Bambino Gesù. Primo bimbo guarito da leucemia con sue cellule «riprogrammate»

Immagine del Bambino Gesù

Immagine del Bambino Gesù

Manipolare geneticamente le cellule del sistema immunitario per renderle capaci di riconoscere e attaccare il tumore. È quello che hanno fatto i medici e i ricercatori dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma con unbambino di 4 anni, affetto da leucemia linfoblastica acuta, refrattario alle terapie convenzionali. Si tratta delprimo paziente italiano curato con questo approccio rivoluzionario all’interno di uno studio accademico, promosso dal Ministero della Salute, Regione Lazio e AIRC. Ad un mese dall’infusione delle cellule riprogrammate nei laboratori del Bambino Gesù, il piccolo paziente sta bene ed è stato dimesso: nel midollo non sono più presenti cellule leucemiche.

Immagine del Bambino Gesù

Immagine del Bambino Gesù

LA TERAPIA GENICA A BASE DI CAR-T

La tecnica di manipolazione delle cellule del sistema immunitario del paziente rientra nell’ambito della cosiddetta terapia genica o immunoterapia, una delle strategie più innovative e promettenti nella ricerca contro il cancro. I medici e i ricercatori del Bambino Gesù hanno prelevato i linfociti T del paziente – le cellule fondamentali della risposta immunitaria – e li hanno modificati geneticamente attraverso un recettore chimerico sintetizzato in laboratorio. Questo recettore, chiamato CAR (Chimeric Antigenic Receptor), potenzia i linfociti e li rende in grado – una volta reinfusi nel paziente – di riconoscere e attaccare le cellule tumorali presenti nel sangue e nel midollo, fino ad eliminarle completamente. La terapia genica con cellule modificate CAR-T è stata sperimentata per la prima volta con successo nel 2012, negli Stati Uniti, su una bambina di 7 anni con leucemia linfoblastica acuta, dai ricercatori dell’Università di Pennsylvania presso il Children Hospital di Philadelphia. Da allora sono partite numerose sperimentazioni in tutto il mondo, i cui risultati hanno portato pochi mesi la Food and Drug Administration (FDA), l’agenzia del governo americano che si occupa di regolamentare i prodotti immessi nel mercato, ad approvare il primo farmaco a base di CAR-T
sviluppato dall’industria farmaceutica.

LO STUDIO DEL BAMBINO GESU’

Grafico del Bambino Gesù

Grafico del Bambino Gesù

L’approccio adottato dai ricercatori del Bambino Gesù, guidati dal prof. Franco Locatelli, direttore del dipartimento di Onco-Ematologia Pediatrica, Terapia Cellulare e Genica, differisce parzialmente da quello nord-americano. Diversa è la piattaforma virale utilizzata per la trasduzione delle cellule, per realizzare cioè il percorso di modificazione genetica. Diversa è la sequenza genica realizzata (costrutto), che prevede anche l’inserimento della Caspasi 9 Inducibile (iC9), una sorta di gene “suicida” attivabile in caso di eventi avversi, in grado di bloccare l’azione dei linfociti modificati. È la prima volta che questo sistema, adottato grazie alla collaborazione dell’Ospedale con Bellicum Pharmaceuticals, viene impiegato in una terapia genica a base di CAR-T: una misura ulteriore di sicurezza per fronteggiare i possibili effetti collaterali che possono derivare da queste terapie innovative.

Diversa, infine, è la natura della sperimentazione. L’infusione del primo paziente al Bambino Gesù, infatti, è il frutto di quasi tre anni di lavoro di ricerca pre-clinica all’interno di un trial di tipo accademico, non industriale: uno studio tutto italiano dedicato a quest’approccio di terapia genica, finanziato dall’Associazione Italiana per la Ricerca contro il Cancro (AIRC), dal Ministero della Salute e dalla Regione Lazio. Il processo di manipolazione genetica e la produzione del costrutto originale realizzato per l’infusione – un vero e proprio farmaco biologico – avvengono interamente all’interno dell’Officina Farmaceutica (Cell Factory)
del Bambino Gesù a San Paolo, autorizzata per quest’attività specifica dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA). Il processo di produzione dura 2 settimane, a cui vanno aggiunti circa 10 giorni per ottenere tutti i test indispensabili per garantire la sicurezza del farmaco biologico che si va ad infondere nel paziente per via endovenosa.

