Papa: ‘La partenza delle navi dall’Ucraina sia via verso la pace’

Il Papa all'Angelus © ANSA

“Desidero salutare con soddisfazione la partenza dai porti dell’Ucraina delle prime navi cariche di cereali”.

Così il Papa all’Angelus.

“Questo passo dimostra che è possibile dialogare e raggiungere risultati concreti che giovano a tutti”, ha proseguito Francesco. “Pertanto tale avvenimento si presenta anche come un segno di speranza – ha aggiunto – e auspico di cuore che seguendo questa strada si possa mettere fine ai combattimenti e arrivare a una pace giusta e duratura”. 

Papa ai giovani di Notre-Dame: in un’epoca di virtualità e solitudine, lavorate in squadra

Papa Francesco insieme ad alcuni giovani delle Equipe di Notre-Dame

Francesco incontra le équipe giovanili che fanno parte del movimento di spiritualità coniugale nato in Francia nel 1938 e invita a fare comunità e camminare insieme, “perché Dio ci salva facendo di noi un popolo”. L’invito a imitare la Vergine che “si alzò e andò in fretta” da Elisabetta: come Lei, incoraggia il Pontefice, prendetevi cura degli altri e del creato mentre vi preparate alla Gmg di Lisbona
Tiziana Campisi – Città del Vaticano

Ogni giovane è una speranza per Gesù: una speranza di amicizia, una speranza di cammino insieme, una speranza di missione insieme. E quindi ognuno di voi è anche una speranza per la Chiesa.

Parla così Francesco al movimento giovanile delle Èquipe Notre Dame – ricevuto in udienza stamani nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico – che si propone di vivere secondo i principi della dottrina cattolica, per “crescere nella relazione con Cristo e con la Vergine Maria”, e “in missione nella vita quotidiana”. Ai giovani partecipanti all’Incontro Internazionale delle “Equipas de Jovens de Nossa Senhora”, che in team e guidati da coppie si incontrano per pregare, condividere, discutere e definire obiettivi da raggiungere, il Papa offre una riflessione sulle tre parole che compongono il loro nome: équipe, Notre-Dame e giovani. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)

Equipe
A proposito dell’esperienza di gruppo dei giovani di Nostra Signora, il Pontefice definisce un dono il “far parte di una comunità, di una famiglia di famiglie che trasmette una fede vissuta” e aggiunge:

Siamo tutti in relazione, per imparare a fare squadra. Dio ha voluto entrare in questa dinamica di relazioni e ci attira a sé in comunità, dando alla nostra vita un senso pieno di identità e di appartenenza. Perché il Signore ci salva facendo di noi un popolo, il suo popolo. Non permettete al mondo di farvi credere che sia meglio andare da soli.
Francesco avverte che da soli si può “raggiungere forse qualche successo, ma senza amore, senza compagnia, senza appartenenza a un popolo, senza l’esperienza impagabile che è sognare insieme, rischiare insieme, soffrire insieme e fare festa insieme”. Da qui l’invito ad aprirsi, a rischiare, a non avere paura degli altri. E “se è vero che ci sono il bullismo, gli abusi, le menzogne, i tradimenti”, aggiunge il Papa, occorre più preoccuparsi “di difendere le vittime”. Quindi il Pontefice loda la scelta di “crescere in équipe” e “in questa epoca del virtuale e della conseguente solitudine in cui cadono” molti giovani, esorta i gruppi giovanili di Notre-Dame ad andare avanti in équipe, a costruire ponti e a fare squadra.

Notre-Dame
Soffermandosi poi, sulla parola “Notre-Dame”, che richiama la particolare devozione alla Madonna dei giovani del movimento e il desiderio di seguirne l’esempio – “ponendosi sotto la sua materna protezione” – e di comprenderne il posto privilegiato nel mistero di Cristo e della salvezza, il Papa evidenzia che quando si accoglie Maria nella propria vita, “non si perde mai il centro, che è il Signore. Perché Maria non punta mai a sé stessa, ma a Gesù e ai fratelli”, invita sempre a guardare Cristo. Per questo sollecita i giovani ad affidarsi alla Madonna.

