Naufragio di migranti, «89 vittime»

Si teme che sia di 89 morti il bilancio delnaufragio di un’imbarcazione avvenuto mercoledì al largo della Libia, mentre i sopravvissuti sono 31. Lo ha riferito il portavoce dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), Joel Millman.

Finora i morti in mare nel 2016 sarebbero 620, una cifra superiore del 23% rispetto ai 505 decessi nello stesso periodo del 2015.

Nei primi tre mesi dell’anno i migranti e profughi giunti in Europa via mare sarebbero almeno 170.000. Il totale stimato, di 169.060 persone per l’esattezza, è pari a più di otto volte il numero (20.700) registrato nei primi tre mesi del 2015. Si tratta di un conteggio non ufficiale, che include gli arrivi di ieri in Italia e diverse centinaia di migranti e profughi che si ritiene siano entrati in Europa dalle acque spagnole.

“Sembra che non ci siano segnali di un rallentamento dell’impennata di arrivi di migranti”, ha detto il portavoce Millman, aggiungendo che si è intensificato il traffico di migranti dalla Libia all’Italia.

Questo incremento del flusso migratorio verso l’Italia non avrebbe niente a che fare con la chiusura della rotta balcanica o con l’accordo tra l’Unione europea e la Turchia, afferma Flavio Di Giacomo portavoce dell’Oim «perché quelli che arrivano da noi provengono soprattutto dall’Africa occidentale o dal Corno d’Africa, mentre non stiamo registrando l’arrivo di siriani, che sono veramente pochi a confronto con la maggioranza subsahariana”.

A mettere in guardia sui rischi per i migranti, quando l’accordo Ue-Turchia entrerà ufficialmente in vigore lunedì prossimo, è Amnesty International. “Nel loro disperato tentativo di chiudere i confini, i leader della Ue hanno ampiamente ignorato questo semplice fatto: la Turchia non è un Paese sicuro per i profughi siriani e lo sarà sempre meno”, ha
detto John Dalhuisen, direttore di Amnesty International per l’Europa
e l’Asia centrale.

Secondo Amnesty, le autorità turche avrebbero espulso illegalmente migliaia di rifugiati siriani da metà gennaio. Accuse che Ankara respinge: “Nessuno dei siriani che ha richiesto la protezione del nostro Paese viene rispedito indietro con la forza, in linea con il diritto internazionale e nazionale”, fa sapere il ministero degli Esteri.

Avvenire