Vescovo Mons. Camisasca invita i giovani in Cattedrale

“Desidero rivolgere un invito ai giovani e a tutti quanti vorranno vivere con me quattro momenti durante la Quaresima: 27 febbraio, 6, 13 e 20 marzo, in Cattedrale, nella nostra Cattedrale, alle 20.45. Quattro momenti per camminare assieme verso la Pasqua.

Il primo sarà dedicato a san Pietro e al suo tradimento: è possibile risorgere dopo i tradimenti?

Il secondo sarà dedicato al cireneo: è possibile portare i pesi nostri e i pesi degli altri?

Il terzo alla Maddalena: Gesù amava la Maddalena ed era amato da lei: quali sono i passi dell’amore?

E poi il quarto momento, il centurione e i due ladroni: Come possiamo rinascere dopo la morte? A cosa siamo destinati?

Ecco, quattro momenti per camminare assieme verso la Pasqua”.

Con queste parole – in un videomessaggio registrato dall’Ufficio diocesano per le Comunicazioni sociali- monsignor Massimo Camisasca invita i giovani a partecipare in Cattedrale ad un nuovo ciclo di catechesi, riunite sotto il titolo “Li amò sino alla fine”.

Il primo appuntamento, venerdì 27 febbraio alle 20.45, è sul tema “La conversione dell’amore”(Simon Pietro e Gesù); seguono il 6 marzo “Protagonisti della salvezza del mondo” (Il cireneo), il 13 marzo “La scoperta dell’amore vero” (Maria Maddalena) e il 20 marzo “Un amore che non ha confini” (Il centurione e i due ladroni).

La struttura della serata sarà quella già collaudata nelle passate edizioni. Il Vescovo e altri sacerdoti saranno disponibili per le confessioni a partire dalle 20. Poi un canto introdurrà le parole di monsignor Camisasca, che dopo la sua catechesi accoglierà le domande di alcuni partecipanti, per concludere intorno alle 22.

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“Sentinelle” aggredite: le parole del Vescovo. Il commento di monsignor Camisasca nell’intervista concessa a Radio Vaticana

È un fenomeno, questo, che mi fa molto pensare, e cioè quanto il silenzio sia oggi sentito come una provocazione, soprattutto quando dietro a questo silenzio c’è l’affermazione dei diritti di libertà delle persone. E questo è ciò che mi preoccupa soprattutto, in questo momento, e cioè la debolezza della nostra democrazia in cui sembrano messe in crisi la libertà di pensiero e la libertà di espressione. Penso che il valore di questa testimonianza che danno le Sentinelle, sia quello… leggi le parole del Vescovo…

Da Radio Vaticana del 15 dicembre 2014– “Le persone non sono categorie, i bambini hanno diritto ad un papà e ad una mamma”: Così le Sentinelle in Piedi in un comunicato rispondono agli insulti subiti sabato in varie città italiane durante le veglie silenziose aconfessionali e apartitiche da loro organizzate a favore della libertà di pensiero ed educazione e contro l’ideologia gender. Particolare tensione a Roma e La Spezia dove attivisti gay hanno rotto il silenzio dei veglianti.

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Al microfono di Paolo Ondarza il commento del vescovo di Reggio Emilia Guastalla, monsignor Massimo Camisasca:

R. –È un fenomeno, questo, che mi fa molto pensare, e cioè quanto il silenzio sia oggi sentito come una provocazione, soprattutto quando dietro a questo silenzio c’è l’affermazione dei diritti di libertà delle persone. E questo è ciò che mi preoccupa soprattutto, in questo momento, e cioè la debolezza della nostra democrazia in cui sembrano messe in crisi la libertà di pensiero e la libertà di espressione. Penso che il valore di questa testimonianza che danno le Sentinelle, sia quello di affermare semplicemente qualcosa in cui si crede, un credo laico. Si crede che fondamento della società sia la famiglia e si crede, perché è radicato nella storia e nella natura dell’uomo, che la famiglia sia formata da un uomo e da una donna e si crede che sia un bene per i figli avere un padre e una madre. Non vedo che cosa ci sia di intollerante o di omofobo in tutto ciò. All’opposto: vedo in tutto ciò l’affermazione di un bene per tutti, e quindi di qualcosa che viene offerto al bene comune, al bene della città e della società.