IL PRIMO PAZIENTE

Il bambino di 4 anni sottoposto per la prima volta al trattamento sperimentale di terapia genica era affetto daleucemia linfoblastica acuta, di tipo B cellulare, che rappresenta il tipo più frequente di tumore dell’età pediatrica (400 nuovi casi ogni anno in Italia). Aveva già avuto 2 ricadute (recidive) di malattia, la prima dopo trattamento chemioterapico, la seconda dopo un trapianto di midollo osseo da donatore esterno (allogenico). «Per questo bambino – spiega il prof. Locatelli – non erano più disponibili altre terapie potenzialmente in grado di determinare una guarigione definitiva. Qualsiasi altro trattamento chemioterapico avrebbe avuto solo un’efficacia transitoria o addirittura un valore palliativo. Grazie all’infusione dei linfociti T modificati, invece, il bambino oggi sta bene ed è stato dimesso. È ancora troppo presto per avere la certezza della guarigione, ma il paziente è in remissione: non ha più cellule leucemiche nel midollo. Per noi è motivo di grande gioia, oltre che di fiducia e di soddisfazione per l’efficacia della terapia. Abbiamo già altri pazienti candidati a questo trattamento sperimentale».

L’Officina Farmaceutica del Bambino Gesù ha completato la preparazione delle cellule per un adolescente affetto dalla stessa malattia, la leucemia linfoblastica acuta, mentre è in corso la preparazione di CAR-T anche per unabambina affetta da neuroblastoma, il tumore solido più frequente dell’età pediatrica. Anche in questo caso, il protocollo di manipolazione cellulare e il suo impiego clinico sono stati approvati dall’Agenzia Italiana del Farmaco.

LE PROSPETTIVE

Secondo il prof. Locatelli: «L’infusione di linfociti geneticamente modificati per essere reindirizzati con precisione verso il bersaglio tumorale rappresenta un approccio innovativo alla cura delle neoplasie e carico di prospettive incoraggianti. Certamente siamo in una fase ancora preliminare, che ci obbliga ad esprimerci con cautela. A livello internazionale sono già avviate importanti sperimentazioni da parte di industrie farmaceutiche. Ci conforta poter contribuire allo sviluppo di queste terapie anche nel nostro Paese e immaginare di avere a disposizione un’arma in più da adottare a vantaggio di quei pazienti che hanno fallito i trattamenti convenzionali o che per varie ragioni non possono avere accesso ad una procedura trapiantologica».

Per il prof. Bruno Dallapiccola, direttore scientifico dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, si tratta di: «Una pietra miliare nel campo della medicina di precisione in ambito onco-ematologico. Le terapie cellulari con cellule geneticamente modificate ci portano nel merito della medicina personalizzata, capace di rispondere con le sue tecniche alle caratteristiche biologiche specifiche dei singoli pazienti e di correggere i difetti molecolari alla base di alcune malattie. È la nuova strategia per debellare malattie per le quali per anni non siamo riusciti a ottenere risultati soddisfacenti. Un settore di avanguardia nel quale l’Ospedale non poteva non essere impegnato. Siamo riusciti in tempi record a creare un’Officina Farmaceutica, a farla funzionare, a certificarla e ad andare in produzione. Il risultato incoraggiante di oggi in campo oncoematologico, con la riprogrammazione delle cellule del paziente orientate contro il bersaglio tumorale, ci fa essere fiduciosi di avere a breve risultati analoghi nel campo delle malattie genetiche, come la talassemia, l’atrofia muscolare spinale o laleucodistrofia».

