruttori qualificati, composto soprattutto da psicologi e psichiatri. Una vetrina su strada a rue Gaillon, vicino l’Operà, immette in un ambiente rilassato e minimalista. La prima regola varcato l’ingresso è abbandonare ogni pensiero e tensione e dunqueliberarsi immediatamente dello smartphone.

La struttura si articola in tre piani: al piano terra si trova lo spazio Gaillon, dove lasciare i propri effetti personali e prepararsi alla sessione di meditazione; al primo piano, nell’area Opéra, hanno luogo le lezioni guidate. Il piano -1, denominato Pyramides, è dedicato a coloro che preferiscono meditare in maniera autonoma. Il ‘bar’ apre alle 8 per consentire la frequentazione anche prima di andare al lavoro. Infatti, sostiene lo staff ‘‘la meditazione non è un’evasione ma un incontro sereno con la realtà’’ e dunque sarebbe salutare meditare un po’ ogni giorno soprattutto prima di iniziare le fatiche quotidiane. Per questo le sessioni non durano mai più di 30 minuti e i costi sono contenuti, 20 euro.

Il prezzo aumenta, ma di poco, per le lezioni con l’istruttore e per i corsi a tema, e il miglioramento della vita quotidiana e lavorativa è assicurato visto che, secondo gli esperti, la meditazione migliora la concentrazione, la creatività, la memoria e rende più sereni. Effetti positivi sono riconosciuti anche sulla salute dato che la meditazione favorisce il contenimento della collera e riduce i pensieri automatici. Ma non solo, aumenta le difese immunitarie, regolarizza il diabete, riduce i problemi del sonno, la tensione arteriosa ed è efficace sui dolori cronici. Questo per gli adulti, ma il ‘bar à méditation’ pensa anche ai ragazzi e dunque il sabato, in particolare, ci sono training dedicati alla fascia d’età 9-14 anni per imparare la coscienza di se, il giusto rapporto con i propri sentimenti, il proprio corpo ed anche con il cibo.

E infine, visto che la vita non è ‘un lungo fiume tranquillo’, specie quella in una grande città come Parigi, i prossimi appuntamenti al ‘bar’ propongono sessioni di un’ora e mezza a tema, aperte sia per chi conosce già la meditazione sia per i neofiti. I temi sono: tenere testa allo stress, liberarsi del giudice che è in noi, comunicare in piena coscienza, coltivare la dolcezza verso se stessi e verso gli altri.

ansa

La Via Crucis delle famiglie

La Via Crucis è meditazione e preghiera sulla Passione di Gesù ma anche cammino di conversione. Per questo vogliamo viverla facendo dialogare la Sua salita al Calvario con alcune storie raccontate in questi giorni dalla cronaca con un’attenzione particolare alla realtà delle famiglie. Le meditazioni sono state scritte da Patrizia e Antonio Geminiani e da Maria Teresa e Francesco Pederiva

 

croce

Scultura in legno di cirmolo su base di abete, opera di Pierluigi Romagnoli (Trento)

 

I STAZIONE

GESU’ LAVA I PIEDI AI DISCEPOLI

 

Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo
Perché con la tua Santa Croce hai redento il mondo

Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine. Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto.
Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: “Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi. In verità, in verità io vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica (Gv 1-5;12-17).

 

Non arrivano sulle pagine dei giornali, nessuno li posta sui social, eppure rappresentano la vita quotidiana che attraversa la stragrande maggioranza delle famiglie: sono i gesti feriali che manifestano l’amore tra le pareti domestiche. Piccole gocce di gratuità in un mare più ampio che racconta l’attenzione e la cura nei confronti dell’altro, soprattutto se debole, come i più piccoli o i più anziani o ammalati. E sono quelle faccende domestiche condivise tra mamma e papà, spesso in orari impossibili al rientro dal lavoro, o la complicità di fratelli che diventa la prima scuola di socialità, o l’ascolto dei nonni portatori di una memoria che non può andare dispersa o la dedizione nei confronti di un familiare colpito da una malattia …

Signore, ti rendiamo grazie per i tuoi doni. Sappiamo bene che “ogni” famiglia è portatrice di una storia di salvezza, una storia che tu hai voluto “sacra” all’interno della quale ciascuno possa crescere ad ogni età. Aiutaci a ricordarlo sempre e non permettere che i tempi del lavoro extradomestico o le fragilità umane possano mettere in crisi la nostra chiamata al servizio all’interno di una famiglia.

