Online i sussidi per l’Avvento

È online, all’indirizzo https://liturgico.chiesacattolica.it/camminiamo-nella-speranza-fratelli-tutti-55-2/, il sussidio liturgico–pastorale dedicato al tempo di Avvento– Natale. Il sussidio è suddiviso in tre parti per agevolarne l’uso. L’intento è offrire un’occasione di riflessione e, con discrezione e sobrietà, accompagnare la preghiera della comunità ecclesiale, nel desiderio di potersi trovare riunita a celebrare. Si vuole altresì accompagnare la preghiera in casa, sostenendo la fede delle nostre famiglie e nutrendo la carità come espressione conseguente e spontanea di una vita alimentata dalla Parola e dal Pane di Vita. Le proposte di preghiera per le famiglie rimandano ad un link con indicazioni, letture e attività per favorire la preghiera con bambini piccoli o ragazzi con disabilità intellettiva, a cura dell’Ufficio per la pastorale delle persone con disabilità. Nel sito dell’Ufficio liturgico nazionale è disponibile un file pdf per la stampa e uno con i file audio dei canti consigliati, per favorire, mediante l’ascolto, la preghiera e la meditazione

Dalla prima Domenica di Avvento la nuova edizione del volume sarà utilizzata nella maggioranza delle parrocchie italiane

In attesa del «nuovo» messale. Come accogliere la terza edizione italiana del Messale Romano

Dalla prima Domenica di Avvento la nuova edizione del volume sarà utilizzata nella maggioranza delle parrocchie italiane. Il cardinale Bassetti: molti gli arricchimenti e con un linguaggio attuale

Una Messa al tempo del Covid

Una Messa al tempo del Covid – Ansa

Avvenire

È un libro in cui entra l’«esperienza maturata nelle nostre Chiese particolari», che contiene «arricchimenti» da scoprire passo dopo passo e che soprattutto vuole essere «maggiormente rispondente al linguaggio e alle situazioni pastorali delle nostre comunità». Il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, riassume in maniera efficace lo “spirito” del nuovo Messale Romano in italiano che da domenica prossima, prima Domenica d’Avvento e inizio dell’Anno liturgico, sarà sugli altari della maggioranza delle parrocchie della Penisola. Lo scrive in apertura del volume, nella disposizione dove stabilisce che sarà obbligatorio usarlo dalla prossima Pasqua, ossia dal 4 aprile 2021.

Sarebbe, comunque, riduttivo considerare il rinnovato libro per celebrare l’Eucaristia soltanto una «raccolta di testi da comprendere e proclamare». Perché la liturgia è «luogo privilegiato di trasmissione dell’autentica tradizione della Chiesa e di accesso ai misteri della fede, in un collegamento sempre più stretto con le diverse dimensioni della vita», si legge nell’introduzione al volume firmata dalla Cei. Quanto si celebra deve tradursi in vita, in «impegno quotidiano», chiarisce. Infatti nella Messa si «mette in gioco tutta la persona, corpo e spirito» e il Messale «indica anche gesti da porre in atto e valorizzare» con cui «si è coinvolti nel mistero celebrato», ricorda la Cei. Del resto, il culto liturgico «non è anzitutto una dottrina» ma «sorgente di vita e di luce per il nostro cammino di fede».

 

Il nuovo Messale Romano in italiano promosso dalla Cei

Il nuovo Messale Romano in italiano promosso dalla Cei – Avvenire

 

Il libro è anche segno di «unità della Chiesa orante». Quindi, ammonisce la Conferenza episcopale, il sacerdote non deve «togliere o aggiungere alcunché di propria iniziativa». E avverte: la «superficiale propensione a costruirsi una liturgia a propria misura» non solo «pregiudica la verità della celebrazione ma arreca anche una ferita alla comunione ecclesiale». Poi ricorda le parole pronunciate da Paolo VI alla vigilia dell’entrata in vigore del Messale Romano riformato dal Concilio: no a tendenze che possano «costituire una fuga, una rottura; e perciò uno scandalo, una rovina». Tuttavia la Cei consente «opportune e brevi monizioni», ossia spiegazioni durante il rito. Con un’accortezza però: la «parola umana non soffochi l’efficacia della Parola di Dio e del gesto liturgico». Insomma, non bisogna esagerare. Perché tutto ciò mina la «nobile semplicità» della liturgia che deve essere «insieme seria» e «bella». Inoltre non va dimenticato che il Messale offre «diverse possibilità di scelta e di adattamento» che non necessitano di ulteriori integrazioni.

