Fine di un incubo. Patrick Zaki graziato dal presidente egiziano al Sisi

Patrick Zaki

Ieri era stato condannato a tre anni con sentenza inappellabile

Patrick Zaki – Ansa

Patrick Zaki, condannato ieri a tre anni con sentenza inappellabile, ha ricevuto la grazia. La decisione del presidente egiziano, Abdel Fattah al Sisi, è stata resa nota nel pomeriggio.

La notizia è stata accolta in Italia con gioia, come la fine di un incubo. Soddisfazione è state espressa anche dal mondo della politica, maggioranza e opposizione.

A Bologna, alla cui università si è laureato in remoto due settimane fa, sperano di poterlo riabbracciare presto.

Zaki era stato condannato ieri al termine dell’udienza a Mansura, in Egitto. L’attivista egiziano, 32 anni, cristiano copto, era stato portato via dall’aula attraverso il passaggio nella gabbia degli imputati tra le grida della madre e della fidanzata che attendevano all’esterno. La sentenza è inappellabile.

“Mio Dio me l’hanno preso, mio Dio me l’hanno preso, mio Dio me l’hanno preso”: è stato il grido ripetuto della madre mentre il figlio veniva portato via. La donna lo ha potuto solo scorgere, mentre passava, dietro una fitta grata visibile da una finestra del ballatoio del terzo piano che affaccia su un angusto cortile.

“Il peggiore degli scenari possibili” ha scritto ieri sui social il portavoce di Amnesty Italia, Riccardo Noury. “Un verdetto assurdo e scandaloso. Dopo 22 mesi di carcere durissimo e un processo iniziato più di un anno fa, l’immagine di Patrick Zaki trascinato via dall’aula del tribunale di Mansura è terrificante” aveva commentato. “Dopo la scarcerazione alla fine del 2021 e la laurea di due settimane fa, in molti avevano pensato che andasse bene così. Hanno celebrato lo ‘Zaki libero’ e lo ‘Zaki dottore’, ma hanno via via perso di vista lo ‘Zaki imputato’. Ora – proseguiva Noury – è il momento di riaccompagnare Amnesty International, le istituzioni accademiche e politiche di Bologna insieme alla società civile della città nella campagna ‘Free Patrick Zaki'”.

Ma oggi è arrivata la buona notizia della grazia.

Sempre ieri Zaki aveva scritto su Facebook: “Sono appena arrivato al tribunale di Mansura e sono in attesa dell’inizio dell’udienza. Spero, come sempre, che il caso sia chiuso e mi si permetta di viaggiare normalmente”. Si trattava dell’undicesima udienza da quando è stato arrestato, nel 2020, con l’accusa di diffusione di notizie false dentro e fuori il Paese.

Un incubo durato da 3 anni e mezzo. L’accusa: diffusione di notizie false

L’incubo per lo studente del master Gemma in Women’s and Gender Studies presso l’Università Alma Mater di Bologna era iniziato il 7 febbraio 2020, quando venne portato dietro le sbarre del famigerato carcere di Tora, dopo essere stato fermato all’aeroporto del Cairo. Era tornato in Egitto per trascorrere un periodo di vacanza con la famiglia.

L’accusa di “diffusione di notizie false dentro e fuori il Paese” si basa su un articolo che scrisse nel 2019 su attentati dell’Isis e due casi di presunte discriminazioni di cristiani copti in Egitto.

Nei mesi successivi si erano susseguite le udienze in cui ogni volta era stata rinnovata per 15 o 45 giorni la detenzione preventiva, nonostante i numerosi appelli e iniziative del governo italiano, di politici, attivisti e associazioni.

Solo negli ultimi mesi di detenzione Zaki era stato trasferito nel carcere di al-Mansoura, città dove è nato il 16 giugno del 1991. Dal dicembre 2021 era a piede libero.

Al termine della precedente udienza del 9 maggio, Zaki aveva sottolineato che il giudice monocratico della seconda Corte della Sicurezza dello Stato di Mansura aveva ormai ricevuto tutte le carte della difesa e, almeno in teoria, non aveva più motivi per rinviare il pronunciamento della sentenza.

