Don Lorenzo Milani, le duecento lettere più belle

Venerdì 20 ottobre alle 18.30 a Firenze, nella suggestiva cornice di Villa Arrivabene, Federico Ruozzi, professore in storia del cristianesimo, fellow della Fondazione per le scienze religiose e responsabile dell’Archivio Milani, presenta la raccolta Duecento lettere di Lorenzo Milani (EDB, 2023), in dialogo con Tomaso Montanari, storico dell’arte e saggista, dal 2021 rettore dell’Università per stranieri di Siena, e don Andrea Bigalli, referente di Libera Toscana e membro del direttivo della rivista Testimonianze. A moderare l’incontro sarà Beniamino Deidda, già Procuratore generale della Repubblica di Firenze e componente del comitato scientifico di Questione Giustizia.

La raccolta di lettere, pubblicata in occasione del centenario della nascita del priore di Barbiana, è stata curata da Federico RuozziJosè Luis Corzo e Adele Corradi, insegnante che collaborò alla stesura di Lettera a una professoressa. Le duecento lettere selezionate nella raccolta tra le oltre mille conosciute, ritenute più incisive, per stile e tematiche, permettono di approfondire la vita e il pensiero di Lorenzo Milani, figura attuale, lodata, amata, ma anche criticata e oggetto di semplificazioni: «E se io prete mi interesso alla tua istruzione non è per farti della propaganda, ma perché ho la certezza che allargando la tua mente a qualsiasi cosa bella vera e buona ti farò fare cosa grata al tuo Dio che te l’ha data per questo».

«L’idea di proporre in occasione del centenario della nascita di don Milani una selezione di lettere private scritte da Milani a vari corrispondenti (la madre Alice, gli amici Pecorini, Meucci, Ichino, Pirelli Brambilla, i confratelli Bensi, Mazzolari, tra gli altri) è venuta direttamente ad Adele Corradi», racconta Federico Ruozzi. «Un’idea che sia io che Corzo abbiamo sostenuto con forza. Come si sa Adele, tra le pochissime persone ad essere accettata dal priore come insegnante a Barbiana, ha scritto raramente di Milani, scegliendo un altro tipo di testimonianza rispetto all’esperienza da lei vissuta sul Monte Giovi dal 1963 al 1967, ovvero quella di continuare a insegnare ai ragazzi e alle ragazze, non facendo parti eguali tra diseguali; l’idea dunque di provare a fare una selezione delle oltre mille lettere private scritte (giocando anche scherzosamente con il titolo, duecento lettere per un centenario) ci è apparsa subito importante, anche per la condivisione dell’obiettivo finale: don Milani è ormai un personaggio celebre e pubblico.

L’idea del libro non è stata quella di far cambiare opinione rispetto a chi lo ama o non lo ama, bensì quella di far conoscere meglio questo protagonista del Novecento, non solo ecclesiale, quello di evitare di trasformarlo in un santino o di incastrarlo in stereotipi rodati (il maestro; il prete rosso) o in slogan poco efficaci. E di farlo conoscere proprio a partire dalle lettere private, mostrando così la complessità di quello che era prima di tutto un prete, la radicalità della sua scrittura, ma anche l’ironia e anche la dolcezza. Come ha scritto Adele, conoscere quanto don Milani amava l’ironia e anche lo scherzo aiuta, anzi è indispensabile per non prendere alla lettera tante sue provocazioni».

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