Quel piccolo Lorenzo che divenne don Milani

Queste foto sono stupende: specie quelle che ci presentano Lorenzo da bambino e adolescente, quando tutto doveva ancora accadere. L’immagine del priore di Barbiana con le scarpe sporche di fango circondato dai suoi scolari è infatti entrata nella percezione novecentesca richiamando alla nostra attenzione una figura unica di sacerdote, profeta, insegnante e scrittore: quest’ultima vocazione tenuta sepolta, ma troppo forte per venire cancellata, quindi alla fine riemersa, peraltro nella più pura tradizione epistolare italiana. Mentre invece sul secondogenito di Albano e Alice Weiss, cresciuto nella bambagia più raffinata, fra la villa della Gigliola nella campagna di Montespertoli e la residenza marina del Ginepro a Castiglioncello, in una girandola luminosa di scuole fiorentine e milanesi, stagioni di lunghi apprendistati che in seguito lui stesso, con piglio inconfondibile, avrebbe definito “le tenebre dell’errore”, ci sarebbe ancora molto da dire.

Per capire chi era il Pierino di Lettera a una professoressa, lo scolaretto privilegiato e un po’ saputello, capace di ripetere la lezione a memoria senza nemmeno studiarla, basta sfogliare le pagine lancinanti di questo libro prezioso che ogni appassionato del maestro toscano dovrebbe conoscere: prima ancora che quelle del piccolo rampollo, dalle inconfondibili fossette scavate sulle guance, possiedono un notevole fascino le espressioni malinconiche e un po’ assorte dell’adolescente, in procinto di fare la rivoluzione innanzitutto dentro se stesso. Nel momento in cui mi sono avvicinato a don Lorenzo Milani, ad attirarmi è stato proprio lo sguardo del quindicenne, sedicenne, che adesso con emozione ritrovo nelle immagini qui raccolte: simpatico marinaretto seduto a pranzo nella casa di ringhiera insieme alla sorella; ragazzino dolce e trasognato sullo scoglio estivo; sciatore equipaggiato di tutto punto accanto all’amatissima zia Just; indeciso studente con la maglietta a righe, vicino al famoso professor Giorgio Pasquali; giovane intellettuale che legge i giornali e ha deciso di fare il pittore a Brera… Di lì a poco questi fondali di cartapesta sarebbero stati bucati senza indugio, anzi di colpo, come mondi artificiali da lasciarsi alle spalle il più alla svelta possibile, puntando tutte le proprie carte sul tavolaccio dell’ottavo sacramento, cioè la scuola: non uno spazio specialistico e selettivo separato dalla vita, bensì la canonica spoglia e austera di San Donato di Calenzano, ritrovo degli operai impegnati a emanciparsi dalla loro condizione servile, e i pergolati appenninici di Barbiana dove salvare i bambini poveri e balbuzienti per difendere e custodire il principio d’umanità presente in loro. Un cristianesimo di insopprimibile potenza evangelica, una cosa da prendere o lasciare, senza mezze misure, quello di don Lorenzo Milani, per lungo tempo destinato a essere un oggetto contundente all’interno delle troppo rigide istituzioni ecclesiastiche, che molti anni dopo la morte del priore, soltanto Francesco, il grande papa sudamericano, venuto a inginocchiarsi per pregare umilmente sulla tomba del priore, ha potuto davvero accogliere e apprezzare nella sua frontalità radicale.

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Raccolte in volume le rare immagini del futuro priore di Barbiana da bambino e adolescente: quando tutto doveva ancora accadere

Sopra, maggio 1941, Lorenzo all’età di diciotto anni nella sua abitazione a Milano A destra, aprile 1933, Elena e Lorenzo in gita all’Isola Comacina A sinistra, Barbiana 1958, don Lorenzo fa scuola ai suoi ragazzi In basso, aprile 1967, don Milani a Barbiana, In alto a destra, papa Francesco il 20 giugno 2017 prega sulla tomba del priore Immagini tratte dal volume “Don Lorenzo Milani.

Biografia per immagini” a cura di Andrea Cecconi e Stefano Zecchi (Società Editrice Fiorentina)

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