avvenire

Immigrazione. La storia di Lamin, il ragazzo del Gambia salvato dal calcio

Lamin Jarju, classe 1998, originario del Gambia, fotografato sul campo della Lentatese, la società in gioca con la maglia numero 10

Lamin Jarju, classe 1998, originario del Gambia, fotografato sul campo della Lentatese, la società in gioca con la maglia numero 10

Chi trova una famiglia trova un tesoro. È quello che va ripetendo tra sé e sé Lamin Jarju, 19 anni, migrante proveniente dal Gambia che di famiglie da quando è in Italia ne ha trovate più di una. La sua è una delle migliaia di esistenze in fuga, dalla guerra e dalla fame, che ogni giorno passano nel nostro Paese. Anime salve che arrivano dal mare, passando per i deserti del Nord Africa. Ma spesso altri giovani come lui, pieni di speranze, terminano il loro viaggio nell’inferno di sabbia, sepolti e dimenticati da tutti. I loro messaggi disperati d’aiuto il più delle volte si perdono negli abissi della nostra indifferenza di opulenti occidentali. Ma per fortuna, a volte riaffiorano dalle acque, e come messaggi in bottiglia ci vengono recapitate le loro storie.

La “bottiglia” di Lamin nel giugno scorso è finita in mano a “Casa Mara”, un luogo di accoglienza e di passaggio dove «le acque finalmente si fanno più dolci e pacifiche rispetto a quelle di chi ha sfidato il Mediterraneo sui barconi della morte», dice Barbara Giussani, catechista San Martino in Villapizzone (Milano), la parrocchia in cui opera la storica associazione “Cast” (Centro assistenza sociale territoriale). «Disponiamo di dieci posti letto e adesso siamo sempre al completo, e quasi tutti sono giovani migranti», spiega Barbara.

Da qui è passato anche Bakary, gambiano anche lui, che da noi per sbarcare il lunario lavora come aiuto cuoco nei ristoranti. Ed è stato lo stesso Bakary a segnalare Lamin, implorando gli educatori: «Fatelo venire a giocare, altrimenti senza calcio muore». In un torneo multietnico di calcio organizzato dalla parrocchia San Martino, Lamin viene così invitato a giocare. Sono bastati i primi tocchi vellutati al pallone e la capacità di muoversi e correre come una gazzella per essere notato da un addetto ai lavori, Paolo Seghezzi. Un procuratore sensibile, Paolo, che per tonificarlo dopo i tanti disagi fisici patiti ha messo il ragazzo in mano a un mental coach-nutrizionista e si è subito dato da fare per portarlo in una società calcistica.

«È bastato un provino per farlo prendere alla Lentatese», ricorda Seghezzi. Ma prima per Lamin c’erano da risolvere diversi problemi burocratici, tipici di tutti i giovani nel suo status di migrante. In primis il perfezionamento del permesso di soggiorno per avviare anche le pratiche per il tesseramento sportivo. Poi, farsi comprendere dagli educatori e dagli allenatori, visto che con l’italiano faticava («i primi tempi si esprimeva solo in inglese», ricorda l’educatore Luca).

L’iscrizione alla scuola media e l’appoggio degli allievi del Liceo Montini di Milano, istituto in cui la prof. Giussani insegna Religione, hanno spianato anche gli ultimi ostacoli. Uno di questi era rappresentato dal viaggio in treno nella tratta Sesto San Giovanni- Camnago per unirsi ai suoi nuovi compagni di squadra a Lentate sul Seveso. «Bakary bussò ancora alla mia porta dicendomi: fai adottare Lamin da qualcuno che ha bisogno di un sostegno… – racconta Barbara Giussani – Eravamo in pieno agosto e quella settimana del ritiro precampionato non sapevamo davvero come fare per sistemarlo. Allora chiesi aiuto al mio amico don Paolo Zago, il parroco di San Protaso, dicendogli se per caso avesse una famiglia disponibile. Le vie del Signore sono davvero infinite, ed ecco che la nostra richiesta venne accolta da una famiglia fantastica di Meda».

