Coronavirus dati al 18 Novembre 2020. 731 vittime. I contagi aumentano di 32mila, terapie intensive +120

Scende a 15,4% il rapporto casi/tamponi. Le regioni con più nuovi positivi sono Lombardia, Veneto e Campania
Tamponi faringei per studenti e insegnanti in una scuola di Palermo

Tamponi faringei per studenti e insegnanti in una scuola di Palermo – Fotogramma

Avvenire

Sono 32.191 i nuovi contagi di Covid-19 accertati nell’ultima giornata (ieri +27.354). I tamponi eseguiti sono stati 208.458 (ieri erano solo 152.000). Sono 120 in più i posti occupati in terapia intensiva. Elevato il numero delle vittime, 731 (il più alto dal 3 aprile, ieri erano state 504) , per un totale di 46.464. Il rapporto tra test positivi su test totali scende a 15,4%, ma è ancora elevato.

Resta forte la pressione sulle strutture ospedaliere: i pazienti ricoverati con sintomi sono diventati 33.074, con un incremento di 538 unità, quelli assistiti in terapia intensiva 3.492 (+120); in isolamento domiciliare ci sono 697.124 persone (15.568). Gli attualmente positivi sono 733.810 (+16.026), i guariti 457.798 (+15.434).

Il maggior numero di nuovi casi si è registrato ancora una volta in Lombardia (8.448), davanti a Veneto (3.124)Campania (3.019)Piemonte (2.606) e Lazio (2.538).

“Questa è una battaglia che si vince come Paese e non come scienziati o istituzioni” hanno detto Gianni Rezza, direttore generale della Prevenzione del Ministero della Salute, e Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, nella conferenza stampa sui dati epidemiologici e sugli indicatori utilizzati per la loro rilevazione. “È un lavoro immane quello che fanno i colleghi sul campo, nelle regioni – ha detto Brusaferro – e a loro va riconosciuto un grande merito”.

 

Lombardia

Fortissimo incremento in Lombardia per i nuovi decessi legati al coronavirus: sono 202 nelle ultime 24 ore. I nuovi casi sono più del doppio di ieri (ma con più tamponi processati), 8.448 contro 4.128.

Veneto

Sono 3.124 i nuovi casi di coronavirus e 100 i morti nelle ultime 24 ore in Veneto. È la giornata con più morti. Sono 63.071 i positivi e 28.360 i veneti in isolamento. I ricoverati sono 2.091, con un calo di 3: è la prima giornata che ha un segno negativo sui ricoveri. Mentre ci sono 15 pazienti in più in terapia intensiva.

Campania

Calano i positivi, ma anche i tamponi processati nelle ultime 24 ore in Campania. I nuovi casi di Covid sono 3.019, di cui 2.604 asintomatici e 415 con sintomi, su 16.178 tamponi eseguiti. I deceduti sono 19, ben 1.788 i guariti. Dall’inizio dell’emergenza si registrano 118.285 casi di coronavirus su 1.308.480 tamponi, 1.085 deceduti e 24.474 guariti.

Piemonte

Sono 2.606 i nuovi positivi in Piemonte, dei quali 812 asintomatici. I decessi sono 73, che portano il totale a 5.190. Il totale dei positivi da inizio pandemia sale a 131.547.

Lazio

Sono 71.255 i casi positivi nel Lazio. Di questi, 67.881 sono in isolamento domiciliare, 3.066 sono ricoverati non in terapia intensiva, 308 sono ricoverati in terapia intensiva (+30 rispetto a ieri), 1.739 sono deceduti e 16.225 sono guariti.

Toscana

In Toscana frena un po’ l’aumento quotidiano dei nuovi positivi, più 2.361 (contro i 2.433 dell’ultima rilevazione), pari al 2,9% in più del totale di ieri e che oggi è di 84.197 da inizio pandemia. Ma la regione risale dall’8/o al 7/o posto per numerosità di casi con circa 2.258 contagiati per 100.000 abitanti (la media italiana è di circa 1.998): le province con il tasso più alto sono Prato con 2.872 casi x 100.000 abitanti, Pisa con 2.782, Massa Carrara con 2.679, la più bassa Grosseto con 1.275. L’età media dei nuovi casi è di 49 anni. Si registrano anche 52 decessi in più – 28 uomini e 24 donne con un’età media di 83 anni – che portano il totale complessivo a 1.967.