Padre Nostro …

 

II STAZIONE

GESU’ VIENE ARRESTATO

 

Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo
Perché con la tua Santa Croce hai redento il mondo

E subito, mentre ancora egli parlava, arrivò Giuda, uno dei Dodici, e con lui una folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani. Il traditore aveva dato loro un segno convenuto, dicendo: “Quello che bacerò, è lui; arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta”. Appena giunto, gli si avvicinò e disse: “Rabbì” e lo baciò. Quelli gli misero le mani addosso e lo arrestarono. Uno dei presenti estrasse la spada, percosse il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio. Allora Gesù disse loro: “Come se fossi un ladro siete venuti a prendermi con spade e bastoni. Ogni giorno ero in mezzo a voi nel tempio a insegnare, e non mi avete arrestato. Si compiano dunque le Scritture!”.
Allora tutti lo abbandonarono e fuggirono (Marco 14,43-50).

 

 

Due anni di carcere per aver scoperto il capo per le strade di Teheran: è la condanna che ha ricevuto la donna iraniana, l’immagine della quale ha fatto il giro del mondo, trattenuta dalla polizia nelle scorse settimane mentre protestava contro il velo obbligatorio. Nargess Husseini, 32 anni, arrestata durante l’ondata di proteste pacifiche che ha portato alla reclusione di 29 donne, secondo il procuratore Abbas Jafari Dolatabadi, stava tentando di “incoraggiare la corruzione attraverso la rimozione dell’hijab (velo islamico) in pubblico”. Secondo il leader supremo Khameini l’abbigliamento femminile promosso dall’islam impedirebbe alle donne di intraprendere “uno stile di vita deviato”.

Signore, quante persone innocenti vedono aprirsi nel mondo le porte del carcere solo per aver difeso diritti che altrove sembrano scontati. Quante donne, quante madri vengono strappate dalla propria famiglia e dai loro figli.
Aiutaci a denunciare e condividere le notizie che arrivano anche da lontano per far sì che si costruisca un mondo più giusto: rendici una società responsabile.

Padre Nostro…

 

 

III STAZIONE

GESU’ E’ CONDANNATO A MORTE

 

Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo
Perché con la tua Santa Croce hai redento il mondo

Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto aumentava, prese dell’acqua e si lavò le mani davanti alla folla, dicendo: “Non sono responsabile di questo sangue. Pensateci voi!”. E tutto il popolo rispose: “Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli” (Mt 27,24-25).

 

La Giornata Mondiale dell’Acqua (22 marzo) ci ha ricordato che nel mondo la scarsità d’acqua colpisce più di 2 miliardi di persone: quasi un quarto degli abitanti non riesce ad accedere alla risorsa vitale per eccellenza. Paesi come Egitto, Giordania e Tunisia non hanno registrato precipitazioni negli ultimi 12 mesi, ma sono tante le zone della terra a rischio siccità.

Le previsioni indicano altresì che la maggior parte degli ecosistemi di acqua dolce sarà gravemente compromessa in base alle attuali proiezioni climatiche per la metà del secolo. E inoltre la grave situazioni dell’inquinamento oceanico e la diminuzione dell’ossigeno disponibile mette a rischio l’alimentazione di tutte quelle popolazioni che traggono sostentamento dalla pesca.

 

Signore, ci hai fatto dono di un pianeta dove tutti i tuoi figli potessero vivere e sviluppare le loro potenzialità, ma noi abbiamo tradito il tuo disegno. Aiutaci a convertirci, a modificare i nostri stili di vita che ignorano le necessità dei più poveri e rischiano di condannare a morte i nostri fratelli.