I vescovi spiegano le novità del volume: dalla traduzione revisionata ai nuovi formulari, soprattutto i prefazi; dall’aggiornamento delle agiografie nel Proprio dei santi all’utilizzo dei testi biblici secondo l’ultima traduzione della Scrittura approvata nel 2007. La Cei chiarisce che «nessuna modifica è stata introdotta nelle risposte e nelle acclamazioni del popolo». Con tre eccezioni: il Gloria e il Padre Nostro che sono stati rivisti recependo la più recente versione della Bibbia; e il Confesso con la formula inclusiva «fratelli e sorelle». Ampio spazio viene riservato al canto che l’introduzione definisce «non mero elemento ornamentale ma parte necessaria e integrante della liturgia solenne». Da qui la scelta di inserire «nel corpo del testo» del Messale «alcune melodie che si rifanno alle formule gregoriane» della precedente edizione del libro datata 1983.

 

Il nuovo Messale Romano in italiano promosso dalla Cei

Il nuovo Messale Romano in italiano promosso dalla Cei – Avvenire

 

Benché «la migliore catechesi sull’Eucaristia sia la stessa Eucaristia ben celebrata», l’episcopato italiano incoraggia «un’azione pastorale tesa a valorizzare la conoscenza e il buon utilizzo del libro liturgico». Se il Messale rimane «il primo ed essenziale strumento» per «la celebrazione dei misteri», è anche il «fondamento più solido di un’efficace catechesi liturgica». Ecco il richiamo a una «conoscenza attenta e partecipe» che va favorita nelle parrocchie. Nell’introduzione la Cei sottolinea inoltre che la liturgia è «scuola permanente di formazione attorno al Signore risorto» e permette al credente di «imparare a “gustare com’è buono il Signore”». Per questo le Commissioni liturgiche diocesane o regionali sono chiamate a lanciare alleanze formative con famiglie, parrocchie, associazioni, movimenti o gruppi ecclesiali.
Le nozze dell’agnello. Guida alla nuova traduzione del Messale

Infine i vescovi tengono a ricordare che il Messale di Paolo VI, di cui questa edizione della Cei è la terza tradotta in italiano, rappresenta «uno dei fulcri portanti» della riforma liturgica scaturita dal Vaticano II che è «ormai irreversibile». Una riforma che non va ripensata «rivedendone le scelte» ma della quale occorre «conoscere meglio le ragioni sottese». E il Messale lo permette in maniera potente.

Il Sussidio Cei sul Messale per aiutare le parrocchie ad accoglierlo

 

«Un Messale per le nostre assemblee» è il titolo del sussidio Cei predisposto dall’Ufficio liturgico nazionale e dall’Ufficio catechistico nazionale che vuole accompagnare l’arrivo della terza edizione italiana del Messale Romano nelle parrocchie del Paese. Uno strumento per permettere a sacerdoti, animatori liturgici e catechisti ma anche a tutti i fedeli di conoscere meglio il libro liturgico e metterne in atto tutte le potenzialità. Il Sussidio, nato su richiesta del Consiglio episcopale permanente, vuole favorire l’accoglienza del volume e suggerire itinerari di formazione per celebrare e vivere meglio l’Eucaristia. Il testo può essere scaricato dalla pagina dell’Ufficio liturgico del sito della Cei.

