Gratuità, misericordia, comunione e pace. L’omelia per San Prospero


Tratto da La Libertà n. 41
27 novembre 2023
Pubblichiamo il testo dell’omelia che il vescovo Giacomo ha tenuto per la solennità del Patrono san Prospero.

«Vi lascio la pace, vi do la mia pace.
Non come la dà il mondo
io la do a voi» (Gv 14,27)

Celebriamo la solennità del nostro Santo Patrono san Prospero in un tempo di grandi prove, di incertezza e anche di smarrimento. Forse sono tornati i tempi terribili di cui la cronaca ci parla al tempo dell’episcopato e del servizio di San Prospero.
Gli eventi di guerra prima nell’est Europa e poi in Terra Santa, accanto a fatti recenti anche della cronaca italiana, hanno provocato un senso di impotenza e quasi di rassegnazione dinanzi al dilagare di una violenza che non risparmia nessuno. Centinaia di vittime innocenti travolte da una furia omicida che ci auguravamo appartenesse a un tempo ormai passato.
“Da dove viene tanto male?” è anche l’interrogativo che si poneva Sant’Agostino: “Quaerebam unde malum et non erat exitus?”: “Mi domandavo da dove venisse il male e non c’era risposta”. A volte penso a chi svolge un servizio di tutela del Bene pubblico: quante volte si sarà chiesto dinanzi alle sofferenze e alle violenze sui più deboli e indifesi, come è stato possibile che un fratello o una sorella diventasse carnefice spietato e inesorabile del suo simile? Da dove il male?
È ancora possibile dunque parlare di pace? E in che cosa consiste questa pace che chiediamo con tanta insistenza?
Gesù nel Vangelo di Giovanni, poco prima di essere consegnato nelle mani degli uomini, si rivolge ai discepoli con queste parole: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo io la do a voi” (Gv 14,27). Nell’annunciare la pace Gesù precisa immediatamente che si tratta della sua pace e non di quella del mondo.

In che cosa dunque differisce la pace di Cristo da quella del mondo? La pace donata da Cristo può esser ricevuta, donata e condivisa anche da chi vive in una prospettiva diversa? Può, in altre parole, interpellare anche chi non crede in Lui? È una pace che può essere approvata e difesa da ogni uomo di buona volontà, qualunque sia il suo credo e le sue convinzioni più profonde? Qual è la pace di Cristo e qual è quella del mondo?

Forse vale la pena soffermarci su che cosa sia realmente la pace. A volte noi confessiamo che siamo in pace con noi stessi e quando affermiamo questo in fondo diciamo che siamo in sintonia con quei valori che risiedono nella nostra coscienza e che ispirano le nostre azioni. La pace di cui parliamo, in fondo, è quella nella quale pensiero e sentimento sono orientati verso un medesimo obiettivo da conseguire. Tuttavia, questo non significa che ciò che chiamiamo pace sia di per se stesso un bene in sé. Infatti, io posso sentirmi in pace quando elimino tutto ciò che può impedirmi di conseguire un bene per me, ad esempio un avanzamento di carriera, usando metodi non corretti o addirittura disonesti. E una volta conseguito l’obiettivo, mi sento in pace e l’eliminazione dell’avversario o concorrente è considerato un effetto collaterale, pur spiacevole, ma che mi consente di perseguire quello che ritengo essere un bene per me.

È celebre la frase di Tacito, posta sulle labbra di un generale che, ostile all’esercito romano che avanzava inesorabile, esclama: “Ubi solititudinem faciunt, pacem appelant” (Dove fanno la solitudine, il deserto, la chiamano pace). A volte diciamo che siamo in pace quando riusciamo a ottenere che altri, che potevano mettere in crisi il raggiungimento del nostro obiettivo, siano resi innocui: la pace sarebbe dunque la conseguenza dell’eliminazione dell’avversario.