A Mansura, come previsto e su richiesta dell’Italia, erano in aula anche diplomatici stranieri impegnati a seguire il processo nell’ambito di un monitoraggio europeo. Oltre a due diplomatici italiani, al terzo piano del palazzo di Giustizia di Mansura c’erano anche rappresentanti di Stati Uniti, Unione Europea, Svizzera e Canada. Il monitoraggio a trazione italiana ha riguardato tutte le decine di udienze della fase pre-processuale e processuale.

Due settimane fa la laurea, a distanza, all’università di Bologna

Appena due settimane fa, il 5 luglio, Zaki ha conseguito la laurea presso l’Università di Bologna, discutendola da remoto. “È una terribile notizia che giunge del tutto inattesa, mentre abbiamo ancora negli occhi l’immagine di Patrick neolaureato con lode nel corso che gli ha fatto scegliere Bologna” commenta il rettore Giovanni Molari. “Speriamo non sia confermato che questa sentenza significa altri 14 mesi di carcere: sarebbe un’ingiustizia e un dolore immenso per Patrick, per tutti i suoi cari, per tutti coloro che in questi anni hanno sofferto e resistito con lui. Tutta l’Alma Mater gli è vicina in questi momenti”.

Egitto. Alla Camera il via libera. “Il governo si impegni” per la cittadinanza a Zaki

La sola astensione dei deputati di Fdi: il testo approvato a Montecitorio impegna l’esecutivo anche a “monitorare le condizioni di detenzione” dello studente e le udienze processuali
Alla Camera il via libera. "Il governo si impegni" per la cittadinanza a Zaki

Ansa

Tre mesi dopo il Senato, anche la Camera approva la mozione per chiedere il conferimento della cittadinanza italiana a Patrick Zaki, lo studente dell’Università di Bologna, detenuto in Egitto da febbraio 2020 con l’accusa di attentato alla sicurezza nazionale. La vicenda del giovane attivista per i diritti umani ha mobilitato l’opinione pubblica internazionale.
Ad approvare il testo alla Camera una maggioranza ampia ma non unanime, Fratelli d’Italia infatti si è astenuta “nella convinzione che un’ingerenza del Parlamento italiano non aiuterà la situazione”. “Non servono forzature politiche ma diplomazia. Temiamo che la concessione della cittadinanza possa essere vista dall’Egitto come un’intromissione”. Lo ha detto la deputata Wanda Ferro di Fratelli d’Italia, annunciando alla Camera il voto di astensione del gruppo. “Quella di cui stiamo discutendo oggi – ha aggiunto – potrebbe essere vista come una manovra di marketing politico che non aiuta ma potrebbe invece compromettere il percorso per la liberazione dello studente. Serve una diplomazia silenziosa”.
Mentre la Lega, pur votando a favore, ha sottolineato i suoi dubbi sul fatto che il documento possa essere “percepito come una ingerenza nella sovranità nazionale egiziana”.
Nello specifico la mozione impegna il Governo ad “avviare tempestivamente mediante le competenti istituzioni le necessarie verifiche al fine di conferire a Patrick George Zaki la cittadinanza italiana“. Il testo approvato a Montecitorio impegna l’esecutivo anche a “continuare a monitorare, con la presenza in aula della rappresentanza diplomatica italiana al Cairo, lo svolgimento delle udienze processuali a carico di Zaki e le sue condizioni di detenzione”.

E poi a sostenere, “nei rapporti bilaterali con l’Egitto e in tutti i consessi europei ed internazionali, l’immediato rilascio di Patrick Zaki e di tutti i prigionieri di coscienza: difensori dei diritti umani, giornalisti, avvocati e attivisti politici finiti in carcere solo per aver esercitato in modo pacifico i loro diritti fondamentali”.

