Rivoluzione religiosa contro il fanatismo

Il mondo musulmano non può più essere percepito come «fonte di ansia, pericolo, morte e distruzione per il resto dell’umanità». E le guide religiose dell’islam devono «uscire da loro stesse» e favorire una «rivoluzione religiosa» per sradicare il fanatismo e rimpiazzarlo con una «visione più illuminata del mondo».

Se non lo faranno, si assumeranno «davanti a Dio» la responsabilità per aver portato la comunità musulmana su cammini di rovina. Non ha usato mezzi termini il presidente della Repubblica egiziana, Abdel Fattah El Sissi, per condannare il modo drammaticamente sbagliato in cui, a causa di una parte dei suoi membri, l’islam si sta presentando al resto del mondo. Lo ha fatto nel corso di un intervento tenuto all’inizio del nuovo anno davanti a studiosi e leader religiosi dell’università Al Azhar (considerato il principale centro teologico dell’islam sunnita) riuniti insieme ai responsabili del ministero per gli Affari religiosi.

Nel discorso — come riferisce l’agenzia Fides — il presidente egiziano ha preso di mira un «pensiero erroneo», da lui contrapposto a quello dell’autentico islam, fatto di un coacervo di idee e testi che «noi abbiamo sacralizzato nel corso degli ultimi anni» e che conduce l’intera comunità musulmana «a inimicarsi il mondo intero». A giudizio di El Sissi, i processi innescati dalla perversione islamista vanno bloccati. «È mai possibile — ha detto tra l’altro il leader politico arabo — che un miliardo e seicento milioni di persone possano mai pensare di riuscire a vivere solo se eliminano il resto dei sette miliardi di abitanti del mondo? No, è impossibile».

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Egitto: verso bando partiti religiosi

Bando per i partiti religiosi, cancellazione dell’art. 219 sull’interpretazione della Sharia: sono gli emendamenti alla Costituzione del comitato di revisione pubblicati dalla stampa governativa egiziana. Dopo il passaggio in un altro comitato, tra due mesi la Carta sara’ sottoposta a referendum.

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Battaglia nella moschea Esercito caccia i Fratelli

Si è concluso l’assedio della moschea al Fatah al Cairo: la polizia ha preso il pieno controllo del luogo di culto dove i dimostranti pro-Morsi sono rimasti asserragliati per oltre 15 ore. Lo affermano fonti della sicurezza, dopo aver già dato notizia del completamento dello sgombero.

Moschee chiuse dopo la preghiera delle 20 – La moschee del Cairo verranno chiuse dopo l’ultima preghiera della giornata alle 20.15, mentre ad Alessandria sono previste manifestazioni dei pro-Morsi a partire dalle 19 – quando scatta il coprifuoco in quasi tutto il Paese – dopo l’uccisione ieri di numerosi dimostranti nella città.

La decisione del governo di chiudere le moschee da questa sera è stata presa “per impedire attività estremiste all’interno”, ha spiegato il sottosegretario del ministero per gli Affari religiosi (Wakfs), Mohamed Abdel Razek, sottolineando che la sorveglianza della direttiva nei luoghi di culto sarà assicurata da funzionari del suo dicastero.

4 giornalisti italiani fermati per ore – (dell’inviato Claudio Accogli) – Giornalisti nel mirino in Egitto, sempre più sull’orlo della guerra civile: mercoledì scorso, nel giorno che i pro-Morsi hanno ribattezzato la Tiananmen del Cairo, i cronisti uccisi sono stati tre ai quali va aggiunto un fotografo, 15 quelli feriti. Oggi diversi inviati stranieri sono stati fermati e trattenuti per ore. Tra loro quattro inviati italiani: Maria Gianniti e Sergio Ciani (di Radio Rai), Gabriella Simoni (Mediaset) e il suo operatore, Arturo Scotti.

Tour operator sospendono viaggi in Egitto – (di Valentina Roncati) – Lo scoppio della guerra civile in Egitto ha fatto crollare definitivamente le speranze di chi si augurava che la situazione nel Paese, nonostante gli scontri e il sangue degli ultimi giorni, sarebbe tornata in breve sotto controllo. Dopo lo ‘sconsiglio’ di fare viaggi in tutto l’Egitto rilasciato ieri pomeriggio dalla Farnesina, la gran parte degli operatori turistici ha preso in mano la situazione e ha immediatamente bloccato tutte le partenze per il Paese. I collegamenti aerei per l’Egitto continuano ad essere regolari; in particolare i voli per El Alamein, Sharm El Sheikh, Marsa Matrouh e Marsa Alam, voli che però decolleranno vuoti, nelle prossime ore, per andare a riprendere i nostri connazionali che si trovano in Egitto.