I guariti crescono del 7,7% e raggiungono quota 28.078 (33,3% dei casi totali). I tamponi eseguiti hanno raggiunto quota 1.363.146, 15.695 in più rispetto a ieri, di cui il 15% positivo. Sono invece 6.961 i soggetti testati oggi (escludendo i tamponi di controllo), di cui il 33,9% è risultato positivo. A questi si aggiungono i 2.753 tamponi antigenici rapidi eseguiti oggi. Gli attualmente positivi sono oggi 54.152, +0,6% rispetto a ieri. I ricoverati sono 2.069 (8 in più rispetto a ieri), di cui 277 in terapia intensiva (7 in meno).

Complessivamente, 52.083 persone sono in isolamento a casa, poiché presentano sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi. Altre 47.784 sono sempre isolate perché contatti di contagiati.

Trentino Alto Adige

L’Alto Adige registra ancora 9 vittime e 258 nuovi casi positivi. I decessi complessivi, incluse le case di riposo, salgono così a 414. I tamponi valutati dai laboratori dell’Azienda sanitaria provinciale sono stati 1.340, quasi 800 in meno rispetto ad ieri, dei quali 443 nuovi test. I pazienti Covid-19 ricoverati nei normali reparti ospedalieri sono 359 (ieri erano 369) ai quali si aggiungono 123 pazienti nelle strutture private convenzionate e 95 (2 in più rispetto ad ieri in isolamento nelle strutture di Colle Isarco e Sarnes. In terapia intensiva sono ricoverati invece 44 pazienti (uno in più). Si allarga lo screening di massa, in programma dal 20 al 22 novembre in tutti i 116 comuni dell’Alto Adige. La popolazione potrà sottoporsi al tampone rapido in uno dei presidi della protezione civile, ma anche nelle farmacie e dai medici di base, anche 72 ore prima e dopo i test a tappeto.

Sono 276 i nuovi casi positivi in Trentino, di cui 105 con più di 70 anni, su 1.624 tamponi effettuati. I ricoveri in ospedale sono 37 in più, per un totale di 388 pazienti, più altri 35 in terapia intensiva. Sono tre i decessi. I positivi tra gli operatori sanitari sono 180 casi tra i dipendenti dell’Azienda sanitaria e 135 operatori delle Rsa.

 

Focolaio Covida Telve, dove solo nella giornata di oggi sono risultate positive 62 persone. Il contagio si è sviluppato all’interno di un istituto religioso per anziani. Dopo i primi casi rilevati, è stata attivata un’indagine epidemiologica con tamponi a tappeto,dalla quale sono emersi numerosi positivi.

 

Emilia-Romagna

Dall’inizio dell’epidemia in Emilia-Romagna si sono registrati 93.285 casi di positività, 2.219 in più rispetto a ieri, su un totale di 22.381 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore ( il 9,9%, rispetto al 17,6% di ieri). L’età media dei nuovi positivi di oggi è 45,2 anni. Quarantotto i nuovi decessi (5.115 in totale da inizio pandemia). I pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 247 (dato stabile rispetto a ieri), 2.451 quelli in altri reparti Covid (+58). I casi attivi, cioè il numero di malati effettivi, a oggi sono 57.268 (1.839 in più di ieri). Di questi, le persone in isolamento a casa sono complessivamente 54.570 (+1.781 rispetto a ieri), il 95,2% del totale dei casi attivi. Questi i principali dati sul coronavirus registrati alle 12 di oggi in Emilia Romagna.

 

Friuli Venezia Giulia

 

Oggi in Friuli Venezia Giulia sono stati rilevati 536 nuovi contagi, pari al 9,04% dei 5.926 tamponi eseguiti, e sono stati registrati 10 decessi. Lo ha comunicato il vicegovernatore del Fvg con delega alla Salute, Riccardo Riccardi. Le persone risultate positive al virus in regione dall’inizio della pandemia ammontano in tutto a 19.929, di cui: 5.447 a Trieste, 8.116 a Udine, 3.821 a Pordenone e 2.296 a Gorizia, alle quali si aggiungono 249 persone da fuori regione. I casi attuali di infezione sono 10.584.