Ma una simile prospettiva non è estranea nemmeno agli apostoli: quando Gesù si dirige “decisamente” verso Gerusalemme, deve attraversare una città di Samaritani che gli impediscono il passaggio e due discepoli, Giacomo e Giovanni, dicono: “Signore, vuoi che facciamo una preghiera e scenda un fuoco che consumi questa città?”. Gesù si volta verso di loro e li rimprovera (cfr. Lc 9,53-55). Quindi è possibile che questa mentalità mondana nella quale il conseguimento della tua pace è legato all’eliminazione del concorrente e dell’avversario si annidi anche all’interno della comunità cristiana. È una piaga che non risparmia nemmeno i discepoli di Cristo. Anche i discepoli pensano che la via più efficace di risolvere i conflitti sia l’eliminazione del nemico. Anche nella Chiesa di Cristo si può fare strada una mentalità mondana.

Qual è dunque la pace di Cristo?
Quando Gesù risorto appare ai discepoli nel giorno della resurrezione per due volte risuona quella parola: “la pace è con voi” e mentre annuncia questa pace ai suoi discepoli ostende le sue mani e il costato (cfr. Gv 20,19.21).
La pace che Gesù effonde sui discepoli impauriti è quella che scaturisce dal dono di sé, da quell’amore che si è fatto dono totale di sé, e che nella lavanda dei piedi ha avuto il suo annuncio profetico (Gv 13).
Possiamo dire che Gesù provoca un capovolgimento radicale di prospettiva perché Colui che è Signore e Maestro si cinge con un asciugatoio e lava i piedi dei suoi discepoli, provocando anche la reazione scomposta di Pietro.

La pace che il Signore ci dona intende disattivare alla radice l’inimicizia e la contrapposizione. Non è solamente combattere l’ingiustizia, che è pur necessario per salvaguardare e difendere i diritti dei più deboli, ma è il riconoscimento che la sola giustizia non basta se non subentra la carità, cioè l’accogliere l’altro come fratello e sorella. È quanto ci ricorda l’apostolo Paolo nella seconda lettura: l’eucarestia è il luogo dove si crea una mentalità nuova, in cui si percepisce che l’omissione del bene che possiamo fare è già minare una relazione di pace, è già far venire meno un bene che può portare il tuo fratello o sorella a rimanere a digiuno o nell’indigenza. È l’omissione del bene: noi a volte ci diciamo, forse facendo un esame di coscienza: “non abbiamo fatto del male e nessuno”, che è già qualcosa. Ma non basta, se vogliamo creare una mentalità di pace e di concordia.

San Giacomo nella sua lettera va alla radice dei conflitti e delle guerre e con domande incalzanti si rivolge alla sua comunità dicendo: “Da dove vengono le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre passioni che fanno guerra nelle vostre membra? Siete pieni di desideri e non riuscite a possedere; uccidete, siete invidiosi e non riuscite a ottenere; combattete e fate guerra! Non avete perché non chiedete; chiedete e non ottenete perché chiedete male, per soddisfare cioè le vostre passioni” (Gc 4,1-3). Con parole diverse, San Giacomo indica che la causa scatenante il conflitto è l’individualismo che erge il proprio bisogno e il proprio bene a idolo a cui tutto sacrificare. Questa mentalità che esalta il proprio bene, quello che mi interessa senza tener conto dell’altro è la ragione di tanto male e indifferenza!
È qui dunque la radice del male, che può annidarsi nel cuore dell’uomo, come dice Gesù nel Vangelo: “Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adulteri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza” (Mc 7,20-22).

San Prospero, tutte le foto del Pontificale

In questi mesi, sia a livello civile, sia religioso, ci siamo mobilitati con iniziative di preghiera e di solidarietà con le popolazioni colpite dalla guerra. Abbiamo collaborato, istituzioni civili e religiose, per lenire la sofferenza di questi fratelli e sorelle investiti da questa immane tragedia, ma non basta.
Perché questi eventi nella loro tragicità interpellano e rimbalzano nella nostra vita quotidiana. Impongono a me e a ciascuno di noi un serio esame di coscienza su come noi viviamo nella quotidianità le nostre relazioni familiari, sociali, sul nostro modo di leggere e concepire l’impegno politico come servizio autentico al bene comune e su come rapportarci con quelle persone che la pensano in modo diverso da noi, non soltanto nella famiglia, non soltanto nella Chiesa, ma nella politica, nella società, nei luoghi di lavoro. Quanta violenza verbale contamina i nostri dibattiti politici ed ecclesiali, anche nel nostro tempo, a volte anche nella nostra città! Una piaga che non risparmia, come dicevo, nemmeno la vita delle nostre comunità cristiane.

