Trento. Le 106 primavere di don Avi, il decano dei preti trentini

Domenica nella sua casa natale di Vigalzano in Valsugana sarà festeggiato dai suoi parrocchiani

Una Messa di ringraziamento di alcuni anni fa di don Guido Avi nella sua Vigalzano

Una Messa di ringraziamento di alcuni anni fa di don Guido Avi nella sua Vigalzano – Collaboratori

avvenire.it

106 anni e non sentirli: li ha compiuti ieri, nel giorno della memoria liturgica di san Valentino, don Guido Avi, il sacerdote più anziano del Trentino. E il prossimo 21 marzo, ricorrerà anche l’82mo anniversario della sua ordinazione sacerdotale: fu ordinato presbitero nel 1942. Un altro imminente record per don Guido Avi, classe 1918.

«Sembra ieri. Questi ottantadue anni – ha raccontato – sono passati in un lampo. La mia vita è stata proprio così: un lampo di attività e di tante cose belle. Vivo di ricordi e di riconoscenza».

Ma per il popolo, don Guido è più affettuosamente “don Torta”, soprannome affibbiatogli quando, nel primo dopoguerra, si adoperò per dare una chiesa al rione di Cristo Re (dove fu destinato nel 1948 e vi rimase per venti anni) a Trento raccogliendo fondi anche con le aste delle torte realizzate dalle massaie del territorio. Fu anche parroco a Noriglio negli anni della Seconda Guerra Mondiale e poi a Rovereto. E proprio a Noriglio don Avi diede prova delle sue grandi virtù di apostolo di anime. Qui diede ospitalità ad un gruppo di soldati italiani e alleati fuggiti dai tedeschi dopo l’8 settembre 1943, come viene raccontato anche nel libro autobiografico Un gerlo di storia e di provvidenza. «Benché i tedeschi dessero loro spietatamente la caccia minacciando la pena di morte a chi li avesse ricoverati, don Guido Avi li tenne in casa sua parecchi giorni e li curò da ferite causate nel saltare dal treno, provvide al loro sostentamento e quando il pericolo più grave fu cessato, li munì di carte topografiche, di cibi, di vestiti civili e di denaro», scrisse nel 1945 l’ex podestà di Rovereto Giorgio Sartori, di cui don Avi diventò amico qualche anno più tardi.

E proprio nel 1945 “don Torta” contribuì a salvare un altro soldato, questa volta tedesco, che aveva deciso di disertare. Superando i posti di blocco a Folgaria e in Valsugana, don Avi riuscì a portarlo in salvo nella sua casa di Vigalzano. Tra i dati singolari della sua avvincente biografia vi è un altro anno significativo della sua vita ultra centenaria: quella del 1983, in cui presiedendo un comitato fu anche l’artefice della costruzione della chiesetta di Kamaovrunt in Valle dei Mòcheni. Solo nel 2022 don Avi aveva confidato la sua gratitudine per aver raggiunto le 104 primavere. «Sento che la mia vita sarà ancora breve», aveva dichiarato in quel frangente mentre qualche anno fa strappava una risata ai giornalisti che lo intervistavano sulla sua longevità, «Sioredio, son tut vos, ma pu tardi che pos», usava rispondere in un dialetto facilmente traducibile. Andato in “pensione”, ha continuato a collaborare nelle parrocchie del perginese finché con la sua auto ha avuto la possibilità di guidare (fino a 100 anni compiuti).

Il decano dei preti della diocesi di Trento sarà festeggiato questa domenica nella sua casa natale di Vigalzano, frazione di Pergine Valsugana.