 

Scendono a 44 i pazienti in cura in terapia intensiva, mentre salgono a 454 i ricoverati in altri reparti. I decessi complessivamente ammontano a 556, con la seguente suddivisione territoriale: 252 a Trieste, 155 a Udine, 131 a Pordenone e 18 a Gorizia. I totalmente guariti sono 8.789, i clinicamente guariti 163 e le persone in isolamento 9.923.

 

Valle d’Aosta

 

Oggi in Valle d’Aosta sono stati rilevati 154 nuovi casi di Covid-19 e testate 263 persone. Le persone decedute a causa del coronavirus, nelle ultime 24 ore, sono 4, che portano a 257 il totale delle vittime in Valle d’Aosta. I guariti, invece, sono 3.079, 253 in più rispetto a ieri. In totale, dall’inizio dell’emergenza, in regione sono stati registrati 5.499 casi con 30.178 persone sottoposte a tampone. Nel complesso, sono stati analizzati 51.410 tamponi (+591 rispetto a ieri). Dei contagi totali, 4.884 sono stati individuati da sospetto diagnostico e 615 da attività di screening.

Attualmente in Valle d’Aosta ci sono 2.163 (-103) persone positive, di cui 152 ricoverati in reparti Covid, 17 in terapia intensiva e 1.994 in isolamento domiciliare.

Calabria

 

“In Calabria ad oggi sono stati sottoposti a test 320.121 soggetti per un totale di tamponi eseguiti 325.886 (allo stesso soggetto possono essere effettuati più test). Le persone risultate positive sono 11.070 (+680 rispetto a ieri), quelle negative 309.051″. Sono questi i dati giornalieri relativi all’epidemia da Covid-19 comunicati dal dipartimento Tutela della Salute, che fanno registrare 353 ricoverati (5 meno di ieri), 53 persone in terapia intensiva (+8), 3.145 guariti/dimessi (+203) e 187 morti (+7). I casi confermati oggi sono così suddivisi: Cosenza 186, Catanzaro 50,Crotone 205, Vibo Valentia 26, Reggio Calabria 213”.

 

Umbria

 

Evidenzia un calo di 9 ricoverati, oggi 438 contro i447 di ieri, 70 dei quali in terapia intensiva, due in meno, l’aggiornamento odierno della Regione Umbria. Registrati 351 nuovi casi, 19.510 totali, a fronte di 5.603 tamponi, 367.077 dall’inizio della pandemia. Con un indice di positività sceso al 6,26 per cento contro il 37,4% di ieri. Ancora alto comunque il numero delle vittime: 13 nelle ultima giornata, 275 totali. I guariti sono stati 333, 7.986 complessivi. Gli attualmente positivi sono 11.249, cinque più di ieri.

 

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17 novembre 2019. Covid, un anno fa il primo caso in Cina. Ecco cosa sappiamo da allora

Il primo contagiato un 55enne dell’Hubei. A Capodanno l’ammissione della malattia. La “lezione” in Italia, dalle mutazioni del virus alle terapie…
Un'infermiera parla al telefono di fronte alla sua ambulanza a Wuhan. Era il 23 gennaio

Un’infermiera parla al telefono di fronte alla sua ambulanza a Wuhan. Era il 23 gennaio – Ansa / Epa

Avvenire

Era il 17 novembre del 2019. Ad allora, ufficialmente, risale il primo caso di nuovo coronavirus nell’uomo. Tocca alla Cina scoprirlo, in un 55enne residente nella provincia dell’Hubei. La stessa dove si trova Wuhan, che di lì a poco diventerà anche l’epicentro della pandemia. L’escalation è nota: al 15 dicembre il numero totale degli infetti sale a 27, a Capodanno (quando la stessa Cina per la prima volta ammette l’esistenza del virus) a 381. Il 12 febbraio, poco prima del suo ingresso in Italia e da qui nel resto d’Europa, la malattia viene anche battezzata dall’Oms: Covid-19. Il resto, è la storia drammatica e tormentata scritta negli ultimi mesi: la prima ondata, i primi lockdown, la pausa estiva, ora il ritorno dell’emergenza.