Scatta coprifuoco, sfida pro-Morsi in varie città – Il coprifuoco è scattato ma i dimostranti pro-Morsi, radunatisi a partire dalle prime ore del pomeriggio, continuano a manifestare in diverse città egiziane, in particolare a Helwan, 20 km a sud del Cairo, dove si contano migliaia di persone.

Migliaia ad Alessandria sfidano coprifuoco – Sono iniziate manifestazioni pro-Morsi anche ad Alessandria: lo mostrano le immagini in diretta delle tv arabe. Cortei anche a Minya, nell’Alto Egitto, a sud del Cairo.

Il governo intanto ha diffuso il bilancio degli scontri di ieri: 173 morti di cui 95 solo al Cairo e 57 dei quali poliziotti. Fra le vittime anche il figlio del leader dei ‘Fratelli’ Mohamed el Badia. Ed a Giza è stato catturato il fratello del leader di al Qaida al Zawahri. Il premier egiziano ha proposto al governo lo scioglimento dei Fratelli musulmani.

Premier, Sciogliere Fratelli musulmani – Il premier egiziano ha proposto al governo lo scioglimento dei Fratelli musulmani e l’esecutivo sta ora valutando questa ipotesi. Lo riferiscono fonti del governo.

Papa, Cessino le violenze – ”Il Papa continua a seguire con crescente preoccupazione le gravi notizie che giungono dall’Egitto e continua a pregare e ad auspicare che cessi la violenza e che le parti scelgano la via del dialogo e della riconciliazione” afferma una dichiarazione diffusa dalla sala stampa vaticana.

Presidenza, da Fratelli fascismo religioso – “Il popolo egiziano è sceso in piazza il 30 giugno contro il fascismo teologico e religioso” dei Fratelli musulmani e del presidente deposto Mohamed Morsi: lo ha detto in conferenza stampa a Heliopolis il consigliere strategico della presidenza ad interim egiziana, Mustafa Hagazy.

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Egitto: Esercito spara, è strage. Emergenza per un mese

L’Egitto precipita nel caos: la temuta mannaia dei militari, rimasta sospesa per alcuni giorni, all’alba è calata con ferocia sui presidi dei manifestanti pro-Morsi, ed è un bagno di sangue. Il bilancio è da guerra: si va dagli almeno 278 morti dichiarati dal governo, fra cui almeno 43 poliziotti, agli oltre duemila denunciati dai Fratelli Musulmani e non verificabili.

Con due reporter internazionali e le figlie di massimi esponenti della Fratellanza uccisi, migliaia di feriti, centinaia di arresti, accuse di uso di gas letali; il ministero delle finanze dato alle fiamme, posti di polizia e chiese cristiane attaccati per rappresaglia, mentre sulle principali città è stato imposto il coprifuoco e su tutto l’Egitto un mese di stato d’Emergenza, in vigore per 30 anni sotto Hosni Mubarak e tolto solo l’anno scorso.

Ventotto cadaveri con evidenti segni di torture sono stati trovati a Rabaa al-Adawya, la piazza simbolo della rivolta dei pro-Morsi al Cairo, sgomberata con la forza dalla polizia e dall’esercito. Lo riferisce un corrispondente di Al Arabiya in un twitter riportato dall’emittente panaraba

Stati Uniti nettamente contrari allo stato d’emergenza. 

Il Consiglio dei ministri ha deciso il coprifuoco in Egitto fino alle sei del mattino. Lo hanno detto la tv di Stato e il sito Al-Ahram, ma si ignora per il momento fino a quando la misura resterà in vigore.
Il coprifuoco sara’ applicato in undici governatorati egiziani: Cairo, Giza, Alessandria, Suez, Behera, Beni Suef, Qena, Assyut, Sohag (questi ultimi quattro nel sud), Nord Sinai e Sud Sinai. Lo ha precisato la tv di stato. Il sito online di Al Ahram ha aggiunto che il coprifuoco durera’ per tutto il mese dello stato di emergenza proclamato oggi dal consiglio dei ministri. I governatorati indicati, specie quelli del sud, sono quelli nei quali la Fratellanza Musulmana e’ particolarmente presente e attiva.

