S. Stefano Protomartire 26 Dicembre 2023

Liturgia del giorno:

Santo Stefano, ecco perché è festivo: tante curiosità e i proverbi più  famosi

At 6,8-12;7,54-60; Sal 30; Mt 10, 17-22.

Ciò che rende unica la vicenda di Stefano è il fatto che il suo martirio è narrato in un libro, gli Atti degli Apostoli, che fa parte del canone delle Sacre Scritture. Verso il IV-V secolo, un’epoca in sui diffondevano il culto dei martiri e la devozione per le loro reliquie, di pari passo si moltiplicavano le narrazioni leggendarie delle loro vite. Tuttavia, di Stefano non conosciamo né il luogo e l’anno di nascita, né il momento in cui aderì al cristianesimo. Certe sono la sua origine greca e la sua autorevolezza presso il gruppo degli ellenisti, cioè degli ebrei di lingua greca. Gli Atti ci dicono che essendo sorto del malcontento fra gli ellenisti perché gli ebrei trascuravano le loro vedove nella distribuzione quotidiana, per questo servizio furono scelti sette “diaconi”, tra cui Stefano, il quale però non si limitava alla parte assistenziale, ma discuteva con alcuni membri della Sinagoga, suscitando reazioni contrastanti. Il punto focale della controversia divenne la missione salvifica del Cristo e il superamento della Legge di Mosè. Denunciato al Sinedrio per «aver bestemmiato contro Mosè e contro Dio», Stefano rispose appellandosi alla Scrittura e proclamando la propria fede in Cristo Dio, scatenando un tumulto violento che sfociò nella lapidazione. Così gli Atti descrivono gli ultimi istanti della vita del martire: «I testimoni deposero i mantelli ai piedi di un giovane chiamato Saulo (che diventerà poi l’Apostolo Paolo). E lapidavano Stefano che pregava e diceva: “Signore Gesù, accogli il mio spirito”. Poi, piegate le ginocchia, gridò a gran voce: “Signore, non imputare loro questo peccato!”. E ciò detto si addormentò». Le sue spoglie furono ritrovate nel 415 da un prete di nome Luciano e da allora il culto a Stefano si sviluppò in modo eccezionale, insieme alla sua fama di taumaturgo che fu autorevolmente confermata anche da S. Agostino. Ad Ancona si conserva una delle pietre che, secondo la tradizione, sarebbero servite alla lapidazione del martire.

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