Il Papa nella Veglia pasquale: donare a tutti la speranza di Cristo risorto

Il dolore delle Marie in visita al Sepolcro è il dolore di chi conosce le ingiustizie. Papa Francesco, nell’omelia della Veglia pasquale, richiama al pianto delle donne, in lacrime per la morte del Signore che, con la sua resurrezione, regala agli uomini nuova speranza. Francesca Sabatinelli:

E’ nel volto di Maria di Magdala e dell’altra Maria in visita al Sepolcro che si possono ritrovare i “volti di tante madri e nonne, il volto di bambini e giovani che sopportano il peso e il dolore di tanta disumana ingiustizia”. Nei “volti pallidi, bagnati dalle lacrime” di due donne che piangono la morte del Signore, donne “capaci di non fuggire, capaci di resistere, di affrontare la vita così come si presenta e di sopportare il sapore amaro delle ingiustizie”, si vedono riflessi i volti di “tutti quelli che, camminando per la città, sentono il dolore della miseria, il dolore per lo sfruttamento e la tratta” e “vedono crocifissa la dignità”:

“In loro vediamo anche i volti di coloro che sperimentano il disprezzo perché sono immigrati, orfani di patria, di casa, di famiglia; i volti di coloro il cui sguardo rivela solitudine e abbandono perché hanno mani troppo rugose. Esse riflettono il volto di donne, di madri che piangono vedendo che la vita dei loro figli resta sepolta sotto il peso della corruzione che sottrae diritti e infrange tante aspirazioni, sotto l’egoismo quotidiano che crocifigge e seppellisce la speranza di molti, sotto la burocrazia paralizzante e sterile che non permette che le cose cambino”.

Come le due donne davanti al sepolcro, incapaci di accettare che tutto debba finire così, anche i fedeli possono sentirsi “spinti a camminare”, a non rassegnarsi. Però, spiega il Papa, sebbene il cuore sappia che “le cose possono essere diverse”, ci si può abituare, quasi senza accorgersene, “a convivere con il sepolcro, a convivere con la frustrazione”. Ci si può convincere che questa sia “la legge della vita” e quindi anestetizzarsi “con evasioni che non fanno altro che spegnere la speranza posta da Dio nelle nostre mani”. Ed ecco che l’andare può essere come quello delle due donne, “tra il desiderio di Dio e una triste rassegnazione”, e in questo caso “non muore solo il Maestro: con Lui muore la nostra speranza”. Dio, però, riserva una sorpresa al suo popolo fedele, quella di scoprire che la vita “nasconde un germe di risurrezione”:

“Il palpitare del Risorto ci si offre come dono, come regalo, come orizzonte. Il palpitare del Risorto è ciò che ci è stato donato e che ci è chiesto di donare a nostra volta come forza trasformatrice, come fermento di nuova umanità. Con la Risurrezione Cristo non ha solamente ribaltato la pietra del sepolcro, ma vuole anche far saltare tutte le barriere che ci chiudono nei nostri sterili pessimismi, nei nostri calcolati mondi concettuali che ci allontanano dalla vita, nelle nostre ossessionate ricerche di sicurezza e nelle smisurate ambizioni capaci di giocare con la dignità altrui”.

Il Papa chiede quindi ai fedeli di “annunciare la notizia” nei luoghi “dove sembra che il sepolcro abbia avuto l’ultima parola e dove sembra che la morte sia stata l’unica soluzione”. Chiede di annunciare, condividere e rivelare che il “Signore è Vivo” e che “vuole risorgere in tanti volti che hanno seppellito la speranza, hanno seppellito i sogni, hanno seppellito la dignità”:

“E se non siamo capaci di lasciare che lo Spirito ci conduca per questa strada, allora non siamo cristiani”.

da Radio Vaticana

L’Ora della Madre: con Maria in attesa della Resurrezione

L'Ora della Madre a Santa Maria Maggiore

Nell’attesa della gioia della Veglia pasquale, oggi è la giornata del silenzio trepidante, che la Chiesa vive unitamente a Maria. Dal 1987 questo silenzio e questa attesa vengono ripercorsi nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma con una speciale celebrazione mariana denominata “L’Ora della Madre”, che questa mattina è stata presieduta dall’arciprete della Basilica papale, il cardinale Stanisław Ryłko. Un momento di preghiera da vivere in intimità, come spiega al microfono di Roberta Barbi il padre servita Salvatore Perrella, esperto mariologo da Radio Vaticana

R. – Oggi, Sabato Santo, la Chiesa è in silenzio, è in preghiera, è in cordoglio, è in attesa. Questi stati d’animo sono conformi allo stato d’animo di Colei che è la Madre del Crocifisso, dell’umiliato che risorgerà secondo le promesse di Dio. Celebrando questa “Ora della Madre”, nel giorno in cui la Chiesa liturgicamente è silente, la Liturgia sarà quella della notte, quella pasquale, nella quale noi celebriamo Colui che è stato ucciso, Colui che è disceso agli inferi e che, di sua sponte, risorgerà per essere speranza per tutti.

D. – Questa celebrazione è in qualche modo preparatoria alla Veglia della Notte Santa. Possiamo definirla un ponte tra la morte e la Risurrezione del Signore?

R. – Sì. Questa celebrazione dell’Ora della Madre in cui la Chiesa, i credenti hanno lo stesso cuore della Vergine, c’è il cordoglio per la morte, c’è la speranza per la promessa di risurrezione. Ecco perché si celebra l’Ora della Madre. La Chiesa la celebra nella speranza che Dio porterà a compimento l’opera che ha iniziato nel suo Cristo e lo facciamo con il cuore della Madre.

D. – Come il Venerdì Santo è “l’Ora di Cristo” che muore sulla Croce, la mattina del sabato è l’Ora della Madre che assieme all’umanità crede e spera nella Risurrezione. Maria, dunque, è un esempio della forza della fede contro ogni evidenza?

R. – L’Ora della Madre diventa l’Ora della Chiesa, l’Ora del credente, che come Maria attende il compimento delle promesse di Dio. Perciò la Chiesa non ha migliore esempio di come si attende la Risurrezione se non quello della Madre di Gesù, affidata a noi e noi abbiamo accolto Maria nell’esperienza di fede, soprattutto per imparare a credere e a vivere di fede.

D. – In questo momento di silenzio e raccoglimento, come si coniugano le tradizioni latina e bizantina da cui deriva questa celebrazione?

R. – Perché unica è la Madre, unica è la Maria di Nazareth, unica è la Theotókos. Pur nelle differenze rituali e nelle differenti sensibilità ecclesiali, la Chiesa di Oriente e la Chiesa di Occidente si uniscono nel nome dell’unica Madre che è Madre del Nato incarnato, che è Madre del Messia che viaggiava con il suo Vangelo, che è Madre dell’umiliato, Madre dell’esaltato, Madre di Colui che donerà lo Spirito Santo che rifarà nuova la Chiesa e la rifà ogni giorno.

Sabato Santo