SANREMO 2019, VINCE MAHMOOD, SECONDO ULTIMO POI IL VOLO

ALLA FINALE EROS RAMAZZOTTI, ELISA E I MEDLEY DELLA RAFFAELE Mahmood vince il 69/o festival di Sanremo con il brano ‘Soldi’. Ultimo secondo classificato con il brano ‘I tuoi particolari’. Il Volo si classifica terzo con il brano ‘Musica che resta’. Fischi e contestazioni hanno accolto l’annuncio dell’esclusione dal podio di Loredana Bertè, quarta. Premio della critica, miglior testo, sala stampa e Lucio Dalla a Daniele Silvestri per Argentovivo, il Sergio Endrigo a Cristicchi per ‘Abbi cura di me’, che vince anche il premio per la miglior composizione. A Ultimo il premio Timmusic. Ospiti dell’ultima serata Eros Ramazzotti ed Elisa, Virginia Raffaele imita le sue preferite. (ANSA).

Il Cardinale Montenegro “difende” Baglioni: «Triste insultare chi non la pensa come te»

Italia

lasicilia.it

Il prelato ad Agrigento ha parlato, pur senza nominarlo, della polemica che ha visto coinvolto il direttore artistico del Festival di Sanremo sulla questione immigrazione: ««Le storie di sofferenza ci stanno dividendo fra noi». «Le storie di sofferenza ci stanno dividendo fra noi. E’ triste vedere che manifestare il proprio pensiero ha come risposta l’insulto di chi non la pensa come te. Quando ci sono i problemi che riguardano gli uomini, nonostante i pareri diversi, dovremmo essere capaci di dialogare per trovare una soluzione». Lo ha detto l’arcivescovo di Agrigento

Festival del Lavoro: più attenzione ai giovani e alle famiglie

Si è conclsa a Roma la settima edizione del Festival del Lavoro. Un’occasione importante per discutere sui temi di attualità che riguardano il mercato del lavoro in continuo cambiamento e promuovere politiche che velocizzino i processi di integrazione dei giovani nelle attività economiche. Giovedì scorso l’incontro con il Papa durante l’udienza giubilare in Piazza San Pietro. Al microfono di Valentina Onori, Marina Calderone, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro fa un bilancio del Festival (da radio Vaticana)

R. – Abbiamo cercato di attuare il messaggio del Santo Padre. Lui ci ha detto: “Dovete avere un ruolo non assistenziale, ma di promozione”. La promozione della dignità del lavoro e nel lavoro, è il compito della nostra categoria. Lo abbiamo fatto in una tre giorni di momenti di confronto e di convegni, a cui ha partecipato tutto il mondo delle istituzioni, della politica, dell’impresa e delle rappresentanze sindacali dei lavoratori: tutti coloro i quali, insieme, contribuiscono ad individuare le scelte del futuro.

D. – Quali sono le iniziative principali che sono emerse?

R. – Bisogna ancor di più dare attuazione alla linea di tendenza di investire per accompagnare e riaccompagnare al lavoro le persone. È un cambio di mentalità importante. Credo che coincida anche con un cambio culturale del nostro Paese: un Paese che ha sempre vissuto nell’ottica degli ammortizzatori sociali di tipo tradizionale, quindi del sostegno al reddito, finalizzato al sostegno, a volte, di un posto di lavoro che non esiste più. E che invece ha investito poco sulla promozione, sulle politiche attive, sull’integrazione dei giovani, e sulla loro preparazione.

D. – Quali sono queste politiche attive?

R. – Quelle che servono per accompagnare chi il lavoro non l’ha mai avuto, ad entrare nel mondo del lavoro attraverso un orientamento e una profilazione delle competenze professionali del soggetto; e poi riaccompagnare chi magari il lavoro lo ha perso, ed è troppo giovane per poter andare in pensione.

D. – Quanto pensa che ci sia aderenza al territorio e alla situazione reale del Paese, tra questi enti e le persone che cercano lavoro?