D. – L’iniziativa delle “Sentinelle in piedi” è laica, aconfessionale, apolitica, apartitica, tant’è che chi vi partecipa proviene dalle più diverse realtà, identità religiose e orientamenti sessuali …CamisascaCamisasca

R. – Infatti, il mio parlare di vescovo non vuole appropriare a sé nessuna realtà. Questa realtà è una realtà laica e quindi ha diritto di esprimere la sua voce, come hanno diritto di esprimere la loro voce anche tutte le altre posizioni. Purché questa espressione non diventi lesiva della dignità dell’altro, e quindi non diventi insulto, non diventi sputo, non diventi aggressione. Penso che dobbiamo ricominciare – Dio voglia sia possibile – a testimoniare che nella nostra società democratica ci si ascolti, anche su posizioni diverse, e si cerchi di cogliere ciò che di positivo c’è nella posizione dell’altro.

D. – In ballo c’è anche il concetto di “diritto”: anche Papa Francesco, recentemente, ha messo in guardia dal rischio di leggere i diritti in una chiave individualista …

R. – C’è uno stravolgimento della parola “diritto”, per cui la tragedia dell’aborto adesso, in alcuni Paesi, viene riconosciuta come “diritto delle donne”. Allora, c’è una mutazione del linguaggio che già avevamo visto nelle dittature. La famosa “lingua di legno” delle dittature, di cui parlava Ionesco: quella capacità di manipolare il linguaggio per cui le parole che dovrebbero esprimere una cosa finiscono per esprimerne un’altra. In realtà, non ci sono diritti sganciati dalla verità dell’uomo, non ci sono diritti sganciati dai suoi doveri.

D. – “Siamo in piazza per il bene di tutti, soprattutto di chi ha la coscienza addormentata”, scrivono in un comunicato le “Sentinelle in piedi”. Ravvisa questa coscienza addormentata, oggi?

R. – Molto. Purtroppo. Viviamo in un momento in cui, comprensibilmente, le persone, le famiglie portano su di sé un carico enorme di problemi; viene meno per taluni il lavoro, vengono meno gli stipendi o si riducono; ci si impoverisce … Poi, c’è molta violenza, nel nostro tempo, e quindi comprensibilmente si cerca, o si è vinti dalla tentazione di una chiusura nel privato: “ci pensino gli altri, sono problemi loro, io vado avanti così, con la mia coscienza”. Non ci si rende conto, in realtà, che “i problemi loro” non esistono: i problemi dell’uomo sono di tutti assieme e di tutti assieme sono le sconfitte o le vittorie.

D. – Quindi, risvegliare la coscienza su questi temi, oggi, è importante?

R. –È fondamentale da parte di tutti: della Chiesa e anche della società civile.

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L’omelia del vescovo in cattedrale nel giorno della solennità dell’Assunzione di Maria che coincide con la giornata di preghiera per i cristiani perseguitati

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Reggio Emilia, 15 agosto 2014 – Il vescovo, monsignor Massimo Camisasca, ha presieduto in cattedrale la messa, nella solennità dell’Assunzione di Maria, con i sacerdoti e con le comunità parrocchiali del centro storico. La celebrazione si è svolta nella giornata di preghiera per i cristiani perseguitati indetta dalla Cei.

Ecco l’omelia completa di monsignor Camisasca:

Cari fratelli e sorelle, durante questa celebrazione eucaristica, in unione con tutta la Chiesa diffusa nel mondo, e in particolare con le diocesi di tutt’Italia, preghiamo per i nostri fratelli, i cristiani dell’Iraq, costretti a lasciare le loro case e tutti i loro beni per fuggire di fronte a una volontà di morte che chiede loro di rinnegare la fede in cambio della vita. Allo stesso modo preghiamo per tutti coloro che, pur appartenendo ad altre fedi e religioni, stanno subendo la stessa ingiustizia.