Nelle operazioni per sgomberare dai manifestanti pro Morsi le piazze di El Nahda, vicino all’universita’ del Cairo, e di Rabaa el Adawiya, nel quartiere di Nasr City, esercito e polizia hanno sparato solo gas lacrimogeni e nessun altro tipo di proiettile. Lo ha sostenuto stasera in conferenza stampa il ministro dell’interno, Ibrahim. Dalla piazza sarebbero stati usati mitragliatori e fucili da caccia, secondo il ministro, che ha anche dato notizia dell’ arresto di sei cecchini, che sparavano da tetti contro le forze di sicurezza.

Il vice presidente ad interim El Baradei si e’ dimesso dopo le violenze politiche scoppiate in Egitto. Lo ha comunicato con una lettera al presidente egiziano.
Nella lettera, ElBaradei spiega che c’erano una serie di opzioni di carattere politico che avrebbero permesso di porre un termine alla crisi. ”Mi è diventato difficile di proseguire ad assumere la responsabilità di decisioni con le quali non sono d’accordo”, scrive tra l’altro il vicepresidente dimissionario.

Il ministro degli Interni egiziano, Mohamed Ibrahim, ha detto che i due leader dei Fratelli Musulmani, Essam el-Erian e Mohamed El-Beltagui, non sono stati arrestati, contraddicendo quanto detto in precedenza sulla loro detenzione. In precedenza, alcuni ufficiali della forze di Sicurezza avevano annunciato che i due erano stati arrestati dopo che la polizia ha forzato uno dei sit-in dei pro-Morsi al Cairo.

Uccisi un cameraman e una giovane reporter – Un cameraman di Skynews Mick Deane e’ rimasto ucciso durante gli scontri al Cairo. Lo riferisce l’emittente precisando che il resto della troupe è incolume. Dick Deane aveva 61 anni e ha lavorato per Sky News, parte della piattaforma BSkyB, per 15 anni tra Washington e Gerusalemme. E’ sposato e padre di due figli. ”La perdita dell’amato collega è profondamente sentita a Sky News. I nostri pensieri e le nostre preghiere sono rivolte alla moglie e alla famiglia di Mick”, ha dichiarato in un comunicato il capo di Sky news John Ryley”. ”Sono rattristato per la notizia della morte del cameraman Mick Deane, che stava coprendo la violenza egiziana”. E’ quanto ha dichiarato il premier britannico David Cameron. ”I miei pensieri vanno alla sua famiglia e alla squadra di Sky News”, ha aggiunto il premier. Tra le vittime anche una giovane reporter di Xpress, del gruppo emiratino Gulf news. Habiba Ahmed Abd Elaziz, 26 anni, è stata uccisa stamani al Cairo. Lo riferisce il sito di Gulf News, aggiungendo che secondo i familiari si trovava nella piazza pro-Morsi di Rabaa quando le hanno sparato. La cronista di origine egiziana era in vacanza nel suo Paese.

Ue condanna violenze, chiede fine stato emergenza – Il capo della diplomazia Ue, Catherine Ashton, condanna le violenze in Egitto e chiede al governo ad interim di porre fine allo stato di emergenza il prima possibile. “Condanno fortemente la violenza esplosa al Cairo e in tutto il Paese”, precisa in una nota sottolineando che la violenza lascia l’Egitto “verso un futuro incerto”. “Chiedo alle forze di sicurezza la massima moderazione e al governo ad interim di porre fine all’emergenza il più presto possibile, per consentire la ripresa della vita normale”. 

Bonino, profondamente addolorata per vittime – “Sono profondamente addolorata per quanto sta avvenendo in Egitto e per la perdita di vite umane”. Così il ministro degli Esteri Emma Bonino. “Avevo espresso l’auspicio che i sit in si svuotassero grazie al raggiungimento di un accordo tra le parti, e non con l’intervento delle forze di polizia che non aiuta la ricerca di una soluzione alla crisi”. 

Ambasciata a italiani,state lontani da assembramenti – L’Ambasciata d’Italia al Cairo invita i connazionali al Cairo a “tenersi lontani dagli assembramenti”. “Siamo sempre raggiungibili allo 0227943194/5”, si legge su Twitter.

