Nella letteratura L’evangelica arte di correre

Il racconto del servo fedele è una bella lode della perseveranza, una virtù descritta molto bene dallo scrittore giapponese Murakami Haruki

Questa domenica è proposto un Vangelo ricco di spunti. Vorrei concentrarmi sulla parabola finale, che ha, come sintesi, una beatitudine:

«Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà al suo lavoro».

Mi pare che, tra le tante letture possibili, una ci aiuta forse in questi giorni di riposo e vacanza, poiché il racconto del servo fedele è una bella lode della perseveranza. In un tempo di meritata pausa per molti, ecco che la Parola ci invita a vigilare per non perdere mai la forza dell’impegno, la costanza e, in fondo, la speranza.

La beatitudine evangelica mi ha richiamato una frase di Murakami Haruki, scrittore giapponese tra i più noti. NeL’arte di correre, che è una sorte di autobiografia in cui l’autore racconta del suo lavoro di scrittore e della sua passione per la corsa, scrive:

«Dopo la capacità di concentrazione viene la perseveranza. Ammettiamo che uno riesca a concentrarsi nella scrittura per tre o quattro ore al giorno· se dopo una settimana si stufa non potrà mai creare un’opera di una certa lunghezza. A uno scrittore – per lo meno a chi non si accontenta di buttar giù poche pagine- occorre la capacità di continuare a concentrarsi giorno dopo giorno per sei mesi, un anno, due anni di fila».

Il libro di Murakami è un percorso nella perseveranza: ci vengono raccontati i suoi inizi di scrittore, faticosi e incerti, ma animati dalla volontà di scrivere. E così accade per la corsa: allenamento quotidiano, disciplina e un obiettivo alla propria portata. Con qualche cedimento, qualche insuccesso, che risulta salutare per il cammino. È bello assistere alla nascita di uno scrittore, viaggiare con lui attraverso le sue tappe di maturazione, accostate all’attività sportiva: due ambiti che hanno come baricentro il proprio io: se si vuole acquisire costanza, il lavoro decisivo è quello rivolto a se stessi:

«Se un corridore deve per forza individuare un avversario da battere, lo cerchi nel se stesso del giorno prima».

Non è diversa la vita cristiana: limatura del sé, costanza, perseveranza, qualche caduta che può anche risultare salutare. Quello che conta, in fondo, non è tanto la meta, ma l’impegno, la tenacia. Inoltre, soprattutto quando si tratta con l’emarginazione, le periferie, è fondamentale avere cura della propria vita spirituale; è l’insegnamento dei santi, ma anche, in fondo, quello che Murakami sostiene in rapporto alla scrittura e alla corsa:

«Per manipolare qualcosa di veramente malsano è necessario condurre una vita più sana possibile».

Costanza, perseveranza, capacità di faticare. Il tutto per rimanere desti; il premio è la beatitudine:

«Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli»

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