«Ora di religione, occasione per coltivare i sogni»

Pope francis with Donald Trump phCG

«Un valido momento di studio e di dialogo». Ma soprattutto una occasione per instaurare una relazione tra studenti e insegnanti che «fa si che si possano intercettare tematiche culturali ed esistenziali altrimenti non trattate dalla scuola». Sono un paio di passaggi del Messaggio che la presidenza della Conferenza episcopale italiana ha diffuso oggi – 16 gennaio – in vista delle settimane nelle quali famiglie e studenti dovranno scegliere la scuola in cui iniziare nel prossimo settembre il nuovo ciclo di studi. In questa occasione a genitori e figli viene chiesto anche se intendono avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica nel proprio percorso di studi. Infatti da quasi quarant’anni l’insegnamento della religione a scuola (Irc) è opzionale, cioè va espressamente scelta dallo studente o dalla sua famiglia (per materne, primarie e medie).

Si tratta, come sottolinea il Messaggio diffuso dalla presidenza della Cei, «di una disciplina scolastica aperta, aggiornata dal punto di vista pedagogico e didattico, adeguata all’oggi, attenta ai bisogni educativi delle persone e condotta nel rispetto più assoluto della libertà di coscienza di ognuno». Un cambiamento introdotto appunto con l’Accordo di revisione del Concordato del 1984.

Una materia che, pur essendo opzionale, registra un tasso di gradimento elevato: secondo gli ultimi dati disponibili riferiti all’anno scolastico 2022/23 l’84,05% degli studenti italiani sceglie la frequenza all’Irc. Un dato sostanzialmente stabile rispetto allo scorso anno con un calo solo dello 0,39%. Sopra la media generale si colloca la scuola dell’infanzia (con l’87,69% di avvalentesi), quella primaria (l’88,13%) e la media (con l’85,15%). Al di sotto si colloca la scuola superiore, che comunque registra un lusinghiero 78,03% di avvalentesi. «Fermandosi su questi ultimi, è particolarmente significativo l’alto numero di adolescenti che scelgono l’Irc: generalmente non frequentano le parrocchie o i gruppi ecclesiali, ma non rinunciano a questo spazio libero di approfondimento e di confronto dentro la scuola» commenta Ernesto Diaco, responsabile del Servizio nazionale per l’Irc della Cei. Non solo. L’alto tasso di iscrizioni coinvolge anche studenti provenienti da altri Paesi, da contesti culturali e religiosi diversi da quello italiano, «a riprova del fatto che non si tratta di un’ora “dei cattolici”, ma di tutti coloro che desiderano conoscere il fatto religioso e accostarsi ad esso con curiosità, voglia di apprendere e spirito critico – aggiunge Diaco -. Come ricordava il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara qualche giorno fa, l’insegnamento della religione spinge ad “andare alle radici della nostra civiltà”, costituendo un’occasione di “confronto e dialogo su principi etici e morali che da sempre accompagnano le civiltà nel loro cammino”».

Proprio per questo il Messaggio della presidenza Cei rivolge «un pensiero particolare va ai giovani chiamati per la prima volta a scegliere personalmente l’insegnamento della religione cattolica. Cari ragazzi, ci rivolgiamo a voi attingendo alle parole rivolte da papa Francesco a migliaia di vostri coetanei l’estate scorsa durante la Giornata mondiale della gioventù a Lisbona. Voi, cari studenti, “pellegrini del sapere”, cosa volete vedere realizzato nella vostra vita e nel mondo? Quali cambiamenti, quali trasformazioni? E in che modo l’esperienza che fate a scuola può contribuirvi? Cercate e rischiate! Abbiate il coraggio di sostituire le paure con i sogni! Noi abbiamo fiducia in voi». E accanto a questi ragazzi la Chiesa cattolica in una alleanza educativa con la scuola mette in campo docenti «di cui riconosciamo la preparazione e la disponibilità e ai quali vogliamo esprimere gratitudine e sostegno». Sono «educatori preparati e appassionati che arricchiscono l’esperienza scolastica con un’occasione unica di dialogo, approfondimento culturale e confronto interdisciplinare» aggiunge da parte sua il responsabile del Servizio nazionale, Diaco ricordando le parole che il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, ha espresso in occasione della recente firma dell’intesa che ha dato il va libera al concorso per i docenti di religione cattolica nella scuola statale.

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