 

 

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PAESE NEL CAOS. Egitto in stato d’emergenza. Si è dimesso El Baradei

 

L’esercito sgombera con la forza i presidi pro-Morsi e il Paese scivola pericolosamente verso la guerra civile. Per il ministero della Salute le vittime sarebbero 149 ma i Fratelli musulmani stimano un bilancio ben più pesante con almeno duemila morti. Il goveno dichiara lo stato d’emergenza per un mese con coprifuoco dalle 19 alle 6 di giovedì mattina. Uccisi una cronista degli Emirati e un cameraman di Skynews.
Chiese assaltate dai fondamentalisti

Egitto: piazze in guerra Al Cairo e’ una strage

Un bagno di sangue nella notte tra venerdì e sabato – il secondo in venti giorni – con l’acuirsi degli scontri fra sostenitori dell’ex presidente deposto Mohamed Morsi e le forze dell’ordine precipita sempre piu’ l’Egitto in una spirale di violenze e ritorsioni. La guerra è per strada, è nelle dichiarazioni dei fronti contrapposti e anche nei numeri delle vittime: 66 secondo il ministero della Sanita’, oltre 120 secondo la Fratellanza, che ha accusato forze dell’ordine e cecchini di aver volutamente sparato sui manifestanti per uccidere. Accusa respinta dal ministro dell’Interno Mohamed Ibrahim e dal procuratore generale, che a loro volta hanno addossato ai pro Morsi la responsabilità di aver sparato per primi sulla polizia.

Nonostante l’ultimatum dei militari scadesse oggi, il ministro ha riferito che la data di uno sgombero della grande piazza davanti alla moschea di Rabaa el Adaweya non e’ stata decisa e che la speranza e’ che i militanti islamici l’abbandonino di loro volonta’ per evitare altri spargimenti di sangue. Speranza pressochè vana, visto che gi esponenti dei Fratelli musulmani hanno ribadito che rimarranno li’ dove sono.

Nella sua conferenza stampa, il ministro ha assicurato che un’eventuale operazione di sgombero della piazza sara’ fatta in un quadro di legalita’ e che verra’ decisa dopo avere conosciuto la valutazione della procura. L’esito delle prime indagini condotte si e’ fatto attendere e il procuratore generale ha attribuito ai sostenitori di Morsi l’intera responsabilita’ delle violenze e dell’uso di armi da fuoco. Rivolte, ha detto, contro le forze dell’ordine che tentavano di impedire ai manifestanti di bloccare un dei principali ponti della citta’, quello del 6 ottobre.

Versioni nettamente contrapposte che non lasciano nessuno spazio alla mediazione e al compromesso, come ha invece nuovamente invocato il vicepresidente e a lungo leader dell’opposizione Mohamed el Baradei, condannando “l’uso eccessivo della forza” assieme a Ue e Usa. E assieme al gran imam della moschea di Al-Azhar, Ahmed al-Tayeb. Segnali importanti da parte di due personalità che hanno sostenuto il colpo di mano dell’esercito contro Morsi.

Ma oltre i confini egiziani è tutta la regione a ribollire. La Tunisia, dove continuano le proteste, è ancora sotto shock per l’assassinio nei giorni scorsi dell’oppositore Mohamed Brahmi per mano dei salafiti, con migliaia di persone che oggi hanno affollato in un clima di altissima tensione i funerali del nuovo “martire” della democrazia tunisina. Mentre la Libia ha chiuso le frontiere con l’Egitto, ufficialmente per impedire di lasciare il Paese ai responsabili dell’uccisione, ieri, dell’avvocato e militante politico ostile ai Fratelli Musulmani, Abdessalem al-Mesmari, a Bengasi, dove oggi più di mille detenuti sono riusciti a fuggire da un carcere.

Morsi presto nella prigione di Mubarak – Con un’evoluzione inaspettata nella travagliata transizione egiziana, l’ex rais Hosni Mubarak e il suo successore, il fratello musulmano Mohamed Morsi, potrebbero trovarsi accomunati nello stesso destino di detenzione, e sotto lo stesso tetto, quello della prigione di Tora. A farlo capire oggi è stato il ministro dell’interno Mohamed Ibrahim, che peraltro ricopriva lo stesso incarico nel governo formato sotto la presidenza Morsi, quando ha detto che il presidente deposto il 3 luglio potrebbe essere trasferito nella prigione che finora ha accolto i gerarchi dell’ancien regime. Morsi, tuttora agli arresti in un luogo segreto, nel frattempo si è rifiutato di incontrare i rappresentanti di una ong per i diritti umani egiziana che voleva verificarne lo stato di salute. Ma suoi compagni di detenzione hanno riferito che sta bene.

