Notizie 13 agosto 2022



Foglietto, letture e Salmo XVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

 XVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico: Verde

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I testi biblici che ci riportano il messaggio di questa domenica (la prima lettura e il Vangelo) ci insegnano che il Dio della Trinità ama recarsi di tanto in tanto dagli uomini, perché la sua presenza è un onore e una benedizione. Al tempo dei patriarchi, si reca da Abramo e promette un figlio a Sara che non ne ha ancora. Gesù, da parte sua, esalta due donne nubili, Maria e Marta, onorandole della sua visita e della sua parola. Il racconto di questa visita ci mostra che si deve manifestare a Gesù un vero rispetto.
Il Dio della Trinità oggi continua a recarsi presso gli uomini. Questo noi la chiamiamo visita. Spesso, ci rendiamo conto della venuta di Dio solo dopo la sua visita.
In questo giorno, il nostro Signore e Salvatore ci invita a recarci da lui. Egli è il sacerdote, l’annunciatore e l’ospite di questa festa liturgica. Gioiamo di questo onore, ascoltiamo la sua parola con attenzione e festeggiamo con lui la comunione di oggi con atteggiamento di venerazione. Ma soprattutto prendiamo a cuore quello che lui ci dice: è colui che si impregna della sua parola e vive secondo essa che gli manifesta il più grande rispetto.

Aggiornamento orari S. Messa parrocchia S. Agostino, S. Stefano e S. Teresa in Reggio Emilia

Orari S. Messe S. Agostino

Lunedì 18.30 

Martedì 18.30 

Mercoledì 18.30 (sospesa nei mesi di luglio-agosto)

Giovedì 18.30 (dalle 17:30 alle 18:30 Adorazione Eucaristica)

Venerdì 18.30 (sospesa nei mesi di luglio-agosto)

Sabato 18.30

Domenica 9.00 – 11.30 

Orari S. Messe S. Stefano

Venerdì 19.00 (Dalle ore 15 alle ore 19 Adorazione Eucaristica – ore 18,30 S. Rosario Ore 19 S. Messa)

Sabato 19.00 (S. Messa festiva anticipata)

Domenica 10.00

Orari S. Messe S. Teresa

Martedì 10.00

Mercoledì  18.30 (ore 18 Rosario – ore 18:30 S. Messa)

Venerdì 10.00 (sospesa!)

Domenica 11.00

Educazione in campo. L’estate di oratori e parrocchie. «A pieno regime. Anche oltre»

Le iniziative avviate in questi giorni hanno visto crescere l’adesione sia tra le famiglie che tra gli animatori Pascolini (Foi): sia un’occasione per rigenerare le comunità
L'estate di oratori e parrocchie. «A pieno regime. Anche oltre»

C’è una nuovo ‘imprevisto’ nell’orizzonte della Pastorale giovanile italiana, che solo pochi giorni fa nel XVII Convegno nazionale a Lignano Sabbiadoro si è trovata a interrogarsi proprio sul tema dell’imprevedibilità, dopo che pandemia e guerra hanno profondamente cambiato i programmi e i progetti. Si tratta dell’incredibile adesione alle iniziative estive proposte dagli oratori e dalle parrocchie italiane, che da questa settimana hanno riaperto le porte alle esperienze dei Grest e dei centri estivi.

Si può dire che dopo due anni siamo tornati a regime? «No, direi che siamo abbondantemente ‘oltre il pieno regime’ da un punto di vista numerico», sottolinea don Riccardo Pascolini, segretario del Forum degli oratori italiani, responsabile del Coordinamento regionale dell’Umbria della pastorale giovanile e degli oratori. «C’è stato un grande incremento, rispetto anche al pre-pandemia, sia dei ragazzi e delle famiglie che si sono rivolti agli oratori, che degli adolescenti che hanno scelto di mettersi al servizio dei più piccoli». Un’adesione così massiccia, dice il sacerdote, «era attesa e sperata ma inaspettata in questa misura, tale da obbligare a cambiare i programmi».

