Sono disponibili on line sul sito del Sir le videorecensioni, preparate dall’Acec sui Film Festival Cinema Venezia

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Sono disponibili on line sul sito del Sir (clicca qui) le videorecensioni, preparate dall’Acec (Associazione cattolica esercenti cinema, guidata da don Adriano Bianchi, www.saledellacomunita.it), sui film presentati alla 71ª Mostra internazionale d’arte cinematografica in corso a Venezia (dal 27 agosto a 6 settembre). “Le videorecensioni vogliono essere un servizio a tutto il mondo cattolico: siamo infatti convinti che il cinema sia in grado d’intercettare il vissuto della società contemporanea con le sue domande di senso”, spiega al Sir Francesco Giraldo, segretario generale dell’Acec, precisando che l’associazione è presente in questi giorni a Venezia assieme alle altre quattro d’ispirazione cristiana (Ancci – Associazione nazionale circoli cinematografici italiani, Cgs – Cinecircoli giovanili socioculturali, Cinit – Cineforum italiano, Csc – Centro studi cinematografici) “in rappresentanza delle sale della comunità e dei circoli di cultura cinematografica che si trovano in tutt’Italia”.

Sono oltre 300 gli accreditati alle proiezioni provenienti dalle sale della comunità e dai circoli Ancci, Cgs, Cinit e Csc, mentre, presso lo stand delle associazioni, è allestito un angolo libreria e si trova la redazione di Filmcronache che, guidata da Paolo Perrone, realizza video e recensioni dei film in Mostra in diretta dal festival. “Le sale della comunità si pongono sul versante della domanda, interfacciandosi con i problemi della società contemporanea”, rimarca Giraldo, vedendo uno “stretto legame” tra la sala della comunità e il tempio e auspicando la loro presenza in ogni parrocchia, perché “è vano dare risposte senza sollecitare domande”. Sono già on line le prime due videorecensioni di “Birdman (or the unexpected virtue of ignorance)” di Alejandro González Iñárritu e “The look of silence” di Joshua Oppenheimer.

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Un gigante squarciato incombe su Venezia

di Paolo Portoghesi

L’iter progettuale del grattacielo di Pierre Cardin prosegue a quanto pare il suo corso senza ostacoli degni di rilievo. L’iniziativa commerciale, si dice, è preziosa per un territorio che sta attraversando una crisi profonda e che ha nel turismo una delle sue principali risorse. E in un mondo dominato dalla ragione economica che peso può avere una ragione culturale? Ebbene io credo che questa che stiamo drammaticamente vivendo è una occasione per vedere se esiste ancora una cultura italiana conscia delle sue responsabilità.
Elenco qui solo alcune delle ragioni culturali che non solo non dovrebbero consentire alla cultura italiana di subire una simile offesa ma che avrebbero dovuto già liquidare con un sorriso, da parte delle autorità, l’iniziativa di un personaggio infatuato di sé che cerca di costruire il suo “monumento” senza accorgersi che questo sarebbe il modo peggiore di farsi ricordare, per aver firmato con la sua griffe non un abito prestigioso ma il cielo di Venezia. Perché l’oggetto disegnato, alto più di tre volte il campanile di San Marco, si vedrebbe in molti punti della città.Le regole urbanistiche e le norme che disciplinano le zone aeroportuali vietano un tale scempio. L’insediamento commerciale di Cardin darà anche lavoro a molta gente (quanta ne darebbe se si fosse attenuto alle altezze consentite) ma la sua ragion d’essere non è un programma produttivo industriale ma un programma pubblicitario per il quale l’altezza è necessaria, perché solo facendo un gigante squarciato, il sarto potrà trovare le favolose risorse economiche necessarie. Il danaro liquido in questo momento di crisi è in mano agli speculatori della finanza, gli stessi che la crisi hanno ingigantito e che continuano a sfruttarne le oscillazioni; c’è da chiedersi se vogliamo erigere un monumento alla finanza speculativa.
Venezia è una delle pochissime città in cui la forma urbana rispecchia ancora un sistema di valori che il mondo contemporaneo ha dimenticato ma del quale sente una profonda nostalgia. È all’impronta di questo sistema di valori che si deve il fascino e il permanente valore umano della città europea. Il campanile e la basilica di San Marco dominano la linea del cielo insieme al Palazzo Ducale e, aldilà del bacino di San Marco, San Giorgio, la chiesa delle Zitelle e il Redentore presidiano questo spazio che è ancora sacro perché è integro.