Avvertiamo in altre parole che non è sufficiente promuovere convegni, raduni e veglie, se non comprendiamo che una vera e autentica cultura della pace nasce dalla purificazione del nostro cuore, del mio cuore, che interpella me prima di interpellare gli altri, che implica la capacità di guarire dal nostro modo di guardarci, non come potenziali concorrenti o avversari, ma come fratelli e sorelle:

“La città dell’uomo non è promossa solo da rapporti di diritti e doveri, ma ancor più e ancor prima da relazioni di gratuità, di misericordia e di comunione” (Benedetto XVI Caritas In Veritate, n. 6).

Su questo si fonda la città dell’uomo! Abbiamo bisogno di sentire e di testimoniare questi valori di gratuità, di misericordia e di comunione. Di gratuità: com’è difficile oggi la gratuità: e se ci capita che qualcuno sia veramente gentile, di incontrare qualcuno in un luogo di lavoro che ci fa un bel sorriso a quaranta carati, uno si domanda “che cosa c’è sotto?” “Sospetta gli altri come te stesso” sembra essere il mantra. Se tu manifesti un interesse per me, se mi accogli con un sorriso, se c’è una disponibilità incondizionata, certamente mi chiederai il pegno. Siamo sempre in assetto di guerra, perché “non si sa mai”. “Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio” e siamo tutti blindati. Il principio di gratuità: pensate se fosse immesso nei nostri rapporti di lavoro, tante volte animati dal profitto, dal guadagno. Quanto sono contaminate le nostre relazioni, anche lavorative.

Il principio della misericordia: in questi mesi sono andato saltuariamente a visitare i nostri fratelli e le nostre sorelle che sono in carcere e ringrazio il Signore che ci sono presbiteri, ma anche laici, uomini e donne che compiono un servizio prezioso, che ci ricordano – anche là dove l’uomo può macchiarsi di azioni malvage, che provocano sofferenza inaudita su altri – che, come diceva un apostolo della carità del nostro tempo, don Oreste Benzi, “l’uomo non è il suo peccato”. Abbiamo bisogno di guarire lo sguardo, anche nei confronti di questi fratelli e sorelle che vivono in questa condizione, certo con la loro responsabilità, ma che non sono il loro peccato! E abbiamo bisogno di comunione, che non è la semplice solidarietà, è qualcosa di più, perché avverti che tu sei responsabile delle persone che vivono al tuo fianco, che il Signore ci chiederà non tanto del male fatto, ma del tanto bene omesso, che potevamo fare e non abbiamo fatto.

Gratuità, misericordia, comunione: queste realtà non sono estranee alla nostra città e alla nostra Chiesa. È vero che l’animo reggiano può apparire immediatamente un po’ squadrato, ma dentro questa scorza – ho l’esperienza di questi mesi – c’è un cuore grande, generoso. Dobbiamo far emergere sempre più dalla nostra storia, dalla storia di questa città, dalla storia di questa Chiesa, questa generosità, questo bene che nel corso dei secoli è stato seminato con abbondanza da uomini e donne!

Proprio ieri 23 novembre abbiamo festeggiato 150 anni dall’inizio del Pio Istituto Artigianelli, cito questo perché è proprio in concomitanza con la solennità, ma in questi mesi quante inaugurazioni, quante memorie di azioni e di iniziative nelle quali la Chiesa e l’istituzione civile si sono trovati concordi nel promuovere la gratuità, la misericordia e la comunione. È questo di cui abbiamo bisogno! Perché non ha alcuna efficacia impegnarci per la pace in altri paesi se nella nostra città, nella nostra terra, dalla pianura alla montagna, non siamo – per usare un’espressione cara a Papa Francesco – degli “artigiani della pace”. Ma essere artigiani della pace significa non soltanto non essere di ostacolo ai nostri fratelli, ma immettere nella nostra realtà relazionale questa dimensione di gratuità, di misericordia e di comunione.