R. – Il tema dei temi è proprio questo: far sì che i cittadini ricevano una corretta informazione, che quindi siano informati sugli strumenti che le norme mettono loro a disposizione. E poi bisogna lavorare sul coinvolgimento dei vari soggetti. In Italia, in materia di lavoro, abbiamo spesso scontato il difficile connubio e dialogo tra i tanti centri decisionali. Allora, fare sintesi e mettere in sinergia i soggetti che operano nel mondo del lavoro: serve per dare la corretta informazione, raggiungere i lavoratori, informarli, ma soprattutto orientarli.

D. – C’è stato anche un rilancio della semplificazione…

R. – Abbiamo fatto degli interessanti confronti tra la burocrazia italiana e ciò che oggi avviene in Europa. Quando noi italiani parliamo di burocrazia, non conosciamo l’entità di quella europea, che invece è la summa di tutte le burocrazie dei 28 Paesi. La richiesta che ancora una volta esce forte da questo Festival è invece quella di “sburocratizzare” i processi: renderli più fluidi e comprensibili per i cittadini; ma soprattutto far sì che anche le norme di legge siano scritte in modo più comprensibile.

D. – Per quanto riguarda gli incentivi e le agevolazioni fiscali alle famiglie?

R. – Credo che la famiglia sia un soggetto che vada assolutamente sostenuto, con una fiscalità di vantaggio e anche con la possibilità di dare, soprattutto alle donne, che molto spesso devono scegliere se lavorare o farsi carico della cura dei propri familiari, la possibilità di integrarsi lavorativamente. Perché la nostra società mette a disposizione degli strumenti che si traducono certamente in servizi di qualità e di cura alla persona, ma soprattutto anche in agevolazioni e quindi in sconti importanti. Ma questo si può fare solo se si rivede anche l’incidenza del costo del lavoro delle imprese: nel momento in cui un lavoratore percepisce 1000 euro, e all’azienda costa il 115% in più, è evidente che poco rimane all’impresa da poter investire in termini di welfare e di contrattazione decentrata, che fornisca anche servizi aggiuntivi, che non siano solo la remunerazione da contratto collettivo nazionale di lavoro.

Musica / Giovanni Caccamo a Sanremo: “Il mio album ispirato alla Terra Santa”

“La più grande soddisfazione è vedere l’orchestra del Festival che si alza in piedi per applaudirci». È appena uscito entusiasta dalle prove all’Ariston di Sanremo Giovanni Caccamo, il giovane cantautore che vinse l’anno scorso la sezione Nuove Proposte e che quest’anno gareggia fra i Campioni in coppia con la conterranea Deborah Iurato (vincitrice di Amici 2013) con Via da qui, duetto firmato da Giuliano Sangiorgi dei Negramaro.

Caterina Caselli con la sua Sugar punta molto su questo elegante 25enne di Modica (Ragusa) che l’anno scorso ha vinto anche il Premio della critica “Mia Martini” con la suaRitornerò da te e con la musica di Adesso qui (nostalgico presente) scritta per Malika. Di strada ne ha fatta, questo ragazzo dalla faccia perbene, lanciato da Franco Battiato e cresciuto girando con i suoi concerti a domicilio nelle case di tutta Europa col progetto Live at home.

L’anno scorso è stato pure invitato dalla Custodia di Terra Santa a suonare il suo pianoforte a Gerusalemme, presso il convento di San Salvatore. «Ed è lì che ho trovato l’ispirazione per Non siamo soli, il brano che dà il titolo all’album che uscirà il 12 febbraio», racconta Caccamo in anteprima ad Avvenire.