 

Padre Nostro…

 

 

IV STAZIONE

GESU’ E’ CARICATO DELLA CROCE

 

Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo
Perché con la tua Santa Croce hai redento il mondo

Come lo videro, i capi dei sacerdoti e le guardie gridarono: “Crocifiggilo! Crocifiggilo!”. Disse loro Pilato: “Prendetelo voi e crocifiggetelo; io in lui non trovo colpa”. Gli risposero i Giudei: “Noi abbiamo una Legge e secondo la Legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio”.
Era la Parasceve della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: “Ecco il vostro re!”. Ma quelli gridarono: “Via! Via! Crocifiggilo!”. Disse loro Pilato: “Metterò in croce il vostro re?”. Risposero i capi dei sacerdoti: “Non abbiamo altro re che Cesare”. Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso (Gv 19,6-7; 14-16).

 

 

Un uomo di 77 anni ha ucciso con un colpo di pistola la madre di 101 anni, poi si è tolto la vita. L’omicida ha lasciato una lettera di scuse dove fa riferimento a un tumore al pancreas, quasi certamente all’origine della decisione di morire senza lasciare sola la anziana madre. Una coppia di anziani – 90 e 88 anni – è stata trovata cadavere. La donna soffriva da tempo di Alzheimer e proprio questo dramma della disperazione è quasi certamente la causa del gesto dell’uomo.

E intanto Laura e Immacolata (20 e 31 anni, madri di figli piccoli) sono solo le ultime vittime di una serie di femminicidi che non conosce ancora fine.

Signore, quanti drammi della solitudine di chi, colpito da una malattia in famiglia, non ce la fa più, quante lacrime versate tra le pareti domestiche nell’affanno di alleviare il dolore dei propri cari, quanta tristezza di fronte all’inesorabile verdetto, quanto rancore si fa strada nel cuore di alcune giovani coppie quando l’amore sembra ormai finito e paralizza ogni azione … Rendici fratelli che si fanno prossimo di quanti attraversano momenti di difficoltà per allontanare il rischio di non intervenire al momento opportuno.

Padre Nostro…

 

V STAZIONE

GESU’ E’ AIUTATO DA UN UOMO DI CIRENE

 

Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo
Perché con la tua Santa Croce hai redento il mondo

Costrinsero a portare la sua croce un tale che passava, un certo Simone di Cirene, che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e di Rufo (Mc 15,16-21).

 

L’hanno cercato per ore i suoi amici, i volontari dell’Aiüt Alpinisć Alta Badia e dei Vigili del Fuoco alla luce delle torce sugli elmetti che rischiaravano le pendici del Piz Boé sferzato dal vento: poco dopo mezzanotte il corpo di Andreas, 21 anni, uscito nel pomeriggio per un’escursione sugli sci, è stato ritrovato sotto una slavina. Nell’«Ostaria» di famiglia a Corvara alcune persone si stringevano a papà Robert, mamma Heidi e nonna Nane. In un’abitazione vicina si recitava il rosario. Nella piccola chiesetta al cimitero nelle sere successive si è radunato in preghiera tutto il paese e così pure nella parrocchiale per le esequie dove c’era rappresentata l’intera valle.

Signore, non ci sono parole per il dolore dei genitori che piangono la morte di un figlio, ma l’affetto e la condivisione che nascono dalla fede sono in grado di far riconoscere tra le lacrime la tua mano e la tua promessa di Vita. Signore, rendici capaci di far nostro il dolore degli altri, di far percepire la nostra vicinanza, anche nel silenzio e nella preghiera.

Padre Nostro…

 

VI STAZIONE

GESU’ INCONTRA ALCUNE DONNE IN LACRIME

 

Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo
Perché con la tua Santa Croce hai redento il mondo

Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: “Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: “Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato”. Allora cominceranno a dire ai monti: “Cadete su di noi!”, e alle colline: “Copriteci!”. 31Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?” (Lc 23,27-31).

 

Oltre un mese fa nella campagna italiana viene allo scoperto un crimine compiuto tra le pareti domestiche da due genitori, ma con la mamma prima attrice: la loro figlia di 9 anni era obbligata da tempo a prostituirsi per circa 25-30 euro. «Se penso a queste cose – aveva spiegato la bimba una volta allontanata dalla famiglia – sento tristezza». L’ennesimo dramma di una violenza domestica che non risparmia neppure i più piccoli.

