Il terremoto in Turchia e Siria «Le 26mila vittime possono raddoppiare». Trovati i corpi della famiglia italo-siriana


«Scontri» tra fazioni, Austria e Germania interrompono gli aiuti.

Il direttore dell’Oms ad Aleppo: «Si spezza il cuore per la situazione dei sopravvissuti» E un terzo convoglio umanitario raggiunge le province sotto il controllo dei ribelli
«C’è ancora il mondo?» ha chiesto ai soccorritori Menekse Tabak, 70 anni, mentre estratta dalle macerie dopo 122 ore a Kahramanmaras, in Turchia. «C’è il mondo e ci sei tu, vieni», la risposta dei soccorritori per l’ennesima “rinascita” dopo l’Apocalisse. E i salvataggi record, come gocce di speranza, hanno cadenzato l’intera giornata: sempre a Kahramanmaras, nei pressi dell’epicentro, una bimba di 6 anni di nome Selin e la madre sono state estratte in vita dalle macerie dopo 134; Hediyes, una ragazza sedicenne è rimasta in vita dopo 135 ore, estratta dalle squadre di soccorso turche con l’aiuto della gendarmeria.

Commozione e gioia pure ad Antiochia, dove dopo 128 ore Arda, una ragazzina di 13 anni è stata estratta viva dalle macerie del condominio dove abitava. E un neonato di 2 mesi – fatto ancora più incredibile – è stato salvato sempre 128 ore dopo il sisma. Secondo l’Afad, la protezione civile turca, più di 8 mila persone sono state salvate dalle macerie.

Purtroppo, ad Antiochia, le macerie hanno invece restituito i corpi inanimati della famiglia con passaporto italiano di origine siriana: tre minori e tre adulti, tutti uccisi dalla furia della terra. Anche questo episodio ad alimentare un bilancio di vittime sempre più tragico e di cui ancora non si intuisce il termine: sono ormai più di 26mila i morti della scossa delle 4 e 17 del 6 febbraio con magnitudo 7.8. In Turchia sono stati ritrovati 22.327 cadaveri, sono 80mila i feriti e 102mila gli sfollati, mentre in Siria le autorità hanno contato 3.553 morti.

Un bilancio che, secondo il sottosegretario generale per gli affari umanitari delle Nazioni Unite Martin Griffiths potrebbe «raddoppiare ». «Da un lato è profondamente scioccante, l’idea che queste montagne di macerie contengano ancora persone, alcune ancora vive, molte morte. Non abbiamo ancora iniziato a contare veramente il numero definitivo delle persone che sono morte», ha sottolineato Griffiths. Dall’altra parte, «c’è anche una risposta straordinaria a questo terremoto, il più disastroso degli ultimi 100 anni nella regione».

Il presidente turco Recep Erdogan, ieri in visita a Sianlurfa, ha fattol sapere che sono 160mila i soccorritori in campo in Turchia dove la distruzione riguarda un’area di 500 chilometri quadrati. «Ricostruiremo e ci riusciremo entro un anno», ha assicurato il presidente turco che, criticato per la lentezza dei soccorsi e che tra qualche mese deve affrontare le elezioni presidenziali, ha promesso la «mano ferma» contro ladri e sciacalli. Ieri la polizia la polizia ha arrestato 48 saccheggiatori nelle aree colpite dal terremoto.

Una tragedia di dimensioni apocalittiche e che inizia a porre anche problemi di ordine pubblico. L’esercito tedesco e quello austriaco hanno invece sospeso le operazioni di soccorso nella provincia di Hatay a causa del peggioramento della sicurezza: «Ci sono stati scontri tra gruppi», ha spiegato un portavoce della missione austriaca. Dopo qualche ora l’esercito austriaco ha ripreso le ricerche.

Intanto, dopo essere stato ad Aleppo, il presidente siriano Bashar el-Assad ha visitato la città di Latakia insieme alla moglie Asma, incontrando i feriti nell’ospedale universitario di Tishreen. «La posizione dell’Occidente riguardo alla situazione umanitaria non è cambiata con il terremoto, come con nessun’altra catastrofe umanitaria », ha detto Assad alla precisando di riferirsi «ai politici e non del popolo». È intanto giunto ieri ad Aleppo Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms: «Mi si spezza il cuore nel vedere le condizioni che stanno affrontando i sopravvissuti: tempo gelido e accesso estremamente limitato ai ripari, cibo, acqua, calore e cure mediche», ha affermato Ghebreyesus. Il direttore dell’Oms ha aggiunto di essere in Siria «per aiutare le persone in tutto il Paese». Nei prossimi giorni sono attese nel Paese 30 tonnellate di forniture mediche, mentre un terzo convoglio con gli aiuti umanitari delle Nazioni Unite è arrivato nelle zone dell’opposizione, nel Nord-Ovest della Siria, attraverso un valico di frontiera con la Turchia.