Abbiamo dunque bisogno di riscoprire quello che Pascal – di cui ricorre il quarto centenario della nascita – diceva con una frase diventata celebre: “Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce”. È il tempo nel quale tutti, credenti e non, dobbiamo far emergere le ragioni del cuore grande. Perché ciò che rimane della nostra vita non sono i conti in banca, che lasceremo, ma l’unica cosa che portiamo, che dà senso e significato alla nostra vita, è la carità che abbiamo seminato.

Questa è dunque la pace di Cristo: non soltanto l’assenza del conflitto, non soltanto una maggiore giustizia, ma la carità che ci rende fratelli e sorelle e compagni di viaggio premurosi e attenti. È su questa pace che credenti e non sono chiamati oggi più che mai ad unire le forze, affinché in questa tenebra fitta di morte che ci avvolge possa risplendere una luce di vita e di speranza! Che la nostra terra, la nostra città, la nostra Diocesi possano essere sempre più un luogo di consolazione per tanti fratelli, uomini e donne, piagati dal dolore e dalla sofferenza!

+ Giacomo Morandi

La città di Reggio Emilia è in festa per San Prospero

Solennità di San Prospero 2022, il Pontificale presieduto dall'Arcivescovo in Basilica

Tratto da La Libertà n. 40
22 novembre 2023
La città e la diocesi di Reggio Emilia si preparano a festeggiare il patrono san Prospero vescovo.
Il primo appuntamento è per la sera della vigilia con la veglia di preghiera di giovedì 23 alle ore 21 nella Basilica di San Prospero, veglia che sarà presieduta da monsignor Giacomo Morandi.
Anche durante il giorno di venerdì 24 novembre tutte le celebrazioni si terranno nella chiesa patronale: alle ore 9 si terrà la prima celebrazione eucaristica; alle 10.15 sarà la volta del concerto di campane curato dall’Associazione Campanari Reggiani e alle 11 il nostro Arcivescovo presiederà il solenne Pontificale che sarà animato dal Coro Diocesano e trasmesso in diretta streaming e Telereggio e Teletricolore.
Alle 17.30 si terranno i Vespri solenni, mentre alle ore 18 il Vicario generale monsignor Giovanni Rossi celebrerà la Messa che sarà animata dalla Cappella Musicale della Cattedrale.
Dalle ore 14.30 alle ore 17 sarà possibile visitare la Torre di San Prospero e la Cappella del Tesoro.

Il libretto per seguire la celebrazione

Il manifesto della Festa

Reggio Emilia, Piazza San Prospero è tornata ai reggiani

Cantiere ultimato in Piazza San Prospero. Ora la piazza è accessibile a tutti. Presenti percorsi tattili per i non vedenti. Un intervento da 750mila euro durato quattro mesi

REGGIO EMILIA – Finito il cantiere che ha visto la riqualificazione della piazza con il rifacimento della pavimentazione con i san pietrini disposti a trame diverse rispetto a prima e la presenza di percorsi tattili per i non vedenti.

Questo infatti il fine principale dei lavori, consentirne l’accessibilità a tutti. Non ci sono dunque più barriere per il suo attraversamento.

L’intervento è durato circa quattro mesi. Ora la rinnovata piazza, centro della città considerando che sulla stessa affaccia anche la basilica di San Prospero, è tornata ai cittadini e ai suoi frequentatori.

