Messaggio del Papa ai partecipanti: la strada della pace non si trova nelle armi, ma nella giustizia Da oggi a martedì l’Italia ospita l’incontro internazionale per promuovere dialogo e confronto tra religioni

«Come farti capire che c’è sempre tempo? Che uno deve solo cercalo e darselo? Che non è proibito amare? Che le ferite si rimarginano?», domandava l’uruguayano Mario Benedetti, poeta agnostico e assetato di spirito. Non è facile dar credito ai suoi versi in quest’ora “infermità globale”. Provocata alla pandemia, certo. La ma-lattia, però, è ben più profonda. Il tragico cammino circolare che imprigiona l’Afghanistan ne è solo l’ultima manifestazione. La terra intera – ustionata dalla crisi climatica – cerca requie dal dolore. Perfino il nome di Dio viene strumentalizzato per giustificare la violenza. Eppure questo può essere “tempo di guarigione” a patto che tale presa di coscienza non nasca da una fuga dalla realtà, bensì dalla sua più autentica comprensione. Del resto, la parola “guarigione” contiene in sé l’antica radice germanica “var”, cioè guardare.

Non, però, solo con gli occhi bensì con le mani per mettere al riparo, proteggere, fasciare. È con questo spirito che le religioni mondiali si riuniscono a Bologna, da oggi fino a martedì, per l’«Interfaith Forum» orga- nizzato dalla Fondazione per le scienze religiose Scire (Fscire). Il «G20 delle religioni» l’hanno chiamato i media poiché si tratta di una delle più importanti iniziative collaterali al summit dei Grandi che quest’anno è presieduto dal-l’Italia. Uno spazio di dialogo non solo tra i leader religiosi: questi ultimi si fanno ponte per favorire l’incontro tra autorità, organizzazioni internazionali, intellettuali e società civile. Tutti chiamati a confrontarsi con la sfida lanciata per questo 2021 dal Forum: “Time to heal”, tempo di guarigione, appunto. Di prendersi cura gli uni degli altri. «L’autentica risposta religiosa al fratricidio è la ricerca del fratello», ha scritto papa Francesco, nel messaggio inviato ai partecipanti. «La strada della pace non si trova nelle armi, ma nella giustizia. E noi leader religiosi siamo i primi a dover sostenere tali processi, testimoniando che la capacità di contrastare il male non sta nei proclami, ma nella preghiera; non nella vendetta, ma nella concordia; non nelle scorciatoie dettate dall’uso della forza, ma nella forza paziente e costruttiva della solidarietà – ha aggiunto –. Perché solo questo è veramente degno dell’uomo». Il “tempo della guarigione” richiede, dunque, di rinunciare alla logica «delle alleanza degli uni contro gli altri», ha sottolineato il Pontefice, e abbracciare quella «della ricerca comune di soluzione ai problemi di tutti».

In questo, le donne e gli uomini di fede hanno un compito fondamentale. Perché «comprendono veramente la forza, la debolezza, le contraddizioni delle loro comunità. Sono quindi in una posizione unica per promuovere il cambiamento e devono farsi carico di questo compito. Approfondire l’impegno interreligioso ci aiuta a capirci meglio reciprocamente e ci rende costruttori di dialogo e di empatia », spiega ad Avvenire Gady Gronich, della Conferenza rabbinica europea. «I leader religiosi – continua – hanno il dovere di assicurarsi che i loro messaggi siano intesi nel modo corretto e stimolino l’unione tra persone di fedi diverse e tra credenti e non credenti». I valori autenticamente religiosi, dunque, sono un prezioso alleato di una politica internazionale volta a tutelare la vita di tutti, a partire dagli ultimi. Una politica internazionale, cioè, di guarigione. «Se il Forum riuscirà a fare scrivere accanto alle tre P del programma del G20 – people, planet, prosperity( persone, pianeta, prosperità, ndr) – la quarta P di pace avrà reso questo appuntamento italiano fecondo », afferma Alberto Melloni, segretario di Scire.

Dopo il prologo del presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, l’evento con la lezione del presidente della Slovenia, Borut Pahor. Domani e martedì si svolgeranno le sessioni ministeriali – Esteri, Educazione e Affari religiosi – insieme a tavole rotonde e workshop a cui interverranno tra gli altri il rabbino Riccardo Di Segni, il giudice Adbel Salam, dell’Alto comitato per la Fratellanza umana di Abu Dhabi, il patriarca Bartolomeo, i cardinali Gualtiero Bassetti e Giuseppe Betori. La chiusura dei lavori, sotto la presidenza di Romano Prodi, sarà affidata al premier Mario Draghi e al cardinale Matteo Zuppi. Il Forum si concluderà con tre impegni comuni – in cui la brevità della forma stride volutamente l’incommensurabile contenuto –: «noi non uccideremo »; «noi ci salveremo»; «noi ci perdoneremo».

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Scelta la città di Bologna. Una iniziativa che si colloca nell’anno di presidenza italiana. Prevista la presenza del presidente del Parlamento Europeo Sassoli A chiudere la «tre giorni» saranno Draghi e Zuppi «Interfaith Forum» è organizzato dalla Fondazione per le scienze religiose Scire (Fscire). In tutti la consapevolezza di «fare diventare ciascuna fede una leva di pace»

Una foto panoramica della città di Bologna, sede dell’incontro «Interfaith Forum»