Reggio-Emilia, una stazione Cenerentola diventata regina

Reggio Emilia – Pochi la volevano con convinzione, ma oggi tutti la desiderano. Bisogna essere onesti, la stazione alta velocità è una sfida vinta. Soprattutto a Reggio Emilia. Può essere migliorabile? Sì. Di molto. Ha sfruttato solo metà del suo potenziale? Sì. Certo. Però dalle voci degli scettici che la vedevano come “una splendida cattedrale nel deserto”, ne è passata di acqua sotto i ponti di Santiago Calatrava, lo stesso archistar che ha progettato l’avveniristica stazione Mediopadana.

Pensata proprio come servizio infrastrutturale in una logica di area vasta emiliana e della Pianura Padana – da Reggio a Modena fino a Parma e Piacenza, ma anche a Mantova – come collegamento in poche ore verso le grandi città italiane. Un quarto d’ora per arrivare a Bologna, poco meno di un’oretta per arrivare a Milano, un’ora per arrivare a Firenze, in tre ore si è a Roma e in quattro a Napoli. Un vero e proprio hub che per la città del Tricolore è diventata negli anni una porta verso l’Europa, se si pensa che in un’ora si è a Milano, da cui si può prendere un treno che in sei ore ti culla fino a Parigi.

Quando venne inaugurata nel 2013, c’erano solamente sei coppie di treni al giorno. In pochi ci credevano, anzi c’era pure chi scommetteva sul fallimento dell’opera costata allo Stato ben 79 milioni di euro.

Tra questi anche la vicina Parma che fino all’ultimo si è contesa con Reggio il posizionamento della stazione (decisivo – come lui stesso ha ammesso per la prima volta direttamente di recente, all’inaugurazione di un nuovo parcheggio a servizio della stazione – fu il lavoro dietro le quinte dell’ex premier Romano Prodi che assieme a un già in rampa di lancio Graziano Delrio e all’allora sindaca ‘la zarina’ Antonella Spaggiari, convinsero il ministro delle infrastrutture che la location migliore fosse Reggio sfruttando proprio indecisioni e liti politiche interne della città Ducale).

Invece oggi vorrebbe anch’essa una fermata, fortemente contestata – e non per un fattore di campanilismo – dalla politica reggiana che si oppone a quella che diventerebbe “un’alta fermabilità”, anziché essere “alta velocità”.

A fare gola sono i numeri. Oggi ci sono un’ottantina di coppie di treni quotidiani. Circa 4.000 passeggeri al giorno per 1,3 milioni di viaggiatori l’anno (dati del 2020, a pieno regime pre-Covid). Reggio grazie a questa stazione è forse la città che ha maggiormente beneficiato dell’alta velocità, visto che ai grandi capoluoghi – in proporzione – ha aggiunto meno.

La posizione strategica in cui si inserisce la Mediopadana – a fianco del casello autostradale sulla A1, a pochi chilometri dal centro storico, di fianco allo stadio che ospita eventi di Seria A, ad un importante polo industriale con un’area Nord in grande espansione dinamica e alla maxi Rcf Arena Campovolo per grandi concerti – proietta il territorio reggiano in una dimensione di ‘smart city’ europea. Ed è proprio questa la sfida: diventare una grande città tra le città medie d’Italia e d’Europa.

Cosa migliorare? Qualcosa – con qualche anno di ritardo (anche se accogliamo l’attenuante pandemica) – si sta già muovendo. La carenza più grave era rappresentata dai parcheggi (pochi anche in virtù dello scetticismo di nove anni fa). Fino a qualche mese fa la sosta selvaggia mostrava auto incastrate in ogni angolo della stazione, nell’erba o sui marciapiedi. Ora sono in corso i lavori del Comune per sistemare l’area, mentre dall’altra parte ha aperto da poco un altro parcheggio privato.

Per un totale di 3.500 posti auto. Stessa cosa sui servizi interni alla stazione. Un solo bar (presente relativamente da poco), un’edicola-tabacchi e nient’altro. Si è lontani dal sogno progettuale di Calatrava – che immaginava questa stazione come nodo centrale della vita cittadina, sia in un’ottica di scambio cosmopolita sia come luogo di eventi, mostre, esibizioni, vista anche la sua bellezza architettonica – ma il recente stanziamento di 8 milioni di euro da parte di Rfi-Rete Ferroviaria Italiana intende andare proprio in questa direzione, ossia ampliare l’offerta del terziario. Lo step finale da passare a pieni voti e imprescindibile è quello dei collegamenti.

Non esiste ancora una navetta con massima frequenza, che dalla Mediopadana porti in centro. E alla stazione ‘vecchia’. Solo bus di linea e taxi. E qui, aspettando il sogno ‘Tramvia’, occorre intervenire. Così come quella di migliorare – attraverso una sorta di metropolitana di superficie – i collegamenti con la Bassa e con Mantova, sfruttando i binari già esistenti della ‘Reggio-Guastalla’, proprio adiacenti alla Mediopadana. Oggi per arrivare nella città di Virgilio distante soli 55 km, conviene prendere l’auto perché col treno ci si impiegano oltre due ore con doppio cambio… 
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