Il boss che “vietava” Falcone

L’OPERAZIONE CONTRO IL MANDAMENTO BRANCACCIO-CIACULLI

«Non mandate i figli ai cortei commemorativi». Nuovo blitz, 16 fermi

Palermo

«Noi non ci immischiamo con Falcone e Borsellino. Non ti permettere. Io mai gliel’ho mandato mio figlio a queste cose… vergogna ». Sono le parole di Maurizio Di Fede, uno dei fermati nell’operazione che ha decapitato, ieri all’alba, le cosche mafiose a Palermo. Il particolare emerge da una intercettazione che riporta la rabbia dell’uomo, considerato membro delle famiglie, nei confronti di una amica che aveva ‘osato’ pensare di mandare la figlia a una manifestazione per commemorare la strage di Capaci in cui persero la vita Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e gli agenti della scorta. Un passaggio che testimonia la tenacia di un odio implacabile da parte dei boss nei confronti dei martiri della giustizia.

«La bambina da un mese si prepara. Ma in fondo, è solo una cosa scolastica» quasi si giustificava la donna. Di Fede incalza: «Noi qua non ci immischiamo con i carabinieri. Noi non ci immischiamo con Falcone e Borsellino… queste vergogne sono». L’iniziativa si sarebbe svolta nel giardino della Magione e nel quartiere della Kalsa, grazie all’organizzazione messa in piedi dalla Fondazione Falcone che ha cura di mantenere viva un’eredità di speranza. Di Fede non voleva sentire ragioni: «Alla Magione, là sono nati a cresciuti, i cornuti là sono nati». E ancora: «Se gli mandi la bambina sei una sbirra ». È appunto un dettaglio rivelatore, a margine della cronaca, di come la scuola sia maestra della legalità.

Durante il blitz di ieri, polizia e carabinieri, su delega della Procura di Palermo, hanno fermato 16 persone accusate di associazione mafiosa ed estorsione aggravata del metodo mafioso, nell’ambito di una operazione complessiva e con più ramificazioni sul mandamento mafioso di Brancaccio-Ciaculli. C’è ancora tanto da fare, proprio sul terreno dell’educazione alla legalità se è vero, come emerge dagli accertamenti degli inquirenti, che Cosa nostra condiziona sempre il territorio, vessa i commercianti, impone la sua legge a chi chiede ‘l’autorizzazione’ del referente della zona prima di muoversi. Sarebbe ancora la famiglia dei Greco a regnare sul mandamento di Ciaculli, nella persona di Giuseppe Greco, 63 anni. «È una vicenda brutale. Questo scagliarsi contro la mamma di questa bambina che voleva andare come tutti i suoi coetanei a manifestare contro la mafia e contro la violenza è la testimonianza plastica di quanto dia fastidio a Cosa nostra che la coscienza civile della città sia mutata, si sia rovesciata completamente. È una coscienza che dice no all’omerta e fa capire chiaramente che con Cosa nostra non vuole avere nulla a che fare» è stato il commento del questore di Palermo, Leopoldo Laricchia. «L’operazione Stirpe dimostra ancora una volta l’arroccamento della Cosa nostra palermitana intorno ai propri schemi organizzativi e valoriali tradizionali: la struttura del mandamento e delle famiglie, le relazioni con gli Usa, le estorsioni per sostenere i carcerati, il vincolo della discendenza di sangue – ha detto il generale Arturo Guarino, comandante provinciale dei carabinieri –. Avere individuato il capo del potente mandamento di Ciaculli-Brancaccio e averne disegnato le relazioni dimostra ancora una volta la capacità investiva dell’Arma e il nostro impegno costante contro la mafia, nel solco dell’esortazione straordinaria che il Capo dello Stato ha rivolto a tutti in occasione della commemorazione del giudice Borsellino e della sua scorta».

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Le parole di uno dei fermati a una madre: tua figlia vuole andare alla manifestazione?

È una vergogna, noi non ci immischiamo