Signore, cosa può passare nella mente dei genitori se il denaro conta più della protezione dei figli? Se le difficoltà economiche oscurano la saggezza, cancellano l’amore che li ha voluti al mondo? Aiuta tutti i padri e le mamme che fanno fatica, che non riescono ad occuparsi della propria famiglia con onestà e soprattutto fa’ sì che trovino il conforto di una comunità accogliente e premurosa.

Padre Nostro…

 

VII STAZIONE

GESU’ CADE SOTTO IL PESO DELLA CROCE

 

Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo
Perché con la tua Santa Croce hai redento il mondo

«Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero» (Mt 11,28-30).

 

 

Gli analisti della Banca d’Italia hanno rilevato un aumento del 3,5% del reddito medio equivalente delle famiglie nel 2016. Il ritorno della crescita però non beneficia tutti: è aumentata la disuguaglianza e sale, al 23%, anche la quota di persone a rischio povertà. Le maggiori difficoltà le incontrano le famiglie giovani, quelle che abitano nel Mezzogiorno, quelle a basso grado d’istruzione o straniere. Sull’altro versante il 30% delle famiglie più ricche detiene circa il 75% del patrimonio netto degli italiani, con una ricchezza netta media pari a 510.000 euro.

Signore, è duro non poter immaginare un futuro per sé o per i propri figli. La perdita di un lavoro, una separazione dal coniuge, un’attività che vacilla, il vizio del gioco … Il sole si oscura e la disperazione avanza. Apri i nostri occhi, aiuta noi che abbiamo ricevuto se non tutto, almeno molto, a superare i muri dell’indifferenza e rendici una comunità di fratelli.

Padre Nostro…

 

 

VIII STAZIONE

GESU’ MUORE IN CROCE

 

Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo
Perché con la tua Santa Croce hai redento il mondo

Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: “Ho sete”. Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: “È compiuto!”. E, chinato il capo, consegnò lo spirito (Gv 19,28-30).

 

 

Secondo i dati dell’ultimo Rapporto Unicef ogni anno, nel mondo, un milione di neonati muore lo stesso giorno in cui nasce e 2,6 milioni non sopravvivono al primo mese di vita, circa 7000 neonati ogni giorno. Quanti hanno la fortuna di nascere in Giappone, Islanda e Singapore hanno la probabilità di sopravvivenza più alta, mentre i neonati in Pakistan, Repubblica Centrafricana e Afghanistan la più bassa.
A livello mondiale, nei paesi a basso reddito la media del tasso di mortalità neonatale è di 27 morti su 1000 nati. In quelli ad alto reddito, invece, è di 3 su 1000. Fra i 10 luoghi più pericolosi per nascere, 8 si trovano nell’Africa subsahariana, dove le donne in gravidanza hanno probabilità molto inferiori di ricevere assistenza al parto per via di povertà, conflitti e fragilità delle istituzioni.

 

Signore, è un’altra strage degli innocenti quella che si compie nel mondo lontano da noi e dalle nostre menti. I nostri figli hanno ricevuto tutte le cure e le attenzioni ancora prima di nascere, sappiamo che altrove non è così. Rendici responsabili della loro sorte, fa’ che possiamo sostenere l’attività dei missionari e degli operatori che dedicano la vita per aiutarli.

Padre Nostro…

 

IX STAZIONE

GESU’ RISORTO INCONTRA I DISCEPOLI

 

Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo
Perché con la tua Santa Croce hai redento il mondo

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: “Pace a voi!”. Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi”. Detto questo, soffiò e disse loro: “Ricevete lo Spirito Santo” (Gv 20,19-22).

 

 

Una giovane nigeriana liberata dalla tratta e ora impegnata a salvare le sue coetanee, un giovane francese non battezzato alla ricerca di un senso della vita, un seminarista ucraino e una novizia cinese che si interrogano come prepararsi ad un servizio oggi sempre più difficile, un ragazzo giapponese di religione buddista consapevole dello strapotere del consumismo: sono alcuni dei 305 giovani partecipanti alla riunione in corso da lunedì in Vaticano per offrire il loro contributo al prossimo Sinodo dei vescovi che si terrà in ottobre.