Come è nato il viaggio in Terra Santa?
«L’anno scorso mi era arrivata la richiesta da fra Matteo Brena, commissario di Terra Santa della Toscana, per un concerto in Italia a sostegno dei progetti della Custodia. Io chiesi di poterli vedere, e lui mi accompagnò in Israele e Palestina. La cosa che mi ha colpito è la coesistenza di realtà, religioni e culture molto diverse tra loro, in un equilibrio precario. Il fatto che ci siano i luoghi sacri in comune è il filo sottile che mantiene tale equilibrio. La visita alla casa di riposo della Società Antoniana a Betlemme, sostenuta dalla Custodia, è stata per me il momento più toccante. Vedere come gli anziani vengono accuditi dalle suore, sapere che se non avessero queste amorevoli infermiere, sarebbero per strada, mi ha fatto riflettere».
Ed è lì che è nato il brano Non siamo soli, che ha un ritmo molto sostenuto?
«Sì, lo spunto è nato vedendo l’estrema solitudine di chi soffre. Ma nel brano c’è la consapevolezza che alzando gli occhi al cielo non si è più soli. Oggi siamo spesso soli fisicamente, anche se immersi in una realtà tecnologica di relazioni virtuali. Ma basta alzare lo sguardo, ci sono “mani tese nel buio” verso di noi e “voleranno sguardi al cielo senza lacrime”. Beh, l’ho fatto ascoltare agli amici frati e a loro è piaciuto. Lo canterò anche quando ritornerò in Terra Santa. Vengo da una famiglia cattolica, mio padre era un devoto della Madonna di Fatima, ed è morto proprio il 13 maggio. Mia madre insegna religione al liceo artistico di Ragusa e ho anche una zia suora. Il mio percorso di spiritualità è più complesso, sono ancora alla ricerca, lo definirei un bisogno di verticalità e non solo di orizzontalità. Un desiderio di mostrare gratitudine nei confronti della vita».
Una vita, la sua, che non è stata semplice. L’anno scorso lei ha dedicato la vittoria a Sanremo a suo padre, che ha perso da ragazzino.
«È morto quando avevo undici anni dopo una lunga malattia, il mio primo pensiero è andato a lui. Quando mancò, le suore che lo assistevano disse a mia madre che il dolore di suo marito era un dono per la nostra famiglia. Sembrava assurdo. Ma crescendo ho realizzato che è vero, mio padre mi ha aiutato a capire che la vita è meravigliosa».
Nel nuovo album si sente una grande energia positiva, anche dal punto di vista musicale.
«Il primo brano Silenzio fa da collante tra il mio primo album Qui per te, dove i brani erano stati tutti scritti in un’atmosfera malinconica che risentiva della vicenda di mio padre, e questo secondo album che si apre alla positività. Questo disco è più diretto, parla di più al cuore, e contiene anche alcuni brani di taglio radiofonico».
Eppure si sentono le cicatrici, in questi nuovi brani parla di sbagli, dolore, addii ma anche di amore e voglia di ricominciare.
«Anche nei momenti di dolore, niente è più prezioso della vita. Il silenzio, ad esempio, è la condicio sine qua non non esiste il dialogo. Oppure nella movimentata Più tempo c’è l’antitesi, la frenesia da cui siamo circondati ogni giorno, quando pensiamo di non avere tempo di fare tutte le stupidaggini che crediamo importanti. Un brano profondamente romantico invece è Resta con me, la mia prima canzone d’amore. Volevo portarla a Sanremo, poi se ne è innamorata Carmen Consoli, ne abbiamo fatto un duetto con lei. Un brano che fa il paio con Via da qui che porto con la mia amica Deborah Iurato al Festival. Canta una coppia che sta per lasciarsi, eppure basterebbe mettere da parte l’orgoglio e chiedere scusa per capirsi. Questo riguarda tutte le relazioni sia d’amore e sia tra i popoli. E poi c’è un brano divertente. Con Malika abbiamo doppiato due vulcani innamorati nel cortometraggio Lava e nel disco pubblico la versione italiana di Insieme per l’eternità».
Continuerà a cantare nelle case?
«Certamente, voglio mantenere il contatto con la gente. Il 16 febbraio partirà da Roma il mio tour teatrale che toccherà anche Milano e Napoli, assaggio del tour primaverile e estivo. L’entrata è gratuita per chiunque abbia comprato il cd. Tornerà anche Live at home: selezionerò dieci case in tutto il mondo in cui andrò a suonare, dal 9 febbraio sono aperte le candidature sul mio sito www.giovannicaccamo.it».
Avvenire

Musica Arisa: «A Sanremo la mia preghiera per l’ambiente»

Una preghiera sul palco di Sanremo e un album che è un inno al rispetto per la natura e al ritorno ai valori semplici. Così Arisa torna per la sesta volta sul palco dell’Ariston , in gara al Festival di Sanremo (9-13 febbraio), con il brano Guardando il cielo, scritta come gli altri successi da Filippo Anastasi, che darà il titolo un omonimo album, in uscita il 12 febbraio su etichetta Warner Music. «Prima di dormire io che ho preso tutto da mia nonna faccio una preghiera a Dio / potrà sembrarti rituale però a me da serenità», canterà in gara Arisa con voce cristallina, con la «certezza che ci sia / una realtà che va al di là di questa comprensione mia».