“Per raggiungere l’obiettivo della liberazione di Patrick Zaki abbiamo deciso di promuovere un ricorso presso il Comitato istituito dalla Convenzione contro la tortura, adottata dalla Nazioni Unite nel 1984, affinché sia avviata un’inchiesta internazionale sulle condizione dei detenuti ‘politici’ in Egitto. Una proposta che viene anche dell’impulso della senatrice del M5s Michela Montevecchi. Se non dovessimo ottenere i risultati sperati, ci attiveremo, in base all’art. 30 della Convenzione che prevede tre fasi per risolvere una controversia tra Stati. Una prima fase è di negoziato. Qualora non ci siano soluzioni, si può procedere con una seconda fase che prevede l’intervento di un giudice esterno, un arbitrato, che emette una sentenza, chiamata lodo. Nel caso lo Stato in questione non osservi la sentenza allora c’è un terzo step, cioè si può fare ricorso unilateralmente alla Corte internazionale di Giustizia”. E’ la proposta avanzata da Iolanda Di Stasio, deputata del MoVimento 5 Stelle e capogruppo in commissione Esteri, durante la dichiarazione di voto in Aula sulla mozione per Patrick Zaki.

Avvenire

Egitto: scoperti 59 sarcofagi in legno di 2.500 anni fa

 © EPA

Un team di archeologi in Egitto ha annunciato oggi di aver trovato nelle ultime settimane 59 sarcofagi di legno, ben conservati e sigillati, sepolti oltre 2.500 anni fa. Aprendone uno, il team ha rivelato resti mummificati avvolti in un sudario, con iscrizioni geroglifiche in colori vivaci.
Il ritrovamento è avvenuto a sud del Cairo, a Saqqara, la necropoli dell’antica capitale egiziana di Menfi, patrimonio mondiale dell’Unesco.
Da quando il ritrovamento delle prime 13 bare è stato annunciato quasi tre settimane fa, ne sono state scoperte altre in altri pozzi, a profondità fino a 12 metri. E un numero imprecisato di sarcofagi potrebbe essere ancora sepolto lì, ha detto il ministro del turismo e delle antichità, Khaled al-Anani, sul sito, vicino alla piramide di Djoser di 4.700 anni. “Quindi questa non è la fine della scoperta, la considero piuttosto l’inizio della grande scoperta”, ha detto. I sarcofagi, sigillati più di 2.500 anni fa, risalgono al tardo periodo dell’antico Egitto, circa dal VI o VII secolo aC, ha aggiunto il ministro.
Negli ultimi anni gli scavi a Saqqara hanno portato alla luce manufatti, serpenti mummificati, uccelli, scarabei e altri animali.
Studi preliminari hanno indicato che i sarcofagi appartenevano probabilmente a sacerdoti, statisti anziani e figure di spicco nell’antica società egiziana della 26a dinastia, ha detto Anani.
Tutte le bare saranno portate al Grand Egyptian Museum, di prossima apertura, sull’altopiano di Giza, ha detto infine Anani.
L’apertura del Grande Museo Egizio, che è stata più volte ritardata, è prevista per il 2021. Il museo ospiterà migliaia di manufatti, che attraversano più epoche della storia dell’Egitto, dal periodo pre-dinastico al periodo greco-romano. (ANSA).

Egitto. Al Cairo si inaugura la nuova Cattedrale copta

Tutte le foto sono tratte dal sito internet www.popetawadros.org

Tutte le foto sono tratte dal sito internet www.popetawadros.org

Il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi prende parte domenica 6 gennaio alla solenne liturgia copta che inizia con la veglia di Natale, nella nuova cattedrale dedicata alla Natività di Gesù, eretta nell’area della nuova capitale amministrativa che si sta costruendo 45 chilometri a est del Cairo.

La cattedrale, che domenica viene inaugurata dal patriarca copto ortodosso Tawadros II, può ospitare fino a 8.200 fedeli e secondo i media media egiziani è «la chiesa più grande del Medio Oriente».

Nel mese di gennaio verrà inaugurata anche la moschea Al-Fattah Al-Alim, la più grande del Paese. La partecipazione di al-Sisi alle liturgie del Natale copto dimostrano il legame tra la maggiore comunità cristiana del Medio Oriente e l’attuale uomo forte dell’Egitto.

Al-Sisi, infatti, è il primo presidente egiziano ad aver preso fisicamente parte alle solennità liturgiche dei copti.

L’attuale presidenza egiziana ha contribuito con 100mila sterline egiziane al primo finanziamento dell’imponente opera urbanistica.

avvenire