La testimonianza dei nostri fratelli ci insegna che la fede è il bene più prezioso che abbiamo. Essa illumina la nostra vita e la riempie di significato. Ci rende anche capaci di portare il peso della sofferenza e del dolore. Nello stesso tempo le vicende terribili dell’Iraq, ricordandoci il numero impressionante di martiri di questo inizio di millennio, ci invitano a chiedere che la libertà religiosa sia il fondamento della convivenza civile in ogni Paese. Esprimiamo dunque nella preghiera la comunione profonda con i nostri fratelli perseguitati e chiediamo a Maria Assunta di proteggerli nel loro difficile cammino.

Cosa vuole insegnare alla nostra vita quotidiana la festa di oggi? Quale dono vuol fare la Chiesa a noi con la solennità dell’Assunzione di Maria? Qualcuno potrebbe pensare che una celebrazione dedicata a guardare Colei che sale in cielo in anima e corpo, sottraendosi allo sguardo dei presenti, ci inviti quasi ad uscire da questa vita per trasferirci spiritualmente nella vita futura. In tutto ciò è nascosta una grande tentazione che anche molte filosofie hanno vissuto. Ma Cristo non ci invita a uscire da questa vita prima del tempo. Egli stesso ha detto, poco prima di lasciarci, rivolgendosi al Padre: non voglio che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal male (cfr. Gv 17,15).

La vita cristiana non è un oppio che ci fa dimenticare le responsabilità e i problemi dell’esistenza. All’opposto, Gesù è venuto proprio per portarci una luce, per essere lui stesso la luce che illumina la vita degli uomini. Per aiutarci a distinguere il bene dal male. Per indicarci le strade onde operare delle scelte giuste e fruttuose. Egli è venuto per cambiare il nostro cuore e per donarci la forza di compiere il bene. Ci aiuta ad estirpare le radici di male e opera attraverso di noi, per quanto possibile alla nostra fragilità umana, azioni giuste e sante.

Nello stesso tempo l’invito a guardare in alto contiene una verità, che è espressa anche con la preghiera con cui abbiamo iniziato questa Messa: «Fa’ che viviamo in questo mondo costantemente rivolti ai beni eterni». Cosa sono questi beni eterni se non la persona stessa di Gesù? Come Maria, allora, dobbiamo imparare a vivere le responsabilità e le circostanze della vita quotidiana guardando a suo Figlio. Come Maria siamo chiamati a trattenere nel nostro cuore le parole che Dio ci rivolge perché esse ci aprano il senso di ciò che accade.

Nella sua parola Dio non soltanto rivela la sua sapienza, ma dona se stesso. Come per Maria la parola di Dio era quel bambino o quel ragazzo che viveva nella sua casa, così anche per noi la Parola si è fatta carne ed abita in mezzo a noi, si è resa presente nella nostra vita in mille modi e ci invita a diventare testimoni della carità presso gli uomini e le donne del nostro tempo come ha fatto Maria.

Il vangelo che abbiamo appena ascoltato ci parla della Madonna che non ha avuto paura, subito dopo il concepimento di Gesù, di iniziare un lungo viaggio per andare ad aiutare la parente Elisabetta, rimasta incinta in tarda età e con una gravidanza difficile. Maria ha percorso molti chilometri per portare Gesù. Tutte le preoccupazioni di quel momento, i discorsi della gente, la comprensibile ansia per quello che avrebbe pensato Giuseppe, tutto passa in secondo piano e diventa un inno di lode a Dio.