Un tocco autobiografico, ha spiegato oggi alla stampa la cantante lucana: «Seguo l’insegnamentto di mia nonna, anche se io mi rivolgo all’universo. Anche questa canzone per me ha la forza di una preghiera: tante volte in cui mi sono sentita in difficoltà, mi ha dato serenità. L’immensità del cielo per me ha un effetto rasserenante».

Al tema della salvaguardia dell’ambiente è quindi dedicata la canzone Gaia. «Lo diceva già San Francesco nel Cantico delle creature e papa Francesco nella sua enciclica. Al di là se uno creda che tutto ciò sia stato creato da Dio o da una energia esplosiva, questo magico reale ha bisogno di cure».

Un ritorno alla natura quello di Arisa (all’anagrafe Rosalba Pippa), che racconta di avere riscoperto il valore della campagna da cui arriva (a Pignola, piccolo centro vicino a Potenza), e la passione per la natura grazie a «mio padre che è contadino, coltiva il grano con amore e alleva gli animali rispettandoli», in cui ognuno di noi può fare il suo, «io ad esempio mi muovo solo in bicicletta o a piedi, uso abiti riciclati e quando passeggi raccolto e getto via gli oggetti non biodegradabili». Sia che canti l’attaccamento ai suoi genitori, «che sono la forza che mi regge in piedi» nella delicata L’amore della mia vita, o il quartiere cinese di Milano in cui abita (Voce), passando dalla dance di Come fosse ieri o alla fine per Arisa a trionfare deve essere il Cuore, come l’omonimo bravo di Rita Pavone che porterà a Sanremo la sera de cover.

tratto da Avvenire

Festival di Sanremo: in gara amore, impegno e anche preghiera

Il rap che canta la disoccupazione e la disillusione dei giovani del Sud, una poesia sulle tragedie del Mediterraneo dedicata a chi fugge dalle guerre, l’amore che fa soffrire ma con la voglia di perdonare, lo sguardo di più di un artista rivolto al Cielo. Ed uno strampalatissimo inno di Elio e le Storie tese contro l’odio imperante. Oggi Carlo Conti, accompagnato dal direttore di Raiuno Giancarlo Leone, ha svelato a Milano i brani dei Campioni in gara al festival, fatti ascoltare in anteprima alla stampa. «Un festival con più varietà di temi e più colori musicali» ha spiegato il direttore artistico della kermesse che si svolgerà all’Ariston dal 9 al 13 febbraio prossimi. Svelati anche altri nuovi superospiti: Elisa, Elton John e Ellie Goulding che si vanno ad aggiumgere a Laura Pausini, Eros Ramazzotti, Renato Zero e i Pooh con Riccardo Fogli

L’IMPEGNO DAL SUD AI MIGRANTI

In prima fila i rapper napoletani. Rocco Hunt, vincitore dei Giovani un paio d’anni fa, con Wake up canta a ritmo di groove ai politici che «questa generazione non vi crede/perché un futuro vero non si vede», mentreClementino in Quando sono lontano racconta da «musicante, emigrante anima vagante» venuto su dalle periferie la lotta quotidiana di chi non si rassegna al degrado di una città. Colpisce, poi, la delicatezza della poesia, quasi una preghiera, di Irene Fornaciari, Blu, dedicata ai troppi morti nelle acque blu del mediterraneo, con versi che ricordano la foto del piccolo Aylan , «c’è un bambino su una spiaggia/lasciato blu/e una donna in riva al mare/ mentre il sole va giù/che con la mano saluta/i sogni che passano/ e lascia una scia/che non va più via nell’alta marea». Elio e le Storie Tese vogliono Vincere l’odio con una assurda filastrocca (come in fondo è assurdo l’odio) con sette ritornelli diversi e concatenati. Giocano citando anche San Paolo e le persecuzioni dei cristiani, «San Paolo San Paolo, ebreo ellenizzato di Tarso/per fortuna che il Signore ti è apparso/perché tu perseguitavi i cristiani/e giustamente lui ti ha detto stop». Forse è solo uno scherzo, ma forse no.

