Quando la casa si apre all’altro

Inizia oggi la tre giorni dell’associazione ‘Famiglie per l’accoglienza’

La pandemia e il lockdown sono stati per molti una provocazione a riscoprire il valore dell’altro e della prossimità, e a riformulare una concezione dell’io come essere relazionale piuttosto che come realtà autonoma e autoreferenziale. Coloro che praticano l’accoglienza familiare nelle sue varie forme – adozione, affido, cura di anziani e disabili – sono stati indotti ad andare a fondo delle motivazioni e del significato di un’esperienza che è insieme gratificante e faticosa e necessita di una continua verifica per viverne appieno il significato.

Dal 5 al 7 novembre l’associazione “Famiglie per l’accoglienza” promuove un convegno a Pacengo. in provincia di Verona, per rimettere a tema la parola “gratuità” che sta alla radice di tante esperienze di ospitalità. Il titolo scelto è una frase di don Luigi Giussani: «La gratuità è amore al destino dell’altro e basta».

«Per poter amare gli uomini bisogna essere stati oggetto di un grande amore – argomenta Luca Sommacal, presidente dell’associazione –. Si ama se si è fatta l’esperienza di essere amati. E la gratuità è il segno supremo di un amore che non pone condizioni, non chiede tornaconti, è passione per il destino dell’altro, a imitazione di Cristo che ha dato tutto se stesso per tutti. I bambini e i ragazzi che arrivano nelle nostre case, spesso non sono come li vogliamo o immaginiamo noi, specialmente se provengono da storie drammatiche. Per reggere l’impatto con la diversità che li costituisce sono necessarie una purezza di sguardo, una disponibilità totale e un’amicizia tra famiglie che sappiano accompagnarsi e sorreggersi nel cammino. È ciò a cui noi tutti cerchiamo di educarci in maniera permanente, perché tutto questo diventi un modo di vivere la quotidianità e possa generare una mentalità».

L’associazione, fondata nel 1982 a Milano, raduna più di 2.000 famiglie e da questa storia sono nate 12 case di accoglienza, negli anni l’esperienza si è diffusa anche all’estero: Sudamerica, Stati Uniti, Spagna, Svizzera, Francia, Romania, Lituania, Regno Unito. Nel tempo sono stati accolti oltre 1.000 minori in adozione, più di 1.500 in affido e sono state supportate oltre 70 famiglie con figli disabili, centinaia gli adulti in difficoltà ospitati per periodi più o meno lunghi. Negli ultimi anni sono fiorite diverse esperienze di ospitalità di giovani migranti o di minori profughi provenienti da situazioni di guerra. Durante le tre giornate di lavoro in programma a Pacengo sono previsti dialoghi con Javier Prades, rettore dell’università San Damaso di Madrid e ordinario di teologia dogmatica, e con Ambrogio Pisoni, docente di teologia presso l’Università Cattolica di Milano, un incontro con Adriano Bordignon, presidente del Forum delle associazioni familiari del Veneto, oltre a contributi e testimonianze di realtà operanti in Italia e all’estero. Una bussola nel cammino dell’associazione “Famiglie per l’accoglienza” rimangono le parole pronunciate nel 2002 da monsignor Luigi Giussani: «Vi raccomando di non smettere mai di accogliere imitando il gesto di Cristo con i bambini che incontrava. Se Lui, il Signore, si è chinato sui più piccoli per segnare la strada ai grandi, voi che fate lo stesso siete resi segno di una novità che come onda si dilata di famiglia in famiglia, in un movimento che è inizio di una società più umana perché fatta di persone appassionate al destino degli uomini, avendo voi conosciuto il Fattore che dà la vita e il respiro ad ogni cosa. Così che chiunque incontrandovi si senta finalmente a casa, cioè ospitato e sicuro come bimbo tra le braccia del padre».

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