Vi incoraggio a vivere in un affidamento quotidiano alla Vergine Maria, che vi aiuterà anche a crescere come équipe, condividendo i doni ricevuti in uno spirito di dialogo e di accoglienza reciproca. Vi aiuterà ad avere un cuore generoso, a scoprire la gioia del servizio nella gratuità, come fece lei quando andò da santa Elisabetta.
L’invito a prepararsi alla Giornata Mondiale della Gioventù
E citando l’episodio evangelico, Francesco ricorda che da qui è tratto il tema della prossima Giornata Mondiale della Gioventù, che si svolgerà a Lisbona fra un anno, “Maria si alzò e andò in fretta”. E confida di amare il titolo di “‘Madonna in fretta’, che non perde tempo, per aiutare”.

Alzarsi per servire, uscire per prendersi cura degli altri e del creato: questi sono valori tipici dei giovani. Vi esorto a praticarli mentre vi preparate alla GMG di Lisbona.

Giovani
Infine, la terza parola: “giovani”. Il Papa la usa per affermare che “il futuro è dei giovani”, ma che occorre avere “ali per volare, sognare, creare” e “radici per ricevere dagli anziani la saggezza”, per restare uniti ai nonni – le proprie radici -, perché, avverte Francesco, se non si è capaci di parlare con i nonni non si saprà volare, e su questo invita a riflettere.

Gli adulti testimoni di ascolto, dialogo, servizio e preghiera
Terminando il suo discorso Francesco indirizza un suo pensiero agli adulti che seguono i giovani delle Équipe Notre-Dame: le coppie di sposi e i sacerdoti assistenti.

Penso che è una grande gioia per voi accogliere e accompagnare questi giovani. Possiate essere per loro dei testimoni, con umiltà e semplicità. Testimoni di amore a Cristo e alla Chiesa, testimoni di ascolto e dialogo, testimoni di servizio gratuito e generoso, testimoni di preghiera. Grazie per la vostra presenza accanto ai giovani: per il tempo e la cura che dedicate a loro.  

Staglianò nuovo presidente della Pontificia Accademia di Teologia

Il vescovo Antonio Staglianò con Papa Francesco

Papa Francesco ha nominato nuovo presidente della Pontificia Accademia di Teologia monsignor Antonio Staglianò, finora vescovo di Noto.

Nato a Isola Capo Rizzuto, nell’arcidiocesi di Crotone-Santa Severina, il 14 giugno 1959, Staglianò si è laureato in Teologia Fondamentale alla Pontificia Università Gregoriana, nel 1986. Ha proseguito gli studi in teologia in Germania e poi si è laureato in filosofia presso l’Università Statale di Cosenza, nel 1995.

Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 20 ottobre 1984, nella sua arcidiocesi. Negli anni successivi, a Crotone è stato tra l’altro assistente diocesano della Fuci e fino al 1998 assistente spirituale dell’Ordo Virginum. Quindi ha ricoperto il ruolo di vicario episcopale e direttore dell’Ufficio Cultura; parroco a Le Castella; direttore e docente dell’Istituto Teologico Calabro.

Ha insegnato anche alla Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale di Napoli e all’Istituto di Scienze Religiose di Crotone. Ha tenuto corsi di teologia all’Università Urbaniana e all’Università Gregoriana. È stato nominato da Benedetto XVI “auditor secretarii specialis” all’Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi dal 2 al 23 ottobre 2005. Nel 1997 è stato chiamato come teologo consulente della Cei per il Progetto Culturale. È autore di diverse pubblicazioni di carattere teologico.

Il 22 gennaio 2009 Benedetto XVI lo ha nominato vescovo di Noto. È stato consacrato vescovo il 19 marzo 2009 dal cardinale Camillo Ruini. In vari incarichi si è occupato anche di cultura, comunicazione sociale e immigrazione.

Vatican News

Il Papa telefona al parroco napoletano dei ‘rave’ cristiani

 © ANSA

(ANSA) – NAPOLI, 06 AGO – “Pronto, non è uno scherzo, sono il Papa”.

Così il Pontefice ha esordito chiamando don Michele Madonna, 48 anni, parroco napoletano della comunità di Santa Maria di Montesanto, ex disc jockey, noto per le sue innovative attività di pastorale giovanile come il “rave” di un mese fa cui hanno partecipato centinaia di ragazzi, ballando tutta la notte musica cristiana remixata in chiave disco alternata con momenti di preghiera comunitaria.

