47^ GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA PER LE VOCAZIONI

Lo sappiamo bene che siamo come “vasi di argilla” che contengono un grande “tesoro” e che la Chiesa è santa, ma anche segnata dai peccati dei fedeli. Ma sappiamo anche che solo Colui che è “ricco di misericordia”, Dio Padre, può purificare e trasformare la vita di tutti. E dobbiamo continuare ad annunciare che solo attraverso la Chiesa del suo Figlio viene data la salvezza ai peccatori, a noi e al mondo intero. Proprio a noi presbiteri e vescovi, in questo anno sacerdotale, è stato ricordato che la salvezza degli uomini passa attraverso le nostre fragili mani, attraverso la nostra preghiera e il nostro annuncio, attraverso i sacramenti e la nostra carità pastorale, anche quando noi non siamo dei perfetti ministri.
Tutto questo però non deve essere utilizzato come giustificazione. L’anno sacerdotale ci ha anche richiamato a guardare alla fedeltà di Cristo per divenire fedeli alla nostra vocazione. Pur con dei limiti evidenti – ciascun ministro e ciascuno consacrato ha i suoi –, c’è una possibilità di santificazione personale e di testimonianza evangelica per tutti i chiamati. San Giovanni Maria Vianney ne è un esempio estremo. Tutti siamo richiamati a donarci con pienezza, dimenticando noi stessi e le nostre esigenze, per arrivare ad identificarci con la nostra missione: essere segni viventi che ripresentano il Cristo pastore nelle comunità cristiane di oggi. Ci è chiesto, per essere coerenti con noi stessi e anche per suscitare nuove vocazioni, un grande impegno per purificare la nostra testimonianza e renderla sempre più trasparente, secondo i tre aspetti che la rendono efficace, secondo il Messaggio del Papa per questa Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni. Essi sono: l’amicizia con Cristo, coltivata nella preghiera fino a “vederlo” e conoscerlo intimamente; il dono totale di sé a Dio, verificato dal servizio umile e sincero ai fratelli, senza escludere la croce; la comunione che si attua nell’amore verso tutti i fedeli che ci sono affidati, accogliendo, riconciliando, guidando, perdonando… e anche realizzando forme di vita comune del clero che siano esempi di fraternità vissuta e di custodia reciproca della fedeltà alla vocazione.
I giovani oggi hanno bisogno di testimonianze forti e coerenti che li aiutino a trovare per imitazione e per convinzione, la verità della loro vita, il senso verso il quale essa è stata orientata da Colui che l’ha creata. Poi hanno bisogno di segni di amore autentico, pulito, gratuito, e soprattutto fraterno, perché non credono molto agli eroi solitari, ma danno fiducia alla forza di una comunità, dove ciascuno costruisce investendo il suo dono, la sua vocazione. Ciascun adulto nella fede è chiamato alla corresponsabilità nell’annuncio e nella proposta vocazionale, ma soprattutto i sacerdoti e i consacrati. La fecondità della proposta vocazionale, ha detto il Papa, dipende primariamente dall’azione gratuita di Dio, ma, come conferma l’esperienza pastorale, è favorita anche dalla qualità e dalla ricchezza della testimonianza personale e comunitaria di quanti hanno già risposto alla chiamata del Signore nel ministero sacerdotale e nella vita consacrata.
“La Vergine Maria, Madre della Chiesa, custodisca ogni più piccolo germe di vocazione nel cuore di coloro che il Signore chiama a seguirlo più da vicino; faccia sì che diventi albero rigoglioso, carico di frutti per il bene della Chiesa e dell’intera umanità” (Benedetto XVI).

Giornata  vocazioni 2010

In un dvd storie e luoghi delle vocazioni

Don Ruvoletto, il missionario fidei donum ucciso in Brasile è uno dei protagoniti del filmato realizzato da Giovanni Panozzo
 DA ROMA

 U
cciso con un colpo di pi­stola alla nuca nella sua parrocchia dedicata al Sa­grado Corazon de Maria – al bar­rio Santa Etelvina, periferia di Ma­naus in Brasile – per una cin­quantina di real: circa 19 euro. Co­sì è morto il 19 settembre 2009 don Ruggero Ruvoletto, missionario fi­dei donum 52enne della diocesi di Padova. Il dono della sua vita, con­clusa per un atto di violenza «ge­nerata dalla povertà», è stato ri­cordato domenica scorsa al con­vegno del Centro nazionale voca­zioni da Giovanni Panozzo, regista e compositore di colonne sonore. «Per me Ruggero era un amico, ol­tre a essere il padrino di battesi­mo dei miei figli», confida. E pro­prio a don Ruvoletto è dedicato il dvd «Storie e luoghi di vocazioni»: una forma di testimonianza pro­posta agli animatori vocazionali tra i sussidi per la celebrazione del­la prossima Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni.
 
Realizzato da Panozzo per conto del Cnv, il filmato usa il linguaggio multimediale per raccontare vi­cende concrete e ascoltare voci, privilegiando quelle dei preti in oc­casione dell’Anno sacerdotale, ma coinvolgendo anche le diverse ri­sposte alla chiamata. Proprio mentre girava per l’Italia, racco­gliendo le testimonianze da inse­rire nel dvd – il secondo di una col­lana iniziata nel 2009 –, il docu­mentarista ha saputo dell’uccisio­ne di don Ruggero, originario di Galta di Vigonovo, in provincia di Venezia. Quindi colpiscono gli spezzoni con le sue foto in mis­sione e il video con parole sempli­ci, profonde: «La mia vita è cam­biata: il Signore mi aiuta attraver­so la mia gente, la mia periferia. Bisogna avere la stessa gioia e di­sponibilità in Italia o in Brasile». Era partito nel 2003, lasciando a Padova l’incarico di direttore del Centro diocesano missionario, ac­cettato 8 anni prima. Aveva accol­to l’invito di un altro fidei donum
 – il vescovo di Pesqueira, France­sco Biasin – di andare al confine tra la città e la foresta amazzoni­ca, che racconta nel dvd la dispo­nibilità di don Ruggero: «Nella sua diocesi, con pochi preti, era diffi­cile poter mandare qualcuno in missione. Allora lui rispose al ve­scovo:
‘Manda me’».
 (L.Bad. – avvenire)