Del virus, per fortuna, in un anno abbiamo imparato molto: «Dal punto di vista genetico innanzitutto – spiega Maurizio Sanguinetti, che è direttore del Dipartimento di Scienze di laboratorio e infettivologiche del Policlinico Gemelli e presidente della Società europea di Microbiologia clinica e malattie infettive –: sappiamo che la sua evoluzione è lenta. Il Sars-Cov-2 ha subito un’unica mutazione importante per ora, quella intuita dal team del professor Massimo Ciccozzi del Campus Biomedico e dimostrata a livello sperimentale proprio di recente con un importante studio su Nature».

Il virus che circola oggi in Europa e in larga parte del mondo, cioè, non è più quello di Wuhan: ha incrementato il suo potenziale di diffusione, come documentato più volte anche da Avvenire, diventando dieci volte più contagioso. «Si tratta di una mutazione che non ha portato cambiamenti nella sua patogenicità: il virus cioè non è diventato più aggressivo, ma neanche meno. Studi, in ogni caso, sono in corso anche su questo punto – continua Sanguinetti –. Quello che però va sottolineato è che la lentezza nella sua evoluzione è una buona notizia, ci avvantaggia: significa che abbiamo più possibilità di adattarvi un vaccino e che questo vaccino sia efficace». Prospettive che per altro si stanno concretizzando proprio in queste ore, dopo l’annuncio di Moderna.


Dalle mutazioni alle terapie fino agli errori nella gestione sanitaria

dell’epidemia e nel tracciamento: ecco come siamo arrivati alla seconda ondata


Altro vantaggio acquisito in un anno, quello nelle terapie: «Oggi sappiamo come trattare la malattia, con protocolli specifici e standardizzati. E le diagnosi sono precoci: arriviamo prima, interveniamo prima e meglio, siamo in grado di curare e guarire più persone al di fuori del circuito delle terapie intensive». Che, pur sotto pressione estrema, reggono. «E qui iniziano anche le note dolenti – prosegue Sanguinetti –. Un nervo scoperto del sistema di gestione dell’epidemia, infatti, si stanno rivelando ora proprio i reparti a media intensità e più in generale una mancanza di strategia nella riorganizzazione del nostro sistema sanitario, uscito da anni di incuria e di tagli».

Sanguinetti, quotidianamente impegnato sul campo in uno dei pochi laboratori attrezzati a processare tamponi («i drive-through e i tendoni dove chiunque si improvvisa a fare questi esami non avrei mai voluto vederli»), sa di cosa parla: «In nome della sostenibilità abbiamo visto tirare la nostra sanità all’osso, gli ospedali gestiti come fabbriche. Oggi scopriamo che dobbiamo chiudere una Regione perché non ha posti negli ospedali».

E ancora: «Alla Corea sono bastati 176 casi di Mers nel 2015 per stravolgere il proprio sistema, istituendo un Centro di coordinamento malattie infettive come il Cdc americano, autonomo nelle proprie decisioni, e predisporre una rete di 573 strutture complesse atte a occuparsi di infezioni – protesta Sanguinetti –. In Italia non abbiamo né un centro di coordinamento né una rete adeguata, ci sono rimaste appena 41 Unità complesse di microbiologia». Armi spuntate, insomma, su cui si è investito poco e niente anche nella pausa estiva.

 

Una guardia sorveglia una stazione della metropolitana di Wuhan sbarrata. Era il 23 gennaio

Una guardia sorveglia una stazione della metropolitana di Wuhan sbarrata. Era il 23 gennaio – Ansa / Epa

 

Come sul tracciamento, l’altra macchina inceppata che al più presto deve rimettersi in moto: «Quando avevamo poche centinaia di casi non abbiamo avuto il coraggio di andare in profondità nelle indagini, il che ci avrebbe permesso di isolare tutti i positivi e arrivare a contagi zero». Sembra chiedere l’impossibile, «invece è proprio lì che i Paesi che sono usciti ufficialmente da questo incubo sono riusciti e noi no. Azzerare i contagi, anche a costo di lockdown più brevi e mirati, tenendo la curva sempre bassissima e permettendo così al tracciamento di funzionare appieno».