(©L’Osservatore Romano 23 novembre 2012)

Venezia: E’ gia’ toto-Leone, attesa per Comencini

egli inviati Francesco Gallo e Alessandra Magliaro

VENEZIA – PIETA’ del regista coreano Kim Ki-duk è ad oggi, tra i favoriti al Leone d’oro o ad uno dei premi maggiori in questa 69/a edizione della Mostra del cinema di Venezia. Ma attenzione anche a THY WOMB del filippino Brillante Mendoza, in versione buonista, passato oggi e che in alternativa (i premi non sono cumulabili) potrebbe portare a casa la Coppa Volpi femminile alla superba protagonista Nora Anour, tra le attrici più famose delle Filippine.

Mancano due film – PASSION di Brian De Palma e UN GIORNO SPECIALE di Francesca Comencini, in programma domani – per completare il panorama del concorso, ma c’é già un’idea di quello che potrà entrare nel palmares di Venezia 2012 della giuria presieduta dall’americano Michael Mann. Nel totoleone c’é di sicuro anche THE MASTER di Paul Thomas Anderson, anche per la straordinaria coppia Joaquin Phoenix-Philip Seymour Hoffman, in testa da subito per la Coppa Volpi maschile per l’interpretazione rispettivamente di un reduce di guerra alcolizzato e in cerca di un’ancora e del sanguigno guru di una setta. E il piccolo-gioiello israeliano FILL THE VOID di Rama Bursthein, storia di un amore che nasce in una famiglia ultra-ortodossa di Tel Aviv, un film da camera pieno di sentimento. La giuria potrebbe tenere in giusta considerazione tra i premi anche BETRAYAL del russo Kirill Serebrennikov, una sorta di noir a tinte forti con due coppie animate dal solo desiderio di tradirsi l’un l’altra. In attesa del film della Comencini, la giuria guidata da Mann potrebbe considerare BELLA ADDORMENTATA di Marco Bellocchio, magari anche colpita per aver sentito ieri sera in sala grande l’applauso più lungo della Mostra, 16 minuti cronometrati.

Il grottesco E’ STATO IL FIGLIO di Daniele Ciprì potrebbe entrare nel verdetto finale, forse premiato per il miglior contributo tecnico, la fotografia (tra l’altro Ciprì è il direttore della fotografia anche del film di Bellocchio). Alla giuria, stando alle indiscrezioni, non sembrano invece affatto piaciuti il film di Terrence Malick TO THE WONDER, quello di Olivier Assayas APRES MAI e quello di Ramin Bahrani AT ANY PRICE con Dennis Quaid e Zac Efron. E non si hanno voci di considerazione per SPRING BREAKERS di Harmony Korine, che però potrebbe competere a ragione alla Coppa volpi maschile con il gangsta rap James Franco. Tornando ai possibili vincitori di questo festival che si chiuderà sabato, PIETA’ è al momento il film che ha più convinto per la sua forza e per la capacità, partendo dal denaro e dalla storia di un demoniaco strozzino nella cui vita spunta improvvisamente una madre mai conosciuta (Cho Min Soo, ottima candidata in alternativa alla Coppa Volpi), di toccare tutti i sentimenti umani. Nella rosa a sorpresa potrebbe entrare un film urticante, difficile e, per alcuni, blasfemo come PARADISE:FAITH di Ulrich SEIDL. La storia di questa ultraortodossa cattolica alle prese con Madonne e crocifissi non lascia indifferenti.

COMENCINI E DE PALMA IN CONCORSO
di Francesca Pierleoni

UN GIORNO SPECIALE di Francesca Comencini, sguardo sulla realtà precaria attraverso l’incontro di due ragazzi, e PASSION di Brian de Palma, con Rachel McAdams e Noomi Rapace, thriller un rapporto morboso di seduzione, che chiudono il concorso di Venezia 69 e le vampire sexy e senza freni di KISS OF THE DAMNED, opera prima fuori concorso di Xan Cassavetes (figlia di John), film di chiusura della settimana della Critica, saranno fra i protagonisti della Giornata di domani alla Mostra del Cinema di Venezia.