La famiglia di Paolo e Lino Boga, marito e moglie pensionati, si sono fidati ciecamente della bontà del ragazzo gambiano e l’hanno immediatamente ospitato nella loro casa che confina con quella dei figli e i nipoti. «Un clima ideale. Nella bella casetta dei Boga, Lamine dopo gli allenamenti si è ritrovato circondato dal calore e della simpatia di tanti giovani». Ora il fantastico clan dei Boga sono diventati i suoi primi tifosi. Non si perdono una partita della Lentatese e anche adesso che il giovane è ospitato nella Casa famiglia della Prefettura a Sesto Marelli, continuano a invitarlo alla loro tavola allargata, dove si siede come nuovo «membro onorario» della famiglia Boga.

Anche alla Lentatese il ragazzo del Gambia ha trovato un altro ambiente domestico e il club nel giro di tre settimane è riuscito a tesserarlo. «Il “mister” Luca Valente è il mio fratello bianco», dice con orgoglio Lamin. «Lui ci ha preso a cuore e noi abbiamo a cuore il suo futuro di uomo prima che di calciatore», dice mister Valente che anche grazie alle prestazioni eccellenti del nuovo numero “10” guida la capolista del campionato Juniores regionale B: primi in classifica con 13 punti di vantaggio sulla seconda. «Lamin all’inizio era molto taciturno, adesso ride e scherza con i compagni, fa gruppo – continua il mister – . In Gambia non aveva mai giocato a livello agonistico. Qualità tecniche le ha, è un’ottima mezzala, ma tatticamente non c’era… È migliorato molto nel corso della stagione, anche perché è un ragazzo umile, con tanta voglia di imparare e in fretta».

L’umiltà di chi «un giorno che aveva perso il passaggio dalla stazione di Camnago al nostro campo si è fatto 4 chilometri a piedi pur di arrivare puntuale all’allenamento», dice il direttore sportivo della Lentatese Paolo De Nicolo. Tecnica, umiltà e voglia di esserci sempre, hanno fatto sì che l’allenatore della prima squadra, Enzo Brucoli, domenica scorsa ha convocato Lamin in prima squadra nella gara pareggiata (2-2) con il Morazzone. «Ha giocato un quarto d’ora, ma per la storia che il ragazzo ha alle spalle, e che noi conosciamo vagamente, è tanta roba aver debuttato nel campionato di Promozione. Una di quelle giornate che sicuramente non dimenticherà mai…», dice il ds De Nicolo.

Lamine, in punta di piedi e con il massimo rispetto per tutti è entrato nei cuori di tutte le famiglie che tifano per lui. «Non dimenticherò mai – conclude Barbara – il giorno in cui entrò in chiesa nella nostra parrocchia. Stavamo provando i cori per la domenica. Si è seduto in un angolino e stava ad ascoltare… Alla fine era commosso. È venuto da me e stringendomi le mani mi disse che li aveva trovati “bellissimi”… Questo è Lamin. In ogni sms o WhatsApp che invia non manca mai di salutare con un ringraziamento a Dio per tutto quello che gli sta donando. È un pensiero reciproco».

Avvenire

Svolta. British Telecom e la forza degli autistici nella lotta al cybercrime

British Telecom e la forza degli autistici nella lotta al cybercrime

I manager che partecipano al World Economic Forum non vanno a Davos solo per salutare i colleghi e ascoltare i capi di Stato. Questo ritrovo annuale di potenti di tutto il mondo è anche l’ambiente dove la classe dirigente del pianeta si confronta sulle idee. Come quella che quest’anno ha portato a Davos l’amministratore delegato diBritish Telecom, Gavin Patterson.

