Filone e il Dio degli ebrei spiegato ai greco-romani

CLASSICI

da Avvenire

Vissuto fra il 20 a.C. e il 49 d.C., Filone di Alessandria si presenta come un personaggio ‘di rottura’: la definizione è del compianto Giovanni Reale, che tanto si adoperò per favorire la conoscenza di questo antico filosofo. In effetti emerge come un innovatore che, secondo quanto annota ancora Reale, «scosse alle radici i capisaldi che per tre secoli avevano sorretto il pensiero delle grandi scuole ellenistiche». Tale delineazione della figura e dell’opera di Filone esce ulteriormente confermata e arricchita dall’ampio e curatissimo volume di Ludovica De Luca, Il Dio architetto di Filone di Alessandria ( De opificio mundi17- 20), ( Vita e Pensiero, pagine 373, euro 35), nel quale l’autrice pro- pone un’interessante interpretazione complessiva delle dottrine filoniane.

Sullo sfondo della tradizione giudaico-ellenistica, spiega De Luca, Filone paragona il Dio creatore della Bibbia a un uomo esperto di architettura, mettendo così in risalto «la copresenza in Dio di elementi noetici e pratici»: avvicinando l’opera divina a quella di un esperto architetto, egli ritiene di rendere più comprensibile anche ai non credenti la cosmogonia mosaica. A suo giudizio, la teologia diviene assolutamente necessaria per affrontare le questioni cosmogoniche e cosmologiche. Questo atteggiamento speculativo si colloca «in continuità col giudaismo alessandrino», trasformando la filosofia «in ancella della tradizione giudaica e mettendo in luce il carattere veritativo della dottrina di Mosè».

Dunque, nell’importante scritto intitolato Perì tes katà Mouséa kosmopoiìas( Sulla creazione del mondo secondo Mosè), passato alla storia col nome latino De opificio mundi, Filone presenta in chiave filosofica la cosmogonia della Genesi, tenendo ben fisso sotto gli occhi il testo del

Timeo di Platone, ma distinguendo con chiarezza la figura del Demiurgo platonico da quella del biblico Dio creatore. Non sempre, sostiene Ludovica De Luca, il ruolo di Filone è stato adeguatamente valutato, ma non bisogna dimenticare che la sua opera risulterà preziosa nel momento in cui «le tradizioni monoteistiche inizieranno a ricercare nella filosofia delle risposte razionali a problemi di ordine teologico» e scopriranno che l’Alessandrino era stato un antesignano di tale decisiva operazione, conciliando fede e ragione e facendo convergere giudaismo e filosofia greco- romana.

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