Pericolo endemia

analisi

C’è una rivoluzione sociale e politica globale portata dalla trasformazione del Covid da epidemia a malattia endemica che potrebbe restare con noi per molti anni.

Un anno fa la convinzione era: siamo arrivati a una svolta, presto finirà perché ormai abbiamo il vaccino. Quindi, vacciniamo tutti, o quasi tutti, raggiungiamo l’immunità di gregge e la vita riprende come prima o meglio di prima.

A dodici mesi di distanza, la situazione appare molto diversa dalle aspettative e quindi le previsioni per il futuro devono anche esse cambiare, e non sono più così rosee.

L’epidemia di Covid sta facendo milioni di nuovi contagi al giorno in tutto il mondo, la variante più recente appare meno letale ma molto più infettiva delle precedenti. Nei paesi sviluppati, che trainano l’economia globale, c’è un 20-30% della popolazione che rifiuta la vaccinazione per motivi ideologici e quindi complica la lotta all’infezione.

Un gruppo di alcuni vaccini ha provato di essere molto efficace per fermare la degenerazione della malattia, ma non il contagio. Ci si può ancora infettare, ma se vaccinati, il Covid diventa spesso solo come un normale raffreddore. Il vaccino comunque ha dimostrato un crollo di efficacia dopo quattro mesi, quindi c’è oggi la concreta possibilità che la popolazione debba fare un richiamo anche tre volte all’anno. Per l’Italia, per esempio, cosa significa vaccinare 40-50 milioni di persone tre volte all’anno?

Tutti questi elementi stanno intasando e facendo esplodere i sistemi sanitari di tutto il mondo, di nuovo, come l’inverno scorso o l’inverno precedente, con le conseguenze che ne derivano per tutta l’assistenza delle patologie ordinarie.

Né si potrà poi raggiungere l’immunità di gregge e quindi non c’è più uno status quo ante a cui tornare. L’epidemia di Covid non è una parentesi da aprire e chiudere, ma molto probabilmente sarà una malattia con cui il mondo dovrà convivere per molto tempo. Non siamo più a un caso episodico di epidemia, ma stiamo probabilmente già in una endemia. Ciò cambierà tutto.

Le mascherine diventeranno un aspetto semi permanente della nostra vita. In pratica si smetterà di darsi la mano, o abbracciarsi e baciarsi come saluto.

Ma più strutturalmente il mondo dovrà imparare a convivere con un virus che probabilmente continuerà a variare. Una cosa del genere è successa con la scoperta dell’America. Nel 16° secolo le malattie europee, il banale raffreddore, portato dai conquistadores spagnoli sterminarono la popolazione amerinda. “Gli europei portarono la varicella, il vaiolo, l’influenza, la peste bubbonica attraverso l’Atlantico con conseguenze devastanti per la popolazione indigena. La nostra nuova stima, basata su dati concreti, è che il totale dei morti sia stato di 56 milioni entro l’inizio del 1600, circa il 90% della popolazione indigena pre colombiana”.[1]

La situazione si normalizzò solo dopo decenni.

Oggi, la medicina moderna impedisce lo sterminio, ma il vaccino non ha un’efficacia nel tempo sostenibile per una società. Per questo, ragionevolmente, il mondo deve preparare strutture sanitarie che in maniera permanente si occupino di Covid per un periodo indefinito, forse anche di molti anni. Tali strutture dovrebbero essere separate dalla sanità normale, per evitare alla radice le congestioni e cortocircuiti che si stanno moltiplicando e che mandano in tilt tutta la sanità.

Le ricadute di una convivenza con il Covid per anni vanno al di là della sanità. Un problema immediato sono i viaggi. Il trasporto aereo se vuole riprendere un minimo del suo passato splendore, deve pensare a protocolli speciali per la malattia.