VIA LE MASCHERINE PER GLI SPOSI SULL’ALTARE. LO HA DECISO LA CEI. GUANTI NON PIÙ OBBLIGATORI PER COMUNIONE

Cade già da oggi l’obbligo per gli sposi di indossare la mascherina al momento della celebrazione del matrimonio. Resta invece per il sacerdote l’indicazione di proteggere le vie respiratorie e di mantenere la distanza di almeno un metro dagli sposi. A riferire la novità è la Conferenza Episcopale Italiana. Il Comitato Tecnico Scientifico, interpellato dal Viminale, osserva che, “non potendo certamente essere considerati estranei tra loro, i coniugi possano evitare di indossare le mascherine, con l’accortezza che l’officiante mantenga l’uso del dispositivo e rispetti il distanziamento fisico di almeno un metro”.

ansa

Ministero dell’Istruzione e Conferenza episcopale italiana per la definizione dell’intesa sul prossimo concorso per gli insegnanti di religione, previsto dal decreto scuola

Al via il Tavolo di lavoro congiunto tra il ministero dell’Istruzione (Mi) e la Conferenza episcopale italiana (Cei) per l’approfondimento delle diverse tematiche che riguardano l’insegnamento della religione cattolica e per la definizione dell’intesa sul prossimo concorso per gli insegnanti di religione previsto dal decreto scuola approvato lo scorso dicembre.

Questa mattina si è svolta la prima riunione, in un clima di assoluta collaborazione, alla presenza di rappresentanti del Ministero e della Conferenza episcopale. Il Tavolo è presieduto dalla dottoressa Lucrezia Stellacci, consigliere della Ministra Lucia Azzolina.

Il concorso sarà bandito entro il 2020. Dovrà essere però preceduto, come previsto dal decreto di dicembre, da un’intesa tra Mi e Cei.

Il Tavolo seguirà l’iter dell’intesa con l’obiettivo di chiuderla in breve tempo e procedere poi con la stesura del bando. Ciò consentirà al Ministero di procedere con l’emanazione del bando di concorso nei tempi previsti per coprire i posti per l’insegnamento di Religione Cattolica che risulteranno vacanti e disponibili nell’arco del prossimo triennio. Resta fermo quanto previsto dal decreto di dicembre circa lo scorrimento delle graduatorie generali di merito del precedente concorso.

da Avvenire

Giornata nazionale di sensibilizzazione 2019. A cosa sono destinati i fondi dell’8xmille?

Trasparenza e informazione al centro Giornata nazionale di sensibilizzazione sull’8xmille, domenica 19 maggio. Nelle 25mila parrocchie italiane sacerdoti, volontari, incaricati diocesani per il sovvenire e componenti del Consiglio affari economici inviteranno le comunità a scoprire da dove vengono i fondi che hanno dato man forte nell’ultimo anno alla missione della Chiesa, a documentarsi sulla stampa diocesana e sui media nazionali, oltre che a riconfermare la firma anche nel 2019. Nelle chiese, dove sono già affisse le locandine della Giornata e della campagna nazionale di comunicazione “C’è un Paese”, verranno distribuiti pieghevoli informativi, che danno conto di dove trovare bilanci diocesani e rendiconti nazionali. Dal sito 8xmille.it dove la documentazione è disponibile tutto l’anno, alla pubblicazione sui principali quotidiani nazionali, fino alla “Mappax8mille”, consultabile sullo stesso sito istituzionale, che ‘geolocalizza’ il bene realizzato per regione, provincia e comune, spesso anche con foto e video.

Anche quest’anno gli animatori della Giornata nazionale 8xmille ricorderanno a tutti i titolari dei modelli fiscali che la firma è un diritto importante da esercitare.

L’invito è soprattutto rivolto ai titolari di modelli fiscali Cu, per lo più pensionati, che oggi non sono più obbligati a consegnare la dichiarazione e spesso rinunciano a firmare.

Molte parrocchie hanno da anni attivato un servizio ‘consegna-Cu’ che dà una mano riducendo gli oneri burocratici e recapitando per conto dei contribuenti agli uffici postali, in busta chiusa e con una ricevuta, le schede con la scelta 8xmille.