IL SENSO DELLA VITA

«Prima di dormire io che ho preso tutto da mia nonna faccio una preghiera a Dio» canta serafica Arisa in Guardando il cielo, mentre la lanciatissimaFrancesca Michielin in Nessun grado di separazione si sente tutt’uno con l’universo. Noemi punta al podio con La borsa di una donna (firmata anche da Marco Masini), dove tra scontrini e vecchie foto c’è anche tanta vita passata, vita che gli Stadio vorrebbero far capire invece a una figlia adolescente, tra affetto e malinconia in Un giorno mi dirai. Malinconico, su un tappeto musicale ala Celentano, pure Neffa diviso Tra sogni e nostalgia. E mentre i Bluvertigo con Morgan sembrano voler cancellare gli eccessi riscoprendo Semplicemente le gioie della vita quortidiana, da leggere il giornale a portare fuori il cane, Patty Pravo celebra in scioltezza i 50 anni di carriera volando, con classe, verso Cieli immensi.

L’AMORE CONTRASTATO

L’amore non può mancare sul palco dell’Ariston, ma quest’anno sono tutti amori sofferenti con però la speranza di una rappacificazione: così è per la grinta soul di Dolcenera (Ora o mai più”(le cose cambiano), o per gli afflati amoroso apocalittici di Annalisa (Il diluvio universale o misticizzanti di Alessio Bernabei (Noi siamo infinito). E se Valerio Scanu si affida alla penna di Fabrizio Moro per lamentarsi che «tu non mi hai capito mai» (Finalmente piove), Giovanni Caccamo (vincitore dei Giovani l’anno passato) duetta con Deborah Iurato un tentativo di riconciliazione in Via da qui, con la firma di Giuliano Sangiorgi dei Negramaro. Tira e molla amorosi anche per i Dear Jack (Mezzo respiro“, i sempreverdi Zero Assoluto (Di me e di te) e Lorenzo Fragola in cerca di conferme conInfinite volte. In fondo forse ha ragione il veterano Enrico Ruggeri, che rispolvera un rock primi anni 80: la vita passa e se ne va, ma Il primo amore non si scorda mai.

avvenire

Sono disponibili on line sul sito del Sir le videorecensioni, preparate dall’Acec sui Film Festival Cinema Venezia

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Sono disponibili on line sul sito del Sir (clicca qui) le videorecensioni, preparate dall’Acec (Associazione cattolica esercenti cinema, guidata da don Adriano Bianchi, www.saledellacomunita.it), sui film presentati alla 71ª Mostra internazionale d’arte cinematografica in corso a Venezia (dal 27 agosto a 6 settembre). “Le videorecensioni vogliono essere un servizio a tutto il mondo cattolico: siamo infatti convinti che il cinema sia in grado d’intercettare il vissuto della società contemporanea con le sue domande di senso”, spiega al Sir Francesco Giraldo, segretario generale dell’Acec, precisando che l’associazione è presente in questi giorni a Venezia assieme alle altre quattro d’ispirazione cristiana (Ancci – Associazione nazionale circoli cinematografici italiani, Cgs – Cinecircoli giovanili socioculturali, Cinit – Cineforum italiano, Csc – Centro studi cinematografici) “in rappresentanza delle sale della comunità e dei circoli di cultura cinematografica che si trovano in tutt’Italia”.

Sono oltre 300 gli accreditati alle proiezioni provenienti dalle sale della comunità e dai circoli Ancci, Cgs, Cinit e Csc, mentre, presso lo stand delle associazioni, è allestito un angolo libreria e si trova la redazione di Filmcronache che, guidata da Paolo Perrone, realizza video e recensioni dei film in Mostra in diretta dal festival. “Le sale della comunità si pongono sul versante della domanda, interfacciandosi con i problemi della società contemporanea”, rimarca Giraldo, vedendo uno “stretto legame” tra la sala della comunità e il tempio e auspicando la loro presenza in ogni parrocchia, perché “è vano dare risposte senza sollecitare domande”. Sono già on line le prime due videorecensioni di “Birdman (or the unexpected virtue of ignorance)” di Alejandro González Iñárritu e “The look of silence” di Joshua Oppenheimer.