La telefonata è avvenuta giovedì 4 agosto, ma don Michele – attivissimo sui social – non ha voluto finora raccontare in pubblico l’episodio, trapelato oggi dalla ristretta cerchia di collaboratori che ne sono venuti a conoscenza. Il Papa ha conversato con il parroco, chiedendogli dettagli sulle sue attività – che nei mesi scorsi hanno avuto ampia eco sui media, non solo cattolici – e raccomandandogli di tenerlo informato anche in futuro sul suo lavoro.
Don Michele Madonna, nato nel 1974, è diventato sacerdote a 30 anni. Figlio del proprietario di una discoteca, fino a 23 anni ha fatto il dj e ora rivolge ai giovani e ai ‘lontani’ molte iniziative pastorali fuori dagli schemi tradizionali, come le confessioni svolte lungo le strade del quartiere, proprio per andare incontro a coloro che non frequentano abitualmente la chiesa. Il suo territorio è popoloso e difficile: nel rione di Montesanto, il mese scorso, ha fatto scalpore l’episodio della 12enne sfregiata al volto dall’ex fidanzatino di 16 anni.
(ANSA).

 

Canada. Papa Francesco: dopo il fallimento ripartire è possibile, con Cristo

La celebrazione nella Basilica di Sant’Anna. È il secondo giorno della tappa nel Canada francofono del “pellegrinaggio penitenziale”
Nella Basilica di Sant'Anna

Nella Basilica di Sant’Anna – Reuters

da Avvenire

La Basilica di Sainte Anne-de-Beaupré è il più antico luogo di pellegrinaggio del Nord America. E’ il secondo giorno della tappa nel Canada francofono del “pellegrinaggio penitenziale” di Papa Francesco. Il pontefice vi celebra la messa. All’interno della chiesa ci sono tanti indigeni, giunti appositamente per ascoltare il vescovo di Roma che è venuto a chiedere perdono per il male fatto loro da membri della Chiesa, e per lanciare un messaggio di guarigione e riconciliazione.

Di questo Francesco parla nell’omelia. Prende spunto dal Vangelo, dai discepoli di Emmaus che passano dalla sensazione di “fallimento” per la morte di Gesù alla «speranza» suscitata nel riscoprirLo al proprio fianco. “Anche noi, – confessa il Papa – dinanzi allo scandalo del male e al Corpo di Cristo ferito nella carne dei nostri fratelli indigeni, siamo piombati nell’amarezza e avvertiamo il peso del fallimento”. Di fronte a questa esperienza, avverte, “dobbiamo stare attenti alla tentazione della fuga”. Questa è “una tentazione del nemico, che minaccia il nostro cammino spirituale e il cammino della Chiesa: vuole farci credere che quel fallimento sia ormai definitivo, vuole paralizzarci nell’amarezza e nella tristezza, convincerci che non c’è più niente da fare e che quindi non vale la pena di trovare una strada per ricominciare”.

Invece ricominciare è possibile. E per farlo “c’è una sola strada, una sola via: è la via di Gesù, è la via che è Gesù”. “Crediamo – esorta Francesco – che Gesù si affianca al nostro cammino e lasciamoci incontrare da Lui; lasciamo che sia la sua Parola a interpretare la storia che viviamo come singoli e come comunità e a indicarci la via per guarire e per riconciliarci; spezziamo insieme con fede il Pane eucaristico, perché attorno a quella mensa possiamo riscoprirci figli amati del Padre, chiamati a essere fratelli tutti”.

 

Lo striscione mostrato all'inizio della Messa

Lo striscione mostrato all’inizio della Messa – Reuters

 

All’inizio della messa una coppia di nativi espone sotto l’altare uno striscione con scritto “rescind the doctrine”, con riferimento alla cosiddetta “dottrina della scoperta”, che avrebbe giustificato la colonizzazione delle terre indigene da parte delle potenze “cattoliche”. Una dottrina in effetti espressa in alcune Bolle papali della fine del XV secolo ma che è stata solennemente superata con la Bolla Sublimi Deus emanata da Paolo III nel 1537. Un breve momento polemico che testimonia però come alcuni settori del mondo indigeno non ritengano ancora sufficienti le parole pronunciate del papa.