Un invito a conoscere il bene realizzato per riconfermare la firma anche nel 2019. La Giornata nazionale per la sensibilizzazione alla firma 8xmille punta anche a diffondere nelle comunità gli strumenti per orientarsi nella rendicontazione. A partire dalla ripartizione delle risorse nazionali da parte della Conferenza episcopale italiana. Lo scorso anno, in base alle indicazioni dei cittadini che le hanno destinato quest’importante quota Irpef, la Chiesa cattolica ha potuto ripartire i fondi ricevuti secondo le tre grandi direttrici ‘culto e pastorale’ (356 milioni di euro), sostentamento dei 34mila sacerdoti diocesani compresi circa 500 missionari nel Terzo mondo (367 milioni di euro) e progetti caritativi in Italia e all’estero (275 milioni di euro).
Nella prima voce sono comprese risorse destinate alla formazione dei catechisti, ai seminari e alle facoltà teologiche, ai restauri che tramandano fede e cultura, alla manutenzione delle strutture diocesane, all’accessibilità dei tribunali ecclesiastici con tariffe contenute, alla costruzione di nuovi spazi parrocchiali.

La seconda voce è invece ispirata al modello di Chiesa-comunione ribadito dal Concilio Vaticano II e ispirato al modello delle prime comunità cristiane, dove i presbiteri erano affidati ai fedeli. In questa quota sono compresi anche i preti ormai anziani o malati (circa 3mila) che dopo una vita di servizio vengono accolti e curati nelle case religiose diocesane. Infine la terza direttrice –l’azione caritativa- oggi assicura progetti nelle diocesi che vanno dalle mense alle case-famiglia, dal Progetto Policoro (il piano anti-disoccupazione della Chiesa italiana che forma i giovani all’autoimprenditorialità, dotato di 1,7 milioni di euro annui dall’8xmille, finora ha dato vita ad oltre 700 cooperative) alla Consulta nazionale anti-usura. Nei Paesi in via di sviluppo, i fondi Cei hanno significato interventi di promozione umana (dalle scuole agli ospedali), di formazione di medici e insegnanti, la promozione dei corridoi umanitari, oltre al soccorso nelle emergenze umanitari e ambientali.

agensir

On line. La nuova «App Cei»: notizie e approfondimenti su smartphone e tablet

La nuova «App Cei»: notizie e approfondimenti su smartphone e tablet

In occasione della Festa di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti e della stampa cattolica, è stata pubblicata la nuova App della Conferenza episcopale italiana: “App CEI“. L’applicazione è composta da sette sezioni con una navigazione aiutata da un’interfaccia semplice, funzionale per chi usa lo smartphone ma anche il tablet. L’App è caratterizzata da una grafica che non appesantisce la navigazione dell’utente e da una top bar stilizzata.

La prima delle sette sezioni è “CEInews” a cui l’utente approda una volta avviata l’app. Qui è possibile leggere le informazioni del portale www.ceinews.it on line da maggio 2018 con i rilanci ai media collegati alla Conferenza Episcopale Italiana (Avvenire, Agenzia Sir, Tv2000, inBlu Radio) grazie alle “card” a scorrimento orizzontale.

Nella sezione MyCei è possibile selezionare gli argomenti preferiti per leggere le ultime notizie grazie a canali tematici, come giovani o bioetica, oppure associazioni… La sezione “Chiesa Cattolica” attinge le notizie dal sito chiesacattolica.it. La sezione “Agenda” riprende i contenunti presenti sul sito chiesacattolica.it. In più la sezione offre la possibilità di navigare sugli appuntamenti della settimana, presentandoli sotto forma di timeline.

La sezione “Nomine” è caratterizzata dall’elenco di tutte le nomine dei vescovi, con riferimento al giorno e al luogo mentre la sezione “catalogo App” aggrega tutte le App della CEI con l’opportunità di accedere direttamente al relativo store. La sezione “impostazioni” offre all’utente la possibilità di personalizzare tipi di fonte e grandezza del testo, ma anche la luminosità dello schermo.