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Sanremo: Trionfa Marco Mengoni, sul podio Elio e i Moda’

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Marco Mengoni con il brano ‘L’essenzialé è il vincitore del 63.mo festival di Sanremo.

“Grazie, è stato un onore partecipare a questo Sanremo”: è il commento a caldo di Marco Mengoni, appena proclamato vincitore del 63/o Festival di Sanremo.

“Dedico la vittoria a tutte le persone che mi hanno sostenuto e continuano a farlo, la dedico alla mia ‘crew’ di lavoro, che è nuova è si è fatta un mazzo tanto per arrivare qui e creare un nuovo progetto, la dedico a Luigi Tenco e ringrazio la famiglia per aver mandato degli auguri sentiti”.  “Sono contento – ha detto Marco -, mi sembra di essere un po’ cresciuto grazie alle collaborazioni avute in questi anni”.

A completare il podio del festival di Sanremo sono Elio e le Storie tese, secondi con ‘La canzone mononota’, e i Modà, terzi con ‘Se si potesse non morire’.

Il premio della Critica Mia Martini del 63.mo Festival di Sanremo va a Elio e le Storie tese per ‘La canzone mononota’. Dopo il premio della Critica Mia Martini, anche il premio per il miglior arrangiamento del 63.mo festival di Sanremo va a Elio e le storie tese per ‘La canzone mononota’.

“Siete state eroici, grazie dell’amicizia. Arrivare vivi era la prima cosa, poi la gente si é divertita. Sono molto contento. Scrivete che Luciana è un gigante. Stasera in particolare. Una leggerezza assoluta. Domani ho Che tempo che fa e non sarò qui , se volete mi telefonate… Arrivederci a tutti”: Fabio Fazio fa un salto in sala stampa dopo la finale del festival di Sanremo e prima di partire alla volta di Milano dove domani condurrà su rai3 Che tempo che fa

E’ iniziato nel segno di Wagner e Verdi la finale del festival di Sanremo 2013. A dirigere l’orchestra sinfonica di Sanremo Daniel Harding, uno dei direttori d’orchestra più prestigiosi del mondo. Un modo per chiudere il discorso iniziato con la prima serata proprio da Verdi, con il Va pensiero. Stasera La cavalcata delle Valchirie e la Marcia trionfale dell’Aida, a rimarcare il legame tra la musica d’arte e il pop del festival.

Luciana Littizzetto farfallina. La mattatrice del festival è entrata in scena con un costume da farfalla. “Sono Belan, siamo tre fratelli, Belen, Belan e …” ha detto ridendo. “Mi sono anche un po’ stufata di mettermi i costumi, vestiti tu da zombie che ci metti un attimo.

L’orchestra sinfonica di Sanremo “agonizza, vittima di scelte politiche sbagliate” e ha bisogno di risorse: è la lettera-manifesto, indirizzata a Luciana Littizzetto, che l’attrice ha letto stasera sul palco di Sanremo aderendo alla richiesta di solidarietà dei musicisti.

Scendere le scale dell’Ariston a piedi nudi: lo ha fatto stasera Bianca Balti durante la serata finale del festival di Sanremo. La top model indossa un abito sirena di pizzo bianco firmato Dolce e Gabbana.

Max Gazzé in stile David Bowie. Per la sua performance in finale Gazzé si è presentato con una lente a contatto azzurra all’occhio destro, a riprodurre una delle più celebri peculiarità fisiche di Bowie, le iridi di colore diverso. Poi è sceso in sala, ha fatto alzare Fabrizio Frizzi ed è salito in piedi sulla sua poltrona per dirigere il pubblico che cantava il ritornello del suo brano, ‘Sotto casa’.

Dopo la denuncia della violenza sulle donne, l’elogio della ‘non bellezza’. Luciana Littizzetto nel suo monologo ha parlato, con tono leggero, della necessità di non sentirsi schiavi della bellezza, “nella vita non conta essere belli, conta essere fighi”. E ha chiuso il suo intervento citando i non belli che hanno dato lustro all’Italia, da Ennio Flaiano a Totò, Rita Levi Montalcini, Leopardi, Aldo Fabrizi, Eduardo De Filippo, Tina Pica, Ligabue (“il pittore”), Pavarotti “e già che ci sono risalgo fino a Noé, che non era Brad Pitt, ma ha salvato un mucchio di bestie”.