I lavori si sono svolti sempre con la collaborazione della Sovrintendenza ai Beni Artistici e alle Belle Arti. Ricordiamo che a inizio cantiere, durante gli scavi, emersero reperti di epoca romana che implicarono lo slittamento in avanti dei lavori

stampareggiana.it

 

Trigesimo scomparsa di Mons. Gazzotti: il ricordo di Don Luca Grassi durante la Santa Messa a Reggio Emilia

Migliaia e migliaia sono state le persone che mons. Gianfranco Gazzotti ha incontrato nel suo lungo ministero sacerdotale – oltre 62 anni.
Lo ha sottolineato don Luca Grassi – parroco dei Santi Agostino, Stefano e Teresa – nell’omelia della Messa vespertina di trigesimo presieduta in San Prospero martedì 31 gennaio, particolarmente partecipata.

Quanti giovani ha seguito in Seminario nel loro percorso di formazione al sacerdozio e poi – una volta ordinati – nel loro ministero!

L’Azione Cattolica, la Caritas, l’Ordine Equestre del Santo Sepolcro, la scuolate sono stati altri ambiti privilegiati in cui ha generosamente offerto il suo prezioso sacerdozio

Per non parlare poi, ha proseguito don Luca, delle centinaia di pellegrinaggi in Terra Santa, Turchia, Grecia, Russia, Armenia, Polonia: luoghi fondamentali per il cristianesimo e nei santuari mariani di Fatima e Lourdes. E ogni pellegrinaggio era occasione per lui e per gli Amici di Terra Santa per portare concretamente aiuto alle istituzioni educative e sanitarie cattoliche operanti nei luoghi santi.

E poi i tantissimi incontri in città di don Gianfranco, parroco della Cattedrale e di San Prospero; lungo le vie e nelle piazze del Centro Storico quante mani ha stretto, quanti saluti!

La capacità di relazione, ascolto, dialogo, conforto e soprattutto amicizia hanno costantemente contraddistinto don Gianfranco , che ha vissuto intensamente la sua vocazione sacerdotale fino all’ultimo.

Intensa è stata la sua testimonianza di fede, preghiera, carità.

gar in nextspopreggio.it

Morto improvvisamente monsignor Gianfranco Gazzotti

Non si arresta la catena di lutti che in questi giorni hanno colpito la Chiesa diocesana, ancora scossa dal tragico incidente accaduto in Madagascar e costato la vita a sei missionari locali. Intorno alle ore 17 di sabato 31 gennaio, poche ore dopo la morte di Benedetto XVI, si è spento improvvisamente monsignor Gianfranco Gazzotti, rettore emerito della Basilica reggiana di San Prospero e carismatica guida di numerosi pellegrinaggi in Terra Santa.


Il corpo di mons. Gianfranco arriverà in S. Prospero alle 10 di lunedì mattina 2 gennaio.
Alle 18 Rosario e S. Messa.
Martedì mattina 3 gennaio verrà trasferito in Cattedrale dove alle 10 ci saranno i funerali.

Sempre martedì 3 gennaio alle 19 il vescovo ci invita alla messa per papa Benedetto in Cattedrale

d. Luca Grassi (Parroco)


da reggionline.com

Aveva 88 anni. Guidò la Caritas e fu parroco della Cattedrale e di San Prospero. Protagonista infaticabile di innumerevoli pellegrinaggi, ci lascia uno dei religiosi più amati dai fedeli reggiani

REGGIO EMILIA – E’ morto mons. Gianfranco Gazzotti, uno dei religiosi più amati della nostra Diocesi. Il decesso è avvenuto nel tardo pomeriggio di oggi. Classe 1934, originario di Toano, fu ordinato sacerdote dal vescovo Beniamino Socche nel 1960. Ha operato in Seminario e poi come parroco della Cattedrale. Nel 2007 gli fu assegnata la parrocchia di San Prospero. Fu anche direttore della Caritas diocesana. Sacerdote infaticabile, ha organizzato pellegrinaggi portando migliaia di reggiani in Terra Santa, a Lourdes e Fatima.

“La Pace si può. Cominciamola Noi” Presepe vivente a Reggio Emilia

Anche quest’anno, come ormai è tradizione da una decina di anni, i volontari del gruppo reggiano della  Fondazione AVSI propongono il Presepe Vivente nel pomeriggio di domenica 18 dicembre.