Ecco alcuni dei principali appuntamenti: PASSION di Brian De Palma (VENEZIA 69 – Sala Grande alle 19:30). Rachel McAdams e Noomi Rapace sono protagoniste di un thriller erotico sulla lotta per il potere tra due donne nel mondo degli affari internazionali. La carismatica Christine prova piacere nell’esercitare il controllo sulla giovane protegé Isabelle, trascinandola poco a poco in un gioco sempre più torbido di seduzione e manipolazione, dominio e umiliazione. UN GIORNO SPECIALE di Francesca Comencini (VENEZIA 69 – Sala Grande alle 22:00) – La regista offre uno sguardo sulla realtà precaria di oggi attraverso l’incontro di Gina e Marco, giovanissimi e decisi a diventare ‘qualcuno’. Lei ha un appuntamento con un politico che potrebbe aiutarla a entrare nel mondo dello spettacolo, lui è l’autista incaricato di accompagnarla. Ma niente va come deve andare.

DU HAST ES VERSPROCHEN (FORGOTTEN) di Alex Schmidt (FUORI CONCORSO – Sala Grande alle 00:15). Altro scontro al femminile nel thriller tedesco su due amiche che si ritrovano 25 anni dopo e affrontano le conseguenze di un crimine legato al loro passato, avvenuto sull’isola dove da bambine passavano le vacanze.

KISS OF THE DAMNED di Xan Cassavetes (SETTIMANA DELLA CRITICA – FILM DI CHIUSURA – EVENTO SPECIALE FUORI CONCORSO – Sala Darsena alle 16:45) – La figlia di John Cassavetes debutta alla regia con un thriller-horror su due sorelle vampire che vivono la loro condizione in modo diametralmente opposto. Djuna, bionda, diafana e sofferente si isola e si nutre solo con il sangue di animali, mentre Mimi è scatenata e senza freni.

CRAWL di Hervé Lasgouttes (GIORNATE DEGLI AUTORI – FILM DI CHIUSURA – Sala Pasinetti alle 20.00) Ragazzi precari anche nella storia di Lasgouttes: Martin, giovane che vive di lavoretti e piccole rapine, e Gwen una nuotatrice che si allena scrupolosamente tutti i giorni in alto mare. La loro vita cambia quando lei rimane incinta e lui viene accusato di omicidio.

ansa

Libri: 2092, apocalisse a Venezia

Nel suo ultimo romanzo, “La seconda mezzanotte”, Antonio Scurati immagina che la città, all’indomani di un’ondata, venga trasformata in un parco giochi del vizio.

avvenire.it
 

Siamo nel 2092. È il 25 dicembre: una data che non può essere casuale, e infatti non lo sarà. Il luogo è Venezia o, meglio, Nova Venezia: dopo essere stata ridotta a un’immensa palude da un’ondata alluvionale, la città lagunare è stata acquistata da una multinazionale cinese, che ne ha fatto un proprio protettorato, consacrato al vizio, alla liberazione degli istinti, al piacere e alla violenza. Piazza San Marco, ad esempio, è stata trasformata in un’arena, nella quale si ripetono gli spettacoli gladiatori dell’epoca romana, se possibile ancora più cruenti e gratuiti. Agli ultimi veneziani, confinati in un ghetto, è stata interdetta la riproduzione: nell’arco di qualche decennio di loro non rimarrà traccia e Nova Venezia sarà un’enclave di proprietà cinese aperta ai turisti di tutto il mondo, pronti a spendere per assicurarsi il soddisfacimento di desideri che, in un passato di cui sembra non restare memoria alcuna, si sarebbero detti inconfessabili.

In questa sfrenata orgia senza limiti, sembra che nessuno abbia più la voglia, la forza, la possibilità di ribellarsi, forse perché l’immagine di una vita diversa è semplicemente svanita nel nulla: un’alternativa alla situazione presente è in-concepibile. Un giorno, quel giorno, però, accade qualcosa di nuovo e sconvolgente, che innescherà una serie di reazioni inedite e imprevedibili. Anzi, due fatti scalfiranno la coltre di rassegnazione sotto la quale si consuma e disperde l’esistenza degli abitanti di Nova Venezia. Il primo investe il Maestro, ovvero colui che prepara e allena i gladiatori, chiamati a dare sanguinaria esibizione nell’arena, per divertire  spettatori eccitati. Gli è nata una figlia: un evento «definitivo», senza ritorno. Sfuggendo al meccanismo che impediva la riproduzione, il Maestro è diventato padre. Un padre che per la figlia neonata (ecco il 25 dicembre) diventa nuovamente capace di pensare a un modo diverso di vivere e, quindi, a immaginare una ribellione allo status quo.

