Al Museo del ‘900 di Milano la milionaria collezione Mattioli. E’ la più importante al mondo. In comodato gratuito le 26 opere

Il museo del Novecento di Milano ospiterà la collezione Mattioli, la più importante collezione al mondo di opere futuriste e dell’avanguardia italiana di inizio ‘900 Dichiarata indivisibile e insostituibile dallo Stato nel 1973, è formata da 26 opere fra cui Materia di Boccioni, e lavori di Balla, Carrà, Morandi e Modigliani. La collezione, che ha un valore assicurativo di quasi 143 milioni è stata ceduta in comodato gratuito per 5 anni rinnovabili. Così “il museo del 900 diventa il più importante al mondo sul futurismo” dice all’ANSA Anna Maria Montaldo, direttrice del polo arte moderna e contemporanea del Comune.
L’importanza della cessione non sta solo nel valore in sé delle opere – fra cui ‘Mercurio passa davanti al sole’ di Giacomo Balla, ‘Manifestazione interventista’ di Carlo Carrà, ‘Bottiglie e fruttiera’ di Giorgio Morandi e ‘Composizione con elica’ di Mario Sironi – ma nel fatto che arricchiscono e completano una collezione già di grande valore. ‘Ballerina blu’ di Gino Severini, ad esempio, si aggiungerà alla ‘Ballerina bianca’ già presente. In termini calcistici, sarebbe come unire Messi a una grande squadra dove già gioca Ronaldo.
Dal 1997 al 2015 la collezione Mattioli è stata esposta al Peggy Guggenheim Museum di Venezia. E’ invece del 2017 l’annuncio che sarebbe andata per due anni a Palazzo Citterio, cioè lo spazio dedicato al Novecento di Brera, che però non è ancora pronto per l’apertura.
Al momento le opere sono esposte al Museo Russo di San Pietroburgo, come parte fondamentale della mostra ‘Futurismo italiano della collezione Mattioli. Cubofuturismo russo del Museo Russo e collezioni private’. A Milano arriveranno la prossima primavera e “la prospettiva – rivela Montaldo – è di presentare la galleria del futurismo con la collezione Mattioli nell’ottobre 2022”. (ANSA).

BIMBA FERITA ALLA GAMBA DA COLPO PISTOLA DURANTE UNA RAPINA

ansa

SARÀ OPERATA OGGI, VIGILANTE COLPITO DA SECONDO PROIETTILE Un proiettile esploso da un rapinatore in un supermercato a Cormano, in provincia di Milano, ha colpito, probabilmente di rimbalzo, una bambina di 5 anni ad un polpaccio. La piccola, trasportata in ospedale, sarà operata questa mattina per la rimozione di alcuni frammenti. Ferito anche un vigilante, colpito a sua volta all’altezza dell’anca, che aveva cercato di fermare il rapinatore. I carabinieri hanno arrestato il malvivente in un bar: è un italiano di 64 anni, incensurato.

I divorziati e l’eucarestia. La lettera del sindaco Sala e le risposte che dà la Chiesa

da Avvenire

È raro che un politico parli della sua vita di fede. Il primo cittadino di Milano lo ha fatto rivelando un’adesione di fede e una ferita

Giuseppe Sala, sindaco di Milano

Giuseppe Sala, sindaco di Milano – Fotogramma

È raro che un politico parli della sua vita di fede. Il sindaco Beppe Sala lo ha fatto rivelando un’adesione e una ferita. Un atto di coraggio e di chiarezza. Che non può che essere apprezzato da chi, come noi, da anni è impegnato a divulgare e promuovere la svolta pastorale voluta da papa Francesco all’insegna dell’accoglienza e della misericordia. Nella confessione spirituale che ha affidato, la vigilia di Natale, alle pagine de “la Repubblica”, il sindaco di Milano rivela «di non poter fare a meno del confronto con il Mistero» e di partecipare regolarmente alla Messa domenicale, ma di sentirsi «a disagio rispetto al momento della Comunione, essendo divorziato e in uno stato che non mi consente di accostarmi al Sacramento».

Se una persona seria e preparata come Sala, è costretta ad ammettere un disorientamento spirituale per la sua condizione di divorziato risposato, significa che la strada per trasformare in consapevolezza diffusa le indicazioni uscite dal doppio Sinodo sulla famiglia (2014 e 2015) voluto da papa Francesco e poi dall’esortazione apostolica Amoris laetitia, è ancora lunga.