Il ritrovo sarà alle 15:30 sul sagrato della Basilica di S. Prospero dove si svolgeranno i primi quadri, per poi  spostarsi sul sagrato del Duomo dove insieme alla Sacra Famiglia, accompagnata da angeli, pastori, cantori  e musicanti ci fermeremo nella contemplazione della Natività.

L’iniziativa è realizzata per sensibilizzare e sostenere la “Campagna Tende” di AVSI che quest’anno pone  l’accento sulla necessità di costruire la pace e vuole essere l’occasione per raccogliere fondi per la  realizzazione di progetti in Ucraina ed in vari paesi del mondo.

Di fianco al sagrato del Duomo si troverà un banchetto dove acquistare oggetti realizzati artigianalmente:  simpatiche idee per i regali natalizi.

L’appuntamento molto sentito ed atteso dai reggiani si svolge con il patrocinio del Comune di Reggio  Emilia, della Diocesi e la sponsorizzazione del Conad Le Vele e della ditta Wemay.

In caso di maltempo la rappresentazione si svolgerà all’interno della Cattedrale.

In allegato la locandina dell’evento e il dettaglio dei Progetti AVSI sostenuti con la “Campagna Tende 2022”

diocesi.re.it

Pace

 

San Prospero, presentato il programma della festa del patrono di Reggio Emilia, dal 24 al 27 novembre

bologna2000.com

La festa di San Prospero, patrono della città, il 24 novembre prossimo apre il cammino di festa e di speranza di Reggio Emilia verso il Natale. Forse in poche altre occasioni si è cercato come si cerca quest’anno un senso a tutto quello che succede e coinvolge città, paesi, continenti. E questa festa, che è un’espressione antica, forte e tipica della fede e della tradizione della città può essere un’occasione importante: tutti possono parteciparvi, tutti possono raccogliere spontaneamente almeno il senso di essere una comunità. La festa di San Prospero anticipa effettivamente il Natale.

Dopo il suono delle campane dalla torre della basilica del patrono alle 10.15, il programma liturgico della giornata di giovedì 24 novembre prevede alle ore 11 nella basilica di San Prospero, la Messa solenne presieduta dall’arcivescovo Giacomo Morandi. Alle ore 17.30, sempre in basilica, i secondi Vespri solenni e a seguire, alle 18, la Messa vespertina.

Le occasioni di incontro e di festa per San Prospero si svolgeranno di fatto per quattro giorni, comprendendo anche la fine settimana, dal venerdì alla domenica, con varie iniziative, fra cui l’apertura alle visite, gratuite, della torre campanaria e del tesoro della basilica di San Prospero.

Nell’organizzazione dell’evento, oltre al Comune di Reggio Emilia, sono coinvolti la Diocesi di Reggio Emilia-Guastalla e i custodi della basilica di San Prospero, le istituzioni e organizzazioni culturali e del commercio.

HANNO DETTO – Alla conferenza stampa di presentazione delle iniziative per la festa del patrono di Reggio Emilia, il sindaco Luca Vecchi ha sottolineato “il senso di comunità che si alimenta intorno alla festa del patrono e che è ben testimoniato da una partecipazione molto ampia di diversi attori alla costruzione del programma di quest’anno, un programma che torna ad essere completo dopo le limitazioni degli ultimi anni a causa della pandemia”. Il sindaco inoltre ha ringraziato fra gli altri “gli operatori del volontariato e della grande solidarietà reggiana, del mondo scolastico e del commercio che contribuiscono nei diversi loro campi ad animare la festa del 24 novembre e dei giorni successivi”.

“San Prospero quest’anno – ha detto l’assessora alla Valorizzazione del centro storico e al Commercio Mariafrancesca Sidoli – offre quattro giorni di eventi, come è giusto che sia per una delle feste più attese e care ai reggiani. Quattro giorni che preludono al Natale e portano con sé il desiderio di incontrarsi, immergersi nelle atmosfere delle tante iniziative che si sviluppano nei diversi luoghi del centro storico, fra tradizione, mercati, enograstronomia, artigianato locale ed eventi di solidarietà. Una giornata dedicata al patrono della città accompagnata già da alcune note natalizie, con le prime accensioni delle luminarie stradali e dell’albero di Natale”.