Signore, si può sigillare un sepolcro, ma non impedire che rifiorisca la Vita. Con la tua Risurrezione hai mutato i nostri lamenti in danza indicandoci “la” strada.

Il cuore può giungere fino al dono di sé agli altri. I gesti di bene compiuti dai nostri figli e dai loro coetanei più spesso non fanno notizia, ma sono testimonianze preziose per tutti.

Apri i nostri occhi per vedere quanti germogli di Vita fai dischiudere attorno a noi, e aiutaci a “credere” al tuo Amore. Ti riaffidiamo i figli che un giorno hai affidato a noi, sostienili Tu quando avranno pronte le loro ali per volare da soli.

Padre Nostro…

 

 

Gesù è sceso sulla terra tormentata dalla sete.

Con la sua croce, piantata sul Calvario

Come una trivella, ha scavato un pozzo

Di acqua freschissima.

Una volta risorto, ha consegnato

Questo pozzo agli uomini dicendo:

Vi lascio la pace, vi do la mia pace”.

Ora tocca a noi attingere l’acqua della pace

Per dissetare la terra.

A noi il compito di farla venire in superficie,

di canalizzarla, di proteggerla dagli inquinamenti,

di farla giungere a tutti.

(Tonino Bello)

in vinonuovo.it

DOMENICA DI PASQUA – RISURREZIONE DEL SIGNORE (ANNO B) Foglietto, Letture e Salmo

Grado della Celebrazione: SOLENNITA’
Colore liturgico: Bianco

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Che cos’è che fa correre l’apostolo Giovanni al sepolcro? Egli ha vissuto per intero il dramma della Pasqua, essendo molto vicino al suo maestro. Ci sembra perciò inammissibile un’affermazione del genere: “Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura”. Eppure era proprio così: non meravigliamoci allora di constatare l’ignoranza attuale, per molti versi simile. Il mondo di Dio, i progetti di Dio sono così diversi che ancor oggi succede che anche chi è più vicino a Dio non capisca e si stupisca degli avvenimenti.
“Vide e credette”. Bastava un sepolcro vuoto perché tutto si risolvesse? Credo che non fu così facile. Anche nel momento delle sofferenze più dure, Giovanni rimane vicino al suo maestro. La ragione non comprende, ma l’amore aiuta il cuore ad aprirsi e a vedere. È l’intuizione dell’amore che permette a Giovanni di vedere e di credere prima di tutti gli altri. La gioia di Pasqua matura solo sul terreno di un amore fedele. Un’amicizia che niente e nessuno potrebbe spezzare. È possibile? Io credo che la vita ci abbia insegnato che soltanto Dio può procurarci ciò. È la testimonianza che ci danno tutti i gulag dell’Europa dell’Est e che riecheggia nella gioia pasquale alla fine del nostro millennio.

 

Il bimbo eritreo è sordo, tutta la scuola si mobilita

Il bambino eritreo è sordo, la scuola si mobilita per lui

L’accoglienza diventa più facile nel paese dove fin da bambini si parla la lingua silenziosa dei segni. Così un mese dopo l’arrivo in Italia dai campi profughi dell’Etiopia, una famiglia eritrea considerata vulnerabile – madre e 5 figli piccoli di cui uno sordomuto – ha cominciato una nuova vita nel profondo nord con buone probabilità di integrazione. La mamma ha un nome che tradotto dal tigrino significa Felicità e così la chiameremo. Ha vissuto nove anni in un campo profughi etiopico dopo la fuga con tre figli e il marito dal villaggio natale nel centro rurale dell’Eritrea fino all’Etiopia.

Quando vi è arrivata, lasciandosi alle spalle la dittatura e la miseria dello stato caserma di Isaias Afewerki, c’era già il figlio che non sentiva i suoni e i rumori. Oggi ha 12 anni e due occhi da cerbiatto su un visetto furbo e sorridente incorniciato dai capelli crespi,. Ma nel nulla sabbioso del campo profughi trovargli cure e sostegno era impossibile, l’istruzione e lo sviluppo gli erano preclusi. La grande occasione per mandarlo scuola e dargli un futuro è arrivata con il corridoio umanitario aperto dalla Cei con il governo italiano in collaborazione con la Comunità di Sant’Egidio.