In quel testo il Papa scrive in modo esplicito che nessuno deve sentirsi condannato per sempre e che la Chiesa è chiamata ad offrire a tutti, compresi i divorziati risposati a cui è dedicato un intero capitolo – l’VIII – la possibilità di vivere pienamente il proprio cammino di fede. In questo cammino si può comprendere anche l’aiuto dei sacramenti (nota 351).

Non è un’opinione. È quanto emerso da un cammino sinodale proseguito per oltre tre anni che il Papa ha sancito con la sua parola. Poi, di fronte alle critiche e ai distinguo, Francesco ha voluto che l’interpretazione da lui considerata più efficace, quella dei vescovi della regione di Buenos Aires, fosse inserita nei cosiddetti Acta apostolica sedis – gli atti ufficiali della Santa Sede – a ribadire che indietro non si torna e che tutte le diocesi del mondo devono incamminarsi lungo quella strada.

Milano non fa eccezione. Inutile far riferimento al rito ambrosiano e alle aperture del cardinale Carlo Maria Martini, che su questi aspetti non ci sono state, in quanto scelte che non si potevano e non si possono pretendere da una singola Chiesa locale.

Francesco, come detto, ha ritenuto necessarie due assemblee mondiali dei vescovi per gettare i semi del cambiamento. Una persona divorziata e risposata che desidera riaccostarsi alla Comunione – spiega il Papa – può chiedere l’aiuto di un sacerdote preparato per avviare un serio esame di coscienza sulle proprie scelte esistenziali.

Sei, in rapidissima sintesi, i punti da non trascurare: quali sforzi sono stati fatti per salvare il precedente matrimonio e ci sono stati tentativi di riconciliazione? La separazione è stata voluta o subita? Che rapporto c’è con il precedente coniuge? Quale comportamento verso i figli? Quali ripercussioni ha avuto la nuova unione sul resto della famiglia? E sulla comunità? Domande spesso laceranti e risposte non codificabili, che possono richiedere anche lunghi tempi di elaborazione e da cui non derivano conseguenze uguali per tutti. Ma anche modalità pastorali efficaci per metterle in pratica.

Trovare e attuare queste buone prassi è faticoso e Sala, con le sue parole, ha dato voce a un disagio e una sofferenza spirituale, ma anche a una speranza, che condivide con tanti altri credenti, divorziati e risposati.

Milano. Bimba di 6 anni muore di meningite. Caos a scuola

Una bimba di 6 anni residente a Rozzano, nel Milanese, è morta la sera del 2 novembre per meningiteall’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, dove era stata trasportata con l’elisoccorso da Selvino. La piccola, italiana, era apparsa da subito in gravissime condizioni. Sopraggiunto un arresto cardiaco, a nulla sono valsi i tentativi di rianimarla.

«È prematura ogni ipotesi sul tipo di meningite che le ha tolto la vita», hanno precisato i sanitari, secondo cui per la diagnosi occorrerà aspettare l’esame dei campioni prelevati nel corso del riscontro diagnostico effettuato nella mattinata di oggi, destinati per la tipizzazione al Centro di riferimento regionale del Policlinico di Milano.

Nel frattempo alla scuola della piccola, dove la notizia della morte della bambina è circolata attraverso un passaparola tra mamme, è scoppiato però il caos. A decine i genitori che, sull’onda della paura e degli allarmi circolati all’ingresso, hanno deciso di non far entrare i propri figli in aula. La scuola in ogni caso è rimasta regolarmente aperta e l’Ats locale ha già avviato la profilassi nella classe prima della bimba consegnando l’antibiotico sia ai genitori dei compagni di classe sia agli insegnati. La procedura di prevenzione verrà effettuata anche per tutti i bambini che praticavano ginnastica artistica con la piccola, in una palestra sempre a Rozzano.

«La profilassi serve per il batterio ma – ha spiegato il sindaco di Rozzano, Barbara Agogliati, dalle prime ore della mattinata presente nella scuola – è importante fare i vaccini». La bambina deceduta era in regola con tutta la documentazione vaccinale, ma “il vaccino per la meningite C è consigliato e quello per la meningite B è a pagamento. E questo – ha concluso il sindaco – è un deterrente».