L’Italia (e con lei il resto d’Europa) s’è invece accontenta di una “circolazione a basso livello”, ciò che non si può permettere a nessuna epidemia. E che non può più ripetersi, se vogliamo resistere indenni fino all’arrivo del vaccino. «L’orizzonte è vicino, da febbraio le cose cambieranno – assicura Sanguinetti –. Ma un anno di Covid deve averci insegnato anche a non ripetere gli stessi errori».

FERMARE IL VIRUS, ESERCITO PER I CONTROLLI E MINI-LOCKDOWN. ALTRI 2.844 NUOVI CASI IN ITALIA, UN NUOVO RECORD DA APRILE

Governo in campo per fermare il Coronavirus. Il Viminale scrive ai prefetti: sarà in azione anche l’Esercito per i controlli anti-assembramento. Possibili mini-lockdown territoriali se l’indice Rt salirà troppo sopra 1, con la chiusura anticipata dei locali, in particolare ristoranti e pub. Intanto, continuano a salire i contagi in Italia: 2.844 nelle ultime 24 ore, un nuovo record dal 24 aprile. Sono 118.932 i tamponi effettuati. In lieve aumento il numero delle vittime: 27 in un giorno.

ansa

Coronavirus: ricostruita la mutazione che lo ha reso umano

Ricostruita la mutazione genetica che ha trasformato il coronavirus degli animali in un virus umano, adattato cioè all’organismo degli esseri umani e capace di colpirlo. Il risultato, accessibile online e in via di pubblicazione sul Journal of Clinical Virology, è italiano e si deve al gruppo di statistica medica ed Epidemiologia molecolare dell’Università Campus Bio-medico di Roma diretto da Massimo Ciccozzi; il primo autore è lo studente Domenico Benvenuto.

Studiando le sequenze genetiche del virus in circolazione in Cina i ricercatori ne hanno ricostruito le mutazioni fino a scoprire quella che è stata decisiva per il cosiddetto salto di specie, ossia il cambiamento che ha permesso a un virus tipico degli animali, in particolare dei pipistrelli, di diventare capace di aggredire l’uomo. “E’ stato un cambiamento decisivo, una mutazione molto particolare avvenuta fra il 20 e il 25 novembre”, ha detto Ciccozzi all’ANSA.

Come tutti i virus, anche il coronavirus SarsCoV2 “muta in continuazione e cerca di cambiare aspetto per essere in equilibrio con il sistema immunitario ospite”, ha proseguito l’esperto. Dopo quella di due proteine strutturali, la terza mutazione del coronavirus è stata quella decisiva: a trasformarsi è stata la proteine di superficie chiamata ‘spike’ (punta, spina), che il virus utilizza per aggredire le cellule e invaderle per moltiplicarsi.

“E’ stata la mutazione della proteina spike che ha permesso al virus di fare il salto di specie. E’ una proteina abbastanza conservata nella storia evolutiva del virus – ha detto ancora Ciccozzi – e questa mutazione le ha permesso di fare il passaggio dall’animale all’uomo, innescando l’epidemia umana”. (ANSA).

Il sistema occidentale alla prova Covid-19. Il dovere di arrestare la catena del panico

Non posso farci niente. La situazione che si va creando intorno al coronavirus mi fa pensare sempre più a uno strano mix tra ‘Il Deserto dei Tartari’ di Buzzati e le atmosfere apocalittiche di ‘Z Nation’, serie Netflix di culto in cui la razza umana viene devastata da un morbo a cui solo un manipoli di eroi senza scrupoli e con pieni poteri tenta di fare fronte. Da utente non esperto la domanda che mi sorge spontanea è questa. Ogni anno da decenni nella stagione invernale si diffonde l’influenza. È capitato più di una volta che ci fossero ceppi nuovi con relativa ricerca e produzione di vaccini, seguiti dalle consuete e inevitabili ondate polemiche. Nel caso del Covid-19 dal principio si è sempre parlato di influenza. Le cui caratteristiche predittive secondo gli esperti non si discosterebbero da quelle della influenza che questo stesso anno ha già causato migliaia di contagi e un certo numero di morti.