«Nell’era digitale la neurodiversità è un asset» ha spiegato il manager, illustrando alla platea come il modo di ragionare delle persone affette dalla sindrome di Asperger o da autismo sia efficacissimo nell’attività di contrasto alla criminalità informatica. Molte persone affette da questi disturbi «pensano in modo più schematico e sono portate a fare più facilmente associazioni logiche. Un’area comune di vantaggio a questi modi di pensare è l’attitudine alla matematica e al riconoscimento delle forme: skill cruciali per la cybersecurity» ha detto Patterson.

Quella di Patterson, che guida un colosso da 24 miliardi di sterline di fatturato, non è una considerazione banale su autismo e genio, ma una concreta indicazione di un cambio di atteggiamento necessario. In British Telecom si sono resi conto di come il tradizionale sistema di arruolamento dei dipendenti vada modificato per non perdere alcuni dei migliori talenti della sicurezza informatica, che sarà tra le attività più importanti dei prossimi decenni. Un candidato autistico non se la cava bene in un classico colloquio di lavoro e spesso non trova ambienti lavorativi adatti a lui. Questo ha spinto il gruppo inglese a cambiare metodi. Iniziando dal «ridefinire il modo in cui interagiamo con i candidati, incoraggiandoli a parlare dei loro interessi piuttosto che a porre loro domande tipo interviste».

«Questo approccio ovviamente non funzionerà per ogni individuo neurologicamente diverso, ma dobbiamo fare di più per pubblicizzare e migliorare questa opportunità» nota Patterson, invitando gli altri manager a cogliere «la fantastica opportunità di investire su persone che spesso il mercato del lavoro accantona, così che loro in primis, ma anche le aziende e la società nel suo complesso possano trarne giovamento». Perché in definitiva «nell’era digitale, la neuro-diversità dovrebbe essere vista come un vantaggio competitivo, non come un ostacolo».

Avvenire

L’allarme. Oltre 3,3 milioni di lavoratori in nero

Oltre 3,3 milioni di lavoratori in nero

La crisi “dà” una mano soprattutto al lavoro nero. Fondazione Censis e Confcooperative lanciano l’allarme. Nel periodo 2012-2015 (ultimi dati disponibili), infatti, mentre l’occupazione regolare si riduce del 2,1%, il sommerso aumenta del 6,3%, portando così a oltre 3,3 milioni i lavoratori che vivono in questo cono d’ombra non monitorato. La maglia nera tocca in particolare alle regioni del Sud: Calabria e Campania registrano le percentuali più alte (rispettivamente il 9,9% e l’8,8%), seguite da Sicilia (8,1%), Puglia (7,6%), Sardegna e Molise (entrambe con il 7,0%).

La graduatoria delle attività a più ampio utilizzo di lavoro sommerso vede ai primi posti quelle legate all’impiego di personale domestico da parte delle famiglie, secondo un tasso di irregolarità – dato dal rapporto fra occupati irregolari e il totale degli occupati – che sfiora ormai il 60% (quasi quattro punti in più nel 2015 rispetto al 2012). A seguire, ma con tassi più che dimezzati, è nell’ambito delle attività agricole e del terziario che permane uno stock di occupati non regolari: nel primo caso il tasso è del 23,4%, mentre nel secondo caso – e nello specifico delle attività artistiche, di intrattenimento e di altri servizi – risulta di poco inferiore (22,7%). Piuttosto elevata la quota di irregolari nel settore alloggi e ristorazione, con il 17,7%, e nelle costruzioni (16,1%). Più contenuti rispetto alla media riferita al totale delle attività economiche (13,5%), ma in ogni caso in crescita nel 2015 rispetto al 2012, i valori relativi a trasporti e magazzinaggio (10,6%), al commercio (10,3%).

«Attraverso questo focus – spiega Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative – denunciamo ancora una volta e diciamo basta a chi ottiene vantaggio competitivo attraverso il taglio irregolare del costo del lavoro, che vuol dire diritti negati e lavoratori sfruttati. Se le false cooperative sfruttano oltre 100mila lavoratori, qui fotografiamo un’area grigia molto più ampia che interessa le tantissime false imprese di tutti settori produttivi che offrono lavoro irregolare e sommerso a oltre 3,3 milioni di persone».