Negli ultimi 4 anni 68 vittime. Ecco i vaccini

Negli ultimi quattro anni in Italia sono morte 68 persone per meningococco: ai primi posti Lombardia, Toscana e Veneto. Secondo i dati del ministero della Salute, in media, il 50-60% dei pazienti guarisce completamente, mentre il 30% sopravvive riportando conseguenze anche molto gravi (15 bambini su 100 hanno complicanze così gravi da richiedere protesi acustiche o degli arti, riportano cicatrici invalidanti, seri problemi alla vista, deficit neuro-motori) con un costo umano, sociale e sanitario altissimo. La letalità della meningite è di circa il 10% nei casi dovuti a pneumococco (98 deceduti su 940 pazienti nel 2016) e di circa il 12% nei casi da meningococco (21 su 178 pazienti), che aumenta al 23% nel caso in cui il ceppo di meningococco sia il C (13 su 51 pazienti).

I bambini piccoli (al di sotto dei 5 anni di età) e gli adolescenti, ma anche i giovani adulti, sono a rischio più elevato di contrarre infezione e malattia. Per quanto riguarda il sierogruppo B, la maggior parte dei casi si concentra fra i bambini più piccoli, al di sotto dell’anno di età. Esistono tre tipi di vaccino anti-meningococco: il vaccino coniugato contro il meningococco di sierogruppo C (il più frequentemente utilizzato, protegge solo dal sierogruppo C), il vaccino coniugato tetravalente (protegge dai sierogruppi A, C, W e Y) e il vaccino contro il meningococco di tipo B (che protegge esclusivamente contro questo sierogruppo).

Al momento non esiste alcuna situazione epidemica, la circolazione dei germi che causano la malattia è nella norma attesa in linea coi numeri degli ultimi anni, il presidio preventivo rappresentato dalla vaccinazione è disponibile per le classi di età a rischio e per le persone che presentano rischi particolari di contrarre una malattia invasiva grave e sarà in distribuzione gratuita secondo le previsioni del nuovo Piano nazionale, inserito per questi motivi nei Livelli Essenziali d’Assistenza che il Sistema Sanitario Nazionale eroga.

Avvenire

Milano: aperto il processo di beatificazione di Fratel Ettore

L’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, ha incaricato la curia arcivescovile di pubblicare l’Editto per l’apertura del processo di beatificazione e canonizzazione del Servo di Dio Fratel Ettore Boschini morto il 20 agosto del 2004 a 76 anni. Da questo momento i fedeli ambrosiani dunque potranno far pervenire al servizio per le Cause dei Santi della curia testimonianze o scritti sulla figura del sacerdote in vista dell’inizio dell’istruttoria diocesana che avverrà martedì 19 dicembre. 

La richiesta di apertura del processo di beatificazione, avanzata dall’ordine religioso dei Chierici Regolari Ministri degli Infermi (Camilliani) e dall’associazione dei Missionari del Cuore Immacolato di Maria, era già stata accolta il 12 marzo 2012 dall’allora arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola. Oggi, con la pubblicazione dell’Editto, anche l’arcivescovo mons. Delpini ha confermato la scelta .

Ettore Boschini, nato nella frazione Belvedere del comune di Roverbella (Mantova) il 25 marzo 1928 da una famiglia di agricoltori, trascorse la fanciullezza in ristrettezze economiche familiari e giunto all’adolescenza, dovette lasciare la scuola per andare a lavorare nei campi e nelle stalle, alle dipendenze di piccoli proprietari terrieri. A 24 anni sentì la vocazione allo stato religioso sempre più insistente, per cui scelse di entrare nell’ordine dei Camilliani, venendo accolto il 6 gennaio 1952 e pronunciando i voti temporanei come fratello, il 2 ottobre del 1953.

Nei primi anni Settanta fu destinato a Milano, alla clinica camilliana “San Pio X” e fu lì che scoprì le miserie che si nascondono nella vita metropolitana delle grandi città. Desideroso di stare vicino ai più diseredati, ai senza tetto, agli immigrati e alle persone sole senza affetti,prese ad istituire dei “Rifugi”, luoghi ospitali organizzati per soccorrerli al meglio, prima da solo, poi con l’aiuto di volontari attratti dal suo carisma camilliano.