Dopo la messa nel Santuario di Saint-Anne-de-Beaupré, nel pomeriggio canadese (le 23,15 da noi) Francesco presiede i vespri con i vescovi, i sacerdoti, i diaconi, i consacrati, i seminaristi e gli operatori pastorali presso la cattedrale di Notre Dame a Quebec.

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO IN OCCASIONE DELLA II GIORNATA MONDIALE DEI NONNI E DEGLI ANZIANI

“Nella vecchiaia daranno ancora frutti” (Sal 92,15)

Carissima, carissimo!

Il versetto del salmo 92 «nella vecchiaia daranno ancora frutti» (v. 15) è una buona notizia, un vero e proprio “vangelo”, che in occasione della seconda Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani possiamo annunciare al mondo. Esso va controcorrente rispetto a ciò che il mondo pensa di questa età della vita; e anche rispetto all’atteggiamento rassegnato di alcuni di noi anziani, che vanno avanti con poca speranza e senza più attendere nulla dal futuro.

A molti la vecchiaia fa paura. La considerano una sorta di malattia con la quale è meglio evitare ogni tipo di contatto: i vecchi non ci riguardano – pensano – ed è opportuno che stiano il più lontano possibile, magari insieme tra loro, in strutture che se ne prendano cura e ci preservino dal farci carico dei loro affanni. È la “cultura dello scarto”: quella mentalità che, mentre fa sentire diversi dai più deboli ed estranei alla loro fragilità, autorizza a immaginare cammini separati tra “noi” e “loro”. Ma, in realtà, una lunga vita – così insegna la Scrittura – è una benedizione, e i vecchi non sono reietti dai quali prendere le distanze, bensì segni viventi della benevolenza di Dio che elargisce la vita in abbondanza. Benedetta la casa che custodisce un anziano! Benedetta la famiglia che onora i suoi nonni!

La vecchiaia, in effetti, è una stagione non facile da comprendere, anche per noi che già la viviamo. Nonostante giunga dopo un lungo cammino, nessuno ci ha preparato ad affrontarla, sembra quasi coglierci di sorpresa. Le società più sviluppate spendono molto per questa età della vita, ma non aiutano a interpretarla: offrono piani di assistenza, ma non progetti di esistenza. [1] Perciò è difficile guardare al futuro e cogliere un orizzonte verso il quale tendere. Da una parte siamo tentati di esorcizzare la vecchiaia nascondendo le rughe e facendo finta di essere sempre giovani, dall’altra sembra che non si possa far altro che vivere in maniera disillusa, rassegnati a non avere più “frutti da portare”.

La fine dell’attività lavorativa e i figli ormai autonomi fanno venir meno i motivi per i quali abbiamo speso molte delle nostre energie. La consapevolezza che le forze declinano o l’insorgere di una malattia possono mettere in crisi le nostre certezze. Il mondo – con i suoi tempi veloci, rispetto ai quali fatichiamo a tenere il passo – sembra non lasciarci alternative e ci porta a interiorizzare l’idea dello scarto. Così sale al cielo la preghiera del salmo: «Non gettarmi via nel tempo della vecchiaia, / non abbandonarmi quando declinano le mie forze» (71,9).

Ma lo stesso salmo – che rintraccia la presenza del Signore nelle diverse stagioni dell’esistenza – ci invita a continuare a sperare: venuta la vecchiaia e i capelli bianchi, Egli ci darà ancora vita e non lascerà che siamo sopraffatti dal male. Confidando in Lui, troveremo la forza per moltiplicare la lode (cfr vv. 14-20) e scopriremo che diventare vecchi non è solo il deterioramento naturale del corpo o lo scorrere ineluttabile del tempo, ma è il dono di una lunga vita. Invecchiare non è una condanna, ma una benedizione!