La crisi ha prodotto un abbassamento della soglia di continuità, permanenza e stabilità del reddito e del lavoro che per molti si è tradotto in una rincorsa affannosa a “un lavoro a ogni costo”, all’accettazione di condizioni lavorative peggiorative e, nello stesso tempo, alla diffusione di comportamenti opportunistici che hanno alimentato l’area dell’irregolarità nei rapporti di lavoro, l’evasione fiscale e contributiva, il riemergere di fenomeni di sfruttamento del lavoro.

«Le imprese che ricorrono al lavoro irregolare – sottolinea Andrea Toma di Fondazione Censis – riducono il costo del lavoro di oltre il 50%, mettendo spesso fuori mercato le aziende che operano nella legalità. Mettono una grave ipoteca sul futuro dei lavoratori lasciandoli privi delle coperture previdenziali, assistenziali e sanitarie per un’evasione tributaria e contributiva pari a 107,7 miliardi di euro».

Secondo la Commissione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva, istituita presso il ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef), considerato l’insieme delle attività economiche, il salario medio orario sostenuto dalle imprese per retribuire un lavoratore regolare dipendente è di 16 euro; il salario pagato dalle aziende per un lavoratore irregolare corrisponde a 8,1 euro cioè circa la metà del salario orario lordo del lavoratore regolare. Il cosiddetto monte salariale irregolare nel 2014 ha raggiunto i 28 miliardi di euro, pari al 6,1% del valore complessivo delle retribuzioni lorde.

Avvenire

Antisemitismo. Orrore in Francia: bimbo di 8 anni aggredito perché portava la kippah

Orrore in Francia: bimbo di 8 anni aggredito perché portava la kippah

Un bambino di appena 8 anni, che indossava la kippah, è stato aggredito lunedì da un gruppo
di adolescenti mentre si recava a scuola a Sarcelles, in Francia. L’episodio di intolleranza antisemita ha indotto a intervenire lo stesso presidente, Emmanuel Macron. “Ogni volta he un cittadino viene aggredito a causa della sua età, del suo aspetto o della sua confessione, è l’intera Repubblica ad essere attaccata”, ha scritto su Twitter.

L’episodio è avvenuto intorno alle 18:30, quando il ragazzino, la cui fede ebraica era chiaramente identificabile dalla kippah, è stato circondato da un gruppo di adolescenti mentre si recava a una lezone di sostegno. Gli aggressori si erano nascosti dietro i bidoni della spazzatura. Lo hanno lasciato cadere e poi lo hanno colpito a terra. Il bambino è riuscito a nascondersi sotto una macchina. Gli aggressori erano giovani neri tra i 15 e 16 anni. Le autorità hanno deciso di rafforzare nella zona la presenza dei soldati dell’operazione Sentinel, voluta dal governo dopo gli attentati del 2015.

da Avvenire

Pubblicate sul sito del Miur le materie d’esame. La maturità 2018 avrà inizio il prossimo 20 giugno con la prova di Italiano

Greco al classico e matematica allo scientifico per la seconda prova

Il ministero dell’Istruzione ha comunicato le materie della seconda prova della maturità 2018. Con un video sul suo profilo social, il Miur ha reso noto che le materie saranno greco per il liceo classico (confermata la regola dell’alternanza: nel 2017 fu Latino), matematica per lo scientifico, scienze umane per il liceo delle Scienze umane, economia aziendale per l’indirizzo amministrazione, finanza e marketing degli istituti tecnici, scienza e cultura dell’alimentazione per l’indirizzo servizi enogastronomia e ospitalità alberghiera degli Istituti professionali.

Il post di annuncio delle materie segna anche il ritorno di #nopanic, l’iniziativa social del Miur lanciata lo scorso anno per accompagnare con materiali informativi, consigli di esperti e video esplicativi i mesi che precedono la Maturità.

