«L’educazione è cosa di cuore». Al centro la voce dei ragazzi

Occuparsi di giovani, della loro condizione, delle loro esigenze è sempre importante. Farlo senza cadere nei luoghi comuni e nella retorica che abbondano anche nel mondo ecclesiale non è semplice. L’arcivescovo di Modena-Nonantola Erio Castellucci lo ha messo bene in luce, anche con una certa ironia, nella prima parte della sua Lettera alla città dal titolo I giovani protagonisti del rinnovamento, vergata in occasione della festa di san Geminiano vescovo (312-397), patrono principale del capoluogo emiliano e dell’arcidiocesi, che cade domani.

Socialità ridotta a causa della pandemia, bullismo, dispersione scolastica, aumento dei cosiddetti Hikikomori – ragazzi che si chiudono in casa tagliando ogni rapporto con il mondo esterno, spesso anche con i loro familiari – sono mali dell’adolescenza cui si parla spesso, e spesso a ragione, ma che facilmente portano a quel lamento sulla decadenza delle giovani generazioni che Castellucci dimostra essere in gran parte un cliché, citando considerazioni di autori come Seneca o Leopardi. Un’illusione ottica di cui aveva già dato la spiegazione sant’Agostino, più di sedici secoli fa: «Troverai degli uomini che si lamentano dei loro tempi, convinti che solo i tempi passati siano stati belli. Ma si può essere sicuri che se costoro potessero riportarsi all’epoca degli antenati, non manche- rebbero di lamentarsi ugualmente. Se, infatti, tu trovi buoni quei tempi che furono, è appunto perché quei tempi non sono più i tuoi».

«Prudenza, dunque, nel dare giudizi sui giovani d’oggi – commenta Castellucci – nel gridare allo sfacelo morale, culturale, affettivo e sociale, nell’addossare agli adolescenti le etichette di teppisti, violenti e sfaccendati. Negli anni sono diventato allergico al costante abbinamento del sostantivo disagio all’aggettivo giovanile. Quando il mondo degli adulti rileva comportamenti inaccettabili nei giovani, è tenuto moralmente a premettere un esame di coscienza». Il presule invita allora a tornare all’esempio di Don Bosco, la cui memoria cade nello stesso giorno del patrono Geminiano, a uno dei punti chiave della sua pedagogia cristiana, «l’educazione è cosa di cuore»; e allo «sguardo che ha ispirato don Mario Rocchi, seguito da tanti preti e laici, nell’avviare e guidare la Città dei Ragazzi, dentro la quale generazioni di modenesi si sono incontrati e formati ». Castellucci ricorda poi l’immagine usata dal Papa in visita a Bologna nel 2017, rivolgendosi agli universitari, sulle due modalità con cui secondo il mito greco si può resistere alla voce insidiosa delle sirene: quella di Ulisse e quella di Orfeo. Ovvero, spiega l’arcivescovo, «la cera, con la quale Ulisse tappa le orecchie dei compagni, è un simbolo di difesa, è un no. La cetra, con la quale Orfeo esegue un canto più attraente di quello delle sirene, è un simbolo di proposta, è un sì. E le corde con le quali Ulisse si lega all’albero maestro sono dei no, mentre le corde della cetra di Orfeo sono dei sì. Entrambe le corde sono necessarie, perché l’educazione necessita dei sì e dei no. Ma dobbiamo confessare che noi adulti siamo attrezzati a usare più la cera che la cetra, più le corde per legare che le corde per suonare; mentre gli indispensabili no devono custodire un grande e unico sì: alla vita, alla bellezza, al futuro».

Visto che il 2022 è stato proclamato dalle istituzioni del continente Anno europeo dei giovani, Castellucci lancia la sua proposta: «Che nelle ultime settimane di primavera troviamo una mezza giornata da dedicare all’ascolto dei ragazzi: un ascolto da parte della città, insieme alla diocesi e tutte le istituzioni e gli enti locali che stanno operando intensamente per ricostruire il tessuto educativo e sociale. Sarebbe una specie di cattedra dei giovani, che potrebbero parlare agli adulti esprimendo liberamente ciò che hanno nel cuore: sogni e sofferenze, desideri e consigli». Pandemia permettendo, ovviamente.

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FEDE E SOCIETÀ

Si celebra domani la solennità di san Geminiano vescovo, patrono di Modena-Nonantola Nella Lettera alla comunità modenese dell’arcivescovo un forte richiamo: «L’educazione è cosa di cuore». Al centro la voce dei ragazzi

L’arcivescovo Castellucci alla presentazione della Lettera alla città