Ecco che cosa vuol dire avere lo sguardo rivolto verso l’alto: saper leggere in profondità ciò che accade. Restare umili. Imparare a vedere ciò che Dio opera. Imparare la lode e l’esultanza. Facciamoci tutti discepoli come Maria. Ella ha saputo custodire nel silenzio le verità più grandi e i momenti più drammatici della sua vita. Non ha preteso di capire subito tutto, ma ha accettato di percorrere fino in fondo l’itinerario che il Padre aveva scelto per suo Figlio e per lei. Ed è stata così ricolmata di gioia e di gloria.

Sosteniamoci a vicenda, aiutiamoci perché anche nel nostro cuore nascano gli stessi sentimenti, nella nostra mente gli stessi pensieri che hanno abitato nella mente e nel cuore di Maria. Il Signore ci aiuta nel cammino, spesso difficile, della vita. Portiamo questo aiuto ai fratelli (cfr. 2Cor 1,4)! Quando si accende dentro di noi il fuoco dell’incarnazione, quando conosciamo che Dio si è fatto uomo per raccoglierci dal nostro male, diventiamo desiderosi di essere noi stessi fuoco che illumina e riscalda la vita degli altri uomini, donando generosamente quello che abbiamo ricevuto. Amen.

fonte: http://www.ilrestodelcarlino.it/reggio-emilia/camisasca-non-abbiate-paura-di-affrontare-le-responsabilit%C3%A0-della-vita-1.125987

Il Vescovo Massimo scrive ai giovani

 

Cari giovani,

l’anno prossimo proseguiremo i nostri incontri qui in Cattedrale durante la Quaresima secondo un calendario che vi sarà comunicato. Vorrei però comunicarvi ora una cosa che mi sta molto a cuore.Molti di voi mi hanno scritto che i nostri incontri hanno toccato temi importanti per la vita di ognuno di voi e molte domande sono emerse: come è possibile vivere nella quotidianità ciò che ci siamo detti? Come posso fare della mia vita qualcosa di grande? Come scoprire il mio posto nel mondo e così realizzarmi come uomo e come donna?

Per aiutarvi a rispondere a queste domande ho pensato ad un cammino importante da vivere assieme a partire dal prossimo anno, con cadenza mensile, aperto a tutti coloro che vogliono iniziare a prendere sul serio la propria vita ed essere aiutati a capire cosa chiede Dio da loro. Sarà un cammino di discernimento aperto a 360° per comprendere se Dio vi chiama sulla strada del matrimonio, della vita consacrata o del sacerdozio. È dunque aperto a tutti, ragazzi e ragazze, coppie di fidanzati o single, dai 18 anni in su. Assieme a voi ci sarà don Daniele Scorrano e un’équipe che si sta costituendo attorno a don Alessandro Ravazzini, responsabile del Servizio Diocesano Vocazioni,formata da giovani coppie di sposi, seminaristi, persone consacrate e altri giovani.
Non lasciate cadere questa possibilità! Venite assieme ai vostri amici, invitate altri! Non c’è nulla di più interessante nella vita dell’avventura che ci porta a scoprire come realizzare la nostra esistenza. Sarà come andare ad un pozzo per attingere acqua fresca che possa dissetare la nostra sete di vita. Per questo abbiamo pensato di chiamare questa esperienza:Il pozzo di Giacobbe, avendo negli occhi e nel cuore l’immagine di Gesù che, seduto su quel pozzo, dialoga con la Samaritana (cfr. Gv 4, 5-42).

Sono certo che questo itinerario, che raccoglie anche l’eredità diPer un passo nel cammino, vi aiuterà a vivere innanzitutto ciò in cui siete già immersi: lo studio universitario, il lavoro, il vostro impegno in parrocchia e nella società.