Dobbiamo, per questo, vigilare su noi stessi e imparare a condurre una vecchiaia attiva anche dal punto di vista spirituale, coltivando la nostra vita interiore attraverso la lettura assidua della Parola di Dio, la preghiera quotidiana, la consuetudine con i Sacramenti e la partecipazione alla Liturgia. E, insieme alla relazione con Dio, le relazioni con gli altri: anzitutto la famiglia, i figli, i nipoti, ai quali offrire il nostro affetto pieno di premure; come pure le persone povere e sofferenti, alle quali farsi prossimi con l’aiuto concreto e con la preghiera. Tutto questo ci aiuterà a non sentirci meri spettatori nel teatro del mondo, a non limitarci a “ balconear”, a stare alla finestra. Affinando invece i nostri sensi a riconoscere la presenza del Signore, [2] saremo come “olivi verdeggianti nella casa di Dio” (cfr Sal 52,10), potremo essere benedizione per chi vive accanto a noi.

La vecchiaia non è un tempo inutile in cui farci da parte tirando i remi in barca, ma una stagione in cui portare ancora frutti: c’è una missione nuova che ci attende e ci invita a rivolgere lo sguardo al futuro. «La speciale sensibilità di noi vecchi, dell’età anziana per le attenzioni, i pensieri e gli affetti che ci rendono umani, dovrebbe ridiventare una vocazione di tanti. E sarà una scelta d’amore degli anziani verso le nuove generazioni». [3] È il nostro contributo alla rivoluzione della tenerezza, [4] una rivoluzione spirituale e disarmata di cui invito voi, cari nonni e anziani, a diventare protagonisti.

Il mondo vive un tempo di dura prova, segnato prima dalla tempesta inaspettata e furiosa della pandemia, poi da una guerra che ferisce la pace e lo sviluppo su scala mondiale. Non è casuale che la guerra sia tornata in Europa nel momento in cui la generazione che l’ha vissuta nel secolo scorso sta scomparendo. E queste grandi crisi rischiano di renderci insensibili al fatto che ci sono altre “epidemie” e altre forme diffuse di violenza che minacciano la famiglia umana e la nostra casa comune.

Di fronte a tutto ciò, abbiamo bisogno di un cambiamento profondo, di una conversione, che smilitarizzi i cuori, permettendo a ciascuno di riconoscere nell’altro un fratello. E noi, nonni e anziani, abbiamo una grande responsabilità: insegnare alle donne e gli uomini del nostro tempo a vedere gli altri con lo stesso sguardo comprensivo e tenero che rivolgiamo ai nostri nipoti. Abbiamo affinato la nostra umanità nel prenderci cura del prossimo e oggi possiamo essere maestri di un modo di vivere pacifico e attento ai più deboli. La nostra, forse, potrà essere scambiata per debolezza o remissività, ma saranno i miti, non gli aggressivi e i prevaricatori, a ereditare la terra (cfr Mt 5,5).

Uno dei frutti che siamo chiamati a portare è quello di custodire il mondo. «Siamo passati tutti dalle ginocchia dei nonni, che ci hanno tenuti in braccio»; [5] ma oggi è il tempo di tenere sulle nostre ginocchia – con l’aiuto concreto o anche solo con la preghiera –, insieme ai nostri, quei tanti nipoti impauriti che non abbiamo ancora conosciuto e che magari fuggono dalla guerra o soffrono per essa. Custodiamo nel nostro cuore – come faceva San Giuseppe, padre tenero e premuroso – i piccoli dell’Ucraina, dell’Afghanistan, del Sud Sudan…

Molti di noi hanno maturato una saggia e umile consapevolezza, di cui il mondo ha tanto bisogno: non ci si salva da soli, la felicità è un pane che si mangia insieme. Testimoniamolo a coloro che si illudono di trovare realizzazione personale e successo nella contrapposizione. Tutti, anche i più deboli, possono farlo: il nostro stesso lasciarci accudire – spesso da persone che provengono da altri Paesi – è un modo per dire che vivere insieme non solo è possibile, ma necessario.

