E mentre nel Mediterraneo muoiono in media 8 migranti al giorno, arretriamo sul piano dei diritti

Già, perché continuiamo ad emarginare i migranti? Che cosa ci guadagniamo?

In realtà, gli immigrati, se accolti ed integrati, rappresentano un investimento per il nostro Paese, perché danno più di quello che hanno ricevuto. Basterebbe ascoltare la storia di Darya, fuggita dalla Bielorussia perché l’avevano minacciata di toglierle il bambino e di metterla in carcere in quanto dissidente, che oggi dice: «Io adesso ho finalmente ripreso la mia vita e sento che ogni giorno mi avvicino sempre più a poter realizzare il mio sogno, aiutare gli altri». O quella di Maurice, che è scappato a 16 anni da un Paese, la Nigeria, travolto dal terrorismo, dalla crisi economica e da quella climatica; che ha sofferto in Libia, ha rischiato la morte nel Mediterraneo, è stato schiavizzato nelle nostre campagne 12 ore al giorno per 2 euro l’ora, eppure oggi dice: «Un giorno, lo so, diventerò un avvocato. Lo devo a me stesso e lo devo alla mia gente. Tornerò nel mio Paese e difenderò il mio popolo, affinché nessun altro debba vivere quello che ho vissuto io».

Entrambi, Darya e Maurice, sono intervenuti ieri durante la presentazione, a Roma, del Rapporto 2024 del Centro Astalli, il servizio dei Gesuiti per i Rifugiati, che racconta che cosa ha fatto nell’ultimo anno il Centro, ma soprattutto fa il punto sulla condizione di migranti oggi, in Italia (si può scaricare qui).

E il quadro è decisamente triste: è cresciuto il numero dei rifugiati e dei richiedenti asilo costretti a vivere per strada; sono aumentate la povertà, la marginalità e le disuguaglianze. Si sono moltiplicate anche le vulnerabilità nascoste, quelle che per esempio nascono dai traumi subìti durante il viaggio, dalle difficoltà che si moltiplicano sembrando sempre più insuperabili.

vinonuovo.it

 

Lascia un commento