Fabio Fazio fa l’ospite “maschio” del festival. La Littizzetto con Bianca Balti lo hanno annunciato come si fa con le star femminili: diligentemente, Fazio è sceso dalla scala e si è sottoposto alle domande della coppia femminile coalizzata.

“Finché ci sono loro in questo paese non cambierà mai, dicono una cosa e ne fanno un’altra, non mantengono le promesse, sono incompetenti, bugiardi, inaffidabili, mandiamoli tutti a casa”: Claudio Bisio arriva per la prima volta a Sanremo e propone un monologo ‘politico’. “Non parlavo degli eletti, ma degli elettori, stavo parlando di noi, degli italiani, perché siamo noi i mandanti, noi che li abbiamo votati. Se li guardate bene è impressionante come ci assomigliano, sono come noi italiani, precisi sputati”.

Bisio ha esordito sottolineando la difficoltà di un monologo comico sul palco dell’Ariston, dove “sono passati Gorbaciov che ha parlato della democrazia, Toto Cutugno che ha portato l’Armata Rossa, Belen che ha portato la farfallina: io potrei portare il biscione, il tatuaggino che ho sulla caviglia, dopo dieci anni a Mediaset è il minimo”. In realtà, ha continuato, “mi ha fregato Benigni, con il cavallo bianco, il tricolore, l’inno di Mameli, la Costituzione, ha alzato troppo livello, io sono cresciuto con Topolino”. Dopo aver chiesto il ‘permesso’ al pubblico – memore delle contestazioni a Maurizio Crozza – ha affrontato il tema elezioni: “Se andassero tutti a casa cambierebbe poco: non parlavo degli eletti, ma degli elettori, stavo parlando di noi, degli italiani”. I politici, ha spiegato, “ricalcano il popolo, c’é l’imbroglione l’affarista, il servitore di due padroni, a volte di tre, quelli che cambiano casacca guidati dagli ‘scipiloti’, la pulzella che fa di tutto maritarsi con il riccone, c’é il prof universitario che sa tutto lui, ‘choosy’, ‘spending review’. E’ tutto un campionario di quello che noi siamo”. Poi giù con un affondo contro l’incoerenza e i luoghi comuni, “di quelli che vanno al family day ma ci vanno con le famiglie, perché sono cattolici. Ma se sei cattolico devi andare a messa, confessare i peccati, fare penitenze, novene, il digiuno di venerdì. Divorziare è vietatissimo, se divorzi sono ‘casini’, con la ‘c’ minuscola”, precisa. “E se sei fascista allora devi invadere l’Abissinia, non devi passare per via Matteotti, devi dire che Mussolini, a parte le leggi razziali, ha fatto cose buone”. Il comunista, poi, deve “mangiare bambini, poi andare a Berlino tirar su il muro, vedere solo film della Corea del nord”. Il moderato, invece, deve essere “una medriocrissima via di mezzo”. Bisio ne ha anche per l’onestà: “Non puoi gridare governo ladro se non rilasci neanche uno scontrino. Ho visto ciechi accompagnare la moglie in macchina, chi si lamenta dell’immigrazione e affitta in nero ai gialli, danno sempre la colpa allo Stato, sempre e comunque anche se cade un meteorite e la moglie li tradisce”. E ancora sul voto di scambio: “Nella recente inchiesta sulla ‘ndrangheta hanno venduto un voto per 50 euro, vendere un voto e’ come vendere l’anima. E l’anima si vende a caro prezzo. Faust gli avrebbe cagato in testa”.

Ancora un colpo di teatro firmato da Elio e le storie tese. Con “un bacio piccolissimo” travestiti da nani con strumenti in miniatura per la finale, “La canzone mononota”, che è un colpo di genio, eseguita con travestimenti da grassoni, con trucco cinematografico che richiede qualche ora di preparazione. Meritata l’ovazione.

Stavolta Bianca Balti è entrata in scena all’Ariston con i tacchi a spillo, in abito lungo nero di pizzo, con lo strascico, e mentre sfilava è inciampata.

ansa