Care nonne e cari nonni, care anziane e cari anziani, in questo nostro mondo siamo chiamati ad essere artefici della rivoluzione della tenerezza! Facciamolo, imparando a utilizzare sempre di più e sempre meglio lo strumento più prezioso che abbiamo, e che è il più appropriato alla nostra età: quello della preghiera. «Diventiamo anche noi un po’ poeti della preghiera: prendiamo gusto a cercare parole nostre, riappropriamoci di quelle che ci insegna la Parola di Dio». [6] La nostra invocazione fiduciosa può fare molto: può accompagnare il grido di dolore di chi soffre e può contribuire a cambiare i cuori. Possiamo essere «la “corale” permanente di un grande santuario spirituale, dove la preghiera di supplica e il canto di lode sostengono la comunità che lavora e lotta nel campo della vita». [7]

Ecco allora che la Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani è un’occasione per dire ancora una volta, con gioia, che la Chiesa vuole far festa insieme a coloro che il Signore – come dice la Bibbia – ha “saziato di giorni”. Celebriamola insieme! Vi invito ad annunciare questa Giornata nelle vostre parrocchie e comunità; ad andare a trovare gli anziani più soli, a casa o nelle residenze dove sono ospiti. Facciamo in modo che nessuno viva questo giorno nella solitudine. Avere qualcuno da attendere può cambiare l’orientamento delle giornate di chi non si aspetta più nulla di buono dall’avvenire; e da un primo incontro può nascere una nuova amicizia. La visita agli anziani soli è un’opera di misericordia del nostro tempo!

Chiediamo alla Madonna, Madre della Tenerezza, di fare di tutti noi degli artefici della rivoluzione della tenerezza, per liberare insieme il mondo dall’ombra della solitudine e dal demone della guerra.

A tutti voi e ai vostri cari giunga la mia Benedizione, con l’assicurazione della mia affettuosa vicinanza. E voi, per favore, non dimenticatevi di pregare per me!

Roma, San Giovanni in Laterano, 3 maggio, festa dei santi Apostoli Filippo e Giacomo

FRANCESCO

Opus Dei: Motu proprio per tutelare il carisma e promuovere la missione

Il Papa con il Prelato dell'Opus Dei monsignor Fernando Ocáriz (archivio)

Quarant’anni dopo la Costituzione apostolica Ut sit, che erigeva ad opera di Giovanni Paolo II la Prelatura dell’Opus Dei, Francesco ne modifica alcuni assetti sulla base della Praedicate Evangelium, allo scopo di “tutelare il carisma” e “promuovere l’azione evangelizzatrice che i suoi membri compiono nel mondo” diffondendo “la chiamata alla santità” attraverso “la santificazione del lavoro e degli impegni familiari e sociali”. A stabilire il nuovo orientamento è il Motu proprio Ad charisma tuendum, promulgato oggi, col quale il Papa modifica alcuni articoli dell’Ut sit, armonizzandoli con quanto stabilito dalla recente Costituzione apostolica.

Carisma più che autorità gerarchica

Anzitutto, si legge nel primo articolo, sulla base dell’articolo 117 della Praedicate Evangelium, il Dicastero vaticano referente dell’Opus Dei non sarà più quello per i Vescovi ma quello per il Clero, al quale il Prelato, la massima autorità, sottoporrà una relazione annuale sullo stato della Prelatura. Il Prelato stesso, a differenza del passato, non potrà più essere nominato vescovo e questo – si spiega nel Motu proprio all’articolo 4 – per “rafforzare la convinzione che, per la tutela del dono peculiare dello Spirito, occorre una forma di governo fondata più sul carisma che sull’autorità gerarchica”. Dunque, il titolo che spetterà al Prelato dell’Opus sarà quello di Protonotario apostolico soprannumerario con il titolo di reverendo monsignore.

In sintonia con il fondatore

Ricordando la “grandissima speranza” con cui la Chiesa rivolgeva “le sue materne premure e le sue attenzioni verso l’Opus Dei”, all’atto della sua costituzione come Prelatura, secondo quanto espresso nella circostanza da Papa Wojtyla, con questo Motu proprio, si soggiunge  nel testo del documento papale, “si intende confermare la Prelatura dell’Opus Dei nell’ambito autenticamente carismatico della Chiesa, specificando la sua organizzazione in sintonia alla testimonianza del Fondatore, san Josemaría Escrivá de Balaguer, e agli insegnamenti dell’ecclesiologia conciliare circa le Prelature personali”. L’entrata in vigore di queste disposizioni sarà a partire dal prossimo 4 agosto.