Il messaggio della ministra Fedeli

«Alle ragazze e ai ragazzi che affronteranno le prove a giugno faccio un grande in bocca al lupo. So che questo momento era molto atteso, come ogni anno. Si tratta del primo rito ufficiale che apre il percorso che nei prossimi mesi vi condurrà verso l`Esame. Anche quest`anno la macchina della Maturità si è messa in moto per garantire che tutto si svolga nel migliore dei modi: c`è un grande lavoro dietro le prove che svolgerete», dice la ministra Valeria Fedeli: «Le materie della seconda prova sono state individuate anche quest’anno scegliendo tra quelle che caratterizzano maggiormente il corso di studi. Ringrazio fin da ora le docenti e i docenti per l`impegno che metteranno nell’accompagnarvi verso l`Esame. Continuate, ogni giorno, a consolidare la vostra preparazione, ad arricchire le vostre conoscenze e competenze. Non solo in vista della Maturità, ma come bagaglio da portare con voi lungo tutto l`arco della vita».

La maturità 2018 avrà inizio il prossimo 20 giugno con la prova di Italiano. Il 21 giugno sarà la volta della seconda prova scritta, nella materia caratterizzante ciascun indirizzo. L’elenco completo delle materie scelte per la seconda prova è disponibile da oggi nella sezione dedicata all’Esame di Stato del II ciclo sul sito del Miur.

La lista delle materie

PER I LICEI
Greco per il liceo classico; matematica per lo scientifico, anche per l’opzione scienze applicate; lingua e cultura straniera 1 per il liceo linguistico; scienze umane per il liceo delle scienze umane, anche per l’opzione economico sociale; discipline artistiche e progettuali caratterizzanti l’indirizzo di studi per il liceo artistico; teoria, analisi e composizione sarà la materia della seconda prova al liceo musicale; tecniche della danza al liceo coreutico.

PER GLI ISTITUTI TECNICI
Economia aziendale per l’indirizzo amministrazione, finanza e marketing; lingua inglese nell’opzione relazioni internazionali per il marketing e nell’indirizzo turismo; estimo per l’indirizzo costruzioni, ambiente e territorio; meccanica, macchine ed energia per l’indirizzo meccanica, meccatronica ed energia; sistemi e reti per l’indirizzo Informatica e telecomunicazioni; progettazione multimediale per l’indirizzo grafica e comunicazione; economia, estimo, marketing e legislazione per l’indirizzo agrario.

PER GLI ISTITUTI PROFESSIONALI
Scienza e cultura dell’alimentazione per l’indirizzo servizi enogastronomia e ospitalità alberghiera, diritto e tecniche amministrative della struttura ricettiva nell’articolazione accoglienza turistica; tecniche professionali dei servizi commerciali per l’indirizzo servizi commerciali; tecnica di produzione e di organizzazione nell’indirizzo produzioni industriali e artigianali – articolazione industria; tecnologie e tecniche di installazione e manutenzione per l’indirizzo manutenzione e assistenza tecnica.