Per poter preparare adeguatamente questo percorso e per comunicarvi tutte le informazioni sulle date e i luoghi, vi prego di segnalare la vostra presenza a questo indirizzo di posta elettronica:

pozzodigiacobbe.re@gmail.com

Diffondetelo tra i vostri amici. Vi aspetto numerosi!

in http://www.pastoralegiovani.re.it/?action=goid&id=2&artid=518

Nuovi missionari della San Carlo fondata nel 1985 da Mons. Camisasca Vescovo di Reggio Emilia in Usa e Russia

 

don Paolo Sottopietra, superiore generale della San CarloDON PAOLO SOTTOPIETRA, SUPERIORE GENERALE DELLA SAN CARLO

Il 21 giugno verranno ordinati dal cardinale Rilko sei diaconi e un prete, Michele Benetti. Per lui destinazione Washington, dove insegnerà Fisica e Teologia

REDAZIONE
ROMA – vaticaninsider

Un migliaio di persone per festeggiare i sette ordinandi della Fraternità San Carlo. Domani, 21 giugno, alle 15.30 in santa Maria Maggiore a Roma, per l’imposizione delle mani di sua eminenza il Cardinal Rylko, Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, verranno ordinati un sacerdote e sei diaconi della realtà ispirata al movimento di Comunione e Liberazione. Il prete è Michele Benetti 31 anni, che si va ad aggiungere agli oltre 125 membri che compongono la realtà fondata nel 1985 da Monsignor Massimo Camisasca, oggi vescovo di Reggio Emilia-Guastalla.

Don Michele sarà destinato a Washington. Nella capitale americana vive già da quattro anni e lì ha finito la sua formazione teologica. Insegnerà Fisica e Teologia presso il Bishop O’Connell High School ad Arlington in Virginia, dove metterà a frutto la laurea in fisica, ottenuta prima di entrare in seminario. «Ho sempre avuto questo grande desiderio – dice don Benetti a Vaticaninsider – di poter testimoniare ai ragazzi delle scuole superiori la profonda connessione tra la fede cristiana e la scienza moderna. E’ dallo stupore per la presenza delle cose che ci stanno attorno che sorgono le grandi domande circa il mistero della nostra esistenza».

Con don Michele verranno ordinati anche sei diaconi che sono destinati alle missioni della Fraternità a Mosca, Colonia, Roma, Torino e Reggio Emilia. «I padri della nostra Fraternità, don Giussani e don Massimo Camisasca, ci hanno insegnato – afferma don Paolo Sottopietra, superiore generale della San Carlo – il contenuto vero della vita di un uomo: comunione, amicizia, vocazione, libertà, gratuità, dono di sé. Ci hanno mostrato la bellezza dell’obbedienza della preghiera, ci hanno comunicato la passione per tutto ciò che di positivo c’è nel cuore dell’uomo e nella vita dei popoli, ci hanno educato a una compassione piena di rispetto per il dolore, l’errore e il peccato. Partiamo da Roma per vivere con tutti queste esperienze, per dire che Cristo è vivo e ci viene incontro ancora oggi».

Domenica 15 Giugno 2014 ore 18.00 in Cattedrale Reggio Emilia solenne Celebrazione per ricordare il primo centenario della Fondazione della Famiglia Paolina

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Domenica 15 Giugno 2014 ore 18.00 nella  Chiesa Cattedrale di Santa Maria Assunta Reggio Emilia solenne Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo Sua Ecc.za Mons. Massimo Camisasca  per ricordare il primo centenario della Fondazione della Famiglia Paolina (1914-2014)…

“Fate  a tutti la carità della verità” (beato Giacomo Alberione, Fondatore della Famiglia Paolina)

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segnalazione web a cura di webmastersantostefano@simail.it

Il vescovo Massimo commenta l’Esortazione «Evangelli gaudium»

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“Ci sono cristiani che sembrano avere uno stile di Quaresima senza Pasqua”. L’autore di questa frase, facilmente riconoscibile per lo stile diretto a cui ci sta abituando, è Papa Francesco, quasi all’inizio (al numero 6) di un’Esortazione apostolica – la Evangelii gaudium – indirizzata ai fedeli cristiani “per invitarli a una nuova tappa evangelizzatrice marcata da questa gioia e indicare vie per il cammino della Chiesa nei prossimi anni” (n. 1).
La gioia di evangelizzare è il tema dominante di questo documento: non un’euforia passeggera, ma la radice della “trasformazione missionaria della Chiesa”, come si legge fin dal titolo del primo capitolo.
Abbiamo ripreso il testo di Papa Francesco, segnatamente i numeri dal 34 al 49, insieme al Vescovo.