Tutto ciò, aggiunge Pascolini, «nasce di sicuro da un desiderio di tornare in comunità: ecco perché in parrocchia da me ho ricordato che questa estate dev’essere un’occasione non solo per tornare a organizzare cose belle (quello ci veniva bene anche prima), ma soprattutto per tornare a stare insieme, a fermarci e a stare con i ragazzi. Insomma, dev’essere il momento per offrire un tempo di qualità, che fa diventare grandi». Un tempo, quello degli oratori in estate, destinato a costruire futuro, perché per i ragazzi è un’esperienza che rimane nel cuore per sempre: «Ho chiesto a un giovane animatore, perché volesse fare questo servizio – racconta don Pascolini per esemplificare il valore delle iniziative estive – e lui mi ha risposto semplicemente che è perché ‘l’oratorio è una di quelle cose che si ricordano per sempre’».

Va da sé che questi giorni sono destinati a essere il momento privilegiato per mettere in pratica quel pressante invito all’ascolto, diventato il mantra dominante nella vita della Chiesa italiana: «Per i ragazzi, come per tutti – aggiunge il segretario del Foi – è di sicuro il momento della ripartenza, ma deve essere anche l’occasione per ripensare quello che hanno vissuto in questi ultimi due anni e per fare questo hanno bisogno di essere ascoltati ». È solo così, nota Pascolini, che quest’estate 2022 «ci aiuterà a generare e a rigenerare le comunità. Vedo in questo una ‘vocazione nella vocazione’ degli oratori, perché tramite queste esperienze offerte agli adolescenti tutte le famiglie potranno davvero ritrovare quella comunità di cui tutti sentiamo il bisogno per ripartire». Parole che sugellano con disarmante semplicità il ruolo sociale degli oratori e della pastorale giovanile in Italia. Perché in parrocchia i centri estivi non sono mai solo dei ‘parcheggi’ per minori, ma offrono un tempo di qualità fondato su un prezioso progetto educativo. L’attenzione fondamentale da avere, chiosa il sacerdote perugino, è che l’impegno messo in campo in questo periodo non si esaurisca con l’estate ma diventi «motivo per volgere lo sguardo e il cuore a una ripresa strutturata ma anche condivisa dei cammini educativi ».

D’altra parte gli oratori e la pastorale giovanile in questi due anni, in cui non si sono mai fermati di fatto, «hanno imparato a trovare soluzioni anche nei momenti difficili e a camminare sempre col passo del popolo di Dio, senza mai avere la presunzione di sapere tutto, ma cercando di intuire invece quello che serviva e serve alla comunità. Oggi ad esempio – conclude Pascolini – essi sono anche laboratori di dialogo e di pace: nei nostri oratori sono impegnati tra gli animatori anche ragazzi musulmani, ortodossi, oltre agli ucraini rifugiati». Un piccolo segno profetico per il mondo. © RIPRODUZIONE RISERVATA Nella foto i giovani di Bergamo durante una gita estiva in montagna (da Facebook)

Avvenire

La storia. Corpus Domini: cosa significa, cosa si celebra

Originariamente in calendario il giovedì che segue la prima domenica dopo Pentecoste, lo si celebra prevalentemente la domenica successiva. Il 3 giugno il Papa a Ostia.
Papa Francesco durante il rito del Corpus Domini.

Papa Francesco durante il rito del Corpus Domini.

Avvenire

Una festa di popolo

Il Corpus Domini (Corpo del Signore), è sicuramente una delle solennità più sentite a livello popolare. Vuoi per il suo significato, che richiama la presenza reale di Cristo nell’Eucaristia, vuoi per lo stile della celebrazione. Pressoché in tutte le diocesi infatti, si accompagna a processioni, rappresentazione visiva di Gesù che percorre le strade dell’uomo.