Con la veste talare nera e la grossa croce rossa sul petto, tipiche del suo Ordine, percorreva in lungo e in largo Milano, alla ricerca dei bisognosi, offrendo aiuto concreto e spirituale. Superò innumerevoli difficoltà, incomprensioni, maltrattamenti e, con il tempo, divenne il simbolo di una vera e difficile solidarietà. .

Fratel Ettore Boschini morì il 20 agosto 2004 a 76 anni, nella clinica camilliana “San Pio X” a Milano.

Mons. Delpini nuovo arcivescovo di Milano, succede al card. Scola

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi metropolitana di Milano presentata dal cardinale Angelo Scola e ha nominato nuovo arcivescovo monsignor Mario Enrico Delpini, finora vescovo ausiliare e vicario generale della medesima arcidiocesi. Stamane il saluto davanti alla stampa.

Ha più volte sottolineato la propria inadeguatezza rispetto al compito affidatogli da Papa Francesco, il nuovo arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, 66 anni da compiere il prossimo 29 luglio. Sarà però un trasloco di pochi metri per lui, dal prossimo 24 settembre quando farà l’ingresso ufficiale in diocesi. Mons. Delpini è attuale vicario generale della diocesi del cardinale Scola dal 2012 ed è stato formatore e rettore del Seminario diocesano dal 2000 al 2006. Mons. Delpini è stato vescovo ausiliare di Milano dal 2007 e ha chiesto sinodalità e consiglio da parte di tutti coloro che hanno qualcosa da dirgli per insegnargli il nuovo compito.

In un cordiale colloquio con il cardinale Scola e con i molti intervenuti per sentire confermare quel nome che circolava già da qualche giorno, ha individuato tante sfide per Milano, da affrontare nell’ottica propria di un prete, e cioè la vicinanza di Dio, la consapevolezza che agisce ancora nella storia; ha chiesto ancora collaborazione tra le religioni, tra tutte le parti della società e le persone di buona volontà.

Il cardinale Scola saluterà ufficialmente la diocesi con una celebrazione l’8 settembre prossimo, il giorno successivo ci sarà la presa di possesso canonica; l’ingresso del neo-arcivescovo è invece la domenica 24 settembre.

da Radio Vaticana

Una strada di Milano intitolata al cardinal Martini

A pochi giorni da quello che sarebbe stato il suo compleanno, lo scorso 15 febbraio, domani, domenica 21, il Comune di Milano intitolerà, a pochi passi dal Duomo, l’antica via Arcivescovado (angolo piazza Fontana) al cardinale Carlo Maria Martini (1927-2012), il pastore che resse la Chiesa ambrosiana per oltre 22 anni (1980-2002). Una scelta, quella di Palazzo Marino, dal grande valore simbolico, perché verrà dedicato al cardinale gesuita uno spazio pubblico che lo vide, proprio in questo angolo di città, per anni protagonista di tanti incontri e celebrazioni. La cerimonia avverrà alle 12.30 alla presenza del sindaco Giuliano Pisapia e del secondo successore di Martini sulla cattedra di sant’Ambrogio, il cardinale Angelo Scola. Sempre domani, ma alle 11, il cardinale Scola presiederà una Messa in Duomo nella quale si ricorderà la figura del porporato. A concelebrare, tra gli altri, ci sarà il gesuita Giacomo Costa, vice presidente della Fondazione Carlo Maria Martini e direttore di Aggiornamenti sociali.

Solo il 25 settembre scorso anche il Comune di Torino ha intitolato a Martini una targa commemorativa nel palazzo di via Cibrario, 19 dove nacque il 15 febbraio 1927. Sarà la sorella di Martini, Maris, a svelare la targa con il nome della strada milanese. «A noi familiari riempie di orgoglio questa decisione del Comune – rivela – perché con questo riconoscimento viene ricordato pubblicamente non solo il biblista di fama internazionale, il pastore della Chiesa cattolica ma anche il valore civico dei suoi gesti e dei suoi interventi di un uomo che ha molto amato Milano e che ha cercato di parlare a tutte le coscienze di questa metropoli. Un tributo laico di tutta la città verso Martini pastore e uomo del dialogo e che si sentì milanese fin in fondo».