Monsignor Camisasca, come commenta questo primo capitolo della “Evangelii gaudium”?

Mi sembra che la parola chiave sia missione: la Chiesa è chiamata ad avere una forma missionaria, cioè deve concepire se stessa come continuità della missione del Padre che manda il Figlio e del Figlio che manda lo Spirito.
Missione vuol dire andare verso gli uomini, dunque non è indifferente il modo della comunicazione. Il Papa vuole dirci qual è il cuore del messaggio di cui dobbiamo essere portatori. Non è soltanto ciò da cui dobbiamo partire, ma anche ciò che di più importante abbiamo da trasmettere ad imitazione di Gesù.
Imitare Gesù è lo scopo che la Chiesa si propone da duemila anni. Qual è la “novità” di Papa Francesco?

La sua preoccupazione fondamentale è manifestare il cuore del messaggio di Gesù Cristo e non dare per scontato che i nostri interlocutori lo conoscano, perché è il cuore di questo messaggio che gli conferisce senso, bellezza e attrattiva.
“L’annuncio, dunque, deve concentrarsi su ciò che è essenziale, su ciò che è più bello, più grande, più attraente, più necessario» (n. 35). Di cosa si tratta? È sempre Papa Francesco a rispondere, poco dopo (n. 36) “La bellezza dell’amore salvifico di Dio manifestato in Gesù Cristo morto e risorto”.
Nell’annuncio della “grande bellezza” del cristianesimo, tuttavia, viene il momento in cui la carità va coniugata con la verità. E qui spesso sorgono problemi o incomprensioni…
Il Papa non vuole nascondere nessuna verità cristiana, è consapevole che c’è un cammino dalla fede alla carità e quindi dalla fede alla vita morale, ma vuole che la persona sia messa in condizione di incontrarsi con il cuore incandescente della proposta di Cristo. È da questo cuore che possiamo poi comprendere ed entrare in tutte le altre verità proposte dal cristianesimo. Non c’è una negazione delle altre verità, anzi, il Papa afferma esplicitamente che tutte le verità rivelate procedono dalla stessa fonte divina e sono credute con la medesima fede, ma occorre una chiave per poterle accostare altrimenti, disarticolate, perdono il loro significato.
Si deve cioè procedere dal generale – il cuore del messaggio – al particolare dei singoli precetti?

Sappiamo che tutte le verità sono unite fra di loro e che, in fondo, potremmo partire da ciascuna per mostrare tutto quanto il cristianesimo, ma questa unità sistematica delle verità cristiane, che è la passione e il campo di ricerca di chi approfondisce la teologia cristiana, in realtà non può essere il punto di partenza del nostro annuncio e della nostra catechesi. Il punto di partenza è la manifestazione dell’amore salvifico di Dio. In questa affermazione del Papa leggo una critica a una metodologia catechistica del passato che rimarca, quasi con spirito totalizzante, alcuni comandamenti a scapito di altri.
Al numero 39 il Papa dice che non bisogna mutilare l’integralità del messaggio del Vangelo, e che non possiamo ridurlo ad alcuni accenti dottrinali o morali che procedono da opzioni ideologiche. Per esempio, ha commesso questo errore di prospettiva chi ha sottolineato in modo indebito i peccati contro il sesto comandamento, facendo della sessuofobia il cuore del cristianesimo, oppure chi, altrettanto indebitamente, ha evidenziato l’aspetto di Gesù liberatore in chiave politica.
Annunciando un cristianesimo semplice, però, non c’è il rischio di presentarlo anche, in qualche modo, “semplificato”?