Monsignor Ocáriz: il nuovo Prelato “guida, ma, anzitutto, padre”

Nell’accettare “filialmente” quanto disposto da Francesco, il Prelato dell’Opus, monsignor Fernando Ocáriz, auspica in una lettera inviata ai membri della Prelatura che l’invito del Papa “risuoni con forza in ciascuna e in ciascuno” come un’“occasione per capire in profondità lo spirito che il Signore infuse nel nostro fondatore e per condividerlo con molte persone nell’ambiente familiare, professionale e sociale”. Per quanto attiene d’ora in poi alla figura del Prelato, pur ringraziando “per i frutti di comunione ecclesiale che ha rappresentato l’episcopato del beato Álvaro e di don Javier”, monsignor Ocáriz riconosce nella lettera che “l’ordinazione episcopale del prelato non era e non è necessaria per guidare l’Opus Dei. La volontà del Papa di sottolineare adesso la dimensione carismatica dell’Opera ci invita a rinforzare l’ambiente di famiglia, di affetto e fiducia: il prelato deve essere guida, ma, anzitutto, padre”.

Domande e risposte per comprendere il cambiamento

La lettera del Prelato è corredata da una serie di otto domande e relative risposte sul significato del Motu proprio e le sue più dirette implicazioni sulla vita dei membri della Prelatura. In particolare sul rapporto tra carisma e gerarchia si sottolinea che nel Motu proprio “si ricorda che il governo dell’Opus Dei deve stare al servizio del carisma – di cui siamo amministratori, e non proprietari – affinché esso cresca e dia frutti, con la fede che è Dio colui che opera tutto in tutti”.

Vatican News

Il programma. Come seguire da casa il viaggio di papa Francesco in Canada

Tre le tappe della visita: Edmonton, Quebec e Iqaluit. Al centro gli incontri con le comunità dei nativi in seguito al dramma delle scuole residenziali gestite dalla Chiesa
Eugene Alexis ha dipinto questo papa Francesco che visiterà i suoi territori d'origine il 26 luglio. Eugene è un artista di talento, cantautore, insegnante e leader culturale.Il viaggio in Canada sarà, lo ha detto il Papa in persona nell’ultimo Angelusun “pellegrinaggio penitenziale”.

Un viaggio molto atteso e che nasce dai cinque incontri che il Pontefice ha avuto tra la fine di marzo e il mese di aprile con le popolazioni indigene canadesi Métis, Inuit, First Nations e Métis Manitoba, e che ha lo scopo di “incontrare e abbracciare” tali comunità, ha precisato domenica scorsa lo stesso Francesco. Il suo 37° viaggio apostolico, con il motto “Camminiamo insieme”, vuole “contribuire al cammino di guarigione e riconciliazione intrapreso” con le comunità native, gravemente danneggiate, in passato e in diversi modi, dalle politiche di assimilazione culturale alle quali hanno contribuito molti cristiani e anche membri di istituti religiosi. E per questo non avrà lo schema tipico dei viaggi papali, ma sarà tutto incentrato sul percorso di dialogo e ascolto, di vicinanza e solidarietà con le popolazioni autoctone canadesi che il Papa ha intrapreso qualche mese fa.

La Sala stampa della Santa Sede ha diffuso il programma del viaggio, già annunciato, che coinvolge papa Francesco dal 24 al 30 luglio in Canada. Va ricordato che il programma è stato confermato a pochi giorni dall’annullamento, causa dolore al ginocchio, del viaggio papale in Repubblica Democratica del Congo e Sud Sudan in agenda per i primi di luglio e il portavoce della Sala Stampa Vaticana, Matteo Bruni soltanto a pochi giorni dalla partenza di Francesco ha fatto sapere che un medico e un infermiere viaggeranno con il Papa in Canada.

Tre le tappe della visita: Edmonton, Quebec e Iqaluit. Sono in tutto nove i discorsi che il Pontefice pronuncerà nei sei giorni di permanenza nel Paese nordamericano.

Va ricordata anche la differenza di fuso orario per sintonizzarsi all’orario corretto e partecipare da casa alle dirette delle celebrazioni con papa Francesco:
Roma +2h UTC
Edmonton -6h UTC
Québec -4h UTC
Iqaluit -4h UTC

Gran parte degli appuntamenti, dunque, saranno in diretta in orario italiano serale, fatta eccezione per la conferenza stampa sul volo di ritorno prevista sabato 30 luglio alle ore 11 italiane.