E aggiunge un particolare del fratello «timido e riservato» e suo compagno di giochi negli anni dell’infanzia trascorsa assieme a Torino. «Era un abile comunicatore, le sue parole erano sempre puntuali ed essenziali, suscitavano una riflessione profonda, senza pretendere obbedienza. Cercava il dialogo e l’incontro con le persone».

Accanto alla sorella del cardinale, sarà presente anche il nipote Giovanni Facchini Martini. «Credo che sia stata molto indovinata – spiega – la designazione di questo luogo perché in fondo si legge in controluce lo stile pastorale di Martini: questa via collega il Duomo alla città ma anche porta idealmente i milanesi all’interno della Cattedrale e spinge allo stesso tempo tutti gli uomini di Chiesa a volgere lo sguardo verso la metropoli e la sua vita caotica. Mi pare questa una sintesi dello stile pastorale di Martini, per molti versi simile, all’impronta impressa, da Pontefice dal suo confratello Jorge Mario Bergoglio, di una Chiesa che si apre al mondo».

Affiorano dalla mente del nipote tanti ricordi («come la tanta fatica lui che era un timido professore di critica testuale a “trasformarsi” in un uomo pubblico») sull’illustre zio che ebbe modo di frequentare anche da “vicino” negli anni milanesi. «Devo confidare che fu nel periodo successivo alla guida della Chiesa ambrosiana – rivela – che si scoprì, lui austero gesuita piemontese, nella sua tenerezza ed affettività. Gli anni a Gerusalemme e poi gli ultimi a Gallarate hanno permesso a noi familiari di scoprire la sua umanità dovuta certamente alla vecchiaia ma anche alla fragilità legata alla sua malattia. Dietro al personaggio che metteva soggezione per la sua cultura e imponenza anche fisica è emersa, quasi subentrata, la grande paternità spirituale e dolcezza dello zio».

Avvenire

Expo 2015 con effetto in stile Arcimboldo

arcimboldo

È stata collocata a Reggio Emilia, nella piazza Martiri del 7 Luglio, a cura di Expo 2015, una statua ispirata all’Arcimboldo, installazione ideata dallo scenografo Dante Ferretti per l’Esposizione Universale di Milano. L’opera è infatti uno dei testimonial con cui Expo Milano 2015 si racconta alle città italiane.

La statua – posta in occasione, il prossimo 27 novembre, della presentazione di Expo 2015 a Reggio Emilia e della firma del Protocollo d’intesa tra Expo 2015 spa e Comune di Reggio Emilia per l’organizzazione di eventi collegati all’Esposizione Universale di Milano – resta esposta a Reggio fino al 10 gennaio 2013.
Tema di Expo Milano 2015 è Nutrire il pianeta, Energia per la vita. Da qui la scelta artistica di un modello che evoca i frutti della terra e gli elementi base dell’alimentazione interpretati nella loro trasposizione fisica e reale di una figura umana, il Guardiano del cibo e dei frutti dell’agricoltura.
Ispirata ai ritratti burleschi del celebre pittore milanese Giuseppe Arcimboldo, la scultura ospitata da oggi a Reggio è Enolo, il vinaio, simbolo della vite e dei suoi frutti.
La statua è imponente e piena di dettagli. È alta 3,50 metri e poggia su un basamento di 70 centimetri. A incuriosire lo spettatore sono i vari elementi utilizzati: la barba uva, la veste decorata con bottiglie e bicchieri.
Dante Ferretti rielabora il tema dell’Arcimboldo, impiegando per i soggetti del “Popolo del Cibo” la stessa tecnica. “Mi piace – ha spiegato lo scenografo tre volte premio Oscar – l’idea di trattarli pittoricamente come se fossero stati dissotterrati da un parco archeologico immaginario o addirittura scoperti durante i lavori cantieristici della stessa Expo”.
È realizzata in vetroresina con struttura interna in alluminio, verniciata con pitture acriliche all’acqua e fissativo protettivo trasparente per resistere agli agenti atmosferici. La base è rivestita con telai in legno, a loro volta trattati con vernice acrilica e finitura protettiva trasparente per la resistenza agli agenti atmosferici.
La struttura, adeguatamente fissata anche con soluzioni in ferro e dotata di zavorre, ha un peso complessivo di 1.000 chilogrammi.