Da cristiani per una società più giusta «In ascolto della Parola e dell’uomo»

Partecipanti al Seminario nazionale di pastorale sociale nella chiesa di padre Pino Puglisi a Palermo

Si è chiuso ieri a Palermo il Seminario nazionale di pastorale sociale. Al centro la formazione spirituale Don Bignami, direttore dell’Ufficio Cei: «I partiti in crisi. L’economia non guardi solo al profitto. La fede non è ideologia politica»

«Essere presenti come Chiesa nella società significa testimoniare la giustizia nel mondo di oggi». Con l’espressione “nel mondo di oggi” don Bruno Bignami intende anzitutto l’Italia. Un Paese in cui coabitano «situazioni profondamente diverse che in alcune realtà diventano drammatiche: pensiamo al lavoro, in particolare nel sud della Penisola; o alle disuguaglianze; oppure alle fragilità ambientali che si toccano con mano in certi territori», spiega il direttore nazionale dell’Ufficio Cei per i problemi sociali e il lavoro. Ecco perché «per sciogliere questi nodi servono ascolto attivo, protagonismo comunitario e responsabilità, così da fare in modo che il cuore della Chiesa batta con quello della gente», aggiunge. Sfide che sono entrate nell’agenda del settimo Seminario nazionale di pastorale sociale che si è concluso ieri a Palermo. Al centro la necessità della formazione spirituale che è stata riassunta nel motto “contemplativi nell’azione”, tornato più volte nelle quattro giornate di lavori. «Non c’è pastorale sociale senza una spiritualità che l’alimenta – afferma don Bignami –. Tuttavia abbiamo rischiato di pensare la spiritualità come un’aggiunta: accanto alle iniziative venivano promossi momenti di preghiera. E la spiritualità è stata talvolta anche sinonimo di bellezza astratta. Invece la spiritualità cristiana è incarnata. Il che rimanda a uno “stile” di stare dentro la storia facendosi carico degli ultimi, promuovendo la dignità delle persone, favorendo la fraternità. Nulla a che vedere con un puro assistenzialismo caritativo». Una spiritualità, prosegue il sacerdote della diocesi di Cremona, che è anche «antidoto a una religione intesa come ideologia politica».

A fare da filo conduttore un versetto del Vangelo di Luca: “La parte migliore”. Parole tratte dall’episodio dell’incontro di Cristo con Marta e Maria che è «il testo cardine dei Cantieri di Betania voluti dalla Chiesa italiana in questo anno del Cammino sinodale nazionale», afferma il direttore dell’Ufficio Cei. In special modo il seminario in terra siciliana ha guardato al terzo Cantiere, quello sulla formazione spirituale che aiuta «a vincere l’affanno e a radicare meglio l’azione nella Parola di Dio» e che «sa scoprire Dio in ogni essere umano». Il metodo sinodale declinato nell’impegno sociale sollecita «all’ascolto dell’altro e all’attenzione verso ciò che lo Spirito ci suggerisce attraverso i fratelli. Tutto ciò permette alla pastorale sociale di rinnovarsi e di essere maggiormente in sintonia con quanto emerge dalla vita delle persone e dai territori», sottolinea don Bignami. Dalle giornate scaturirà un documento di sintesi che «consegneremo alla segreteria del Cammino sinodale e che vuole essere il nostro contributo a un percorso che ci esorta a essere all’altezza del compito di edificare una Chiesa credibile ». Sullo sfondo già la Settimana sociale dei cattolici in Italia – giunta all’edizione numero 50 – che si svolgerà a Trieste dal 3 al 7 luglio 2024.

Nell’incontro, che ha visto la partecipazione dei direttori regionali e diocesani di pastorale sociale ma anche delle associazioni che collaborano con l’Ufficio nazionale, si sono toccati numerosi temi. A partire da quello della pace. «Abbiamo ribadito – osserva don Bignami – che la guerra calpesta l’intera umanità, e in particolare la dignità dei più fragili e dei poveri ». Poi lo snodo dell’economia. «La persona deve essere al centro e il profitto non può essere l’unico criterio di valutazione ». Quindi il richiamo alla politica. «Essa vive una profonda crisi – riflette il direttore dell’Ufficio Cei –. Non può più contare sui corpi intermedi. E i partiti sono diventati luoghi leaderistici e non di confronto con la società. Questo ha fatto sì che la politica abbia come unica preoccupazione il consenso e non l’urgenza di rispondere ai bisogni della gente che a volta vengono detti, mentre altre volte restano sotto traccia perché da parte delle comunità non c’è neppure più il coraggio di esprimerli».

Le giornate sono state scandite da celebrazioni, relazioni, laboratori. A fare gli onori di casa l’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice. Hanno presieduto le varie Messe anche i vescovi Giuseppe Marciante, di Cefalù, delegato della pastorale sociale per la Sicilia, e Luigi Renna, arcivescovo di Catania e presidente della Commissione episcopale Cei per la pastorale sociale e il lavoro. Fra gli appuntamenti anche la visita ai luoghi di padre Pino Puglisi, il prete martire ucciso dalla mafia. «Abbiamo fatto tappa a Palermo – conclude don Bignami – perché ci ha consentito di incontrare non solo problemi ma anche esperienze di testimonianza profetica in ambito sociale: dal beato Puglisi che non si è lasciato schiacciare dalla criminalità organizzata e si è affidato alla creatività dell’educazione per cambiare la società; a fratel Biagio Conte, morto pochi giorni fa, che ci è stato presentato dall’arcivescovo Lorefice come esempio di un uomo di Dio che ha lasciato la città-bene per spendere la vita con gli ultimi e per dare visibilità a chi è invisibile».

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