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Egitto nel sangue: 37 morti. Ucciso prete copto nel Sinai

Il religioso è stato ucciso a colpi di arma da fuoco nella provincia egiziana del Sinai, nella città di El Arish. A togliere la vita all’uomo sono stati uomini armati. Sale ad almeno 37 persone morte e oltre 1.200 ferite nelle ultime 24 ore negli scontri. El Baradei sarà nominato premier.
Rivendicazione in Siria: «Padre Murad è stato ucciso dai ceceni»
EDITORIALE La tradizione nella modernità: passo obbligato per l’Egitto di Giulio Albanese  Egitto: almeno 26 morti. Arrestato El-Shater

Tawadros, un nuovo Papa copto per un nuovo Egitto

Il 4 novembre 2012, con una cerimonia accompagnata da preghiere e digiuni, la Chiesa copta egiziana ha scelto il suo nuovo papa: Tawadros II, originario del Delta del Nilo, laureato in farmacia, vescovo generale di Beheira e ausiliare dell’arcivescovo Pachomius, patriarca ad interim dalla morte di papa Shenouda III. Anche molti musulmani hanno vissuto questo evento con grande partecipazione, consapevoli che i copti sono una parte irrinunciabile dell’identità egiziana, al contrario di quanto pensano alcuni movimenti islamisti, specie salafiti.

L’elezione del nuovo Papa avviene dopo una rivoluzione che ha causato rivolgimenti in ogni settore della società, portando al potere i Fratelli musulmani e legittimando i salafiti come seconda forza politica del Paese.

In meno di due anni, il panorama politico al quale la leadership copta era solita rapportarsi, subendo anche la critica di sostenere il regime, è completamente mutato. La Chiesa copta, ora, dovrà costruire una delicata relazione con l’islam politico, oscillando tra la cauta diplomazia, per non mettere a rischio la comunità cristiana di fronte al nuovo potere costituito e ai crescenti episodi d’intolleranza religiosa, e l’esigenza di alzare la voce in difesa dei diritti dei cristiani, come richiesto in particolare dai movimenti di giovani nati in seno alla rivoluzione. Tutto ciò senza contribuire ad alimentare le divisioni settarie che minacciano l’unità del Paese. La prima importante battaglia riguarderà il ruolo della sharia nella nuova Costituzione, che i salafiti vorrebbero rafforzare.

Significativamente, però, i copti hanno escluso, con il loro voto, i candidati a Papa più controversi che avrebbero potuto condurre la Chiesa a uno scontro diretto con gli islamisti. Hanno scelto invece i più concilianti, aperti al dialogo e attenti alla gioventù, la stessa che è stata il motore della rivoluzione. La domanda di riforme e democrazia, tuttavia, non ha risparmiato nemmeno la Chiesa copta. Un altro “fronte caldo” sul quale papa Tawadros dovrà dunque lavorare sarà quello interno. Bisognerà ridefinire il ruolo della Chiesa stessa, accusata di aver monopolizzato, nell’era Mubarak, la rappresentanza politica dei copti, diventando uno Stato nello Stato. Papa Tawadros ha già dichiarato di voler riportare la Chiesa al suo ruolo spirituale lasciando la politica ai laici, con la libertà di scegliere in che modo impegnarsi. Ha inoltre annunciato un riordinamento interno della Chiesa per rispondere alla diffusa richiesta di decentralizzazione e democratizzazione, a cominciare dalla riforma del processo elettorale del Papa, al quale i laici possono partecipare solo in base al censo o al ruolo di rilievo che ricoprono nella società. E c’è infine da ripensare alla relazione con le altre denominazioni cristiane in Egitto, con le quali il dialogo, in passato, non è stato dei migliori. Insomma, la Chiesa copta post-rivoluzionaria pare intenzionata ad aprire nuovi canali di comunicazione con tutte le anime, vecchie e nuove, di una società avviata lungo un percorso di profondi cambiamenti.

Jesus dicembre 2012