L’Ong Gandhi, che da anni seguiva il caso di Felicita e dei suoi cinque figli maschi – il più grande ha 15 anni, gli altri 14, 9 e sei anni oltre al ragazzo sordo – li ha segnalati alla Caritas italiana, che realizza il progetto. Serviva una comunità che potesse seguire un problema così complesso. Daniele Albanese, operatore biellese che sta lavorando con la Caritas nazionale alla realizzazione del corridoio, ha creato il contatto con Cossato, comune di 15 mila anime in provincia di Biella dove da 20 anni l’istituto comprensivo ha avviato un progetto scolastico all’avanguardia in Italia.

Qui dalla materna agli alunni viene insegnata, con un programma speciale finanziato soprattutto da privati (fondazioni bancarie come la Cassa di risparmio di Biella e Crt,) e dalla Regione Piemonte, anche la Lis, la lingua italiana dei segni, utilizzata per comunicare dalle persone con problemi di sordità. Così, dopo lo sbarco a Fiumicino lo scorso 27 febbraio e l’arrivo a Cossato, Felicita e i suoi bambini sono andati a vivere in un tranquillo appartamento in periferia donato da una benefattrice e, dopo le visite mediche di rito, hanno iniziato a frequentare le diverse classi dell’istituto paritario approcciando la nostra lingua e, in parallelo, quella dei segni. La Caritas diocesana per un anno fornisce loro cibo, indumenti e cure e paga le bollette. La madre ha sottoscritto un contratto in cui si impegna a studiare l’italiano e a trovare lavoro.

A fine aprile verrà esaminata la loro domanda di asilo. Una famiglia italiana di origine eritrea non li lascia soli, poi ci sono le lezioni di italiano fatte da un mediatore culturale. Impresa non facile dato che la donna e i figli parlano solo tigrino. «L’impatto è stato forte – spiega la mamma eritrea, 33 anni, mentre in casa i figli tornati da scuola mangiano spaghetti – e abbiamo nostalgia delle persone lasciate in Etiopia. Ma ora la vita è qua, è tutto nuovo e dobbiamo abituarci».

L’altro polo della rete è la scuola dove i ragazzi hanno trovato un ambiente aperto. Li aiuta a rompere la barriera comunicativa la lingua dei segni, insegnata anche a chi sente per rafforzare le competenze linguistiche. Le famiglie si trasferiscono da tutta Italia per iscrivere i figli sordi all’istituto di Cossato. Che ha davvero preso a cuore la vicenda. «Siamo onorati della scelta della Caritas – spiega la dirigente scolastica Gabriella Badà – con loro abbiamo sensibilizzato i bambini della secondaria, della primaria e della materna sull’arrivo dei nuovi compagni. Li abbiamo affidati a insegnanti di sostegno, gradualmente si inseriranno». «La Caritas – aggiunge Roberta Gherardi, referente del progetto – ha realizzato un video dal campo profughi che abbiamo fatto vedere ai più grandi, poi ha illustrato la situazione dalla quale provenivano ai più piccoli. Li conoscevano già, insomma e al loro arrivo abbiamo organizzato una festa per accoglierli in parrocchia ».

E le famiglie come hanno reagito? «Bene, questa è una realtà preparata all’accoglienza e alla solidarietà– precisa Anna Ronchi dell’associazione ‘Vedo voci’, che dal 1995 riunisce i genitori dei bambini sordi – e tra poco inizieremo con loro il doposcuola cui partecipano tutti i ragazzi ipoudenti della scuola, ma non solo». Non c’è stato nessun trauma per il passaggio dalla scuola del campo profughi africano a quella italiana, con orari e regole. «Sono stati presi sotto l’ala protettrice dei compagni – puntualizza Laura Arietti, altra referente del progetto Lis – soprattutto dai sordi. E gli eritrei sono entusiasti, vogliono fermarsi oltre l’orario per imparare l’italiano e la Lis e superare la barriera comunicativa». E la lingua che nasce dalle mani è usata anche nella parrocchia di Gesù Nostra Speranza per il catechismo e la celebrazione eucaristica. «La lingua dei segni – racconta il parroco don Alberto Boschetto – ha fatto crescere la comunità.