Due sono i casi. O si stanno omettendo informazioni ulteriori sulla specifica pericolosità del coronavirus, sulle mutabilità e possibili evoluzioni (e personalmente non lo credo non essendo in alcun modo vicino alla categoria dei complottisti della domenica ) oppure si sta applicando un protocollo di profilassi indiscriminato e totalizzante per la incapacità di focalizzare e razionalizzare il problema, per eliminare ogni possibilità di responsabilità (inevitabile fardello di chi prende decisioni), o volontà di gloria politica, alimentando così un’isteria generale che come nel deserto dei Tartari finisce per oscurare una ragionevole attinenza con la realtà. I comunicati oscillano tra l’esperto che dà istruzioni di buon senso per prevenire il contagio, e cronisti allarmati che, ammiccanti, lasciano intendere una apocalisse imminente e ineluttabile in corso. L’alternanza della materializzazione e smaterializzazione del nemico rischia di far breccia nell’immaginario delle masse in maniera gravemente distorta. È necessario fare tutto il possibile per limitare il contagio, per quanto questo sembri una condizione fatale, che raggiungerà un picco per poi stabilizzarsi. Ma la percezione mia, e non solo, è quella di una corsa all’esasperazione e drammatizzazione di ogni aspetto della prassi di prevenzione.

È noto l’effetto potente che ha l’isteria sulle masse, che istintivamente, per un atavico riflesso collettivo, veicola in essa tutte le sue paure, comprese quelle illogiche, che rischiano di portare danni perfino peggiori della diffusione del virus, che secondo fior di esperti non è in alcun modo la peste nera millennial. Ovviamente non ho alcun titolo per fare valutazioni tecniche, ma fa effetto vedere Paesi interi chiusi di punto in bianco per la diffusione di una influenza quando in questi anni per i vari ceppi che hanno causato molti più morti e malati non si è mai fatto niente di simile. Si vedrà come vanno avanti le cose, ma certo l’anticipo esasperato di intere comunità nella caccia all’untore, che di suo non ha alcuna colpa, nella identificazione del nemico e nella reazione totalmente fuori logica della reclusione assoluta, colpisce profondamente.

L’aspetto della reazione irrazionale che viene messo in gioco dovrebbe essere trattato con maggior cura e rispetto. Il caso della donna cinese residente a Torino da vent’anni e aggredita a calci e pugni perché ‘untrice’ secondo alcuni imbecilli violenti di turno è un acuto segnale di allarme. La profilassi doverosa e scrupolosa del virus influenzale, dovrebbe essere accompagnata dalla profilassi dell’isteria, delle tentazioni di sfruttare la situazione per presunti ritorni politici, delle manie di protagonismo e del sensazionalismo di chi si sogna eroe guerriero nella terra di ‘Z Nation’. In discussione è il sistema immunitario della intera società occidentale, ma non solo quello fisico. È la apparente assenza di anticorpi che proteggono da odio, eccitazione di massa, faciloneria, eccesso di debolezza emotiva, opportunismo politico. In vari titoli si cita prima il numero dei morti poi il resto. Questo dice qualcosa sulla irresponsabilità di alcuni diffusori del terrore gratuito. Il virus va combattuto, delimitato per quanto possibile e quindi curato. Ma la catena di risonanza del panico va interrotta. Qualcuno dovrebbe pensarci prima che lo stesso equilibrio di una società così tronfia e fragile al tempo stesso non venga frantumato dall’influenza.

da Avvenire

Coronavirus, oltre 130 casi. Scuole chiuse in Lombardia

“Complessivamente finora abbiamo registrato 132 casi di positività al coronavirus: due persone sono decedute, un’altra è guarita (il ricercatore tornato da Wuhan)”. Lo ha detto il commissario straordinario all’emergenza coronavirus Angelo Borrelli nella conferenza stampa alla Protezione civile. “Ci sono 89 casi di coronavirus in Lombardia, 24 in Veneto – ha spiegato – 6 in Piemonte, 9 in Emilia Romagna, 2 nel Lazio (i due ricoverati allo Spallanzani)”. Sono “54 i ricoverati negli ospedali con sintomi, 26 in terapia intensiva e 22 in isolamento domiciliare”, ha precisato Borrelli.