Le origini nel Medio Evo, in Belgio

La storia delle origini ci portano nel XIII secolo, in Belgio, per la precisione a Liegi. Qui il vescovo assecondò la richiesta di una religiosa che voleva celebrare il Sacramento del corpo e sangue di Cristo al di fuori della Settimana Santa. Più precisamente le radici della festa vanno ricercate nella Gallia belgica e nelle rivelazioni della beata Giuliana di Retìne. Quest’ultima, priora nel Monastero di Monte Cornelio presso Liegi, nel 1208 ebbe una visione mistica in cui una candida luna si presentava in ombra da un lato. Un’immagine che rappresentava la Chiesa del suo tempo, che ancora mancava di una solennità in onore del Santissimo Sacramento. Fu così che il direttore spirituale della beata, il canonico Giovanni di Lausanne, supportato dal giudizio positivo di numerosi teologi presentò al vescovo la richiesta di introdurre una festa diocesi in onore del Corpus Domini. Il via libera arrivò nel 1246 con la data della festa fissata per il giovedì dopo l’ottava della Trinità.

Papa Urbano IV e il miracolo eucaristico di Bolsena

L’estensione della solennità a tutta la Chiesa però va fatta risalire a papa Urbano IV, con la bolla Transiturus dell’11 agosto 1264. È dell’anno precedente invece il miracolo eucaristico di Bolsena, nel Viterbese. Qui un sacerdote boemo, in pellegrinaggio verso Roma, mentre celebrava Messa, allo spezzare l’Ostia consacrata, fu attraversato dal dubbio della presenza reale di Cristo. In risposta alle sue perplessità, dall’Ostia uscirono allora alcune gocce di sangue che macchiarono il bianco corporale di lino (conservato nel Duomo di Orvieto) e alcune pietre dell’altare ancora oggi custodite nella basilica di Santa Cristina. Nell’estendere la solennità a tutta la Chiesa cattolica, Urbano IV scelse come collocazione il giovedì successivo alla prima domenica dopo Pentecoste (60 giorni dopo Pasqua).

L’inno scritto da san Tommaso d’Aquino

Papa Urbano IV incaricò il teologo domenicano Tommaso d’Aquino di comporre l’officio della solennità e della Messa del Corpus et Sanguis Domini. In quel tempo, era il 1264, san Tommaso risiedeva, come il Pontefice, sull’etrusca città rupestre di Orvieto nel convento di San Domenico (che, tra l’altro, fu il primo ad essere dedicato al santo iberico). Il Doctor Angelicus insegnava teologia nello studium (l’università dell’epoca) orvietano e ancora oggi presso San Domenico si conserva ancora la cattedra dell’Aquinate e il Crocifisso ligneo che gli parlò. Tradizione vuole infatti che proprio per la profondità e completezza teologica dell’officio composto per il Corpus Domini, Gesù – attraverso quel Crocifisso – abbia detto al suo prediletto teologo: “Bene scripsisti de me, Thoma”. L’inno principale del Corpus Domini, cantato nella processione e nei Vespri, è il “Pange lingua” scritto e pensato da Tommaso d’Aquino.

In numerosi Paesi, tra cui dal 1977 l’Italia, la celebrazione è stata tuttavia spostata alla domenica successiva. In molte Chiese locali però, tra cui obbligatoriamente a Milano, anche alla luce della recente riforma del calendario ambrosiano, la data è rimasta invariata così che la celebrazione e la processione eucaristica, rimane al giovedì. Così anche a Roma fino all’anno scorso quando il Papa ha deciso di spostare alla domenica la processione del Corpus Domini. In particolare quest’anno Francesco celebrerà il Corpus Domini a Ostia. Il 3 giugno infatti alle 18 il Pontefice presiederà l’Eucaristia nella piazza antistante la parrocchia di Santa Monica dalla quale partirà la processione che giungerà nel piazzale vicino alla chiesa di Nostra Signora di Bonaria dove il Pontefice impartirà la benedizione ai fedeli. Si interrompe così una tradizione che da oltre quarant’anni prevedeva il rito a San Giovanni in Laterano. Al tempo stesso Bergoglio, ripercorrendo i passi di Paolo VI che proprio a Ostia nel 1968 guidò la processione del Corpus Domini, sottolinea la centralità delle periferie, fisiche e esistenziali, nel suo pontificato