Abbiamo aperto una casa per l’accoglienza delle donne in difficoltà, ora la nuova sfida è l’integrazione dei migranti. Il modello scelto dalla Chiesa italiana dell’accoglienza diffusa sui territori credo sia giusto» Il cammino è lungo, chissà che la forza della lingua silenziosa non riesca ad abbattere muri e parlare anche a cuori diventati sordi.

avvenire

Progetto. AAA cercasi quaderni di scuola (meglio se vecchi). Per riscrivere la storia

Uno degli oltre mille temi scolastici raccolti da Quaderni aperti

Uno degli oltre mille temi scolastici raccolti da Quaderni aperti

Il più vecchio è datato 1870, quando l’Italia era unita da nemmeno dieci anni ed è la prima tessera di un puzzle che, al momento, conta più di mille pezzi. Tanti sono i quaderni di scuola raccolti, dal 2004 ad oggi, dall’associazione Quaderni aperti di Milano che vuole creare un vero e proprio archivio digitale con contributi dall’Italia e da tutto il mondo. Ad oggi sono un migliaio i quaderni catalogati e oltre quattrocento quelli provenienti da 27 Paesi del mondo, dall’Argentina all’Australia, dalla Tunisia al Pakistan, dalla Russia al Ghana. Un patrimonio di temi scolastici con cui Quaderni aperti vuole rileggere la storia attraverso lo sguardo dei bambini, per mettere in comune le esperienze dell’infanzia e creare ponti tra culture.

«Linguaggio fresco ed immediato»

«Il progetto – racconta Thomas Pololi, promotore di Quaderni aperti – è nato quasi per caso. Sono partito dai miei quaderni di scuola e, fin da subito, sono stato colpito dalla scrittura ancora infantile ma molto fresca, vivace ed immediata. A distanza di tanti anni dai miei trascorsi alle elementari, sono rimasto colpito dall’evoluzione della calligrafia, dalla cura delle copertine e dei disegni. Così, ho cominciato a raccogliere i quaderni di amici e parenti fino a quando il progetto non ha preso piede e, nel 2014, abbiamo fondato l’associazione».

Una raccolta fondi per arricchire l’archivio

In questi quasi quindici anni di raccolta di quaderni di scuola, l’associazione ha costruito un grande archivio che ora ha la necessità di essere catalogato e digitalizzato. Per farlo servono circa 15mila euro che Quaderni aperti vuole raccogliere con un’iniziativa di crowfunding lanciata su Produzioni dal basso. Le donazioni saranno utilizzate per la trascrizione di testi da 16 lingue diverse e la catalogazione dei contenuti dei quaderni, per la digitalizzazione di tutti i quaderni, per un totale di oltre 20mila pagine, che andranno a costituire l’Exercise Books Archive, per la traduzione in inglese di circa 200 contenuti selezionati e la creazione di un nuovo sito internet.

I cambiamenti visti con gli occhi dei bambini

Da qualche anno, l’associazione ha avviato anche l’analisi dei testi dei temi, realizzando una mostra, nel 2015, in collaborazione con l’Università Cattolica. «Di questi temi colpisce l’inaspettato – sottolinea Pololi -. Sfogliando i quaderni degli anni di guerra ci si aspetterebbe di trovare come i bambini dell’epoca vissero quel periodo terribile. In alcuni casi questo c’è, ma c’è anche il racconto di un’infanzia che, nonostante tutto, si sforzava anche di essere felice, di giocare e divertirsi, come fanno tutti i bambini del mondo a tutte le latitudini. Attraverso lo sguardo dei bambini, scopriamo così una nuova storia e possiamo rileggere i cambiamenti sociali intervenuti in questi decenni. Vogliamo valorizzare questo racconto dell’infanzia, italiana e non, per creare nuovi ponti tra persone, culture e generazioni, lanciando, attraverso le parole dei più piccoli, un messaggio di coesione e di pace».

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