Oggi tra controlli per attentati terroristici e richieste sanitarie i viaggi aerei sono diventati nei fatti molto più lunghi e fastidiosi. Un volo di due-tre ore in Europa richiede attese di cinque-sei ore tra partenza e arrivo per controlli di attentati e di infezione. Inoltre, chi arriva ha il rischio dell’isolamento. Le vacanze di un fine settimana allora sono in pratica finite. Impossibile quindi volare se non strettamente necessario. I treni, gli autobus, le metropolitane hanno problemi analoghi e anche specifiche al mezzo in questione. Tutta la filiera del turismo allora finirebbe per come l’abbiamo conosciuta.

Questioni simili si aprono per tutti i servizi, per bar, ristoranti, uffici, scuole, incontri sportivi. Insomma è un cambio di paradigma della vita sociale, forse per qualche anno, forse permanente. Il tutto è un “forse”, perché magari tra qualche mese si scopre che il Covid recede o che il vaccino ha una efficacia di anni. Ma ad oggi ciò appare altamente improbabile.

Questa preparazione serve a non fermare l’economia, a continuare a produrre, e ciò si fa nei fatti creando una nuova industria – la prevenzione e cura del Covid, che però dovrà essere finanziata. Per ora ciò è a spese della comunità, dello stato, però per quanto ciò sarà sostenibile?

Le conseguenze internazionali sono gigantesche. Una guerra di contenimento per il Covid negli anni deve essere globale, per limitare il continuo flusso di varianti più o meno letali, più o meno prevenibili col vaccino.

La variante Cina
Inoltre ciò apre una questione politica e nazionale non banale con la Cina, centro del primo focolaio di Covid.

Il mondo occidentale due anni fa vide l’esplosione dell’epidemia come il “momento Chernobyl” della Cina. Cioè, come il disastro della centrale sovietica di Chernobyl nel 1986 mostrò la debolezza del sistema e ne accelerò la fine, così il Covid sarebbe stato per il partito comunista cinese. No fu così.

Un anno dopo invece, la Cina che si era chiusa a riccio applicando draconiane misure di prevenzione aveva ripreso una normalità economica mentre l’occidente e il mondo che non riuscivano a imporre una disciplina sociale, era in uno stato confusionale. Da ciò la Cina ne traeva la facile lezione politica che il suo sistema era migliore di quello liberale e inefficiente dell’occidente.

Se però oggi siamo in una endemia, che durerà anni, la Cina è di fronte a drastiche scelte politiche. Cosa significherà negli anni continuare a chiudersi e cercare di imporre una impossibile pratica di contagio zero? Il recente drastico lock-down della città di Xi’an sarebbe inutile e iper-dannoso non solo economicamente se, come pare probabile, il Covid durerà molti anni.

Che fare poi con i viaggi dall’estero? Senza contatti diretti ogni affare diventa più difficile, specie se il mondo, pur con tutti i suoi problemi è rimasto aperto, e la Cina si è chiusa. Se la Cina decide di cambiare strategia, e di convivere con il Covid però non potrà offrire una sicurezza totale ai suoi cittadini. Le strutture sanitarie nazionali sono molto più deboli di quelle dell’occidente, e i suoi vaccini forse sono anche meno efficienti.

Viceversa, ignorare che il Covid è endemico significa rapidamente trasformare la Cina in una nuova Nord Corea, separata dal mondo. Tale trasformazione sarà tanto più traumatica in quanto si vedrà che il resto del mondo ha invece scelto di convivere con il Covid.

In ogni caso, qualunque scelta impone una sterzata politica delicata e significativa nel paese, alla vigilia del delicatissimo congresso del partito in autunno prossimo.

Inoltre il mondo che ha scelto di convivere con il Covid non è senza problemi. La malattia è in continua evoluzione e non c’è lo stesso grado di endemicità in ogni paese né c’è lo stesso grado di copertura vaccinale. Questo aspetto era in realtà già presente con tante malattie endemiche in Africa, per esempio, ma non in Europa, tipo la malaria o la febbre gialla.

Ma queste differenze si potevano governare perché la loro diffusione non era facilissima e ci sono vaccini e cure molto efficaci. Lo stesso non è vero per il Covid e ciò creerà problemi crescenti per la circolazione della popolazione cosa che moltiplicherà problemi sociali e politici di ogni genere.
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