Don Matteo Bondavalli, direttore dell’Ufficio liturgico diocesano, ha parlato della festa di San Prospero come di “una tradizione bella, in cui il popolo reggiano continua ogni anno ad affidarsi al suo patrono con grande affetto e partecipazione, e credo che questo potrà essere apprezzato anche dal vescovo Giacomo, che celebra la festa di San Prospero per la prima volta da Pastore della nostra Diocesi.

“Sarà una festa senza limitazioni, ma non senza preoccupazioni – ha aggiunto don Bondavalli – considerato quanto accade nel mondo. Credo che il San Prospero 2022 possa essere quanto mai un’occasione per farci apprezzare quanto ciò che ci unisce sia molto meglio di ciò che divide”.

Alla conferenza stampa hanno partecipato anche Marco Ferrari, delegato a rappresentare la Fabbrica del Duomo e la basilica di San Prospero, che fra l’altro ha annunciato l’apertura alle visite gratuite di campanile e teatoro della basilica di San Prospero, e Lorena Belli dirigente del servizio Attività produttive del Comune di Reggio Emilia.

NELLE PIAZZE – Ritorna senza limitazioni il grande Mercato, in piazze e strade del centro storico (corso Garibaldi, via San Carlo e le piazze Fontanesi, Martiri del 7 Luglio, della Vittoria, Prampolini e San Prospero), con alcune novità.

Piazza Fontanesi accoglierà un’edizione straordinaria del Mercato del contadino, arricchita da alcuni banchi dedicati al cibo tradizionale delle feste: pasta fresca, aceto balsamico tradizionale, erbazzone, capponi e pasticceria.

Le associazioni di volontariato assieme alle scuole saranno rappresentate intorno alla fontana di piazza Martiri del 7 Luglio: la loro presenza ha come obiettivo di sensibilizzare la cittadinanza sugli impegni e i progetti che portano avanti a favore della comunità.

Piazza San Prospero, cuore della festa patronale, ospiterà le associazioni dell’Appennino, che offriranno una vasta scelta di prodotti autunnali: caldarroste, vin brulè, miele, castagnaccio, nocciole, funghi, tortellini di castagne e tante altre delizie.

L’artigianato di Creare in Arte animerà, assieme ai banchi del grande mercato all’aperto, piazza della Vittoria.

Tornano ad occupare alcune strade del centro storico anche le Ati dei commercianti: “ViaRomaViva” allestirà un mercatino lungo via Roma e i portici di via Emilia San Pietro; l’Ati di Santo Stefano festeggerà il patrono con la collocazione dei banchi lungo la via Emilia, dalla porta a piazza Gioberti.

ACCENSIONE DI ALBERO DI NATALE E LUMINARIE – In occasione di San Prospero, saranno accese le luminarie natalizie, dalle 16.30 alle 23.

Le strade interessate sono Via Emilia (da piazza Tricolore a piazza Duca d’Aosta), via Roma, via Calderini, via Guidelli, via Crispi, via Guido da Castello, corso Garibaldi (dall’inizio alla fine del tratto alberato), via Farini, via Panciroli, via Guasco, via Toschi (dall’incrocio con via Guidelli a piazza Prampolini), via Fornaciari e vicolo Trivelli.

Una vera e propria anteprima rispetto alla cerimonia di accensione del grande albero di Natale di piazza Prampolini, in programma domenica 27 novembre dalle 16.30, con la partecipazione del sindaco Luca Vecchi e dell’assessora al commercio Mariafrancesca Sidoli. Al loro intervento seguirà il Gospel Show di Sherrita Duran.

Sarà un concerto di musica Gospel americana interpretato dalla bellissima voce di Sherrita Duran accompagnata da altre quattro voci e dal pianista. Proporranno canzoni che toccano il cuore, come il Gospel comanda, per un tributo alla musica sacra afroamericana, senza tralasciare i temi classici della tradizione natalizia, nonché le canzoni più conosciute da grandi e piccini.