Il Papa non vuole cercare in questo modo il consenso del mondo. È illuminante quando (al n. 49) scrive: “Non potremo mai rendere gli insegnamenti della Chiesa qualcosa di facilmente comprensibile e felicemente apprezzato da tutti. La fede conserva sempre un aspetto di croce”.
Ci invita a puntare su questa “sostanza”, su questo centro infuocato dell’evento di Cristo, non perché così otterremo consenso e tutti ci seguiranno, ma per fedeltà al Vangelo e alla missione di Cristo.

Da questo punto di vista è interessante notare che il Papa, mentre da un lato ci invita ad “uscire”, ad andare verso le periferie del mondo e dello spirito, dall’altro ci inviti ad “entrare”, a concentrarci sul cuore del cristianesimo: su Gesù Salvatore.

Si può uscire solo in quanto si è ben saldi nel centro, si può andare solo in quanto si rimane. È il tema antico e sempre nuovo dell’unità di azione e contemplazione che trova nella vita di Gesù con gli apostoli la sua sintesi più alta. È questo il cuore del Vangelo che il Papa ci invita a guardare: la «comunione missionaria» di Gesù con gli apostoli (cfr. n. 23).
Sono dunque due i fuochi dell’ellisse che il Papa ci sta indicando. Considerarne solo uno, sottolinearne solo uno a scapito dell’altro vuol dire tradire o strumentalizzare il suo messaggio.
Forse la semplificazione del messaggio, allora, viene fatta dalla libera estrapolazione dei pensieri del Papa…
Non dobbiamo pensare di avere già capito cosa il Papa dice, perché Bergoglio è un uomo che viene dal Sud del mondo e per entrare nella sua mentalità abbiamo bisogno di molto tempo.

Sta indicando un cammino di cambiamento alla Chiesa ed è in questo cammino che dobbiamo entrare con molta umiltà, senza decostruire tutto quello che abbiamo fatto ma, con lui, riformulandolo nel tempo, in modo da poter raggiungere gli uomini e le donne di oggi.
Un anno dopo, qual è il suo giudizio sul pontificato di Papa Francesco?
L’elezione di papa Bergoglio, come evento storico, è paragonabile alla scoperta dell’America.

Con la scoperta colombiana dell’America un uomo del nord è andato a sud del mondo e ha guardato il sud con gli occhi del nord. Adesso è un uomo del sud che viene al nord e ci fa guardare a tutta la Chiesa con gli occhi del sud. Quindi siamo chiamati ad entrare in una nuova prospettiva. E vi si entra lentamente. Non dobbiamo fare dei suoi testi un ricettario, estrapolando ora questa ora l’altra frase, ma dobbiamo cercare cosa vuole comunicarci in profondità.
Il rischio che molti cristiani corrono è di guardare al Papa con i criteri del mondo, delegando la propria conoscenza di lui e del suo messaggio alle interpretazioni – che sono spesso anche manipolazioni – che ne fanno i giornali, la Tv e Internet.
Occorre, invece, meditare ciò che il Papa dice nella sua integralità, chiedere nella preghiera di entrare personalmente e umilmente in quel processo di conversione che la sequela di Gesù chiede in ogni tempo.
E non dimentichiamoci, come egli stesso ha chiesto, di pregare ogni giorno per il Papa e per il suo grande e delicato ministero.

Edoardo Tincani – laliberta.info

Giovedì 17 aprile – Giovedì Santo e Messa Crismale

Alle 9.30, in Cattedrale, solenne concelebrazione della Messa Crismale presieduta dal vescovo Massimo.




A  concelebrare ci saranno anche i vescovi emeriti Paolo e Adriano, con la rinnovazione delle promesse sacerdotali e diaconali, la consegna delle offerte quaresimali per le missioni diocesane, la benedizione degli Oli, la festa per gli anniversari di Ordinazione e il ricordo orante dei confratelli defunti dalla Pasqua 2013.

 La liturgia sarà trasmessa in diretta su Radiopace – Redazione Reggiana.

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