Antonio Scurati (1969) è ricercatore allo Iulm di Milano. Con "Il sopravvissuto" ha vinto il Premio Campiello. "Il bambino che sognava la fine del mondo" si è classificato secondo al Premio Strega 2009. Ha scritto anche diversi saggi, fra cui "Guerra" e il recente "Gli anni che stiamo vivendo".

Antonio Scurati (1969) è ricercatore allo Iulm di Milano. Con “Il sopravvissuto” ha vinto il Premio Campiello. “Il bambino che sognava la fine del mondo” si è classificato secondo al Premio Strega 2009. Ha scritto anche diversi saggi, fra cui “Guerra” e il recente “Gli anni che stiamo vivendo”.

Anche un altro uomo ha deciso di ribellarsi: Spartaco, il più forte dei gladiatori. Se per il Maestro sono stati l’affacciarsi di una nuova vita e la responsabilità della paternità la causa scatenante della sua rivolta interiore, per Spartaco è un sentimento d’amore. Quando la donna ch’egli ama subisce una terribile violenza, decide di tentare l’impossibile: fuggire da Nova Venezia, cercare un altro luogo in cui poter vivere. E le pagine che descrivono l’odissea di Spartaco fuori dall’alta cinta eretta dai cinesi per imprigionare i veneziani sono, a nostro avviso, fra le più incisive e intense (ci hanno richiamato alla mente la fuga verso la salvezza del padre e del figlio protagonisti del bellissimo La strada di Cormac McCarthy). Stupenda la scena in cui il suo disperato peregrinare verrà spezzato da quella che al fuggiasco apparirà come un’allucinazione: un bambino, che lo condurrà in una chiesa dove si sta celebrando un battesimo (torna ancora il tema della vita che, con il suo semplice riproporsi, è una dichiarazione di guerra alla morte, alla fine, al degrado, alla distruzione, materiale e morale).

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Ci fermiamo qui nel ripercorerre la trama di La seconda mezzanotte di Antonio Scurati. (Bompiani). Più che alla fantascienza, l’autore dichiara – a ragione – di essersi ispirato al genere apocalittico e alle grandi distopie classiche (George Orwell e Huxley, ma nei ringraziamenti finali si citano anche i filosofi Hans Blumenberg e Peter Sloterdijk). Che cos’altro è questa potente e inquietante visione se non un'”anticipazione” di ciò a cui siamo destinati, una dolorosa profezia di ciò che ci attende? La proiezione nel futuro è funzionale all’analisi del presente, da essa scaturisce. Ciascuno valuti se i germi di ciò che Scurati immagina amplificato e compiuto fino agli esiti estremi non siano già presenti e operanti nella nostra società: il disprezzo della dignità umana, l’individualismo, la legittimazione di ogni piacere e vizio, il dominio della legge del più forte, la violenza in ogni sua forma. Perfino il tema del cambiamento climatico, indotto dall’uomo, che sta rendendo inospitale la nostra casa, la terra, e la “conquista del mondo” da parte della Cina e dei potenti di turno nel grande giro della storia, sono trattati e sottoposti all’urgenza di una riflessione. Un’onesta disamina critica dei fenomeni che stanno investendo la nostra epoca rendono plausibile e credibile l’apocalisse evocata dallo scrittore.

Proverà angoscia e disagio, il lettore, leggendo La seconda mezzanotte. E così dev’essere, perché – pensiamo – è proprio questo l’obiettivo che l’autore si è prefisso mentre elaborava la sua tragica visione. Da parte nostra, riconosciamo in essa una “provocazione” stimolante e necessaria, rivolta a una civiltà che sta assistendo inerme, rassegnata e inconsapevole al suo declino e al suo collasso. Riusciremo, noi uomini di oggi, a trovare, come il Maestro e Spartaco, la forza per ribellarci e riconquistare la nostra civiltà?

Paolo Perazzolo – famigliacristiana.it