avvenire

Da scuole pubblicità sociale per Made in Italy

(ANSA) – ROMA, 31 GEN – Una vera e propria campagna di comunicazione sul contrasto al caporalato e sulla promozione del Made in Italy, realizzata dagli studenti di due scuole, una di Roma (il Domizia Lucilla) e una di Maccarese (IIS Leonardo da Vinci), in particolare con due efficaci immagini realizzate utilizzando le tecniche della pubblicità-progresso. E’ il progetto “Scuola di Made in Italy” che rientra in un bando del Miur e che vede proprio la scuola di Maccarese come capofila.
Una delle due immagini, realizzata dalla IV A del Domizia Lucilla, è dedicata al Made in Italy: è stato utilizzato il quadro della Fruttivendola, dipinto a olio su tela di Vincenzo Campi, databile al 1580 circa e conservato nella Pinacoteca di Brera. “Dall’arte alla tavola: il nostro cibo è la bellezza la nostra risorsa il Made in Italy”, lo slogan utilizzato, a cui è stato aggiunto: “Il patrimonio enogastronomico del nostro Paese, così come quello artistico, va custodito. Made in Italy Buono. Sano. Legale”.
L’altra immagine, dedicata al contrasto al caporalato nasce da un’idea delle studentesse della IV B del’IIS Leonardo da Vinci di Maccarese: “Il nostri campi come le miniere di diamanti”, recita lo slogan che campeggia sulla foto di un anello dove al posto della pietra preziosa c’è un pomodoro. “Il caporalato è un reato penale”, scrivono le ragazze, “un fenomeno molto diffuso che si fonda sullo sfruttamento della manodopera a basso costo, condizioni di lavoro estenuanti, situazione di alloggio degradanti”.
L’IIS Leonardo da Vinci di Maccarese (comune di Fiumicino) in collaborazione con l’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema alimentare di Coldiretti e con Mandragola Editrice, hanno vinto insieme a una rete di scuole dislocate nel Lazio, il Bando per la Scuola promosso dal Miur nell’anno scolastico 2016-2017.
Il progetto, di cui la scuola di Maccarese è capofila, è stato proposto con altri quattro Istituti superiori della Regione Lazio facenti parte della Rete Nazionale Istituti Agrari (Re.N.is.A) proprio per offrire questa esperienza al maggior numero di studenti.
“Abbiamo strutturato un vero e proprio percorso di approfondimento per trasferire quanto sia importante difendere e riconoscere il Made in Italy, chiaramente con un focus su quello che è il patrimonio agroalimentare del nostro Paese. Due i moduli proposti: il primo basato sull’ascolto. Gli studenti spettatori di una performance teatrale che ha illustrato in modo davvero efficace quanto siamo nel quotidiano circondati da oggetti e prodotti contraffatti. Successivamente dal prezioso intervento del Procuratore Gian Carlo Caselli, in veste di Presidente del Comitato Scientifico della Fondazione “Osservatorio sulla criminalità dannoso per la nostra economia e pericoloso per la nostra salute”.
“Il secondo modulo: la creatività. Obiettivo realizzare uno strumento di comunicazione per la campagna di comunicazione sociale. E’ stata una vera e propria sfida perché in pochissimi incontri – spiega una nota – bisognava introdurre gli studenti nell’area produttiva di una agenzia di comunicazione. Dovevano pensare stile, linguaggio, modalità… per sensibilizzare il cittadino”.
In aula, ragazzi e ragazze che mai prima di allora si erano avvicinati alla comunicazione istituzionale, e tantomeno a quella sociale, si sono attivati: primo step, organizzare una istantanea Agenzia di comunicazione, partendo dalla suddivisione in sottogruppi la classe e e individuando tra di loro quelli che sarebbero stati i creativi alla ricerca di immagini, altri i copywriter e altri ancora avrebbe svolto un lavoro più simile al giornalismo investigativo, ricercando notizie e fonti a sostegno della campagna. Il risultato, secondo gli organizzatori del progetto è stato “eccellente!”

RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA

Video shock su pulcini in allevamento intensivo

ROMA – La ong ambientalista ‘Essere Animali’ ha diffuso un video realizzato all’interno dell’incubatoio di un allevamento di polli in Italia, dove nascono i pulcini che saranno poi allevati come polli da carne.

Un’infiltrata dell’associazione ha lavorato in una grande azienda italiana ed ha filmato con una telecamera nascosta il primo giorno di vita dei pulcini, gettati sopra rulli industriali e maneggiati brutalmente. A migliaia muoiono o rimangono incastrati con le zampe nei macchinari, ma i ritmi di lavoro non consentono alle operaie di prestar loro la minima cura. Gli animali deboli e feriti sono tritati vivi in un maceratore.

“Così avviene la produzione industriale di oltre 525 milioni di pulcini destinati ogni anno al mercato della carne – scrive la ong in un comunicato -. Sono immagini angoscianti, le diffondiamo perché ispirino un cambiamento nelle scelte alimentari”.

RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA