Dialogo tra le fedi entri nella nostra pastorale

La Chiesa in Italia si impegna per fare in modo che ecumenismo e dialogo interreligioso non siano un fenomeno «di nicchia», riservato solo agli «addetti ai lavori » o ai «salotti». Un impegno che «si innerva» con il cammino sinodale intrapreso e si manifesta con una “tre giorni” di lavoro e programmazione promossa dall’Ufficio ecumenismo e dialogo della Cei (Unedi) diretto da don Giuliano Savina. I lavori sono stati aperti a Roma dal presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti che subito sottolinea come «l’ecumenismo e il dialogo interreligioso sono dimensioni imprescindibili per il vissuto ecclesiale » e come quindi «la mancata consapevolezza di questo può causare quei ritardi che incidono negativamente sulla stessa missione della Chiesa e, prima ancora, sulla sua stessa identità». «Oggi – afferma l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve – siamo tutti invitati a compiere un passo in avanti perché l’ecumenismo e il dialogo entrino a pieno titolo nell’azione pastorale senza essere più solo appannaggio degli addetti ai lavori». Infatti «la dimensione ecumenica e del dialogo interreligioso deve coinvolgere parrocchie, gruppi, associazioni, movimenti, circoli culturali, federazioni, istituti religiosi e, non ultimi, i Seminari, intrecciando tutta l’azione pastorale, dalla catechesi alla famiglia, dalla scuola alla comunicazione, e così via fino alle carceri e agli ospedali». Tutto il popolo di Dio, insomma. Bassetti rimarca che «la nostra Italia, segnata dal pluralismo religioso, ha bisogno di una Chiesa attenta e capace di accompagnare il popolo, così che possa beneficiarne anche la dimensione sociale, politica, economica ed ecologica, come sottolinea papa Francesco nell’Evangelii

gaudium, nella Laudato si’ e nella Fratelli tutti ». È tempo quindi «di promuovere il dialogo, l’incontro e la collaborazione fattiva, senza separarli dalla preoccupazione per una società giusta, capace di memoria senza esclusioni».

L’impegno della Chiesa italiana nel dialogo con le altre confessioni cristiane è ribadito anche dal vescovo Stefano Russo, segretario generale della Cei. «Papa Francesco – ricorda nel suo intervento – ci sprona a passare dall’io al noi: questo invito riguarda lo stile pastorale, del nostro essere Chiesa, e costituisce un’indicazione precisa anche per i delegati diocesani a lavorare insieme, a creare sinergie. Da soli non si va da nessuna parte ». Russo esprime la sua «gratitudine » per «tutti coloro che fino ad oggi si sono impegnati – e continuano a farlo – nel tener vivo questo dialogo: donne e uomini, laici e consacrati, presbiteri e vescovi, gruppi, comunità, movimenti, associazioni». Sono stati e sono «pionieri e profeti della storia ecumenica e interreligiosa della Chiesa che è in Italia », perché «hanno avviato e attivato, con tenacia, coraggio e lungimiranza, processi importanti e fondativi, che oggi ci permettono di fare ulteriori passi significativi». Ora è il momento di andare avanti impegnandosi affinché «l’ecumenismo e il dialogo non siano più questioni riservate agli addetti ai lavori, ma entrino nel vissuto quotidiano dell’azione pastorale delle nostre diocesi». «È con questo spirito – aggiunge il segretario generale della Cei – che oggi ci ritroviamo riuniti non per un convegno, ma per mettere a punto una programmazione condivisa e per camminare insieme, nell’orizzonte di un’azione permanente».

In questo «orizzonte» oggi, ad Assisi, dove si sposta la sede dei lavori, viene presentata la costituzione di un Osservatorio permanente, «un segno profetico per la Chiesa che è in Italia», uno strumento che può aiutare a conoscere meglio la situazione attuale «in vista di una valorizzazione della dimensione locale (regionale e diocesana), dell’individuazione di competenze e strategie adottabili e replicabili nei diversi contesti, e di un confronto a più livelli». «Grazie ad una rete capillare – spiega Russo – sarà possibile inoltre raccogliere elementi utili non solo a fotografare lo status quo, ma anche ad immaginare piste di riflessione azione». Un saluto viene portato anche dal vescovo di Pinerolo, Derio Olivero, nuovo presidente della Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso che evidenzia l’importanza di «mettere insieme le energie» per affrontare sfide comuni e per «inseguire le potenzialità del cristianesimo » ancora non espresse nella storia. La “tre giorni” Unedi a Roma e Assisi arriva, spiega don Savina, dopo un cammino di tre anni di lavoro, con il 2018-19 sull’ascolto dei vescovi; il 2019-20 l’ascolto di delegati e realtà locali, e il 2020-21 concentrato sull’avvio delle équipe regionali presiedute dal vescovo delegato e coadiuvate dall’incaricato regionale chiamato a coordinare i referenti di area.

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L’incontro promosso dall’Ufficio Cei per l’ecumenismo punta a compiere un passo avanti, come auspicato dal presidente dei vescovi italiani. Monsignor Russo: riguarda il nostro essere Chiesa, una vocazione precisa

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