Disponibile gratuitamente sugli store di Apple e Google

Gmg. Bassetti: «Cari giovani l’Italia attende il vostro slancio»

da Avvenire

Il cardinale Bassetti (al centro, in piedi) con un gruppo di giovani (foto d'archivio)

Il cardinale Bassetti (al centro, in piedi) con un gruppo di giovani (foto d’archivio)

A Panama ci sarà anche lui. Accanto al Papa e al fianco dei giovani italiani. «Non sarà facile per me a 76 anni», confida l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti. Ma non ha voluto mancare. Panama 2018 ha infatti una molteplicità di valenze pastorali e sociali che meritano di essere viste da vicino. La continuità con il Sinodo, l’abbraccio al mondo da una terra ponte per vocazione, il superamento della mentalità del successo a tutti i costi e l’adozione di uno stile di servizio, il ruolo dei nostri ragazzi a servizio del Paese. Il porporato sottolinea: «I giovani abbattono i muri. Impariamo da loro».

Molti sostengono che la Gmg di Panama sia la continuazione del Sinodo sui giovani. È d’accordo? E se sì, in che senso lo è?
In effetti la prossima Gmg si inserisce sulla scia del Sinodo sui giovani, una grande intuizione di papa Francesco. Il tema del raduno che inizierà nei prossimi giorni è la risposta della Vergine alla chiamata di Dio: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola”. Le parole di Maria sono un “sì” coraggioso e generoso. Il “sì” di chi ha capito il segreto della vocazione: uscire da se stessi e mettersi al servizio degli altri. Proprio la fede e il discernimento vocazionale sono stati al centro del Sinodo dello scorso ottobre.

Vede qui il collegamento con il Sinodo?
Un tempo come il nostro, segnato dall’incertezza e dalla paura, non incoraggia risposte che impegnino per tutta la vita. E non incoraggia risposte che siano nel segno del dono. Invece, oggi più che mai noi tutti, a cominciare dai giovani, siamo chiamati a spenderci per l’altro, oltre quella mentalità mondana che incita al successo personale, al benessere individuale, all’apparenza effimera e che di fatto alimenta una concezione egoistica della vita. La Madre di Dio, rispondendo all’Angelo, non ha timori. E con il suo “eccomi” ci mostra Cristo. Tanti giovani sono affascinanti dalla figura di Gesù. La sua vita appare loro buona e bella perché povera e semplice, fatta di amicizie sincere e profonde, spesa per i fratelli con generosità, mai chiusa verso nessuno, ma sempre disponibile al dono. La vita di Gesù rimane anche oggi profondamente attrattiva e ispirante; essa è per i giovani una provocazione che interpella.

Lei che cosa ha portato a casa dall’esperienza del Sinodo?
Dalla ricca esperienza del Sinodo ho potuto cogliere i bellissimi e molteplici volti dei giovani nel mondo intero. La diversità è ricchezza, allarga gli orizzonti, ci fa andare oltre i nostri schemi. Nel mio cuore porto il grido dei giovani che fuggono dalle guerre o dalla povertà in Africa; le piaghe sociali di quelli che vivono nell’America Latina; lo sfruttamento di quelli in Asia; le disillusioni di una parte della gioventù dell’Occidente. Ma anche il desiderio comune a tutti i giovani di essere protagonisti, di poter dare un contributo fattivo alla crescita della società e della Chiesa. Non quindi giovani in ritirata, come talvolta si può immaginare, ma in prima linea, in uscita. Dobbiamo però metterli nelle condizioni di agire, dare loro fiducia, non ingabbiarli.

Si è insistito molto sulla dimensione dell’ascolto dei giovani. Qualcuno sostiene che questo significhi rinunciare alla missione di insegnare loro la fede e i comportamenti conseguenti. Qual è la sua opinione al proposito?
I giovani sono portatori di un’inquietudine che va prima di tutto accolta, rispettata e accompagnata, scommettendo con convinzione sulla loro libertà e responsabilità. La Chiesa sa per esperienza che il loro contributo è fondamentale per il suo rinnovamento. I giovani, per certi aspetti, possono essere più avanti di noi pastori. Ascoltarli è il primo passo per renderli “missionari” e non semplicemente esecutori.