“Sotto il profilo delle strutture abbiamo la disponibilità di diverse migliaia di posti su tutto il territorio nazionale. Abbiamo fatto un lavoro in particolar modo con le Forze Armate che ringrazio: hanno lavorato in modo eccezionale” ha sottolineato il commissario straordinario. “Solo le strutture dell’Esercito rese disponibili potrebbero essere 3.412 posti letto in 1.223 camere; quelle rese disponibili dall’Aeronautica militare 1.789 posti letto”, ha specificato Borrelli aggiungendo: “Siamo pronti ad utilizzare anche alberghi. Nessun problema di strutture per quanto riguarda il ricovero e l’assistenza”. E poi “abbiamo un livello di prevenzione elevatissimo, abbiamo disposto per primi controlli in porti e aeroporti. E tutti i possibili casi li abbiamo verificati. Sono oltre 3000 i tamponi. C’è un livello elevatissimo di screening sanitario”.
Borrelli ha detto anche che “le strutture sanitarie non sono riuscite a individuare il paziente zero. E’ difficile quindi fare previsioni sulla diffusione. L’unica misura concreta da adottare è stata quella di chiudere i territori”, focolaio del contagio.

SCUOLE CHIUSE IN LOMBARDIA – Sospensione dei servizi educativi dell’infanzia e delle scuole di ogni ordine e grado, nonché della frequenza delle attività scolastiche e di formazione superiore, corsi professionali, master, corsi per le professioni sanitarie e università per gli anziani. Lo prevede una ordinanza che si sta predisponendo, firmata dal presidente Attilio Fontana di concerto con il ministro della Salute Roberto Speranza, valida per tutto il territorio lombardo, in relazione all’evolversi della diffusione del coronavirus. Il documento, si legge in una nota, non appena emanato, sarà trasmesso a tutti i prefetti delle province lombarde per la tempestiva comunicazione ai sindaci. L’ordinanza sarà efficace fino a un nuovo provvedimento.

L’ordinanza che si sta predisponendo prevede inoltre la sospensione di manifestazioni o iniziative di qualsiasi natura, di eventi e di ogni forma di riunione in luogo pubblico o privato, anche di carattere culturale, ludico, sportivo e religioso, anche se svolti in luoghi chiusi aperti al pubblico. E poi la sospensione dei servizi di apertura al pubblico dei musei e degli altri istituti e luoghi della cultura.

CONTE – “Ieri in Cdm adottate misure straordinarie contro la diffusione del Coronavirus – ha scritto il premier Giuseppe Conte su Twitter allegando il video della conferenza stampa al termine del Cdm – Massima precauzione per proteggere i cittadini. È la linea del Governo sin dall’inizio per tutelare il bene che ci sta più a cuore: la salute degli italiani”.

DI MAIO – “Come Farnesina abbiamo riportato in Italia tutti i connazionali bloccati all’estero che avevano chiesto di rientrare – ha scritto su Fb il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio – Tutti ovviamente sono stati sottoposti a controlli prima della partenza e al rientro hanno seguito un rigido protocollo sanitario. Oggi sentirò l’Ambasciata a Pechino per avere ulteriori aggiornamenti e capire meglio come evolve la situazione in Cina”. “Con il Consiglio dei Ministri di ieri, alla Protezione Civile, il governo ha varato una serie di misure straordinarie per fronteggiare l’emergenza coronavirus. La macchina operativa dello Stato sta lavorando senza sosta giorno e notte – ha sottolineato Di Maio – monitorando l’evoluzione dei fatti e supportando chi ha bisogno”. Il ministro ha aggiunto: “Nei prossimi giorni faremo una riunione straordinaria al ministero degli Esteri per affrontare il tema del commercio estero e l’impatto che il coronavirus sta avendo nell’economia delle nostre imprese. Non abbandoniamo nessuno, ve lo garantisco!”.
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