Come ormai da alcuni anni l’albero di piazza Prampolini è un abete vero, in vaso, alto tra i 10 e i 12 metri che, terminate le festività, tornerà in vivaio. Assieme all’abete saranno collocati circa 20 alberelli a forma di mezzi coni, lungo tutto il perimetro della piazza. Il Natale è legato anche alla riscoperta del trovarsi e dello stare insieme, per questo attorno all’albero sarà collocato un vero e proprio girotondo luminoso fatto di bambini che si tengono per mano, per richiamare il tema della pace e della fratellanza.

IL SAPORE DEI RICORDI – Anche i Musei Civici partecipano al San Prospero e alle feste di fine anno. Lo stesso sabato 26 novembre prende avvio infatti un percorso per bambini e famiglie che offre la possibilità di vivere il museo – in particolare il Palazzo dei Musei – mediante laboratori, percorsi tematici e narrazioni, con un ciclo di incontri che, attraverso attività incentrate sull’utilizzo dei sensi, esplorerà il tema dell’inverno.

Quello di sabato 26 sarà il primo di cinque diversi laboratori progettati appositamente per il periodo natalizio: “Il sapore dei ricordi”.

Tutti i laboratori, rivolti ai bambini di età compresa tra i 6 e gli 11 anni si svolgeranno dalle 16 alle 17.30, è consigliata la prenotazione, fino ad esaurimento posti. Info: Musei Civici – Palazzo dei Musei 0522.456816.

LE VIE DELLA SOLIDARIETÀ – Per San Prospero vi sarà la possibilità di scoprire e sostenere i tanti progetti di solidarietà portati avanti dalle associazioni di volontariato.

Molte vetrine sfitte del centro storico si accenderanno il 24 novembre e rimarranno aperte fino all’Epifania, grazie alla presenza di queste realtà che operano in modo continuativo e instancabile a fianco del mondo della Sanità.

Nella grande vetrina del negozio ex Zamboni, all’Isolato San Rocco, aprirà il temporary store della Croce Verde per raccogliere fondi a sostegno delle attività di pubblica assistenza.

In via Crispi torna la fondazione Grade, con la vendita dei prodotti solidali e tante novità. Gli incassi andranno a sostegno del progetto “Ricerca o non ricerca” che ha l’obiettivo di introdurre nuove terapie per la cura dei linfomi attraverso due studi di livello nazionale coordinati dal dottor Stefano Luminari, responsabile della struttura semplice di Ricerca oncoematologica nella struttura complessa di Ematologia del Santa Maria Nuova, e dal dottor Francesco Merli, direttore dell’Ematologia.

In via Emilia Santo Stefano, l’associazione Curare onlus insieme a Progetto Pulcino onlus riaprirà ‘La fabbrica degli elfi’, un temporary store natalizio il cui ricavato verrà devoluto in beneficenza per l’acquisto di Neopuff per tutte le incubatrici della terapia intensiva neonatale dell’Arcispedale Santa Maria Nuova e di due Blender. Dal 20 novembre, questo temporary sarà aperto tutti i giorni fino al 31 dicembre, mentre la cerimonia di inaugurazione sarà il giorno di San Prospero.

Sempre a cura di Curare onlus e Progetto Pulcino, sarà il Concerto di Natale ‘Canto per il Mire’, che si svolgerà l’11 dicembre, alle ore 18.30, nella chiesa di San Pietro in centro, con l’Orchestra giovanile “Florestano” dell’Istituto superiore di Studi musicali di Reggio Emilia e Castelnuovo Monti “Peri-Merulo” diretta da Gabrielangela Spaggiari, il Coro di voci bianche dell’Istituto Peri-Merulo diretto da Daniela Veronesi e il Coro CavriCanto diretto da Ilaria Cavalca.

Infine in vicolo Trivelli, come accade ormai da alcuni anni, riaprono la Bottega del Natale a cura dell’associazione Sant’Innocenti onlus e, accanto, l’Associazione italiana Sclerosi multipla con un suo temporary natalizio.