Domenica 24 luglio

La partenza è in programma alle 9.00 dall’aeroporto di Roma-Fiumicino per Edmonton, capoluogo della provincia occidentale dell’Alberta, con arrivo alle 11.20 locali (le 19.20 di Roma) e l’accoglienza ufficiale all’Aeroporto internazionale.

Lunedì 25 luglio

Il Papa, alle 18 ora italiana, incontra a Maskwacis le popolazioni indigene First Nations, Métis e Inuit, quindi alle 00.45 le popolazioni indigene e i membri della comunità parrocchiale presso la Chiesa del Sacro Cuore a Edmonton.

Martedì 26 luglio

Alle 18.15 ora italiana, Francesco celebra la Messa al “Commonwealth Stadium” a Edmonton, a seguire alla 1.00 di notte italiana partecipa al “Lac Ste. Anne Pilgrimage” e alla liturgia della parola al “Lac Ste. Anne”.

Mercoledì 27 luglio

Il Papa si trasferisce in aereo da Edmonton a Québec, capoluogo dell’omonima provincia francofona, con arrivo all’Aeroporto Internazionale e cerimonia di benvenuto alla Residenza del Governatore Generale, “Citadelle de Québec”. Alle 22, sempre alla “Citadelle de Québec”, sono quindi previsti la visita di cortesia al governatore generale del Canada Mary Simon, e alle 22.20 l’incontro con il primo ministro Justin Trudeau. Alle 22.45, inoltre, l’incontro con le autorità civili, con i rappresentanti delle popolazioni indigene e il Corpo diplomatico.

Giovedì 28 luglio

Sempre a Quebec, alle 16 Francesco celebra la Messa al Santuario Nazionale di Sainte Anne de Beaupré, e alle 23.15 presiede i Vespri con i vescovi, i sacerdoti, i diaconi, i consacrati, i seminaristi e gli operatori pastorali presso la Cattedrale di Notre Dame.

Venerdì 29 luglio

Nell’intensa giornata conclusiva del viaggio, a Quebec, alle 15.00, il Papa incontra privatamente i confratelli della Compagnia di Gesù all’Arcivescovado, e alle 16.45, nella stessa sede, incontra una delegazione di indigeni.

Alle 18.45 è prevista la partenza in aereo per Iqaluit, capitale del Territorio di Nunavut, nell’estremo Nord, dove il Pontefice. Seguono, alle 22.15, l’incontro privato con alcuni alunni delle ex scuole residenziali nella scuola elementare, alle 23.00 l’incontro con i giovani e con gli anziani nel piazzale della scuola elementare, Dopo la cerimonia di congedo all’Aeroporto di Iqaluit papa Francesco riparte in aereo per Roma-Fiumicino, dove l’arrivo è previsto il giorno successivo sabato 30 luglio, alle 7.50 ora italiana.

TUTTI GLI ARTICOLI SUL VIAGGIO DEL PAPA IN CANADA

Come seguire da casa il viaggio del Papa

Una grande copertura dei 5 giorni di papa Francesco in Canada viene garantita dal sito e dal quotidiano Avvenire che segue l’evento in diretta streaming, documentandola con cronache, servizi, interviste, filmati e photogallery. Presenti altri approfondimenti anche su gli altri mezzi di comunicazione della Conferenza episcopale italiana RadioInBlu e Tv2000 che è visibile sul digitale terrestre canale 28, sul satellite al canale 157 SKY, sulla piattaforma satellitare tivùsat al canale 18.
Come per tutti i viaggi di papa Francesco Tv2000 dedica all’evento speciali, documentari e film, garantendo anche lo streaming online grazie alle immagini del Centro televisivo vaticano (CTV). Su YouTube anche il canale Vatican.it offre le immagini prodotte dal Centro Televisivo Vaticano, con commento in italiano.
Sui social network hanno già iniziato a girare i primi video e le foto, oltre al logo della viaggio apostolico con gli hashtag prescelti – tra cui ricordiamo #WalkingTogether, #popeinCanada e #Canada – per raccontare le emozioni e i particolari della visita del Papa nel Paese Nord americano. Sia Facebook sia su Twitter ci sono due pagine ufficiali dedicate al viaggio del Papa in Canada: anche lì è possibile trovare approfondimenti e notizie in tempo reale.

Avvenire