Che Gmg si immagina? Panama è un luogo di unione (tra due oceani, tra due continenti), ma anche di grandi contraddizioni (violenza, narcotraffico, povertà). Che cosa ha voluto dirci il Papa scegliendo questa terra come sede della Gmg?
Immagino una Gmg che abbraccia il mondo. Del resto è la caratteristica delle Giornate mondiali della gioventù che sono frutto della visione profetica di san Giovanni Paolo II. Francesco è il Papa arrivato dalla “fine del mondo” e guarda all’intera umanità: anche, e direi in modo particolare, a quella ferita in Paesi dove il contesto sociale è difficile. Panama è quasi un “ponte” che unisce il Sud con il Nord del continente americano. Viene da pensare che sia una sorta di baricentro fra il Sud del mondo e il nostro Occidente. A noi è chiesto di essere “ponti” fra i popoli. E i giovani ce lo mostrano con il loro desiderio di incontrare chi vive dall’altra parte del pianeta, con la loro curiosità di scoprire terre lontane, con la loro apertura alle differenze. I giovani non alzano muri: li abbattono. Impariamo da loro…

I giovani italiani questa volta non saranno tantissimi. In Italia non è estate. Ma da coloro che porteranno il tricolore sulle sponde del Canale che cosa si aspetta il presidente della Cei, che ha anche scelto di accompagnarli?
Ho 76 anni. E per me non sarà una passeggiata un viaggio in aereo di oltre 12 ore per andare a Panama. Ma non sono voluto mancare a fianco dei nostri giovani italiani, poco meno di un migliaio. È vero che il numero può apparire non elevato. Ma dice anche il desiderio di mettersi in cammino, di seguire Pietro che li chiama ad attraversare l’oceano per portare a Panama il volto giovane della Chiesa italiana. Una Chiesa dalle radici profonde, capace di testimoniare il Risorto anche oltre i suoi confini nazionali, in grado di trasmettere la gioia del Vangelo di generazione in generazione. Ai giovani italiani dico: impegnatevi per il Signore, per la Chiesa e per il nostro Paese. Il Signore vi esorta ad annunciarlo a tutti dai “tetti”, che oggi sono anche i social network in cui un giovane cristiano deve essere presente. La Chiesa italiana ha bisogno del vostro slancio, del vostro entusiasmo, persino della vostra critica costruttiva. L’Italia necessita di un nuovo impegno socio-politico che non può che partire dai giovani. Il Paese può riscattarsi dalla crisi e dalle divisioni se una nuova generazione, anche di cristiani giovani, saprà spendersi per il bene comune e non alimentare interessi di parte.

Sarà anche la Gmg di san Romero. Qual è il messaggio che viene da questa figura?
L’arcivescovo Romero ci dice che ogni credente deve essere martire, ossia testimone. Ha amato il Signore e il suo popolo fino a spargere il suo sangue sull’altare mentre celebrava Messa. Guardando all’arcivescovo di El Salvador i giovani incontrano un “gigante della fede” che ha denunciato i mali del potere e ha abbracciato gli ultimi, i “senza voce”. La voce di Romero è diventata la voce degli indifesi. Ed è stato uomo della riconciliazione. Mai cedere alla perversa logica dell’odio. E, come Romero ben ci ricorda, dobbiamo essere “apostoli” di pace, di concordia, di misericordia ovunque, cominciando dalle nostre famiglie, dalle nostre scuole o università, dai nostri luoghi di lavoro, dalle nostre città.

Una riflessione sulle donne nella Chiesa. Identità e compiti diversi

Mondo

L’Osservatore Romano

(Giorgia Salatiello) Nel 1964, cioè durante il concilio, Karl Rahner tenne una relazione al congresso della Lega donne cattoliche tedesche, poi tradotta in italiano con il titolo La donna nella nuova situazione della Chiesa (Paoline, 1968) e risulta oggi proficuo tornare a questo testo per alcuni spunti non solo pienamente attuali, ma capaci di aprire prospettive future che interpellano la comunità ecclesiale.
Non sarebbe qui di alcuna utilità tentare una sintesi del testo di Rahner, che è lungo e molto denso, ma appare, invece, significativo e ricco di stimoli concentrarsi su alcuni nuclei concettuali che conservano oggi tutta la loro validità, chiedendo una sempre rinnovata riflessione.